","Frontiera balcanica: i ragazzi dell'isola di Lesbo","post",1455884084,[65,66,67,68,69],"http://radioblackout.org/tag/campi-migranti/","http://radioblackout.org/tag/frontex/","http://radioblackout.org/tag/hotspot/","http://radioblackout.org/tag/lesbo/","http://radioblackout.org/tag/volontari-internazionali/",[71,72,73,74,75],"campi migranti","frontex","hotspot","Lesbo","volontari internazionali",{"post_content":77,"tags":82},{"matched_tokens":78,"snippet":80,"value":81},[15,79],"campi","a discriminare tra profughi e \u003Cmark>migranti\u003C/mark> economici, telecamere che indugiavano su \u003Cmark>campi\u003C/mark> affollati, ufficiali e autogestiti senza","Di Lesbo i media hanno lungamente parlato mostrando frotte di troupe televisive intente a discriminare tra profughi e \u003Cmark>migranti\u003C/mark> economici, telecamere che indugiavano su \u003Cmark>campi\u003C/mark> affollati, ufficiali e autogestiti senza approfondire le enormi differenze tra hotspot ufficili e \u003Cmark>campi\u003C/mark> autogestiti da un esercito di volontari internazionali, che cercano di far funzionare al meglio l'accoglienza a terra e il salvataggio in mare tra le pieghe di ciò che è consentito e legale e ciò che non lo è per nulla, tanto che bomberos spagnoli sono stati arrestati per aver caricato naufraghi.\r\n\r\nStefano è un freelance che è capitato sull'isola nel momento in cui Frontex ha cominciato a intercettare i barconi al largo, dirottandoli altrove, verso Atene, e quindi gli sbarchi non hanno assunto alla sua telecamera l'aspetto dell'esodo biblico, mostrato dall'emergenza dei giorni precedenti alla scorsa settimana e quindi ha potuto documentare con maggior agio la presenza e l'efficienza dei \u003Cmark>campi\u003C/mark> sorti per iniziativa della rete di volontariato mondiale piovuta su questi 400 chilometri di costa rappresentati dall'isola prospiciente l'Anatolia, documentando in parte ciò che la sua telecamera ha visto in questo video http://youmedia.fanpage.it/video/aa/VsImi-SwOeqVxi_q\r\n\r\nLo abbiamo sentito ai nostri microfoni per avere qualche informazione in più e affidarci al suo sguardo impressionistico, che ha catturato situazioni, analizzato meccanismi, riportato iniziative geniali come quella delle Dirty Girls irlandesi che recuperano i vestiti bagnati, sdruciti dei \u003Cmark>migranti\u003C/mark> di passaggio, aggiustandoli in modo da avere un cambio da assegnare ai \u003Cmark>migranti\u003C/mark> che li seguono in una catena solidale dal basso che è emblematica della rete che è andata a fornire un aiuto a Lesbo.\r\n\r\nEcco cosa ci ha raccontato:\r\n\r\nUnknown",[83,86,88,90,92],{"matched_tokens":84,"snippet":85},[79,15],"\u003Cmark>campi\u003C/mark> \u003Cmark>migranti\u003C/mark>",{"matched_tokens":87,"snippet":72},[],{"matched_tokens":89,"snippet":73},[],{"matched_tokens":91,"snippet":74},[],{"matched_tokens":93,"snippet":75},[],[95,100],{"field":39,"indices":96,"matched_tokens":97,"snippets":99},[51],[98],[79,15],[85],{"field":101,"matched_tokens":102,"snippet":80,"value":81},"post_content",[15,79],1157451471441625000,{"best_field_score":105,"best_field_weight":17,"fields_matched":106,"num_tokens_dropped":51,"score":107,"tokens_matched":106,"typo_prefix_score":51},"2211897868544",2,"1157451471441625194",{"document":109,"highlight":128,"highlights":143,"text_match":151,"text_match_info":152},{"cat_link":110,"category":111,"comment_count":51,"id":112,"is_sticky":51,"permalink":113,"post_author":54,"post_content":114,"post_date":115,"post_excerpt":57,"post_id":112,"post_modified":116,"post_thumbnail":117,"post_thumbnail_html":118,"post_title":119,"post_type":62,"sort_by_date":120,"tag_links":121,"tags":126},[48],[50],"44140","http://radioblackout.org/2017/11/atene-rifugiati-in-sciopero-della-fame-in-piazza-syntagma/","Da ormai più di una settimana in piazza Syntagma, ad Atene, un gruppo di 14 rifugiati e rifugiate provenienti da Siria, Iraq e Afghanistan è entrato in sciopero della fame per protestare contro i ritardi nelle procedure di riunificazione familiare, che li tengono lontani dalle loro famiglie già in Germania.\r\n\r\n \r\n\r\nLo sciopero della fame è stato indetto dopo mesi di proteste presso l’ufficio greco per l’asilo e l’ambasciata tedesca e dopo un anno e mezzo di vita in condizioni precarie nei campi per migranti nelle isole greche e nella zona continentale del paese. La Grecia è uno dei principali paesi che si trovano sulla rotta balcanica dei migranti e ad oggi sono circa 4500 le persone in attesa di poter trasferirsi in Germania. La maggior parte di loro ha completato le procedure per il ricongiungimento da più di 6 mesi, superando il tempo massimo di attesa previsto dalla legge, ma si trova intrappolata nel paese a causa delle politiche migratorie europee, che mettono le fredde e rigide regole della burocrazia al di sopra della vita di migliaia di persone.\r\n\r\n \r\n\r\nIn questi giorni in piazza Syntagma si è creata un'assemblea permanente di solidarietà con il campo di protesta dei e delle rifugiati/e, con l'obiettivo di appoggiare la mobilitazione e sostenere i bisogni delle persone in sciopero della fame. Molte le iniziative di lotta programmate, tra cui una manifestazione in contemporanea ad Atene e a Berlino nel pomeriggio di oggi, mercoledì 8 novembre.\r\n\r\n \r\n\r\nIl collegamento con Marita, compagna italiana che sta prendendo parte alla mobilitazione di piazza Syntagma:\r\n\r\nmarita_atene","8 Novembre 2017","2017-11-10 11:33:57","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/IMG-3826-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/IMG-3826-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/IMG-3826-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/IMG-3826-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/IMG-3826-1024x577.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/IMG-3826.jpg 1600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Atene, rifugiati in sciopero della fame in piazza Syntagma",1510166869,[122,123,124,125],"http://radioblackout.org/tag/atene/","http://radioblackout.org/tag/grecia/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/rifugiati/",[31,18,15,127],"rifugiati",{"post_content":129,"tags":133},{"matched_tokens":130,"snippet":131,"value":132},[79,15],"vita in condizioni precarie nei \u003Cmark>campi\u003C/mark> per \u003Cmark>migranti\u003C/mark> nelle isole greche e nella","Da ormai più di una settimana in piazza Syntagma, ad Atene, un gruppo di 14 rifugiati e rifugiate provenienti da Siria, Iraq e Afghanistan è entrato in sciopero della fame per protestare contro i ritardi nelle procedure di riunificazione familiare, che li tengono lontani dalle loro famiglie già in Germania.\r\n\r\n \r\n\r\nLo sciopero della fame è stato indetto dopo mesi di proteste presso l’ufficio greco per l’asilo e l’ambasciata tedesca e dopo un anno e mezzo di vita in condizioni precarie nei \u003Cmark>campi\u003C/mark> per \u003Cmark>migranti\u003C/mark> nelle isole greche e nella zona continentale del paese. 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sono raccolti molti oggetti e indumenti necessari ai migranti intrappolati in Bosnia.\r\n\r\nL’iniziativa è di un gruppo di persone di provenienze diverse, che già si erano mobilitate insieme per l’emergenza di Moria, e che hanno riconosciuto la stessa esigenza di aiuti e beni di conforto nell’attuale gelida situazione di Bihać, ottenendo una buona risposta da parte della solidarietà cittadina.\r\n\r\nOltre alla raccolta di materiale da portare nei Balcani, attraversando frontiere chiusissime, è stata indetto un presidio, comunicato alla questura per permettere a tutti di potervi partecipare con autocertificazione (e comunque il Piemonte è zona gialla).\r\n\r\nPer promuovere questa iniziativa RESPINGIAMO LA VIOLENZA DEI CONFINI (1) e ricevere testimonianze di quali siano le condizioni dei campi di migranti abbiamo sentito Anna e Daniela, riunite in questo unico podcast:\r\n\r\n[audio 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fuga dalle guerre in Siria e in Iraq, in cambio di tre miliardi di euro in “aiuti iniziali”, di una liberalizzazione del regime dei visti e del rilancio del processo di adesione di Ankara all’Ue.\r\n\r\nL’Unione europea stanzierà tre miliardi di aiuti “iniziali” perché la Turchia “migliori” le condizioni di vita dei circa 2,2 milioni di profughi siriani che si trovano nel paese. Il governo turco voleva 3 miliardi all’anno. L’Unione europea aveva proposto che una simile cifra coprisse un biennio. L’accordo raggiunto a Bruxelles non contiene indicazioni temporali, ma vincola i pagamenti a verifiche progressive sui risultati raggiunti nel contenimento dei flussi migratori.\r\nL'UE paga solo alla “mancata” consegna della merce. Una merce umana per cui i capi di stato e di governo dell’Unione europea hanno mostrato commozione e sdegno, ma rischia di mettere in difficoltà gli attuali governanti alle prossime consultazioni elettorali.\r\nCome spesso è capitato negli ultimi anni nazionalisti di ogni dove, protoleghisti e neonazisti, incassano il risultato senza muovere un passo.\r\nNel testo delle conclusioni del vertice, però, viene chiarito che “la destinazione e la natura di questi fondi saranno riviste alla luce dello sviluppo della situazione”. In altre parole non si sa come questi fondi saranno investiti, al di là di un consenso già raggiunto nelle settimane scorse sull’impegno della Turchia a organizzare il rimpatrio dei migranti a cui non viene riconosciuto il diritto all’asilo nell’Unione europea, a promuovere l’integrazione e l’occupazione dei profughi siriani presenti nel paese e a lottare contro la criminalità.