Referendum. Un’analisi a caldo del voto
Scritto dainfosu 6 Dicembre 2016
La vittoria del no al referendum sulla riforma costituzionale Boschi-Renzi era tutto sommato scontata. Il fronte del No andava da Casa Pound alla sinistra radicale, passando per Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, 5 Stelle, minoranza PD.
Meno scontata era la partecipazione al voto e la sua distribuzione sul territorio nazionale.
La percentuale dei votanti è stata più alta di quella di altri referendum, ma il paragone è impossibile, perché nei referendum abrogativi, molte volte è stata giocata la carta del mancato raggiungimento del quorum, per vincere facilmente la partita.
Più ovvio il paragone con le elezioni del 2013, visto il pesante investimento politico fatto su questo referendum, divenuto, per improvvida iniziativa dello stesso Matteo Renzi, un referendum sul governo. Qui la distanza è grande, perché i votanti non hanno raggiunto il 65% mentre alle politiche aveva toccato il 75%.
Un primo dato è che, nelle regioni, come quelle del Sud, dove maggiore è stata l’astensione, la percentuale del no è stata superiore rispetto a quelle dove la percentuale dei votanti è stata più alta: segno che, in questo caso c’è una percentuale di astensionismo orientata a sinistra.
Il si vince nelle regioni e nei capoluoghi di tradizionale radicamento del PD, ma anche a Milano e in Trentino, dove meno forte è l’impatto della crisi sull’occupazione.
Rilevante è il dato che emerge dal voto giovanile. I votanti tra i 18 e i 35 anni hanno dato percentuali bulgare al no. Il governo più giovane e giovanilista della storia d’Italia non ha il consenso di chi si ritrova in condizione di precarietà permanente, passando tra uno stage a pagamento e un po’ di lavoro gratuito, mal pagato, pericoloso. Job Act e Buona Scuola hanno lasciato il segno e non è un segno più per Matteo Renzi.
Resta il fatto che in Italia non si è sviluppato un movimento analogo alla scorsa primavera francese, che il No alla riforma costituzionale non è diventato un No sociale.
Renzi si è dimesso. Il gioco delle poltrone è ripartito. Grillo e Salvini vogliono le elezioni anticipate, Renzi raccoglie la palla e a sua volta spinge per andare al voto al più presto.
Domani alla riunione del direttivo del Partito Democratico lo scontro sarà durissimo. Netta è la sensazione che Renzi lascia, perché conta di raddoppiare.
Ne abbiamo parlato con Massimo di ZIC.
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