OPERAZIONE CITY – CHIESA E TECNOCARCERE – TORTURE BECCARIA
Estratti dalla puntata del 29 aprile 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia
TORTURE AL BECCARIA
Lunedì 22 aprile 2024 sono stati arrestati 13 agenti della Polizia penitenziaria per torture e abusi nei confronti di giovani detenuti del carcere minorile Beccaria di Milano; altri 8 agenti sono stati sospesi e 4 indagati senza misure. Un’inchiesta della quale iniziamo ad affrontare qualche elemento:
il fatto che le violenze siano emerse grazie alle segnalazioni e all’operato “fuori dal protocollo” di personale civile, una strana concomitanza tra il ritiro di una denuncia inerente i pestaggi e la conseguente scarcerazione di un giovane massacrato.
TECNO-PRETI E CARCERE IMMATERIALE
L’arcivescovo Fisichella ha recentemente invocato l’intervento (semidivino) della sorveglianza tecnologica in sostituzione della carcerazione architettonica. Una proposta che legittima il processo – già in atto da decenni – di introduzione del “carcere immateriale”: un dispositivo sorvegliante in grado di essere sovrapposto alla quotidianità, senza produrre rotture troppo evidenti nel flusso degli eventi, in grado di insinuarsi come funzione disciplinante che agisce direttamente sulle condotte.
Come chiameremmo una pena che non ha una forma?
Per quanto tempo ci accorgeremmo della sua esistenza prima che si normalizzi come relazione potere-individuo?
OPERAZIONE CITY
Torniamo a parlare dell’operazione repressiva, denominata “City”, che lunedì 22 aprile 2024 si è materializzata in diverse misure cautelari a carico di compagne e compagni accusati – a vario titolo – per i fatti avvenuti durante il corteo del 4 marzo 2023, quando la rabbia per il concreto rischio di morte del prigioniero anarchico Alfredo Cospito, detenuto in 41bis e da oltre 130 giorni in sciopero della fame, attraversò una parte della città di Torino.
Grazie al contributo di una compagna, cerchiamo di approfondire le forzature interpretative operate dalla Digos, riflettendo sull’accusa di “organizzazione militare” nei confronti del corteo e ricordando – per contrasto – le “vittime collaterali” che le forze dell’ordine hanno scelto di sacrificare nel tentativo di reprimerlo… quando condotto in aree non-borghesi della città.
Una riflessione sull’autodifesa e sull’autodeterminazione delle manifestazioni in piazza, in un’epoca in cui le giovani teste spaccate nei cortei pro-Palestina diventano il metro simbolico della legalità democratica e dell’ordine pubblico.