\r\nDeportazione, campi profughi stabili, persecuzione dei passeur. Forse l'impegno turco lo si potrebbe riassumere così.\r\n\r\nEspulsioni facili e campi di concentramento\r\n\r\nLa realizzazione pratica di questi obiettivi è ancora nebulosa. Ankara vorrebbe che i fondi siano investiti in “zone sicure” (safe zones) dove sarebbero confinati fino a cinque milioni di profughi, mentre l'UE punta sugli “hot spot” con la costruzione di sei nuovi campi per migranti. 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Si sta discutendo della possibilità che le istituzioni europee considerino queste risorse fuori dal patto di stabilità.\r\n\r\nI paesi più ricchi, tra cui Germania e Francia, vorrebbero che l’intera cifra fosse stanziata da Bruxelles, anche se ciò significa intaccare il bilancio già approvato fino al 2020. Questo potrebbe evitare ai governi di affrontare il passaggio parlamentare previsto dalle costituzioni nazionali, con il rischio che l'accordo salti, per la prevedibile opposizione di alcuni governi. Altri paesi, soprattutto quelli dell’est destinatari di fondi strutturali, sono preoccupati da questa prospettiva.\r\n\r\nL'accordo con la Turchia è voluto soprattutto dalla Germania. Negli ultimi mesi, la cancelliere Angela Merkel ha insistito sul fatto che la collaborazione con Ankara nel controllo delle frontiere esterne dell’Unione è indispensabile per migliorare la gestione dei flussi migratori.\r\n\r\nRiparte il processo di adesione all'UE della Turchia\r\n\r\nLa Turchia si è candidata per entrare nell’Unione europea dal 1999 e sta negoziando l’accesso dal 2005. In tutto, i capitoli che i paesi candidati devono portare a termine prima dell’adesione sono 35. Ieri è stato stabilito che un nuovo capitolo dei negoziati per l’adesione, il diciassettesimo, sarà aperto a metà dicembre. Ciò significa che cominceranno formalmente le trattative sugli standard economici e finanziari richiesti alla Turchia per adeguarsi a quelli europei.\r\n\r\nLa liberalizzazione dei visti\r\nUnione europea e Turchia avevano già sottoscritto nel 2013 un accordo che vincolava la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi al rispetto di un’intesa per la riammissione entro le frontiere turche di tutti i cittadini, anche di paesi terzi, che raggiungono il territorio dell’Unione europea dalla Turchia e non hanno diritto alla protezione internazionale. 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In ogni caso, è possibile che beneficino della liberalizzazione solo alcune categorie, come uomini d’affari e studenti.\r\nSi apre uno spiraglio per l'apertura di nuovi flussi migratori di cittadini turchi verso l'UE.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Murat Cinar, con cui abbiamo anche discusso dell'assassinio di Tahir Elci copresidente degli avvocati di Dyarbakir, cui Murat ha dedicato un ricordo.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015-12-01-murat-turchia-ue","1 Dicembre 2015","2015-12-04 12:22:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/turchia-profughi-ue-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"171\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/turchia-profughi-ue-300x171.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/turchia-profughi-ue-300x171.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/turchia-profughi-ue.jpg 499w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","L'UE paga, la Turchia serra le frontiere",1448987096,[204,205,206,207,208,209],"http://radioblackout.org/tag/accordo-29-novembre/","http://radioblackout.org/tag/frontiere/","http://radioblackout.org/tag/hot-spot/","http://radioblackout.org/tag/profughi/","http://radioblackout.org/tag/turchia/","http://radioblackout.org/tag/unione-europea/",[211,26,212,24,213,214],"accordo 29 novembre","hot spot","Turchia","Unione Europea",{"post_content":216},{"matched_tokens":217,"snippet":218,"value":219},[79,15,15],"la costruzione di sei nuovi \u003Cmark>campi\u003C/mark> per \u003Cmark>migranti\u003C/mark>. 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Ciò significa che cominceranno formalmente le trattative sugli standard economici e finanziari richiesti alla Turchia per adeguarsi a quelli europei.\r\n\r\nLa liberalizzazione dei visti\r\nUnione europea e Turchia avevano già sottoscritto nel 2013 un accordo che vincolava la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi al rispetto di un’intesa per la riammissione entro le frontiere turche di tutti i cittadini, anche di paesi terzi, che raggiungono il territorio dell’Unione europea dalla Turchia e non hanno diritto alla protezione internazionale. 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In ogni caso, è possibile che beneficino della liberalizzazione solo alcune categorie, come uomini d’affari e studenti.\r\nSi apre uno spiraglio per l'apertura di nuovi flussi migratori di cittadini turchi verso l'UE.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Murat Cinar, con cui abbiamo anche discusso dell'assassinio di Tahir Elci copresidente degli avvocati di Dyarbakir, cui Murat ha dedicato un ricordo.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015-12-01-murat-turchia-ue",[221],{"field":101,"matched_tokens":222,"snippet":218,"value":219},[79,15,15],{"best_field_score":153,"best_field_weight":154,"fields_matched":188,"num_tokens_dropped":51,"score":189,"tokens_matched":106,"typo_prefix_score":51},{"document":225,"highlight":245,"highlights":260,"text_match":151,"text_match_info":268},{"cat_link":226,"category":227,"comment_count":51,"id":228,"is_sticky":51,"permalink":229,"post_author":54,"post_content":230,"post_date":231,"post_excerpt":57,"post_id":228,"post_modified":232,"post_thumbnail":233,"post_thumbnail_html":234,"post_title":235,"post_type":62,"sort_by_date":236,"tag_links":237,"tags":241},[48],[50],"72439","http://radioblackout.org/2021/12/grecia-blocchi-e-proteste-al-campo-di-ritsona/","Il campo di Ritsona è uno dei dieci campi per richiedenti asilo che costellano la provincia dell'Attica. 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Sono luoghi squallidi, isolati, quasi inaccessibili, governati da leggi speciali, amministrati dalle organizzazioni internazionali come Unhcr e Iom, sorvegliati dalla polizia. Soprattutto, sono spazi a cui le persone vengono legate tramite il ricatto delle procedure di asilo: “campi di confinamento” è quindi una formula meno generica e più esatta per definire tali strutture. La funzione di questi luoghi è quella di limitare la mobilità delle persone e ciò passa attraverso una contenzione fisica, ma anche temporale, attraverso la posticipazione indefinita della fine del loro viaggio verso l’Europa. Decine di migliaia di individui, famiglie e moltissimi minori sono intrappolati in questo arcipelago dell’attesa.\r\nNegli ultimi mesi del 2021, e in particolare durante il mese di dicembre, un’ondata di proteste ha attraversato i campi di confinamento greci. 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Questo nuovo fronte potrebbe costare molto ad Israele.\r\nSul piano interno si moltiplica il numero dei refusenik alla guerra a Gaza e rischia di aprirsi una stagione di turbolenze dopo la decisione di obbligare anche gli hassidici a fare il militare.\r\nNe abbiamo parlato con Lollo\r\n\r\nAutonomia differenziata o centralismo autoritario?\r\nPremessa. Non ci sono dubbi che la legge sull’autonomia differenziata favorirà le regioni ricche a discapito delle altre, una prospettiva decisamente poco allettante L’elogio dello stato madre e nutrice, padre e tutore, lo stato “etico” tipico dell’approccio della sinistra autoritaria non è certo una prospettiva seducente. 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Questo nuovo fronte potrebbe costare molto ad Israele.\r\nSul piano interno si moltiplica il numero dei refusenik alla guerra a Gaza e rischia di aprirsi una stagione di turbolenze dopo la decisione di obbligare anche gli hassidici a fare il militare.\r\nNe abbiamo parlato con Lollo\r\n\r\nAutonomia differenziata o centralismo autoritario?\r\nPremessa. Non ci sono dubbi che la legge sull’autonomia differenziata favorirà le regioni ricche a discapito delle altre, una prospettiva decisamente poco allettante L’elogio dello stato madre e nutrice, padre e tutore, lo stato “etico” tipico dell’approccio della sinistra autoritaria non è certo una prospettiva seducente. Il classico salto dalla padella alla brace.\r\nProveremo ad affrontare la questione da un altro punto di vista: quello del federalismo anarchico\r\nNe abbiamo parlato con Francesco\r\n\r\nCpr in Albania e nelle aree militari\r\nNell’estate appena iniziata potrebbero condensarsi molte delle iniziative governative in materia di detenzione amministrativa. Dal CPR in Albania ai nuovi CPR in aree militari il quadro che si delinea è quello di una progressiva trasformazione delle prigioni per \u003Cmark>migranti\u003C/mark> in \u003Cmark>campi\u003C/mark> di concentramento, rendendo più che mai tangibile, che chi vi è rinchiuso è un prigioniero di guerra.\r\nAnalisi e prospettive di lotta\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\nSabato 6 luglio\r\nCPR, stragi in mare, \u003Cmark>campi\u003C/mark> di concentramento\r\nore 11\r\npunto info contro frontiere e CPR\r\nal Balon\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46 (dal 16 luglio sino a fine agosto la distro è chiusa)\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20 (dal 16 luglio sino a fine agosto le aperture saranno intermittenti.