Anarres del 30 luglio. Green pass, biopolitica, le frontiere del privilegio. G8. Una memoria non condivisa. Sud America: lotte sociali tra sindemia e repressione. Lo sceriffo di Voghera…
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Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.
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G8. Cosa ci resta di quella stagione a vent’anni di distanza?
Concludiamo le nostre chiacchierate di luglio sulle giornate del 2001 contro il vertice dei G8 a Genova. Tre settimane fa abbiamo ripercorso le tappe della rete “Anarchici contro il G8” con Federico, un compagno della ciurma, che costruì il vascello salpato per Genova.
Il venerdì successivo abbiamo continuato a ragionare su quelle giornate, cercando di cogliere il senso dell’onda lunga che segna il tempo che siamo forzati a vivere, parlandone con Massimo Varengo.
Venerdì scorso vi abbiamo proposto un’intervista con Salvo Vaccaro, anarchico e docente di filosofia politica all’Università di Palermo.
Siamo tornati a parlare di quelle giornate e della narrazione che ne ha segnato il destino di memoria non condivisa sempre con Federico.
Sud America. Da mesi il Sud America è attraversato da tensioni sociali e politiche molto forti.
Con Simone, un compagno che segue i mutamenti e i movimenti in corso, proveremo ad enucleare alcuni passaggi cruciali dal Brasile al Messico, passando per il Cile e Cuba. Cruciale il ruolo dei movimenti femministi, la crisi pandemica, l’estendersi delle insorgenze sociali e della repressione.
Voghera. Lo sceriffo, la sindaca e la guerra ai poveri in una quieta e ricca provincia lombarda.
L’assassinio di Youns si inserisce in un pesante clima sociale e in un contesto istituzionale dove un assessore leghista estrae una pistola e spara ad un ubriaco. Marocchino.
Ne parliamo con Alberto, un compagno che vive a Milano ma è originario di Voghera, dove torna spesso per lavoro ed ha partecipato alla manifestazione del sabato successivo all’omicidio.
Green pass. Il privilegio di chi vive nel nord ricco alla prova dei dispositivi biopolitici che il governo sta sperimentando.
La sindemia di Covid 19 ci ha posti di fronte alla crudezza del sistema nel quale siamo forzati a vivere. Le nostre vite non contano fuori dall’ingranaggio “produci, consuma, crepa”. Siamo vuoti a perdere.
Non solo. Il governo ci ha portato via l’unico vero privilegio di cui godono tutti i cittadini italiani, anche i più poveri: la libertà di muoverci liberamente all’interno delle città e delle regioni e, in certa misura, anche all’estero.
Bastano 10 euro ed un pizzico di pazienza con tempi e date e si vola a Barcellona o ad Atene.
Gli altri, quelli nati nel sud del mondo, non godono di questo privilegio. Muoversi verso nord è costosissimo e pericoloso. Chi arriva è costretto ad una vita clandestina, senza accesso a residenza, sanità, istruzione, iscrizione alle liste di collocamento, possibilità di affittare una casa…
Diventare clandestini a casa propria ha fatto saltare il tappo che ha portato alle piazze turbolente dell’autunno e alle recenti lotte contro il Green Pass. Il mescolarsi di fascisti e primitivisti, bottegai e ragazzi delle periferie militarizzate in un magma che a taluni appare indecifrabile è la conseguenza della ri-nascita di un confine interno. Un confine che nel nostro paese venne cancellato solo nel 1961, con l’abrogazione della legge contro l’inurbamento voluta dal fascismo nel trentanove e sopravvissuta alla caduta di Mussolini per quasi due decenni.
La libertà che davamo per scontata, quella che segnava il confine materiale e simbolico tra i poveri dei paesi ricchi e tutti gli altri, è stata messa tra parentesi da coprifuoco e zone a circolazione limitata ed, ora, dal green pass.
Le piazze di ottobre sono diverse da quelle di luglio. In ottobre giovani immigrati delle periferie si sono trovati accanto a giovani italiani dei loro stessi quartieri, bottegai, ultras di destra e di sinistra, fascisti di ogni sfumatura, sovranisti senza patria politica, nemici della medicina e no vax, in un minestrone inedito e deflagrante.
Oggi, quelli di periferia sono rimasti nei giardinetti e nei bar dai dehor improbabili nati ovunque. La piazza no green pass, a parte i no vax che le attraversano tutte, è stata la piazza di chi ha visto spostare un confine che considerava invalicabile. Ha visto sgretolarsi il più importante dei privilegi concessi ai cittadini di questo paese.
Concentrare l’attenzione sulla mera questione dei vaccini impedisce di cogliere gli snodi cruciali di questo momento. Lo stato non riesce a governare la crisi, teme le insorgenze sociali derivanti da disoccupazione, licenziamenti, sfratti, povertà crescente.
Lo Stato ha giocato in questi due anni la sola carta forte a propria disposizione: farci credere di essere indispensabile per garantirci la salute.
Landauer in merito aveva le idee chiare: lo Stato si rende indispensabile, finché assolve o ci fa credere di farlo, a funzioni considerate essenziali per la sopravvivenza della società.
Solo scalzando nella pratica questa leva di dominio potremo cercare di costruire un percorso di libertà e salute. Ma dipende da noi. Il dilagante complottismo è il miglior sostegno alla teoria dell’insostituibile onnipotenza dello Stato.
Contatti:
Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46
Riunioni – aperte agli interessati – ogni mercoledì dalle 17,30 (in agosto non ci siamo)
Contatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/
Wild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese
corso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem
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