","Mexico: dove i giornalisti scomodi muoiono, ammazzati dai narcos","post",1493455900,[60,61,62,63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/cartelli-narcos/","http://radioblackout.org/tag/desaparecion-forzada/","http://radioblackout.org/tag/giornalisti-ammazzati/","http://radioblackout.org/tag/mexico/","http://radioblackout.org/tag/milizie-popolari/","http://radioblackout.org/tag/paramilitari/","http://radioblackout.org/tag/periodistas/",[68,29,33,15,27,69,19],"cartelli narcos","paramilitari",{"post_content":71,"post_title":76,"tags":80},{"matched_tokens":72,"snippet":74,"value":75},[73],"giornalisti","a vedere cosa capita ai \u003Cmark>giornalisti\u003C/mark> nel mondo, scoprendo che la","In coda alla vicenda di Gabriele Del Grande siamo andati a vedere cosa capita ai \u003Cmark>giornalisti\u003C/mark> nel mondo, scoprendo che la metà di quelli assassinati nell'orbe terraqueo si trovano in Mexico a scoperchiare le soperchierie dei politici e amministratori intrallazzati con i narcos, e se si toccano gli interessi del narcotraffico, se si mette becco nell'idra dalle molte teste che si contendono il mercato della droga che transita in un senso della frontiera e le armi nell'altro senso, è molto probabile che il corpo martoriato verrà ritrovato nei pressi di un narco-mensaje a monito della cittadinanza. Abbiamo sentito di come venga manipolata la stampa, al di là dell'incredibile quantità di morti tra le fila di \u003Cmark>giornalisti\u003C/mark> impegnati (metà dei \u003Cmark>giornalisti\u003C/mark> uccisi al mondo nel 2016 erano messicani).\r\n\r\nDal 2006 Calderon aveva scatenato ufficialmente la Guerra messicana della Droga e il risultato sono stati massacri (quello di Ayotzinapa è solo uno dei più efferati e che hanno colpito l'opinione pubblica interna alla nazione e dove lo stato ha partecipato al massacro coprendo la desapareción forzada) di civili e pretesto per una ancora maggiore repressione; creazione di alleanze e divisioni all'interno dei cartelli, ma anche nascita di milizie popolari, resistenze della società civile, arresti eccellenti... Fino agli intrecci tra cartelli e istituzioni, tra politici e criminali e quanto le due figure si distinguono e quanto i paramilitari si spartiscono il territorio per agire la repressione.\r\n\r\nAbbiamo sentito una attivista del Nodo solidale chiapaneco per ottenere un quadro degli eventi e dell'attualità a proposito di periodistas asesinados e cartelli del narcotraffico nelle varie realtà della Unione di stati messicana, dal Michioacan al Guerrero, dal Chiapas al Sinaloa, da Veracruz a Chiuhahua.\r\n\r\nnarcos e \u003Cmark>giornalisti\u003C/mark> uccisi\r\n\r\nUn bell'aggiornamento di David Lifoti sul comune di Cheràn, di cui ci ha parlato la nostra corrispondente dal Chiapas al termine del podcast, può essere letto a questo indirizzo:\r\n\r\nhttp://www.labottegadelbarbieri.org/messico-lautogoverno-della-comune-di-cheran/",{"matched_tokens":77,"snippet":79,"value":79},[73,78],"ammazzati","Mexico: dove i \u003Cmark>giornalisti\u003C/mark> scomodi muoiono, \u003Cmark>ammazzati\u003C/mark> dai narcos",[81,83,85,88,90,92,94],{"matched_tokens":82,"snippet":68},[],{"matched_tokens":84,"snippet":29},[],{"matched_tokens":86,"snippet":87},[73,78],"\u003Cmark>giornalisti\u003C/mark> \u003Cmark>ammazzati\u003C/mark>",{"matched_tokens":89,"snippet":15},[],{"matched_tokens":91,"snippet":27},[],{"matched_tokens":93,"snippet":69},[],{"matched_tokens":95,"snippet":19},[],[97,103,106],{"field":34,"indices":98,"matched_tokens":100,"snippets":102},[99],2,[101],[73,78],[87],{"field":104,"matched_tokens":105,"snippet":79,"value":79},"post_title",[73,78],{"field":107,"matched_tokens":108,"snippet":74,"value":75},"post_content",[73],1157451471441625000,{"best_field_score":111,"best_field_weight":112,"fields_matched":113,"num_tokens_dropped":46,"score":114,"tokens_matched":99,"typo_prefix_score":46},"2211897868544",13,3,"1157451471441625195",{"document":116,"highlight":140,"highlights":145,"text_match":148,"text_match_info":149},{"cat_link":117,"category":118,"comment_count":46,"id":119,"is_sticky":46,"permalink":120,"post_author":49,"post_content":121,"post_date":122,"post_excerpt":52,"post_id":119,"post_modified":123,"post_thumbnail":124,"post_thumbnail_html":125,"post_title":126,"post_type":57,"sort_by_date":127,"tag_links":128,"tags":135},[43],[45],"61187","http://radioblackout.org/2020/06/le-molte-scacchiere-della-russia-putiniana/","Nasce prima la guerra ibrida russa, o è una risposta a una guerra ibrida occidentale?