\r\n\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[386],{"field":101,"matched_tokens":387,"snippet":383,"value":384},[15,79],{"best_field_score":153,"best_field_weight":154,"fields_matched":188,"num_tokens_dropped":51,"score":189,"tokens_matched":106,"typo_prefix_score":51},{"document":390,"highlight":415,"highlights":420,"text_match":423,"text_match_info":424},{"comment_count":51,"id":391,"is_sticky":51,"permalink":392,"podcastfilter":393,"post_author":276,"post_content":394,"post_date":395,"post_excerpt":57,"post_id":391,"post_modified":396,"post_thumbnail":397,"post_title":398,"post_type":375,"sort_by_date":399,"tag_links":400,"tags":408},"44927","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-15-dicembre-la-strage-di-stato-dopo-48-anni-scuole-libertarie-conflitto-e-percorsi-decisionali-le-seduzioni-elettoraliste-della-siniostra-radicale-notizie-dal-fronte/",[276],"Il 15 dicembre, data impressa a fuoco nella memoria dei movimenti dell’ultimo mezzo secolo, abbiamo fatto un nuovo viaggio su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Nel nuovo orario dalle 11 alle 13. Anche in streaming\r\n \r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 12 15 anarres1\r\n2017 12 15 anarres2\r\n2017 12 15 anarres3\r\nin questa puntata:\r\n \r\n\r\nSono passati 48 anni dalla Strage di Piazza Fontana, dalle bombe alla banca dell’Agricoltura, dai 17 morti del 12 dicembre. La polizia, indirizzata dall’ufficio affari riservati del ministero dell’Interno, fece partire le retate contro gli anarchici.\r\n\r\nCentinaia vennero portati in questura. Pietro Valpreda venne accusato della strage. Giuseppe Pinelli, anarchico, ferroviere, partigiano, attivo nel sostegno ai prigionieri politici entrò in questura a cavallo della sua bici il 12 dicembre. Nella notte tra il 15 e il 16 dicembre venne gettato dal quarto piano.\r\n\r\nI movimenti che in quegli anni avevano riempito le piazze e fatto tremare padroni e governanti, diedero un segnale forte e chiaro: gli anarchici sono innocenti, la strage è di Stato.\r\nCe ne ha parlato Massimo Varengo, un compagno milanese, che attraversò quella stagione tragica, che mostrò l’intrinseca criminalità del potere.\r\n\r\nLe scuole libertarie da qualche anno sono diventate una realtà nel nostro paese: tante esperienze diverse accomunate dalla comune tensione a costruire ambiti relazionali il cui soggetto siano i bambini e le bambine. In questi mesi si è sviluppato un importante dibattito nella rete per l’educazione libertaria. Due i temi principali: come arrivare a decisioni condivise, come gestire il conflitto, ritta la barra della tensione libertaria.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Codello, anarchico, pedagogo, tra i promotori della Rete.\r\n\r\n \r\n\r\nUn altro giro di danza. Delle seduzioni elettoraliste della sinistra \"radicale”. Con Lorenzo Coniglione\r\n\r\nUn po’ di notizie dal fronte.\r\nIl Ministero della Difesa e quello del Lavoro e dell’Istruzione, Università e Ricerca hanno firmato il protocollo per fare l’alternanza scuola lavoro nelle forze armate.\r\n\r\n \r\n\r\nI militari a scuola di repressione interna\r\n\r\nLa prossima campagna d’Africa dell’esercito italiano sarà nel sahel, in Niger. Sulla carta una missione contro il terrorismo nel cuore della Franc’Afrique. Nei fatti porre le basi per la costruzione di campi di prigionia per migranti sud della Libia.\r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\n\r\nSabato 16 dicembre\r\nore 20 alla FAT in corso Palermo 46\r\nCena antinatalizia \r\nAnche quest’anno ti aspettiamo alla cena che ammazza li preti\r\nMenù eretico veg vegan e ed esposizione spettacolare del Pres-Empio autogestito:\r\n ciascuno porti la sua statuetta, decorazione, disegno per arricchirlo.\r\nIl nostro menù: antipastini diabolici / chiodi della croce al ragù veg / palle di natale / giostra infernale / dolci tentazioni / angolo di-vino / acqua santa e… tanti scherzi da prete!\r\nLa cena è benefit lotte sociali.\r\nChiediamo tanti soldi a chi li ha, meno a chi ne ha meno, anche niente a chi non ne ha.\r\nPrenotazioni\r\nMail: fai_to@inrete.it - Telefono: 327 13 42 350\r\nAscolta lo spot\r\n\r\n\r\nVenerdì 22 dicembre\r\nore 17 \r\npresidio\r\n al negozio Benetton di via Roma 121\r\n Le maglie Benetton sono sporche di sangue\r\nIl governo argentino ha deciso di regolare i conti con le comunità resistenti dei mapuche, che hanno recuperato, occupandole, alcune terre di insediamento tradizionale delle popolazioni indigene, che non avevano e non intendono adottare la proprietà privata. 930.000 ettari di quelle terre, vendute dallo Stato alle multinazionali inglesi per l’industria estrattiva nell’Ottocento, dagli anni Novanta del secolo scorso sono passate al colosso manifatturiero Benetton, che le utilizza per farvi pascolare le proprie pecore da lana. \r\nBenetton è complice della repressione durissima, costata la vita a Santiago Maldonado in agosto e cl’uccisione di Rafael Nahuel, il ferimento di altre due persone, la scomparsa di diverse altre alla fine di novembre. Dal 2009 sono 14 gli attivisti uccisi dalla polizia. \r\n\r\n \r\n\r\nSabato 13 gennaio\r\nore 10,30 / 14\r\nPunto info antimilitarista al Balon\r\ncon vin brulè, cibo e the caldo\r\n benefit assemblea antimilitarista\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 26 gennaio\r\nore 21 \r\nalla Fat in corso Palermo 46\r\nI fascisti del \"secondo millennio\"\r\nCon Pietro Stara, autore de \"L’identità escludente, La Nuova Destra tra piccole patrie e Europa nazione\"\r\n\r\nPer chi fosse interessato ai percorsi della Federazione Anarchica Torinese\r\nriunioni ogni giovedì alle 21\r\ncorso Palermo 46 – a destra nel cortile -\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","16 Dicembre 2017","2018-10-17 22:58:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/baj-pinelli-200x110.png","Anarres del 15 dicembre. La strage di Stato dopo 48 anni. Scuole libertarie, conflitto e percorsi decisionali. Le seduzioni elettoraliste della siniostra “radicale”. Notizie dal fronte: truppe italiane in Niger? Alternanza scuola lavoro in caserma. I fanti imparano a reprimere le insorgenze sociali...",1513452505,[401,402,403,404,405,406,407],"http://radioblackout.org/tag/anarres/","http://radioblackout.org/tag/giuseppe-pinelli/","http://radioblackout.org/tag/niger/","http://radioblackout.org/tag/notizie-dal-fronte/","http://radioblackout.org/tag/scuole-libertarie/","http://radioblackout.org/tag/seduzioni-elettorali/","http://radioblackout.org/tag/strage-di-piazza-fontana/",[276,409,410,411,412,413,414],"Giuseppe Pinelli","niger","notizie dal fronte","scuole libertarie","seduzioni elettorali","strage di piazza fontana",{"post_content":416},{"matched_tokens":417,"snippet":418,"value":419},[79,15],"basi per la costruzione di \u003Cmark>campi\u003C/mark> di prigionia per \u003Cmark>migranti\u003C/mark> sud della Libia.\r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r","Il 15 dicembre, data impressa a fuoco nella memoria dei movimenti dell’ultimo mezzo secolo, abbiamo fatto un nuovo viaggio su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. 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Nonostante i tentativi delle guardie di tenere lontane le persone dalle finestre e i trasferimenti di prima mattina per svuotare le stanze da cui si sarebbe più facilmente potuto comunicare con l’esterno, da dentro hanno potuto sentirci, seguirci e contattarci. E’ stata una boccata d’aria fresca nel soffocante silenzio che circonda i lager bulgari per persone immigrate, di cui solo ora si inizia a parlare, grazie alle lotte da dentro e alla solidarietà da fuori.\r\n\r\nIl presidio è stato organizzato in solidarietà alle numerose proteste nei centri di detenzione e di accoglienza bulgari dell’ultimo mese. A Busmantsi (il centro di detenzione nella periferia della capitale), le persone hanno protestato contro nuove arbitrarie restrizioni sulle visite e sui pacchi e si sono rifiutate per qualche ora di entrare nelle loro stanze in segno di protesta. Nei giorni successivi, a molte persone sono stati sequestrati i telefoni cellulari (che possono regolarmente avere, a patto che siano senza fotocamera).\r\nNel centro di accoglienza di Harmanli, che si trova nel sud del paese e vicino al confine con la Turchia, i rifugiati siriani stanno protestando da settimane contro i respingimenti di massa delle loro richiesta di asilo. Nel centro ci sono attualmente circa 900-1000 persone che, dopo aver fatto richiesta di asilo, sono in attesa dei colloqui e di ricevere una decisione sulla loro domanda. Tra settembre e ottobre però sono state respinte la maggior parte delle richieste asilo degli uomini soli. Solo le famiglie continuano (a stento) a ricevere la protezione internazionale. Il 18 ottobre hanno iniziato una protesta e dichiarato uno sciopero della fame.\r\nLa risposta dell’amministrazione è stata che ora la Siria è un Paese sicuro, con riferimento al fatto che chi fugge dai bombardamenti israeliani nel sud del Libano si rifugia in Siria. Questa logica perversa e nuova preoccupante tendenza non è ovviamente solo una sadica invenzione dell’Agenzia di Stato bulgara per i rifugiati: negli ultimi anni anche altri Paesi europei stanno iniziando a respingere chi proviene dalla Siria come già fanno sistematicamente con le persone provenienti da altre aree devastate dalla guerra.\r\n\r\nDa Busmantsi ci è invece arrivata una lettera aperta che recita: “76 siriani, tra cui 8 bambini, stanno soffrendo condizioni dure durante la loro detenzione a Sofia. Sono state date loro due opzioni: Un anno e mezzo di prigione per aver minacciato la sicurezza nazionale della Bulgaria, oppure firmare un ordine di deportazione in Siria. Un rappresentante dell’ambasciata siriana li ha già visitati minacciando di deportarli entro 21 giorni una volta che il numero di persone che accettano di essere deportate sarà pieno *(probabilmente, quando ci saranno abbastanza persone per organizzare una deportazione di massa)*.