Anarres dell’11 febbraio. Apartheid in Palestina. Decostruire la “naturalità” degli Stati. Una Barriera contro militari e padroni. Polonia: lotta contro le frontiere. Foibe e nazionalismi…
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Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.
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Apartheid in Palestina
I palestinesi sono intrappolati in un circolo vizioso. Israele richiede loro di ottenere un permesso per costruire o anche solo di erigere una struttura come una tenda, ma – a differenza delle e dei richiedenti ebrei israeliani – raramente rilascia loro un permesso.
Molti palestinesi sono costretti a costruire senza permesso. Israele poi demolisce le case palestinesi perché sarebbero state costruite “illegalmente”. Israele usa queste politiche discriminatorie di pianificazione e suddivisione in zone per creare condizioni di vita insopportabili per costringere le e i palestinesi a lasciare le loro case per permettere l’espansione degli insediamenti ebraici.
Ne abbiamo parlato con Massimo Varengo
Naturalizzare lo stato
Le frontiere sono linee di nulla su una mappa, che diventano vere solo grazie alla presenza di uomini in armi.
O, meglio, appena c’è una mappa con delle linee di separazione, ci sono le condizioni per un controllo militare del territorio.
La naturalizzazione di queste linee, che trasformano montagne, fiumi, laghi e mari in limiti, limes, confini mira a costruire lo spazio politico, quindi squisitamente culturale, dove ila frontiera definisce un ambito di potere esclusivo, il luogo della sovranità.
L’approccio dei geografi anarchici e della geografia critica decostruiscono i processi di naturalizzazione dei confini, dove affondano la retorica delle nazioni, del suolo e del sangue, dell’esclusione e della guerra.
Ce ne ha parlato Federico Ferretti, geografo, docente all’università di Bologna
Una Barriera contro militari e padroni
Nei quartieri poveri il controllo militare imposto durante il lockdown è diventato normale. Anzi! Ogni giorno è peggio.
Intere aree del quartiere vengono messe sotto assedio militare, con continue retate di persone senza documenti o che vivono grazie ad un’economia informale.
Persino gli allegri festeggiamenti per la vittoria del Senegal nella coppa Africa si sono trasformati in occasione per criminalizzare chi vi aveva partecipato e gradito poco lo scorrazzare di auto della polizia.
Polonia. Sciopero della fame in un centro di detenzione
Muri, filo spinato, barriere, finestre sbarrare e, fuori, carri armati, spari ed esplosioni.
Li chiamano centri, ma sono campi di concentramento. Centinaia di persone sono state trattenute per mesi in queste prigioni, senza avere informazioni sul loro destino, senza avvocati, con un trattamento da vero lager, dove sono considerati numeri e non persone. La conseguenza sono stati tentativi di suicidio, crolli nervosi, peggioramento delle condizioni di salute.
Ma c’è anche la lotta! Dalla mattina del 9 febbraio, nel campo di concentramento di Wędrzyn i migranti hanno cominciato uno sciopero della fame. 130 persone di uno dei blocchi, si sono chiuse nelle loro camere ed hanno appeso all’esterno dei cartelli con la scritta “libertà”.
Memoria di Stato. Foibe e nazionalismi
Il mito degli “italiani brava gente”, assunto in modo trasversale a destra come a sinistra, fonda il nazionalismo italiano, un nazionalismo che si nutre di un’aura di innocenza e bonarietà “naturali”.
In Italia la memoria è la prima vittima del nazionalismo, che impone una sorta di ricordo di Stato, che diviene segno culturale condiviso. Una sorta di marchio di fabbrica. Si sacrificano le virtù eroiche ma si eleva l’antieroismo dei buoni a cifra di un’identità collettiva.
Nonostante le ricerche storiche abbiamo mostrato la ferocia della trama sottesa al mito, questo sopravvive e si riproduce negli anni.
Un mito falso e consolatorio, che apre la via al revisionismo fascista. La giornata del Ricordo viene cavalcata ogni anno dalla destra xenofoba e razzista.
La gestione delle giornate della “memoria” e del “ricordo”, assunte in modo bipartisan dalle varie forze politiche, ha contribuito ad alimentare questa favola rassicurante, impedendo una riflessione collettiva che individuasse nei nazionalismi la radice culturale del male.
Appuntamenti:
Mercoledì 2 marzo
assemblea contro il carovita
ore 18 alla tettoia dei contadini a Porta Palazzo
Sabato 5 marzo
Gender Strike! Giornata transfemminista queer
ore 15 ai giardini (ir)reali – corso San Maurizio angolo via Rossini (se piove ci si sposta a Parco Dora)
interventi, musica, banchekke, perfomance… e tanto altro
Martedì 8 marzo
giornata di informazione e lotta transfemminista
Sabato 19 marzo
Guerra e energia: l’Eni e le missioni militari italiane in Africa
Incontro/convegno antimilitarista a Milano al Kasciavit via san Faustino 64
Inizio ore 10,30
Introduzione di un compagno dell’Assemblea Antimilitarista
Interventi di: Stefano Capello “La politica energetica italiana tra la prima e la seconda Repubblica. Continuità e rotture”; Daniele Ratti “L’ENI Armata”; inizio discussione/pausa pranzo
ore 14,30
interventi di: Antonio Mazzeo “Le avventure neocoloniali dell’Italia dal Sahel al Mozambico”; Andrea Turco “La colonizzazione mentale, il caso ENI a Gela”; Massimo Varengo “Uno sguardo antimperialista sulla guerra in Ucraina” Interventi aperti
Contatti:
Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46
Riunioni – aperte agli interessati – ogni mercoledì dalle 20,30
Contatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/
Wild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese
corso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem
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