Trasformare casa propria in un club
Fuori: “Cristo santo che cos’è questo rumore insopportabile? ora vado e gli sparo nelle casse”Dentro: “sono strafatta, questa musica mi sta facendo impazzire, ne voglio ancora, ancoraaaa…”
Cronache da un abisso domestico, caldo ed accogliente, trasformato, per l’occasione in un labirinto beat dove sfogare via la routine in completo relax. Eh già, che diavolo di dischi sono mai questi??? elettronica mutante come non la si sentiva da un po’, collaborazioni che dire improbabili è usare un eufemismo. il dubstep che ormai assomiglia più ad un demone malato tra sun-ra e la santeria breakkata. Ma certa roba, cari dj, ma la ascoltate??? Impossibile farsi aggiornare dagli addetti ai lavori, troppe volte ho commesso l’errore di farmi condire la zuppa. Le mode si sa, sono croce e delizia. A me piacciono gusti forti e se possibile meticci. per cui, se volete farvi una festa alla mia salute, procuratevi gli ingredienti sottostanti per un cocktailparty dell’ultimo dell’anno. E attenzione….non mescolate!
Con la severa benedizione di quel vecchio di Simon Reynolds…..
James Holden – The Inheritors [Border Community 2013]
Meine Gut! berlino incontra detroit in uno studio basic channel dove i macchinari sono arrugginiti, polverosi e i suoni una miscela tra Muslimgauze e Kode9 in missione su un pianeta sconosciuto. Se volete strippare davvero lasciate perdere le imitazioni. questo è il now sound!
Steve Hillage & System 7 – Hinotori [G-Wave 2013]
Si avete letto bene. Il sorridente fricchettone sbarcato da un ufo sulla verde Canterbury si risiede per l’ennesima volta dietro al banco mixer. Ad accompagnarlo nel viaggio verso la stratosfera la compagna di una vita, Miquette Giraudy e i ROVO. Si i Rovo, la più ineffabilmente techno tra le creature biomutanti del rock nipponico, mollemente adagiati su un seggiolino spaziale, si fanno scata-flashare nello spazio techno da Hillage che se li spupazza per bene. Se amate Moroder ma non potete stare senza la Yellow Magic Orchestra, benvenuti, questa è la techno del 3000 e naturalmente, a Taiwan già la s-ballano
Omar Souleyman – Wenu Wenu [Ribbon Music 2013]
Souleyman canta in 3 lingue: curdo, turco e arabo. Per convincervi che questa versione arabic-dabke è vera techno potrei dirvi che Kieran Hebdan – aka Four Tet – ha messo a disposizione del baffuto siriano uno studio vero. Su questo disco ho già detto tutto e di più. Il Dabke incontra la techno. Come dire kebab, fish&chips, MDMA = arabic love trance.
Aa.Vv – Livity Sound [Livity 2013]
A Bristol ne hanno viste di tutti i colori se parliamo di club. Ed è per questo che nell’aria deve esserci qualcosa di drogato che li spinge sempre un poco oltre. Una terza via al dancefloor che si fa tribalista, afrocentrica e per niente soul. La cultura industriale inglese si fonde dolcemente come metallo in un bagno psichico che vi lascerà, così, come me ora, stupidamente interdetti.
Non attraversate questa foresta da soli. Tenete per mano un’amata o un amato, fatelo/a girare. All’alba non ricorderete più nulla.
più una scelta back in the days:
The Justified Ancients of Mummu – All you Need is Love [The sound of music – tape 1987]
Bolle e vapori dalla fucina di Bill Drummond via la lettura insistita di “The illuminatus”. Per spiegare tutto ciò di cui sopra è necessario partire dalla fondazione. Se mai c’è stato un punto di collegamento tra il dada e la techno eccolo: l’uso smodato di sampling diventa un’arma residentsiana. E questi baldi giovani ridefiniranno di lì a breve lo spazio-tempo dei nuovi clubbers inglesi con il nom de plume di KLF. Dall’Helter Skelter a Castlemorton fino ai capannoni okkupati, la rave music più intelligente che si potesse che durò lo spazio di una notte, scintillando a suo modo tra AIDS, lotta all’aparheid, razzismo tacheriano e la new summer of love del 92. Oceanico!
TRIPS UND TRAUME!