\r\nI rifugiati vivono in condizioni di vita difficili, non hanno accesso alle cure mediche e si vedono negare le più elementari necessità della vita quotidiana. Sono sfruttati dalle guardie del campo, perché sono costretti a pagare grandi somme di denaro per piccole quantità di cibo; pagano fino a 100 euro per una piccola quantità di verdure”. Notizie simili ci arrivano dall’altro centro di detenzione bulgaro, a Lyubimets.\r\n\r\nLe terribili condizioni di vita all’interno dei campi aperti e chiusi per migranti in Bulgaria sono oggetto di rapporti e dibattiti a livello europeo da anni ormai.\r\n\r\nA settembre, una delegazione del Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT) del Consiglio d’Europa ha effettuato una visita ad hoc in Bulgaria, a causa delle preoccupazioni “legate alle inadeguate condizioni materiali, alle attività e all’assistenza sanitaria, nonché alla mancanza di informazioni sui diritti e di accesso all’interpretazione”.\r\n\r\nNon abbiamo bisogno di queste inutili mascherate, che fanno finta che ci sia uno standard da raggiungere, affinché le persone in questi lager possano vivere decentemente. Al presidio è stato gridato in ogni lingua: i centri di Busmantsi e Lyubimets non sono “Case speciali per la sistemazione temporanea degli stranieri”. Sono prigioni a tutti gli effetti, il cui scopo è controllare, reprimere e sfruttare le persone immigrate in transito in Bulgaria.\r\nNe è dimostrazione il fatto che una parte delle persone è detenuta con l’accusa di costituire una “minaccia alla sicurezza nazionale”. Questo è il pretesto per detenere ed espellere gli individui scomodi, come molti curdi provenienti dalla Turchia e ricercati dal regime di Erdogan, o i dissidenti politici in fuga da Iran, Bielorussia, Russia. C’è anche chi, come il nostro amico Nidal Hassan, è sopravvissuto al genocidio in corso a Gaza e ora si trova detenuto in Europa. Lo stesso pretesto con cui il nostro compagno e dissidente saudita Abdulrahman Al-Khalidi è detenuto da quattro anni. Quattro anni di ricorsi e tribunali per ricevere la protezione internazionale che non arriva mai a causa delle pressioni dell’Arabia Saudita, che ne chiede l’estradizione per poterlo punire per i suoi crimini d’opinione contro il regime.\r\n\r\nAnche la criminalizzazione delle persone immigrate è una politica a impronta UE che lo Stato bulgaro applica con zelo, senza preoccuparsi troppo delle superficiali accuse di non rispettare le convenzioni sui diritti umani. Era la moneta di scambio per entrare nell’UE e ora per entrare nell’area Schengen. Di conseguenza, la detenzione amministrativa assume tutte le forme di quella penale. Formalmente è una detenzione temporanea finalizzata all’identificazione e all’espulsione. In realtà, è una punizione.\r\nNon vogliamo rimanere in silenzio di fronte a questa vergogna, come fanno tutti i media mainstream in questo Paese. Continueremo a sostenere le spinte verso la libertà di chi sta fuori e dentro i centri di detenzione e di accoglienza, alle frontiere e per le strade delle nostre città.\r\n\r\nAscolta qui il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/Bulgaria.mp3\"][/audio]","13 Dicembre 2024","2024-12-13 00:06:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/bulgaria-300x111-1-200x110.jpg","Bulgaria – Solidarietà alle proteste in corso nei lager per persone in transito",1734048405,[],[],{"post_content":442},{"matched_tokens":443,"snippet":444,"value":445},[79,15],"condizioni di vita all’interno dei \u003Cmark>campi\u003C/mark> aperti e chiusi per \u003Cmark>migranti\u003C/mark> in Bulgaria sono oggetto di rapporti"," \r\n\r\n\r\n\r\nDomenica scorsa, per la prima volta dopo anni, un nutrito presidio davanti al centro di detenzione di Sofia-Busmantsi ha rotto per un pomeriggio l’isolamento dei e delle detenute immigrate che lì sono recluse. 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Il 18 ottobre hanno iniziato una protesta e dichiarato uno sciopero della fame.\r\nLa risposta dell’amministrazione è stata che ora la Siria è un Paese sicuro, con riferimento al fatto che chi fugge dai bombardamenti israeliani nel sud del Libano si rifugia in Siria. Questa logica perversa e nuova preoccupante tendenza non è ovviamente solo una sadica invenzione dell’Agenzia di Stato bulgara per i rifugiati: negli ultimi anni anche altri Paesi europei stanno iniziando a respingere chi proviene dalla Siria come già fanno sistematicamente con le persone provenienti da altre aree devastate dalla guerra.\r\n\r\nDa Busmantsi ci è invece arrivata una lettera aperta che recita: “76 siriani, tra cui 8 bambini, stanno soffrendo condizioni dure durante la loro detenzione a Sofia. Sono state date loro due opzioni: Un anno e mezzo di prigione per aver minacciato la sicurezza nazionale della Bulgaria, oppure firmare un ordine di deportazione in Siria. Un rappresentante dell’ambasciata siriana li ha già visitati minacciando di deportarli entro 21 giorni una volta che il numero di persone che accettano di essere deportate sarà pieno *(probabilmente, quando ci saranno abbastanza persone per organizzare una deportazione di massa)*.\r\nI rifugiati vivono in condizioni di vita difficili, non hanno accesso alle cure mediche e si vedono negare le più elementari necessità della vita quotidiana. Sono sfruttati dalle guardie del campo, perché sono costretti a pagare grandi somme di denaro per piccole quantità di cibo; pagano fino a 100 euro per una piccola quantità di verdure”. Notizie simili ci arrivano dall’altro centro di detenzione bulgaro, a Lyubimets.\r\n\r\nLe terribili condizioni di vita all’interno dei \u003Cmark>campi\u003C/mark> aperti e chiusi per \u003Cmark>migranti\u003C/mark> in Bulgaria sono oggetto di rapporti e dibattiti a livello europeo da anni ormai.\r\n\r\nA settembre, una delegazione del Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT) del Consiglio d’Europa ha effettuato una visita ad hoc in Bulgaria, a causa delle preoccupazioni “legate alle inadeguate condizioni materiali, alle attività e all’assistenza sanitaria, nonché alla mancanza di informazioni sui diritti e di accesso all’interpretazione”.\r\n\r\nNon abbiamo bisogno di queste inutili mascherate, che fanno finta che ci sia uno standard da raggiungere, affinché le persone in questi lager possano vivere decentemente. Al presidio è stato gridato in ogni lingua: i centri di Busmantsi e Lyubimets non sono “Case speciali per la sistemazione temporanea degli stranieri”. Sono prigioni a tutti gli effetti, il cui scopo è controllare, reprimere e sfruttare le persone immigrate in transito in Bulgaria.\r\nNe è dimostrazione il fatto che una parte delle persone è detenuta con l’accusa di costituire una “minaccia alla sicurezza nazionale”. Questo è il pretesto per detenere ed espellere gli individui scomodi, come molti curdi provenienti dalla Turchia e ricercati dal regime di Erdogan, o i dissidenti politici in fuga da Iran, Bielorussia, Russia. C’è anche chi, come il nostro amico Nidal Hassan, è sopravvissuto al genocidio in corso a Gaza e ora si trova detenuto in Europa. Lo stesso pretesto con cui il nostro compagno e dissidente saudita Abdulrahman Al-Khalidi è detenuto da quattro anni. Quattro anni di ricorsi e tribunali per ricevere la protezione internazionale che non arriva mai a causa delle pressioni dell’Arabia Saudita, che ne chiede l’estradizione per poterlo punire per i suoi crimini d’opinione contro il regime.\r\n\r\nAnche la criminalizzazione delle persone immigrate è una politica a impronta UE che lo Stato bulgaro applica con zelo, senza preoccuparsi troppo delle superficiali accuse di non rispettare le convenzioni sui diritti umani. Era la moneta di scambio per entrare nell’UE e ora per entrare nell’area Schengen. Di conseguenza, la detenzione amministrativa assume tutte le forme di quella penale. Formalmente è una detenzione temporanea finalizzata all’identificazione e all’espulsione. In realtà, è una punizione.\r\nNon vogliamo rimanere in silenzio di fronte a questa vergogna, come fanno tutti i media mainstream in questo Paese. Continueremo a sostenere le spinte verso la libertà di chi sta fuori e dentro i centri di detenzione e di accoglienza, alle frontiere e per le strade delle nostre città.\r\n\r\nAscolta qui il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/Bulgaria.mp3\"][/audio]",[447],{"field":101,"matched_tokens":448,"snippet":444,"value":445},[79,15],1157451470904230000,{"best_field_score":451,"best_field_weight":154,"fields_matched":188,"num_tokens_dropped":51,"score":452,"tokens_matched":106,"typo_prefix_score":51},"2211897606144","1157451470904230001",{"document":454,"highlight":485,"highlights":490,"text_match":493,"text_match_info":494},{"comment_count":51,"id":455,"is_sticky":51,"permalink":456,"podcastfilter":457,"post_author":276,"post_content":458,"post_date":459,"post_excerpt":57,"post_id":455,"post_modified":460,"post_thumbnail":461,"post_title":462,"post_type":375,"sort_by_date":463,"tag_links":464,"tags":475},"36237","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-27-maggio-francia-grecia-le-strade-di-torino-il-corteo-del-2-giugno-e-tanto-altro/",[276],"Ogni venerdì intorno alle 10,45 dalle libere frequenze di Blackout si sbarca su Anarres, pianeta delle utopie concrete.