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sabato 25 ottobre 2025

Anarres del 10 ottobre. La guerra civile di Trump. La tregua a Gaza: un’orizzonte oscuro…

ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming

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Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:

Stati Uniti. La guerra civile di Trump
La feroce battaglia dell’amministrazione statunitense contro gli immigrati senza documenti che ne autorizzino il soggiorno negli States si sta sempre più trasformando in una guerra civile contro gli stati governati dai Democratici.
Le forze dell’ICE impiegate sempre più massicciamente per “affiancare” le polizie locali accusate di non avere il polso necessario per contrastare gli “irregolari” non bastano più a Trump, che ha deciso di mettere in campo la Guardia Nazionale.
La Guardia Nazionale è la principale forza di riservisti degli Stati Uniti: i suoi membri sono chiamati in base alla necessità, e di solito fanno altri mestieri. È un corpo organizzato su base statale, e le truppe sono comandate dai governatori dei singoli stati, che le usano quasi sempre come una sorta di protezione civile in occasione di catastrofi naturali. Ma la legge prevede che in casi eccezionalmente gravi il presidente possa assumere il comando della Guardia Nazionale di uno stato, quando la sicurezza nazionale è in pericolo.
Negli scorsi mesi Trump ha usato questi poteri moltissime volte, con una frequenza e un’ampiezza mai viste prima, per inviare la Guardia Nazionale in una serie di città tutte governate dal Partito Democratico. Lo ha fatto non per rispondere a emergenze eccezionali, come vorrebbe la legge, ma con motivazioni che sono state spesso giudicate gonfiate, se non false.
Ora nel mirino ci sono l’Oregon e Chicago, de l’Ice ha attaccato un block, un quartiere, arrivando a sparare persino ai poliziotti locali.
Ne abbiamo parlato con Robertino Barbieri

La tregua. Un orizzonte oscuro
Il 10 ottobre, quando abbiamo questa puntata, era prevista l’entrata in vigore dell’accordo per il cessate il fuoco siglato dal governo israeliano e da quello di Gaza.
Le riflessioni che seguono sono state effettuate in quel momento: tenetene conto.
La tregua prevedeva la sospensione dei bombardamenti, la liberazione di ostaggi e prigionieri politici, l’arrivo di scorte alimentari, medicinali e aiuti per la popolazione gazawi stremata da due anni di guerra.
Sin qui tutto bene. La sospensione dei massacri è comunque una buona notizia, tuttavia l’orizzonte appare del tutto oscuro.
L’accelerazione impressa da Israele con l’attacco a Gaza City, l’enorme ondata di indignazione di fronte ad una popolazione bombardata e affamata ha provocato un isolamento internazionale di Israele che non ha precedenti. Il crescere in Israele di un’opposizione al genocidio che, per quanto minimizzata dai sostenitori nostrani di Hamas ed alleati, è cresciuta per tutta l’estate, culminando in uno sciopero generale di grande portata, è stata un ulteriore segnale che le basi di consenso al governo Netanyahu si stanno erodendo.
Hamas, sconfitto, privato dei tradizionali appoggi, sebbene sia riuscito a soffocare nel sangue le rivolte della scorsa primavera, sapeva bene di stare esaurendo i propri crediti, ha accettato una tregua alla quale si dichiarava disponibile da mesi.
Se il piano Trump dovesse trovare completa attuazione per la popolazione gazawi sarebbe una ulteriore sconfitta. Dopo due decenni di dittatura islamista, dopo due anni di pulizia etnica di Israele, rischia di diventare una colonia con un governo fantoccio.
Le responsabilità di chi, alle nostre latitudini, ha assunto un atteggiamento campista, di appoggio acritico alla resistenza, sono enormi.
Ai palestinesi serve il pane. Ma servono anche le rose. E la libertà. Quella vera
A noi tutti serve un mondo senza stati, frontiere, eserciti.
Ne abbiamo discusso con Lorenzo

Appuntamenti:

4 novembre
Smilitarizziamo la città!
Noi disertiamo

Il 4 novembre, nell’anniversario della “vittoria” nella prima guerra mondiale, in Italia si festeggiano le forze armate, si festeggia un immane massacro per spostare un confine.
In quella guerra a migliaia scelsero di gettare le armi e finirono davanti ai plotoni di esecuzione.
La memoria dei disertori e dei senzapatria di allora vive nella solidarietà concreta con chi oggi diserta le guerre che insanguinano il pianeta.

Le celebrazioni militari del 4 novembre, servono a giustificare enormi spese militari, l’invio delle armi e l’impegno diretto dell’Italia nelle missioni militari all’estero, in difesa dei propri interessi neocoloniali.

In ogni dove ci sono governi che pretendono che si uccida per spostare un confine, per annientare i “nemici”, altri esseri umani massacrati in nome della patria, della religione, degli interessi di pochi potenti.

In ogni dove c’è chi si oppone, c’è chi diserta, chi straccia le bandiere di ogni nazione, perché sa che solo un’umanità internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di libere e liberi ed uguali che ciascuno di noi porta nel proprio cuore.

A due passi dalle nostre case ci sono le fabbriche che costruiscono le armi usate nelle guerre che insanguinano il pianeta.

Nelle scuole bambine, bambini, ragazze e ragazzi, vengono sottoposti ad una martellante campagna di arruolamento, ad una sempre più marcata propaganda nazionalista.
Nelle strade della nostra città militari armati di mitra e manganello affiancano polizia e carabinieri nel controllo, etnicamente mirato, delle periferie più povere.

Vogliono farci credere che non possiamo fare nulla per contrastare le guerre.
Chi promuove, sostiene ed alimenta le guerre ci vorrebbe impotenti, passivi, inermi. Non lo siamo.
In ogni dove c’è chi diserta, chi lotta contro le guerre degli stati.
Noi siamo al fianco di chi diserta la guerra.
Ogni volta che un militare entra in una scuola possiamo metterci di mezzo, quando sta per aprire una fabbrica d’armi possiamo metterci di mezzo, quando decidono di fare esercitazioni vicino alle nostre case possiamo metterci di mezzo.
Le guerre cominciano da qui.
Contro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!

Contro la guerra e chi la arma!
Via i mercanti d’armi!

Sabato 29 novembre
corteo antimilitarista
ore 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis

Martedì 2 dicembre
giornata di blocco all’Oval Lingotto in via Matté Trucco 70

Contro la guerra e chi la arma!
No all’aerospace and defence meetings!

A-Distro e SeriRiot
ogni mercoledì
dalle 18 alle 20
in corso Palermo 46
(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro
SeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte
Vieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!
Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!
Informati su lotte e appuntamenti!

Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46
Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20,30
per info scrivete a fai_torino@autistici.org

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