Treni nucleari. Una bomba tra le case

Il tam tam degli antinuclearisti ha fatto filtrare la notizia che forse già la prossima settimana passerà per il Piemonte, un treno pieno di scorie nucleari.
Questi “viaggi” sono tenuti nascosti alla popolazione. Non ci dicono quando passano, da dove passano, non ci informano sui rischi in caso di incidente. Temono che, se sapessimo, ci ribelleremmo.
Anarres ne ha parlato con Lorenzo, un attivista antinucleare.
Ascolta l’intervista: [audio:https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/2012-11-23-treni-nucleari-lorenzo.mp3|titles=2012 11 23 treni nucleari lorenzo]
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Il prossimo sarà il quarto trasporto di scorie dal deposito “provvisorio” di Saluggia all’impianto di riprocessamento di La Hague.
Nell’ultimo anno, pur avendolo appreso pochi giorni o persino poche ore prima, gli attivisti contro il nucleare si sono dati da fare per far sapere a tutti che una bomba atomica viaggiava a pochi passi dalle loro case.
La prima volta, nel marzo 2011 alla stazione di Condove, la polizia picchiò e arrestò due No Nuke
Nell’aprile dello scorso anno, qualche centinaio di attivisti si sedette sui binari della stazione di Avigliana per rallentare il treno. La polizia portò via uno ad uno gli antinuclearisti ma il muro del silenzio venne abbattuto. I trasporti sono stati interrotti sino al luglio di quest’anno, quando per far passare il Castor, arrivarono a sequestrare per ore un treno pieno di antinuclearisti alla stazione di Bussoleno.
La Regione Piemonte ha una legge che prescrive che venga fatto un piano di emergenza in caso di incidente a uno di questi treni. Lo sapevi?
Tutti quelli che abitano nel raggio di tre chilometri per lato dalla ferrovia dovrebbero fare le esercitazioni nel caso uno di questi treni deragliasse o saltasse per aria.
Probabilmente nessuno te lo ha detto. I responsabili delle ferrovie, il sindaco, la prefettura, la questura tengono la bocca chiusa.
A Viareggio l’incidente ad un treno di materiali chimici ha fatto morti e feriti. Immaginate se toccasse ad un treno pieno di scorie altamente radioattive.
L’unica misura consigliata dalle Prefetture a chi abita a 300 metri dalla linea ferroviaria è chiudersi in casa.
Tutti noi sappiamo che non basta chiudersi in casa per sfuggire alle conseguenze di un incidente nucleare.

L’85% delle scorie radioattive prodotte in Italia sono concentrate a Saluggia, Trino vercellese e Bosco Marengo. Dopo venticinque anni dalla chiusura delle centrali nucleari italiane la questione delle scorie non è stata risolta. E non lo sarà mai, perché le scorie restano pericolosissime per la salute umana e per l’ambiente per decine di migliaia di anni.
Lo scorso mese il governo ha deciso di smantellare l’ex centrale di Trino vercellese: al suo posto faranno un secondo deposito «provvisorio».
In nessun paese al mondo c’è un sito definitivo per lo stoccaggio. Costi altissimi e l’opposizione delle popolazioni coinvolte hanno fatto sì che le scorie rimanessero nei pressi delle centrali.
I trasporti che stanno facendo a nostra insaputa sono diretti in Francia. Nell’impianto di La Hague, le scorie vengono “riprocessate” e poi rimandate in Piemonte. Radioattive e pericolose come prima, perché a La Hague si limitano estrarre il Mox, un combustibile per le centrali, e il plutonio. Il plutonio serve ad una sola cosa: fare le bombe atomiche.
Il sito di Saluggia non è sicuro: nell’ultima alluvione le falde sono state contaminate.
Se uno dei treni diretti in Francia deragliasse, se qualcuno lo scegliesse come obiettivo e lo facesse saltare, se ci fosse una scossa di terremoto – anche lieve – mentre attraversa il basso Piemonte, da Vercelli, attraverso Asti, Alessandria, la provincia di Torino e la Val Susa migliaia di persone rischierebbero la vita.

Vale la pena? Vale la pena di arricchire affaristi senz’altro scrupolo che il lucro? Siamo nella città della Thyssen, nella regione della strage dell’Eternit: credete che ai padroni interessi la nostra salute?
Noi pensiamo di no. E siamo decisi a metterci in mezzo. Per il futuro dei nostri figli, per un mondo senza sfruttati né sfruttatori, per farla finita con la devastazione del territorio, per essere liberi di decidere.




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