Torino: tra crisi globale, corruzione e finanziarizzazione dei servizi.

Scritto dasu 19 Ottobre 2012

Torino per ora resta in piedi. Se abbiamo sinora evitato il commissariamento però, lo dobbiamo più alla tutela del San Paolo Imi e dei suoi uomini prestati al governo, Corrado Passera in testa, che non per i conti in regola. Mentre le commissioni di vigilanza denunciano una situazione di appalti irregolari, affidati senza alcuna gara ai soliti amici, di nepotismo  diffuso e consulenze elargite semplicemente per consolidare o tenere buone le clientele, l’assessore regionale alla Sanità conclama il fallimento tecnico della Regione Piemonte, tenuta in piedi grazie a rendiconto truccati, ottenuti mettendo a bilancio crediti inesistenti o comunque non esigibili dalla Regione. Un quadro fosco, che racconta di una città in cui il potere è da decenni nelle stesse mani. Le Olimpiadi sono state contemporaneamente il risultato, in qualche misura il massimo attestato, e l’acceleratore potente di un processo che oramai mostra la cancrena. La Regione dal canto suo ha visto, a differenza del governo cittadino, un avvicendarsi al potere dei due schieramenti politici principali, eppure non è riuscita ad aggirare, se non in minima parte, queste stratificazioni di potere. Questa tendenza generale è, in Torino e dintorni, esplicitata pienamente. Il compattissimo blocco di potere costituito da affari, cultura e informazione non teme alcun terremoto elettorale o cambio ai vertici. Un monito per chi ancora crede nei riti consunti delle democrazie. Ne abbiamo parlato con Maurizio Pagliassotti, giornalista e autore del libro “Chi comanda a Torino”:

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