\r\nQui potete (ri)ascoltare la prima parte della puntata del 27 maggio:\r\n\r\n2016-05-27-anarres-primaparte\r\n\r\ne la seconda parte:\r\n\r\n2016-05-27-anarres-secondaparte\r\n\r\nDi seguito gli argomenti trattati oggi:\r\n\r\n* Francia. I blocchi delle raffineria e gli scioperi di ferrovieri e lavoratori di EDF. Nostro corrispondente Gianni Carrozza, corrispondente parigino di Collegamenti e redattore di Vive La Sociale! su radio Frequence Plurielle.\r\nAl di là della cronaca dell'ultima settimana, tra blocchi delle raffinerie, scioperi delle ferrovie e grandi manifestazioni di piazza, con Gianni abbiamo provato a cogliere le prospettive di un movimento che, dopo due mesi, continua ad essere in crescita, nonostante ampi settori del maggiore sindacato, la CGT, abbiano scelto di radicalizzarsi per provare a controllare una situazione che minaccia(va) di non essere più controllabile dalle burocrazie sindacali. In quest'ultima settimana è scesa in campo anche FO, Force Ouvriere, sindacato classicamente padronale, mentre meno rilevante è il ruolo degli studenti. Crepe si aprono nel fronte governativo, dove il partito socialista deve fare i conti con una crescente fronda della sua base sociale e politica.\r\nContinuano le Nouit Debout e tentano – sia pure a fatica - di sbarcare anche nella banlieaue, mentre gli attivisti si spostano dove ci sono blocchi e azioni di picchetto.\r\nUna riflessione particolare è stata dedicata al tema del blocco (delle merci, delle persone, dei flussi di notizie) come strumento per mettere in difficoltà un padronato, molto più libero di agire, vista la leggerezza estrema del sistema produttivo, ancorato al just in time, privo di magazzino, con capannoni e macchine in leasing.\r\nNe è scaturito un dibattito interessante, in cui è emerso, che sebbene la pratica del blocco sia efficace nel mettere in difficoltà la controparte, l'ingovernabilità del territorio, passa, necessariamente da un allargamento del fronte di lotta più radicale. \r\n\r\n* Torino. Anarchici in piazza contro razzisti e polizia. 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Grandi scheletri senza infissi, sanitari, fili elettrici, recuperati e riciclati negli anni da chi ne aveva bisogno.\r\nProbabilmente non c'è neppure l'acqua.\r\nQui, i profughi, isolati in piccoli gruppi, sorvegliati dall'esercito, saranno lontani dagli sguardi e dalla possibilità da rendere visibile, e quindi politicamente rilevante, la loro condizione.\r\nIntorno alle ex fabbriche quartieri di immigrati dall'est, spesso ostili ai profughi, dove Crisi Argi, i nazisti di Alba Dorata, guadagnano terreno. Nelle ultime settimane hanno provato ad alzare la testa, facendo ronde per i quartieri, cosa mai avvenuta a Salonicco ed inquietante, nonostante i nazisti siano stati intercettati e fermati dai compagni.\r\nA Idomeni restano solo più 500 persone, le sole che non paiono disponibili ad andarsene volontariamente. Gli altri 7.900, in parte sono saliti spontaneamente sui pullman dell'esercito, molti altri – forse 3000 - se ne sono andati prima dello sgombero, improvvisando accampamenti in altre località lungo il confine. A Polycastro, in una stazione di servizio, sono accampate oltre duemila persone, in parte provenienti da Idomeni.\r\nSecondo fonti No Border in 700 ce l'avrebbero fatta a bucare il confine macedone.\r\nLo sgombero sinora “pacifico” dell'accampamento di Idomeni è frutto del lungo lavorio fatto da ONG, volontari e funzionari statali. I profughi sono stati privati dell'acqua, ogni giorno il cibo non bastava per tutti, l'accesso ad internet per tentare la domanda di ricollocazione in un altro paese europeo non era altro che una chimera.\r\nPrivati della loro dignità, minacciati ed umiliati, metà dei profughi hanno finito con accettare senza proteste la deportazione, un'altra metà hanno deciso di fuggire, prima dello sgombero, nella notte del 24 maggio.\r\nIl divieto ai giornalisti di raccontare lo sgombero era parte della strategia di isolamento delle persone. Se nessuno vede e racconta quello che succede, anche la protesta sembra diventare inutile.\r\nUn risultato che il governo Tsipras non dava certo per scontato, viste le migliaia di agenti in assetto antisommossa mandati a Idomeni da ogni parte della Grecia.\r\n\r\n* Zitto e mangia la minestra. É il titolo del contributo di Benjamin Julian sul blog refugeestrail. Mostra in modo efficace il ruolo dei volontari apolitici nell'assistenza e controllo dei migranti in viaggio a Chios e Idomeni. nel fiaccare la resistenza, umiliando le persone che si aiutano, riducendole a tubi digerenti, minori da assistere, inferiori cui mostrare il modo giusto di vivere. Uno sguardo colonialista e complice delle politiche repressive del governo.\r\n\r\nSotto trovate la traduzione fatta dal blog Hurriya, che abbiamo letto ad Anarres\r\n\r\nOggi le autorità greche hanno dato l’avvio a quello che minacciavano da tempo: lo sgombero dell’accampamento di Idomeni. Il portavoce del ministro dell’immigrazione ha detto che tutti sapevano che “le condizioni di vita” sarebbero state migliori nei campi in cui le persone saranno ricollocate e aveva promesso che “non sarebbe stata usata la forza”, ma anche che si aspettava che le 8000 persone che hanno vissuto lì per mesi sarebbero state spostate in meno di una settimana. Per garantire che nessuno potesse vedere il modo pacifico con cui Idomeni sarebbe stata sgomberata, a giornalisti e attivisti è stato precluso l’accesso all’area.\r\n\r\nUna spiegazione di come questo paradosso dello spostamento non violento di migliaia di persone, che non avevano intenzione di spostarsi, potesse essere risolto, è stata data da un rappresentante di MSF, secondo il quale la gestione del campo da parte della polizia ha “reso complicata la fornitura di cibo e l’assistenza sanitaria”.\r\n\r\nSi tratta di una mossa simile a quella riportata dai/dalle migranti di Vial a Chios, quando venne detto loro che avrebbero dovuto lasciare il campo per trasferirsi nell’altro hotspot di Kos: “Non avevamo l’acqua per poter usare i bagni o poter farci una doccia”, ha detto un migrante. “Avevamo giusto l’acqua potabile da bere. La polizia ha tagliato l’acqua perché, ci hanno detto, dobbiamo spostarci su un’altra isola”.\r\n\r\nQueste tattiche vengono solitamente definite assedi di guerra, intimidazioni, abusi o, per ultimo, atti antiumanitari. Ma negli ultimi tempi sembra essersi affermata la scuola di pensiero che ritiene queste pratiche non sostanzialmente sbagliate, trattandosi solo di una questione di procedure. Il lavoro umanitario consiste nel trovare “un buon posto”, identificato dai volontari o dalle autorità, dove poter trasferire i/le migranti. I desideri e le richieste dei/delle migranti sono semplicemente ignorati. Questo approccio cresce naturalmente nel contesto della politica di confine europea, e dovremmo cominciare a resistere e opporci ad essa.\r\n\r\nRimani in fila\r\nNon è solo il consueto sentimento europeo di superiorità che nutre questo atteggiamento. Durante il lavoro che ho svolto nelle mense questo inverno, mi ha colpito quanto velocemente una mentalità paternalista, o peggio autoritaria, si possa sviluppare tra i volontari.\r\nNoi, per lo più ventenni bianchi/e, eravamo donatori e loro riceventi. Noi avevamo cose che la maggior parte dei/delle migranti non aveva. Potevamo viaggiare, prendere in affitto case, guidare auto, mentre loro non potevano. Eravamo noi che l* facevamo mettere in fila, che decidevamo le loro porzioni, che decidevamo se una persona poteva ricevere una, due o nessuna porzione di zuppa, che l* facevamo allineare in fila, che facevamo rispettare la coda a chi la saltava e così via. Questa posizione di superiorità può facilmente sfociare nella prepotenza, e ho visto spesso e in diversi luoghi volontari urlare contro i/le migranti che erano in attesa in fila per ottenere un paio di mutande o una carta di registrazione. Si tratta di uno spettacolo che non vorrei vedere mai più.\r\n\r\nQuesta denigrazione è divenuta a volte sistematica quando le ONG e i distributori di cibo hanno marcato le unghie o distribuito braccialetti identificativi ai/alle migranti in modo da poter assegnare loro la “quota giusta”. La motivazioni sono candide, la pratica repellente. Ma quando le condizioni sono come erano quest’inverno in Grecia, la dignità dei migranti deve essere anteposta alle pratiche del lavoro umanitario. Le condizioni in cui sono stati portati dalla guerra a casa loro e dalla chiusura delle frontiere ci lascia pochissimi spazi di manovra.\r\n\r\nLo sfortunato risultato di questo schema è che “‘umanitarismo” è diventata una parola molto flessibile. Il trasferimento di migranti dall’hotspot sovraffollato di Vial a quello sull’isola di Kos potrebbe essere descritto come guidato da uno scopo “umanitario”, perché essi avrebbero avuto molto più spazio a Kos. Il fatto che essi fossero chiusi dentro, mentre a Vial erano liberi di uscire, mi è stato spiegato da un volontario come un piccolo e temporaneo inconveniente – non un abuso fondamentale dei diritti dei detenuti e un diniego della loro autonomia. Che i/le migranti detenute negli hotspot dicessero di subire trattamenti “da animali”, per molti vuol dire dar loro più zuppa, più spazio, più coperte piuttosto che una questione di dignità.\r\n\r\nApolitici\r\nÈ questa ridefinizione della parola “umanitario” come semplice fornitore di “comfort” che permette alle autorità greche di presentare l’evacuazione dei residenti di Idomeni verso i campi “più umanitari”, come un aiuto ai poveri ignoranti spaventati migranti ad effettuare la scelta più saggia. (Questo si chiama agire come un “salvatore bianco”). Ma è semplicemente irrilevante quanto buoni siano i campi militari. Il punto è che ai migranti non è lasciata scelta. Quello che manca qui è quello che dovrebbe essere un principio fondamentale dell’umanitarismo: non opporsi alla volontà e desideri di chi vi è soggetto. Trascinare adulti come se fossero bestie da un luogo a un altro non è mai un aiuto, non importa quanto gradevole sia il luogo dove verranno sistemati.