This is ameriKKKa: guerra ai migranti negli States di Trump

Scritto dasu 31 Gennaio 2025

È notizia di ieri quella della programmata apertura di un nuovo centro di detenzione per migranti irregolari nell’enclave statunitense di Guantanamo: ennesima mossa anti-immigrazione del governo Trump nei suoi primi 14 giorni di mandato, caratterizzati da un’ondata di decreti attuativi, molti dei quali improntati proprio a instradare la propria promessa politica di guerra totale alla migrazione clandestina. Il paese a stelle e strisce vede diverse decine di milioni di migranti senza documenti: rappresentano la forza lavoro essenziale di molti settori sommersi e precarizzati dell’economia statunitense, in particolare quello agricolo e quello del lavoro domestico, ma sono stati demonizzati in campagna elettorale dal neo-presidente e dall’élite teo-con che tira le fila del suo programma politico.

Adesso, con numeri impressionanti di arresti, operazioni di propaganda che puntano a disumanizzare i migranti deportati in catene nei paesi d’origine e la sempre maggiore militarizzazione dei raid della ICE (Immigration and Customs Enforcement), quali sono i primi effetti della dichiarazione trumpiana di espandere radicalmente le deportazioni? Si tratta del tentativo di sostanziare con i fatti la propaganda da campagna elettorale che si infrangerà di fronte alle richieste del padronato USA di garantire la manodopera irregolare necessaria a far funzionare i settori più bassi dell’economia? Oppure potrebbe essere veramente il preludio di una campagna sistemica di contrasto all’immigrazione irregolare negli States? Che genere di opposizione potrebbe incontrare questa politica, e quanto questa si pone in discontinuità con il governo precedente a guida democratica?

Ne abbiamo parlato con Luca Celada, corrispondente da Los Angeles de Il Manifesto:
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