Non si arrestano le tensioni nel territorio del Nagorno-Karabakh.
Scritto dainfosu 26 Settembre 2023
La scorsa settimana abbiamo assistito a un’escalation di azioni che hanno attirato l’attenzione internazionale a seguito di un’operazione cosiddetta antiterrorismo contro i separatisti filo-armeni della regione del Nagorno-Karabakh. Con la giornata di giovedì scorso il cessate il fuoco per la popolazione armena dovrebbe significare il passaggio sotto il controllo dell’Azerbaigian.
Ripercorrendo le tappe salienti della storia di questi territori insieme a Marilisa Lorusso, corrispondente per l’Osservatorio Balcani-Caucaso, Armenia e Azerbaigian vivono tensioni da decenni, sin dalla fine dell’Unione Sovietica. Il Karabakh aveva dichiarato la propria indipendenza nel 1994 data in cui il primo conflitto con l’Azerbaigian si era concluso con un cessate il fuoco, senza soluzioni politiche. Infatti, la sua indipendenza non è stata riconosciuta formalmente da nessuno Stato. Nel 2020 si è verificata la seconda guerra del Nagorno che ha portato alla riconquista da parte dell’Azerbaigian di buona parte del territorio del Nagorno secessionista ad esclusione di una piccola parte che, da dicembre scorso, era entrata in una sorta di embargo totale. Le pressioni da parte dell’Azerbaigian non si sono spente e così si giunge all’attuale operazione antiterroristica che in 24 ore ha portato alla riconquista dell’area. Dal 20 settembre scorso si parla di un cessate il fuoco che nei fatti è una resa.
In questi giorni la questione è stata portata davanti all’ONU, dove vi è stato un incontro per la negoziazione dell’integrazione della minoranza armena, in quanto l’Azerbaigian intende incentrare i colloqui di pace per reintegrare la regione, ciò ha di fatto scatenato nuove proteste nella capitale armena, Yerevan.
In questo senso occorre portare l’attenzione alle conseguenze che questa guerra interna a dei territori storicamente in conflitto avrà, sia nei termini di popolazione rifugiata sia per quanto riguarda i flussi migratori.