\r\n\r\nQuando i/le migranti hanno occupato il porto di Chios, ne è nata una discussione simile. Avevano trovato un posto dove non potevano essere ignorati, dove i media hanno parlato con loro, dove le loro proteste sono state viste. Ma i volontari e le ONG li hanno supplicati di andare in campi “migliori” perché dotati di docce e letti caldi. Come se ciò importasse! Hanno scelto di dormire sul cemento, non perché fossero stupidi o privi di buon senso, ma perché volevano fare una dichiarazione politica. Ma che è caduta nel vuoto a causa di quei volontari che hanno lavorato “apoliticamente”; che volevano migliorare il comfort, non cambiare la società.\r\n\r\nLe radici del volontariato apolitico meritano un approfondimento a parte, che non voglio fare in questa sede, ma più o meno significa lavorare all’interno del sistema, registrarti (farti accreditare) quando ti dicono di farlo e non andare dove non ti è permesso. A volte le persone in buona fede seguono questa semplice idea: trovare persone in difficoltà e fornire loro tutto ciò che li fa sentire meglio.\r\n\r\nMantieni la calma e mangia la minestra\r\nIl rischio che i volontari non politicizzati corrono è quello di diventare strumenti pratici di una disumana politica statale, finendo col lavorare in condizioni che, a lungo andare, distruggono le speranze dei migranti – e che potrebbero col tempo eliminare ogni traccia di umanitarismo nel trattamento che ricevono.\r\n\r\nIl caso più evidente di questo atteggiamento è quando i volontari dicono ai migranti di mantenere la calma. Si tratta di una strategia tipicamente non politica: se VOI mantenete la calma, NOI saremo meglio in grado di portarvi la zuppa. Manca completamente uno sguardo più ampio: i/le migranti vengono violentemente perseguitati dalla UE, e vogliono esporre la loro situazione al pubblico europeo. Non possono farlo senza l’attenzione dei media, e i media non si presentano senza che vi sia un “incidente”. I migranti devono piangere, morire di fame, gridare o annegare per rappresentare una storia. Non appena “l’umanitarismo” li avvolge nel suo abbraccio soffocante, vengono buttati fuori dalle prime pagine – e possono aspettare in silenzio la deportazione. (È anche opportuno ricordare che i migranti nell’hotspot di Vial hanno notevolmente migliorato le loro condizioni evadendo letteralmente dal carcere, dopo che i volontari gli avevano detto che sarebbe stato meglio “tacere”.)\r\n\r\nE così, l’umanitarismo non politico raggiunge l’ obiettivo opposto. Rimuovendo i/le migranti dalla scena politica e dei media presso il porto di Chios, sgomberandoli da Idomeni, dalle piazze e dai parchi, dando loro quel tanto che basta di cibo per scongiurare la fame, le autorità sono riuscite a farli tacere.","27 Maggio 2016","2018-10-17 22:58:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/2016-05-20-manif-antimili-2-giu-200x110.jpg","Anarres del 27 maggio. 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Durante il lavoro che ho svolto nelle mense questo inverno, mi ha colpito quanto velocemente una mentalità paternalista, o peggio autoritaria, si possa sviluppare tra i volontari.\r\nNoi, per lo più ventenni bianchi/e, eravamo donatori e loro riceventi. Noi avevamo cose che la maggior parte dei/delle \u003Cmark>migranti\u003C/mark> non aveva. Potevamo viaggiare, prendere in affitto case, guidare auto, mentre loro non potevano. Eravamo noi che l* facevamo mettere in fila, che decidevamo le loro porzioni, che decidevamo se una persona poteva ricevere una, due o nessuna porzione di zuppa, che l* facevamo allineare in fila, che facevamo rispettare la coda a chi la saltava e così via. Questa posizione di superiorità può facilmente sfociare nella prepotenza, e ho visto spesso e in diversi luoghi volontari urlare contro i/le \u003Cmark>migranti\u003C/mark> che erano in attesa in fila per ottenere un paio di mutande o una carta di registrazione. Si tratta di uno spettacolo che non vorrei vedere mai più.\r\n\r\nQuesta denigrazione è divenuta a volte sistematica quando le ONG e i distributori di cibo hanno marcato le unghie o distribuito braccialetti identificativi ai/alle \u003Cmark>migranti\u003C/mark> in modo da poter assegnare loro la “quota giusta”. La motivazioni sono candide, la pratica repellente. Ma quando le condizioni sono come erano quest’inverno in Grecia, la dignità dei \u003Cmark>migranti\u003C/mark> deve essere anteposta alle pratiche del lavoro umanitario. Le condizioni in cui sono stati portati dalla guerra a casa loro e dalla chiusura delle frontiere ci lascia pochissimi spazi di manovra.\r\n\r\nLo sfortunato risultato di questo schema è che “‘umanitarismo” è diventata una parola molto flessibile. Il trasferimento di \u003Cmark>migranti\u003C/mark> dall’hotspot sovraffollato di Vial a quello sull’isola di Kos potrebbe essere descritto come guidato da uno scopo “umanitario”, perché essi avrebbero avuto molto più spazio a Kos. Il fatto che essi fossero chiusi dentro, mentre a Vial erano liberi di uscire, mi è stato spiegato da un volontario come un piccolo e temporaneo inconveniente – non un abuso fondamentale dei diritti dei detenuti e un diniego della loro autonomia. Che i/le \u003Cmark>migranti\u003C/mark> detenute negli hotspot dicessero di subire trattamenti “da animali”, per molti vuol dire dar loro più zuppa, più spazio, più coperte piuttosto che una questione di dignità.\r\n\r\nApolitici\r\nÈ questa ridefinizione della parola “umanitario” come semplice fornitore di “comfort” che permette alle autorità greche di presentare l’evacuazione dei residenti di Idomeni verso i \u003Cmark>campi\u003C/mark> “più umanitari”, come un aiuto ai poveri ignoranti spaventati \u003Cmark>migranti\u003C/mark> ad effettuare la scelta più saggia. (Questo si chiama agire come un “salvatore bianco”). Ma è semplicemente irrilevante quanto buoni siano i \u003Cmark>campi\u003C/mark> militari. Il punto è che ai \u003Cmark>migranti\u003C/mark> non è lasciata scelta. Quello che manca qui è quello che dovrebbe essere un principio fondamentale dell’umanitarismo: non opporsi alla volontà e desideri di chi vi è soggetto. Trascinare adulti come se fossero bestie da un luogo a un altro non è mai un aiuto, non importa quanto gradevole sia il luogo dove verranno sistemati.\r\n\r\nQuando i/le \u003Cmark>migranti\u003C/mark> hanno occupato il porto di Chios, ne è nata una discussione simile. Avevano trovato un posto dove non potevano essere ignorati, dove i media hanno parlato con loro, dove le loro proteste sono state viste. Ma i volontari e le ONG li hanno supplicati di andare in \u003Cmark>campi\u003C/mark> “migliori” perché dotati di docce e letti caldi. Come se ciò importasse! Hanno scelto di dormire sul cemento, non perché fossero stupidi o privi di buon senso, ma perché volevano fare una dichiarazione politica. Ma che è caduta nel vuoto a causa di quei volontari che hanno lavorato “apoliticamente”; che volevano migliorare il comfort, non cambiare la società.\r\n\r\nLe radici del volontariato apolitico meritano un approfondimento a parte, che non voglio fare in questa sede, ma più o meno significa lavorare all’interno del sistema, registrarti (farti accreditare) quando ti dicono di farlo e non andare dove non ti è permesso. A volte le persone in buona fede seguono questa semplice idea: trovare persone in difficoltà e fornire loro tutto ciò che li fa sentire meglio.\r\n\r\nMantieni la calma e mangia la minestra\r\nIl rischio che i volontari non politicizzati corrono è quello di diventare strumenti pratici di una disumana politica statale, finendo col lavorare in condizioni che, a lungo andare, distruggono le speranze dei \u003Cmark>migranti\u003C/mark> – e che potrebbero col tempo eliminare ogni traccia di umanitarismo nel trattamento che ricevono.\r\n\r\nIl caso più evidente di questo atteggiamento è quando i volontari dicono ai \u003Cmark>migranti\u003C/mark> di mantenere la calma. Si tratta di una strategia tipicamente non politica: se VOI mantenete la calma, NOI saremo meglio in grado di portarvi la zuppa. Manca completamente uno sguardo più ampio: i/le \u003Cmark>migranti\u003C/mark> vengono violentemente perseguitati dalla UE, e vogliono esporre la loro situazione al pubblico europeo. Non possono farlo senza l’attenzione dei media, e i media non si presentano senza che vi sia un “incidente”. I \u003Cmark>migranti\u003C/mark> devono piangere, morire di fame, gridare o annegare per rappresentare una storia. Non appena “l’umanitarismo” li avvolge nel suo abbraccio soffocante, vengono buttati fuori dalle prime pagine – e possono aspettare in silenzio la deportazione. (È anche opportuno ricordare che i \u003Cmark>migranti\u003C/mark> nell’hotspot di Vial hanno notevolmente migliorato le loro condizioni evadendo letteralmente dal carcere, dopo che i volontari gli avevano detto che sarebbe stato meglio “tacere”.)