Il fronte istituzione dell’opposizione a basi e poligoni di guerra in Sardegna punta sulla conferenza Stato/Regioni per raccogliere i consensi dei sovranisti, molto numerosi nell’isola. Persino L’Unione Sarda dell’imprenditore immobiliarista Sergio Zuncheddu si è impegnato in uma forte campagna mediatica contro le servitù militari.
La stessa manifestazione di sabato 13 a Capo Frasca è stata indetta da formazioni dell’arcipelago stalino/indipendentista ed inizialmente ha raccolto ben pochi consensi. Poi la manifestazione è cresciuta, raccogliendo adesioni molto più ampie e rimettendo in pista una prospettiva antimilitarista.
Oltre a Capo Frasca ci sono altre tre basi: il poligono del Salto di Quirra, quello di Teulada, e la base aerea di Decimomannu.
A Quirra, una sorta di “zona franca”, lecito e illecito si sono attorcigliati in un nodo, stretto soprattutto dal silenzio militare. Giganteschi cumuli di munizioni, brillati con esplosioni tossiche. Nanoparticelle nocive di missili e bombe, sprigionate nell’aria all’uranio che non hanno risparmiato la natura circostante, né, tantomeno, la salute della popolazione civile, colpita da una straordinaria incidenza di patologie e forme tumorali. Popolazione lotta con le istituzioni: quelle sarde non meno di quelle italiane.
Nei quattro poligoni sardi vengono fatte esercitazioni militari sin dagli anni ’40. Qui la seconda guerra mondiale non è mai finita.
La lunga teoria di morti per tumori e leucemie, bambini e agnelli nati malformati, fondali e terreni pieni di ordigni inesplosi segna l’esistenza di luoghi dove si testano armi, si simulano condizioni di guerra, a discapito della vita e della salute di uomini donne e bambini che vivono nei paesi più vicini. Incalcolabili i costi di bonifiche forse impossibili. Negli Stati Uniti i luoghi scelti per questi giochi di guerra vengono definite “aree sacrificate per l’interesse nazionale”. Luoghi a perdere.
Non c’é mediazione possibile sulle servitù militari, sulle basi e sulle industrie armiere.
Vanno chiuse. Senza se e senza ma.
La manifestazione di sabato 13 a Capo Frasca potrebbe essere una buona occasione per rimettere in pista l’opposizione alla militarizzazione dei territori e delle nostre vite.
Anarres ne ha parlato con Guido Coraddu, anarchico e antimilitarista e sardo.
Ascolta la diretta:
Aggiornamento al 14 settembre
Migliaia di persone hanno partecipato alla manifestazione al poligono di capo Frasca, circondando la base e facendo una sonora battitura. In un paio di punti gli antimilitaristi hanno tentato di tagliare le reti. La polizia schiarata in antisommossa all’interno del recinto è dovuta indietreggiare per sottrarsi al lancio di sassi e fumogeni. Abbattute le reti in diversi punti buona parte dei manifestanti è riuscita ad entrare nella base.
Una manifestazione che, alla vigilia pareva giocarsi all’interno del circuito istituzionale, ha invece aperto una prospettiva di azione diretta popolare.