I morti di Lampedusa, il vecchio nazista, la danza macabra della Lega Nord
Corpi in eccesso
359 bare allineate in un hangar per dare una parvenza di dignità alle ultime vittime della frontiera sud della Fortezza Europa. I sacchi neri, che a Lampedusa sono sempre pronti, non potevano reggere la prova della telecamera, il ginocchio piegato di Letta, il cordoglio di Barroso e Alfano, il lutto nazionale, l’indignazione degli assassini che hanno deciso di accendere i riflettori su uno dei tanti episodi della guerra ai poveri.
Sullo sfondo i pescatori che fuggono le telecamere perché sanno che chi tira fuori dall’acqua qualcuno rischia l’incriminazione per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e il sequestro della barca, del lavoro, del futuro. Le immagini dei giornalisti a caccia di “eroi” potrebbero essere usate da qualche solerte magistrato. Nei lunghi anni di questa guerra nascosta chi ha teso la mano nell’usuale solidarietà di chi solca il mare spesso è incappato nelle maglie della giustizia.
Amara come fiele l’indignazione di Letta per l’incriminazione dei superstiti, come se i governanti non sapessero che l’ordinamento lo impone.
Anarres ha chiesto un commento a caldo ad Alberto La Via, un antirazzista siciliano, che in questi anni ha visto il Mare di Mezzo farsi sudario per i corpi cui la ferocia delle frontiere avevano sottratto la vita.
Ventimila quelli che qualcuno ha visto partire da uno dei tanti sud e non tornare mai più. Certo di più quelli di cui non si è avuta alcuna notizia.
Ascolta la diretta:
2013 10 04 Alberto Lampedusa
La guerra ai poveri è fatta di respingimenti collettivi, è una guerra scritta nelle leggi che rendono impossibile entrare legalmente nel nostro paese per cercare un lavoro o un rifugio, perché la clandestinità non è una scelta ma un’imposizione dello Stato italiano.
Al governo, ai padroni non è mai interessato fermare l’immigrazione, ma avere a disposizione tanti corpi clandestini, anonimi, ricattabili per metterli al lavoro, per piegarli alle esigenze dei padroni. Schiavi senza diritti. Schiavi la cui condizione ha fatto da modello per tritare buona parte del sistema di garanzie strappato in decenni di lotte durissime dai lavoratori italiani.
Nella sua forma più cruda è il modello nazista. Durante la seconda guerra mondiale nelle fabbriche della Germania hitleriana i prigionieri selezionati nei lager venivano sfruttati a morte e poi uccisi. Selezione, sfruttamento, sterminio dei corpi in eccesso, dei più deboli, degli anziani, dei bambini, dei malati. Il nazismo non fu una perversione ma la cruda realizzazione della logica del profitto, l’apoteosi del sistema capitalista, cui veniva fornita manodopera gratuita, sostituibile all’infinito.
Un ideale difficile da eguagliare ma sempre vivo tra chi non ha altra morale che quella dei soldi.
Sulla Turco-Napolitano Bossi-Fini ascolta la diretta con Federico, un antirazzista triestino:
2013 10 11 federico frontex Bossi Fini
Una morale ragioniera
Qualche giorno dopo la strage di Lampedusa la commissione giustizia del Senato ha votato l’abolizione del reato di immigrazione clandestina. Tra i sì quello dei due senatori grillini. Il giorno dopo è scattata violentissima la reprimenda di Grillo e Casaleggio contro i due parlamentari che si erano discostati dal “programma”, lo scarno vademecum del delegato a Cinque Stelle.
Casaleggio usa argomenti da ragioniere populista, ricordando che nel nostro paese chi non attacca l’immigrazione perde voti. Un chiaro esempio di etica politica, quella che misura la saldezza dei propri principi sui punti che vale nella partita delle poltrone. Niente di nuovo sotto il sole.
Il guru genovese, famoso per le sue dichiarazioni di stampo leghista sugli immigrati, considerati potenziali terroristi, non può che nuotare nel mare caldo della maggioranza rancorosa su cui si sono fondate le fortune della destra xenofoba.
Altre crepe si aprono nella compagine pentastellata, dove il populismo giustizialista macina insieme le vicende giudiziarie di Berlusconi, gli affogati del Mediterraneo, gli affarucci della casta.