\r\n\r\nE così, l’umanitarismo non politico raggiunge l’ obiettivo opposto. Rimuovendo i/le \u003Cmark>migranti\u003C/mark> dalla scena politica e dei media presso il porto di Chios, sgomberandoli da Idomeni, dalle piazze e dai parchi, dando loro quel tanto che basta di cibo per scongiurare la fame, le autorità sono riuscite a farli tacere.",[491],{"field":101,"matched_tokens":492,"snippet":488,"value":489},[79,15],1157451470635794400,{"best_field_score":495,"best_field_weight":154,"fields_matched":188,"num_tokens_dropped":51,"score":496,"tokens_matched":106,"typo_prefix_score":51},"2211897475072","1157451470635794545",{"document":498,"highlight":511,"highlights":516,"text_match":519,"text_match_info":520},{"comment_count":51,"id":499,"is_sticky":51,"permalink":500,"podcastfilter":501,"post_author":502,"post_content":503,"post_date":504,"post_excerpt":57,"post_id":499,"post_modified":505,"post_thumbnail":506,"post_title":507,"post_type":375,"sort_by_date":508,"tag_links":509,"tags":510},"66648","http://radioblackout.org/podcast/riots-in-chile-vaccini-in-carcere-violenze-a-foggia-slovenia-e-altro/",[319],"bellocome","NOTIZIE BREVI DALL’APPARATO DETENTIVO\r\n\r\nIn apertura una veloce sintesi di quanto avvenuto nell’ultima settimana\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-brevi-8-2-20.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCHILE\r\n\r\nUn sergente dei carabineros ha ucciso Francisco Martinez, giocoliere e militante a fianco della lotta Mapuche molto conosciuto nell’area di Panguipulli, scatenando una rivolta che ha portato all’incendio di una decina di palazzi governativi. Andiamo ad approfondire e contestualizzare questo evento insieme ad Antonella.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-Panguipulli.mp3\"][/audio]\r\n\r\nProponiamo quindi un’intervista realizzata per via epistolare lo scorso dicembre con Publicacion Refractario sulla relazione tra movimenti anarchici anticarcerari e la rivolta generalizzata che ha attraversato il paese sudamericano nell’ultimo anno.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-refractario.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nBIDEN E CARCERI PRIVATE\r\n\r\nIl neo-insediato presidente americano ha emanato un ordine che termina i contratti tra il Dipartimento della Giustizia (DOJ) e le aziende della carcerazione privata; tuttavia mantiene il ricorso ai centri di detenzione per migranti di ICE e DHS gestiti dalle multinazionali della detenzione a scopo di lucro. Diamo uno sguardo ai recenti eventi e alle reazioni di alcune delle realtà che stanno promuovendo la progressiva decarcerizzazione della società statunitense.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-biden-private.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCARCERE E VACCINI\r\n\r\nLa popolazione detenuta è stata inserita all’interno di quei segmenti di popolazione la cui vaccinazione contro il Covid-19 viene ritenuta prioritaria dalle istituzioni. All’interno della sezione femminile del carcere di Trieste, alcune detenute stanno protestando contro la possibile obbligatorietà di questo vaccino e rispetto al fatto che questa soluzione tecno-medicale vada a imporsi rispetto ad altre forme di intervento quali l’indulto e la deflazione della popolazione detenuta. Insieme a un compagno dell’Assemblea Contro il Carcere e la Repressione andiamo ad approfondire le cause di questa mobilitazione.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-vaccini-stecco.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nREMS, COVID E NEUROPSICOFARMACOLOGIA\r\n\r\nPartiamo da una condanna da parte della CEDU nei confronti dell’Italia riguardante la detenzione in carcere di persone che, a causa di una diagnosi psichiatrica, avrebbero diritto ad accedere ad altre strutture (REMS e comunità terapeutiche).\r\n\r\nRestando alla sofferenza psichica e al soluzionismo tecno-medicale, un documento dal XXII Congresso Nazionale della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia ci racconta come la migliore risposta alla depressione e all’ansia prodotte dalla pandemia sia la somministrazione di massa di psicofarmaci. A patto che siano prescritti dal medico, si raccomandano.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-neurofarma.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLA RAPPRESAGLIA DOPO LA RIVOLTA NEL CARCERE DI FOGGIA\r\n\r\nInsieme a Sandra Berardi dell’associazione Yairaiha andiamo ad approfondire le testimonianze da loro raccolte sulla brutale rappresaglia messa in atto dalla polizia penitenziaria dopo la rivolta del 12 marzo 2020.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-Foggia-Yairaiha.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nRIAMMISSIONI A CATENA\r\n\r\nInsieme a Duccio Facchini, direttore de L’AltraEconomia, andiamo a commentare la sentenza che ha condannato il Ministero degli Interni italiano per le cosiddette “riammissioni a catena”: il respingimento informale di migranti dal territorio italiano verso la Slovenia, fino all’inferno dei campi bosniaci.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-Facchini-Slovenia.mp3\"][/audio]","10 Febbraio 2021","2021-02-10 11:47:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-chile-200x110.jpg","Riots in Chile, vaccini in carcere, violenze a Foggia, Slovenia e altro",1612957670,[],[],{"post_content":512},{"matched_tokens":513,"snippet":514,"value":515},[15,79],"catena”: il respingimento informale di \u003Cmark>migranti\u003C/mark> dal territorio italiano verso la Slovenia, fino all’inferno dei \u003Cmark>campi\u003C/mark> bosniaci.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-Facchini-Slovenia.mp3\"][/audio]","NOTIZIE BREVI DALL’APPARATO DETENTIVO\r\n\r\nIn apertura una veloce sintesi di quanto avvenuto nell’ultima settimana\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-brevi-8-2-20.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCHILE\r\n\r\nUn sergente dei carabineros ha ucciso Francisco Martinez, giocoliere e militante a fianco della lotta Mapuche molto conosciuto nell’area di Panguipulli, scatenando una rivolta che ha portato all’incendio di una decina di palazzi governativi. 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Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/2023-11-17-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nPiù galera per poveri e per chi lotta\r\nLa stretta securitaria imposta dal nuovo pacchetto sicurezza è un ulteriore tassello nel mosaico repressivo del governo. Colpi sempre più duri a chi lotta nei CPR, nelle carceri, a chi si batte contro gli sfratti, a chi occupa, a chi osa fare scritte su caserme e commissariati, a chi fa un blocco stradale.\r\nUna dinamica che pone al centro le forze dell’ordine, che, oltre a quelle di ordinanza, hanno mano libera nel comprarsi e portare in giro armi, mentre chi resiste alle loro violenze o decide di difendersi dai loro divieti rischia lunghissime detenzioni.\r\nPer le donne incinta o con bimbi sotto un anno di età c’è il carcere se sono recidive. Una norma che Meloni ha definito “contro il borseggio”. Tradotto in chiaro: una norma diretta alle ragazze e alle donne che vivono nelle baraccopoli e per campare sono costrette ai margini di una legalità che tutela sempre e comunque la proprietà privata.\r\n\r\nSabato 18 novembre si terrà a Torino un corteo antimilitarista. Il corteo, promosso dall’Assemblea Antimilitarista, ha l’obiettivo di far uscire dall’opacità il grande mercato delle armi da guerra aerospaziali che si terrà all’Oval a fine mese, quando le maggiori industrie del settore a livello mondiale, i rappresentanti di governi, forze armate e compagnie di contractor faranno buoni affari, in una serie di incontri rigorosamente chiusi al pubblico. Negli stessi giorni verrà posta la prima pietra della città dell’aerospazio, nuovo polo bellico promosso da Leonardo e Politecnico di Torino.\r\nOpporsi ad un futuro per la città legato alla ricerca, produzione e commercio bellici è un modo concreto per opporsi alla guerra e a chi la a(r)ma.\r\nAl corteo parteciperanno delegazioni dalle tante lotte che attraversano i vari territori: contro basi militari, poligoni di tiro e aeroporti militari, caserme e spazi di esercitazione.\r\n\r\nLa guerra ai migranti ha avuto una brusca accelerazione\r\nIl 6 novembre la presidente del consiglio dei ministri Meloni ha sottoscritto con il primo ministro albanese Rama un protocollo per la gestione in territorio albanese dei naufraghi ripescati in mare dalla Marina Militare e dalla Guardia di Finanza.\r\nSiamo arrivati alla realizzazione di campi di concentramento fuori dai confini, luoghi dove sarà ben difficile per i reclusi comunicare con gli avvocati o presentare ricorsi. Alla faccia del divieto dei respingimenti collettivi, del diritto di asilo e di altri “principi”.\r\nA fine settembre il governo aveva prolungato la detenzione amministrativa sino a 18 mesi e aveva dato mandato al ministero della Difesa di costruire nuove prigioni per migranti e richiedenti asilo in aree militari, scegliendo piccole località poco abitate.\r\nUna scelta che qualifica CPR, Cas ed hotspot come “opere destinate alla difesa e sicurezza nazionale”.\r\nIl governo fa la guerra ai migranti e schiera le forze armate. I CPR sono diventati, anche per legge, campi di concentramento per prigionieri di guerra.\r\nIl governo alza l’asticella a incarica la Marina militare e la Guardia di Finanza di rastrellare in mare e imprigionare fuori dai confini gli sconfitti della guerra che lo Stato Italiano combatte da decenni nel Mare di Mezzo.\r\nCe ne ha parlato Raffaele\r\n\r\nLotte antimilitariste e questione sociale\r\nLa lotta contro il militarismo, il nazionalismo e la guerra è uno dei passaggi fondamentali nella lotta degli oppressi e degli sfruttati in ogni dove.\r\nA Torino il governo della città, quello della Regione e Confindustria sostengono la nascita della Città dell’Aerospazio e dell’acceleratore di innovazione della NATO.\r\nI diversi attori imprenditoriali e politici sostengono il progetto giocando la carta del ricatto occupazionale, in una città sempre più povera, dove arrivare a fine mese è ancora più difficile, dove salute, istruzione, trasporti sono sempre più un privilegio per chi può pagare.