Anarres del 23 febbraio. Scenari di guerra. Always on the move? Il trionfo della meritocrazia…

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ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.
Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.

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Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:

Scenari di guerra planetaria
Sono passati due anni dall’invasione russa dell’Ucraina e, nonostante l’affievolirsi dell’attenzione mediatica, il conflitto si inasprisce sempre di più.
Guerre insanguinano vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver fine. Con il riaccendersi della terribile guerra in Medio Oriente, l’aprirsi del conflitto nel Mar Rosso, il moltiplicarsi degli attacchi turchi in Rojava, le tensioni per Taiwan, il perdurare dei conflitti per il controllo delle risorse nel continente africano, il rischio di una guerra, anche nucleare, su scala planetaria è una possibilità reale.
Opporsi concretamente è un’urgenza ineludibile.
Proviamo a capire quali siano le faglie lungo le quali si sta giocando un risico mortale per tutto il pianeta
Ne abbiamo parlato con Stefano Capello

Always on the move?
Era la capitale dell’auto. L’industria automobilistica era indicata tra le eccellenze cittadine nei cartelli di ingresso alla città.
Oggi Torino è attraversata da due processi trasformativi paralleli: la città vetrina e la città delle armi. Il primo è ampiamente pubblicizzato, del secondo si parla poco e male.

Il trionfo della meritocrazia?
Suadente e accattivante, la parola meritocrazia pervade ormai ogni discorso. Ripetuta come un mantra salvifico in ogni contesto sociale e professionale, oggi appare come l’unica opzione che possa affrancarci dal clientelismo e dalle sue disastrose conseguenze. Ma davvero il merito (termine quanto mai ambiguo) e l’ossessione valutativa che comporta ci offrono una via d’uscita? Nient’affatto, risponde Codello, perché la visione meritocratica è non solo irrealizzabile, in quanto basata su premesse false (la parità delle condizioni di partenza), ma anche indesiderabile, in quanto trasforma la disuguaglianza da fatto sociale a dato naturale. L’idea di fondo è infatti che ognuno di noi – chi ce la fa e chi non ce la fa – occupi nella piramide sociale il posto che «si merita»: un riconoscimento inappellabile e interiorizzato che porta i «vincenti» a ritenere giustificato il proprio potere e i «perdenti» ad accettare la propria discriminazione. L’idea meritocratica si configura dunque come il trionfo del «governo dei migliori» da un lato e della «servitù volontaria» dall’altro. In definitiva, una sofisticata riproposizione del principio di disuguaglianza.
Ne abbiamo parlato con Francesco Codello, autore di “L’illusione meritocratica” appena uscito per i tipi di Eleuthera

Prossime iniziative:

Sabato 2 marzo
Via i militari!
Per una Barriera libera e solidale!
ore 14,30
corso Palermo angolo via Sesia
Presidio
Antimilitarista
ore 16
alla FAT in corso Palermo 46
Il canzoniere di Alba, chiacchiere e socialità

In Barriera si moltiplicano gli sfratti
Il lavoro, quando c’è, è precario, pericoloso, malpagato
La salute è ormai un lusso per pochi
La sicurezza è casa, reddito, sanità per tutte e tutti, non soldati per per le strade!

Venerdì 22 marzo
Ore 21 corso Palermo 46
Decolonialità e internazionalismo
Verso un’idea non nazionalista della decolonialità
Il concetto di decolonialità è molto citato negli ultimi anni ma non sempre compreso. Manca soprattutto un’elaborazione di questa idea che la separi da nazionalismi, comunitarismi e approcci basati su una prospettiva unica (piuttosto che su intersezioni) che rischiano di farla diventare una concezione escludente quando non lo è. È importante ricordare che, come elaborata originariamente dal collettivo Modernità-Colonialità-Decolonialità (MCD) e poi arricchita dai contributi del femminismo indigeno, degli studi sul pluriverso e delle epistemologie del Sud per non citare che alcuni dei principali ambiti di discussione, la decolonialità mira a superare i limiti di precedenti approcci.
Si tratta in particolare del culturalismo dei Postcolonial Studies, che si sono spesso limitati a critiche della colonialità che restavano limitate a un’analisi del discorso e confinate in ambiti accademici, e dell’economicismo di teorie quali lo sviluppo ineguale o il sistema mondo, incapaci di includere quello che gli approcci decoloniali chiamano la ‘decolonizzazione epistemica’. In questo senso, i punti qualificanti della decolonialità sono la necessità di non limitarsi alla pura teoria per connettersi alle lotte e situazioni reali, di riscoprire modi di pensare al di fuori delle tradizioni intellettuali europee e di costruire ponti di solidarietà militanti attraverso diverse culture e assi di intervento.
Sulla base di questo discorso introduttivo, e di alcuni casi empirici sudamericani di interazione tra gruppi anarchici e comunità indigene e afrodiscendenti, si discuteranno le basi di un progetto anarchico di decolonialità, basato sul fatto che la tradizione anarchica e molte delle comunità sopracitate condividono punti chiave quali la prassi organizzativa orizzontale, l’azione diretta e l’idea di territorio come relazione sociale piuttosto che come area delimitata da confini
sovrani”. Esse condividono inoltre critiche delle principali pratiche autoritarie che hanno caratterizzato la Sinistra europea ed eurocentrica, quali il concetto di avanguardia politica, quello di intellettuale organico (di solito maschio e bianco) chiamato a “guidare” le lotte, l’idea della rivoluzione come mera presa del potere politico e quella della decolonizzazione o “liberazione nazionale” come mera costruzione di un nuovo Stato.
In una singola definizione, anarchismo e “lotta afro-indigena” condividono il principio della coerenza tra la teoria e la prassi, che dovrebbe ispirare il più vasto campo della decolonialità.
Interverrà Federico Ferretti, geografo, docente all’università di Bologna.

Sabato 23 marzo
ore 15 giardinetti tra corso Giulio Cesare e via Montanaro
Assemblea di quartiere
Il vero degrado è perdere la casa
Con Filippo Borreani, sociologo e Prendocasa
poi musica, poesia, socialità
(organizza oltredora antifascista)


Venerdì 12 aprile
Emma Goldman
La donna più pericolosa d’America
Ore 21 corso Palermo 46
Ne parliamo con Selva Varengo curatrice della nuova edizione di “Vivendo la mia vita”, l’autobiografia che Emma Goldman scrisse nel 1934.

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Informati su lotte e appuntamenti!
dalle 18 alle 20 in corso Palermo 46

Contatti:

Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46
Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20
Contatti:
fai_torino@autistici.org
@
senzafrontiere.to/
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