Di fatto il reato di immigrazione clandestina è una scatola vuota, che costa ben poco buttare nel bidone della carta da riciclare. Il governo Berlusconi fu obbligato a cancellare la pena detentiva per adeguarsi alle normative che anche l’Italia aveva sottoscritto in sede europea. Oggi chi viola l’ordine di allontanarsi dal territorio nazionale rischia una multa da cinque a dieci mila euro. La sanzione non cancella il reato, anche se l’immigrato paga, resta sempre clandestino. Ne consegue che nessuno paga e nessuno se va spontaneamente dall’Italia.
Abolire il reato di immigrazione clandestina sarebbe un gesto meramente simbolico. Certo anche i simboli contano, ma non vorremmo che qualcuno si salvasse la faccia con poco sforzo.
Nuovi democristiani
Dal canto suo Enrico Letta con raffinatezza democristiana dichiara al direttore di Repubblica Ezio Mauro, che da uomo e da politico, cancellerebbe la Bossi-Fini. Peccato che il governo delle grandi alleanze gli fornisca un buon alibi per fare bella figura senza fare nulla.
I piroscafi stanno portando via le bare da Lampedusa: bisogna fare posto ai morti pescati di fresco. Altre centinaia nella contabilità di morte della Turco-Napolitano Bossi-Fini. La Libia del dopo Gheddafi non garantisce più il servizio delle proprie prigioni/lager. Un servizio pulito, dove gli ordini di Roma venivano eseguiti dall’esecrabile alleato.
Il caos mediatico/politico dei morti di Lampedusa ha uno scopo molto chiaro: ottenere maggiori risorse dall’Europa, una sede di Frontex in Italia e più risorse per pagare i paesi della sponda sud del Mediterraneo perché facciano da gendarmi e carcerieri per migranti e profughi.
Così i corpi in eccesso potranno essere respinti, richiusi, seppelliti lontano dalle nostre sponde. Ancora una volta invisibili.
Il corpo del nazista e il corpo politico
Sin troppo visibile è il corpo dell’anziano nazista Priebke. Nessuno lo vuole. In questo paese senza memoria un nazista morto crea imbarazzo. Come se una tomba al Verano fosse un eccesso di pietas, quella pietas che certo l’ufficiale delle SS non ebbe mai per le proprie vittime.
Così si assiste al paradosso che la strage di Stato di Lampedusa, i corpi in eccesso selezionati dal mare per conto del governo italiano hanno esequie di Stato, mentre il corpo del nazista ospitato per anni a Roma crea imbarazzo. Questione di identità. Gli italiani brava gente seppelliscono le vittime delle loro leggi, negano la sepoltura a chi, nel nome di una legge analoga, ha fatto fucilare 335 inermi. Per una singolare corrispondenza il numero delle vittime è quasi lo stesso.
Danza macabra
A Torino, senza pudore, i leghisti hanno compiuto la loro danza macabra nel centro cittadino. Qualche centinaio di metri di corteo, poche migliaia di persone hanno sfilato in un verde metallico che nulla ha della tenerezza dell’erba. Intorno a loro un dispositivo militare senza pari. Centinaia di poliziotti e carabinieri hanno paralizzato il centro, chiudendo in una morsa d’acciaio la manifestazione leghista.
Nonostante l’imponente dispositivo la manifestazione è stata contestata da più parti: non violenti in piazza CLN, No Tav in via Nizza, un migliaio di antirazzisti in corteo hanno assediato per ore i tristi padani. Gli antirazzisti hanno attraversato il centro cittadino, cercando di raggiungere la stazione. La polizia ha fatto leggere ma frequenti cariche per impedire al corteo di avvicinarsi ai leghisti.
Per loro i morti di Lampedusa sono una festa. Come dimenticare i manifesti, che incitavano a fermare l’invasione? Come dimenticare la presidente leghista della Camera Irene Pivetti che nel 1997 esortava la Marina Militare a speronare le barche degli immigrati? Il 28 marzo la corvetta Sibilla mandò a picco la Kater i Rades piena di albanesi. Vennero recuperati solo 81 corpi. Gli altri restarono tra le braccia del Mediterraneo.
Il figlio del Senatur qualche anno dopo è andato proprio in Albania ad acquisire una laurea.
La presidente ultracattolica della Camera passò dal modello Vandea a quello sado maso, restando così coerente con se stessa.
I democratici, da vent’anni al governo della città, hanno scelto di stare al coperto. Un silenzio fragoroso.
Nelle stesse ore a Roma i sinceri democratici sfilavano per la Costituzione, come se l’astrattezza dei principi potesse fare argine alla concreta ferocia del nostro tempo.
Il boia delle Ardeatine ha sempre negato le camere a gas, i forni che smaltivano quel che restava dei corpi in eccesso.
I boia democratici rendono omaggio alle loro vittime.