\r\nOccorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore che renderà più prospera la nostra città. Un’economia di guerra produce solo altra guerra.\r\nNon è difficile immaginare quanto migliori sarebbero le nostre vite se la ricerca e la produzione venissero usate per la cura invece che per la guerra.\r\nContrastare la nascita del nuovo polo bellico a Torino non è mera opposizione etica alle guerre capitaliste ed imperialiste, ma anche un passaggio necessario a ripensare lo spazio urbano e chi ci vive, come luogo di negazione delle dinamiche gerarchiche sottese all’opaca città dell’aerospazio ed alla scintillante vetrina dei grandi eventi.\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Capello\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nSabato 18 novembre\r\nDisertiamo la guerra!\r\nOre 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis\r\nCorteo Antimilitarista\r\n\r\n- No all'aerospace and defence meetings!\r\n- No all’industria bellica\r\n- No alla Città dell’aerospazio!\r\n- No alla Nato a Torino!\r\n- No alla guerra e all'economia di guerra\r\n- Siamo e saremo ovunque a fianco delle popolazioni vittime delle guerra\r\n- Contro tutti gli imperialismi: né con la Russia né con la NATO.\r\n- Sosteniamo chi si oppone alla guerra in Russia e in Ucraina! Apriamo le frontiere ad obiettori e disertori\r\n- No all’invio di armi!\r\n- Contro la guerra a profughi e migranti in mare e in montagna.\r\n- Distruggiamo le frontiere!\r\n- No alle missioni militari all’estero\r\n- No alle spese militari e alla militarizzazione delle nostre città\r\n- Contestiamo la propaganda militarista, la retorica patriottica, la guerra e chi la a(r)ma\r\n- Contro tutti gli eserciti per un mondo senza frontiere.\r\nAssemblea Antimilitarista\r\n\r\nMartedì 28 novembre\r\nore 12\r\nPresidio all'Oval in via Matté Trucco 70\r\nNo ai mercanti d’armi! No al Polo Bellico!\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 17,30 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","17 Novembre 2023","2023-11-17 17:03:38","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/ussf_marsawaits-cur-color-viola-1-200x110.jpg","Anarres del 17 novembre. Più galera per i poveri e per chi lotta. Corteo antimilitarista del 18/11. Guerra ai migranti. Antimilitarismo e questione sociale...",1700240618,[],[],{"post_content":537,"post_title":541},{"matched_tokens":538,"snippet":539,"value":540},[15],"di esercitazione.\r\n\r\nLa guerra ai \u003Cmark>migranti\u003C/mark> ha avuto una brusca accelerazione\r","ll podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/2023-11-17-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nPiù galera per poveri e per chi lotta\r\nLa stretta securitaria imposta dal nuovo pacchetto sicurezza è un ulteriore tassello nel mosaico repressivo del governo. Colpi sempre più duri a chi lotta nei CPR, nelle carceri, a chi si batte contro gli sfratti, a chi occupa, a chi osa fare scritte su caserme e commissariati, a chi fa un blocco stradale.\r\nUna dinamica che pone al centro le forze dell’ordine, che, oltre a quelle di ordinanza, hanno mano libera nel comprarsi e portare in giro armi, mentre chi resiste alle loro violenze o decide di difendersi dai loro divieti rischia lunghissime detenzioni.\r\nPer le donne incinta o con bimbi sotto un anno di età c’è il carcere se sono recidive. Una norma che Meloni ha definito “contro il borseggio”. Tradotto in chiaro: una norma diretta alle ragazze e alle donne che vivono nelle baraccopoli e per campare sono costrette ai margini di una legalità che tutela sempre e comunque la proprietà privata.\r\n\r\nSabato 18 novembre si terrà a Torino un corteo antimilitarista. Il corteo, promosso dall’Assemblea Antimilitarista, ha l’obiettivo di far uscire dall’opacità il grande mercato delle armi da guerra aerospaziali che si terrà all’Oval a fine mese, quando le maggiori industrie del settore a livello mondiale, i rappresentanti di governi, forze armate e compagnie di contractor faranno buoni affari, in una serie di incontri rigorosamente chiusi al pubblico. Negli stessi giorni verrà posta la prima pietra della città dell’aerospazio, nuovo polo bellico promosso da Leonardo e Politecnico di Torino.\r\nOpporsi ad un futuro per la città legato alla ricerca, produzione e commercio bellici è un modo concreto per opporsi alla guerra e a chi la a(r)ma.\r\nAl corteo parteciperanno delegazioni dalle tante lotte che attraversano i vari territori: contro basi militari, poligoni di tiro e aeroporti militari, caserme e spazi di esercitazione.\r\n\r\nLa guerra ai \u003Cmark>migranti\u003C/mark> ha avuto una brusca accelerazione\r\nIl 6 novembre la presidente del consiglio dei ministri Meloni ha sottoscritto con il primo ministro albanese Rama un protocollo per la gestione in territorio albanese dei naufraghi ripescati in mare dalla Marina Militare e dalla Guardia di Finanza.\r\nSiamo arrivati alla realizzazione di \u003Cmark>campi\u003C/mark> di concentramento fuori dai confini, luoghi dove sarà ben difficile per i reclusi comunicare con gli avvocati o presentare ricorsi. Alla faccia del divieto dei respingimenti collettivi, del diritto di asilo e di altri “principi”.\r\nA fine settembre il governo aveva prolungato la detenzione amministrativa sino a 18 mesi e aveva dato mandato al ministero della Difesa di costruire nuove prigioni per \u003Cmark>migranti\u003C/mark> e richiedenti asilo in aree militari, scegliendo piccole località poco abitate.\r\nUna scelta che qualifica CPR, Cas ed hotspot come “opere destinate alla difesa e sicurezza nazionale”.\r\nIl governo fa la guerra ai \u003Cmark>migranti\u003C/mark> e schiera le forze armate. I CPR sono diventati, anche per legge, \u003Cmark>campi\u003C/mark> di concentramento per prigionieri di guerra.\r\nIl governo alza l’asticella a incarica la Marina militare e la Guardia di Finanza di rastrellare in mare e imprigionare fuori dai confini gli sconfitti della guerra che lo Stato Italiano combatte da decenni nel Mare di Mezzo.\r\nCe ne ha parlato Raffaele\r\n\r\nLotte antimilitariste e questione sociale\r\nLa lotta contro il militarismo, il nazionalismo e la guerra è uno dei passaggi fondamentali nella lotta degli oppressi e degli sfruttati in ogni dove.\r\nA Torino il governo della città, quello della Regione e Confindustria sostengono la nascita della Città dell’Aerospazio e dell’acceleratore di innovazione della NATO.\r\nI diversi attori imprenditoriali e politici sostengono il progetto giocando la carta del ricatto occupazionale, in una città sempre più povera, dove arrivare a fine mese è ancora più difficile, dove salute, istruzione, trasporti sono sempre più un privilegio per chi può pagare.\r\nOccorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore che renderà più prospera la nostra città. Un’economia di guerra produce solo altra guerra.\r\nNon è difficile immaginare quanto migliori sarebbero le nostre vite se la ricerca e la produzione venissero usate per la cura invece che per la guerra.\r\nContrastare la nascita del nuovo polo bellico a Torino non è mera opposizione etica alle guerre capitaliste ed imperialiste, ma anche un passaggio necessario a ripensare lo spazio urbano e chi ci vive, come luogo di negazione delle dinamiche gerarchiche sottese all’opaca città dell’aerospazio ed alla scintillante vetrina dei grandi eventi.\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Capello\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nSabato 18 novembre\r\nDisertiamo la guerra!\r\nOre 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis\r\nCorteo Antimilitarista\r\n\r\n- No all'aerospace and defence meetings!\r\n- No all’industria bellica\r\n- No alla Città dell’aerospazio!\r\n- No alla Nato a Torino!\r\n- No alla guerra e all'economia di guerra\r\n- Siamo e saremo ovunque a fianco delle popolazioni vittime delle guerra\r\n- Contro tutti gli imperialismi: né con la Russia né con la NATO.\r\n- Sosteniamo chi si oppone alla guerra in Russia e in Ucraina! Apriamo le frontiere ad obiettori e disertori\r\n- No all’invio di armi!\r\n- Contro la guerra a profughi e \u003Cmark>migranti\u003C/mark> in mare e in montagna.\r\n- Distruggiamo le frontiere!\r\n- No alle missioni militari all’estero\r\n- No alle spese militari e alla militarizzazione delle nostre città\r\n- Contestiamo la propaganda militarista, la retorica patriottica, la guerra e chi la a(r)ma\r\n- Contro tutti gli eserciti per un mondo senza frontiere.\r\nAssemblea Antimilitarista\r\n\r\nMartedì 28 novembre\r\nore 12\r\nPresidio all'Oval in via Matté Trucco 70\r\nNo ai mercanti d’armi! No al Polo Bellico!\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 17,30 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",{"matched_tokens":542,"snippet":543,"value":543},[15],"Anarres del 17 novembre. Più galera per i poveri e per chi lotta. Corteo antimilitarista del 18/11. Guerra ai \u003Cmark>migranti\u003C/mark>. Antimilitarismo e questione sociale...",[545,547],{"field":101,"matched_tokens":546,"snippet":539,"value":540},[15],{"field":304,"matched_tokens":548,"snippet":543,"value":543},[15],1155199671761633300,{"best_field_score":551,"best_field_weight":154,"fields_matched":106,"num_tokens_dropped":51,"score":552,"tokens_matched":106,"typo_prefix_score":51},"1112386306048","1155199671761633394",6637,{"collection_name":375,"first_q":71,"per_page":28,"q":71},["Reactive",556],{},["Set"],["ShallowReactive",559],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fBusNaaj9oxSzM3lrJgEXfhInyTxahV58iqBUj8KO5CI":-1},true,"/search?query=campi+migranti"]