\r\n\r\nIeri Putin ha indicato la data, il 1° luglio 2020, come data per il referendum che deve sancire se il suo potere sarà sancito fino al 2036. Ma da dove proviene questo strapotere? Potrà la crisi economica, il crollo del prezzo del petrolio, il periodo postepidemico togliergli il consenso di un popolo la cui priorità è sopravvivere anche senza troppe libertà, con una democrazia approssimativa, passando sopra a metodi sbrigativi per far sparire oppositori, negare i diritti? Quando si parla di Russia c'è sempre il dubbio su chi abbia compiuto il primo passo in un certa direzione... Quanto sia giudicata strategica l'alleanza con la Cina, verso cui viene spinta la Russia indecisa se perseguire la sua vocazione europea, piuttosto che asiatica...\r\n\r\nDove si dissolve il Novecento come lo abbiamo conosciuto, ovvero con un nucleo forte sovietico a condizionare la storia, lì si compì uno iato con la fine di tutte le narrazioni. E con la pax americana l'Occidente ha pensato di aver surclassato l'Orientalismo, salvo poi ritrovarsi ora a dipendere dalle iniziative di Putin per risolvere i guazzabugli creati muovendosi come elefanti in una cristalleria; mosse interpretate da un raffinato giocatore come Putin come invasione di aree geografiche da contenere.\r\n\r\nSu questa scacchiera bisogna valutare anche le disponibilità finanziarie, ma anche i rapporti di forza con i competitori, astuzie e atrocità, personalismi autoritari e valutazioni di quell'interesse nazionale russo, che è stato al centro dell'altalenante barometro dei rapporti tra il sistema putiniano e l'occidente in questi vent'anni di potere anche feroce all'interno (i tanti morti ammazzati tra giornalisti e boiari, riducendo nella prima fase del potere sotto controllo gli oligarchi) e all'estero spregiudicato, ma forse meno di come lo si dipinge. L'ottica dell'allestimento della difesa da possibili invasioni esterne rimane il centro degli interessi della politica estera, ma anche la gestione della potenza nucleare, come gli interessi economici da salvaguardare regolano le scelte dello zar.\r\n\r\nAbbiamo parlato di tutto ciò con Mattia Bagnoli, corrispondente da Mosca per l'Ansa:\r\n\r\nspostare il punto di vista focalizzandolo su Mosca\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/2020_06_04_era-putin.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","4 Giugno 2020","2020-06-04 23:07:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/guerra-ibrida-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"240\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/guerra-ibrida-300x240.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/guerra-ibrida-300x240.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/guerra-ibrida-768x614.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/guerra-ibrida.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Le molte scacchiere della Russia putiniana",1591312064,[129,130,131,132,133,134],"http://radioblackout.org/tag/dugin/","http://radioblackout.org/tag/guerra-ibrida/","http://radioblackout.org/tag/limonov/","http://radioblackout.org/tag/putin/","http://radioblackout.org/tag/russia/","http://radioblackout.org/tag/wagner/",[136,21,17,137,138,139],"Dugin","putin","russia","Wagner",{"post_content":141},{"matched_tokens":142,"snippet":143,"value":144},[78,73],"feroce all'interno (i tanti morti \u003Cmark>ammazzati\u003C/mark> tra \u003Cmark>giornalisti\u003C/mark> e boiari, riducendo nella prima","Nasce prima la guerra ibrida russa, o è una risposta a una guerra ibrida occidentale?\r\n\r\nIeri Putin ha indicato la data, il 1° luglio 2020, come data per il referendum che deve sancire se il suo potere sarà sancito fino al 2036. 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Ovviamente da Israele, che vorrebbe pianificare le nascite dei bersagli per i loro droni che non riescono a intercettare gli aquiloni incendiari: il vero mito di Davide e Golia, dove Golia espone la stella di Davide.\r\n\r\nLa vera domanda sarebbe se non sia particolarmente sproporzionata la pena di morte per un'intera comunità per l'incendio di alcuni campi (rubati), in seguito ai morti ammazzati da cecchini con l'ordine di assassinare bambini di otto anni o infermiere ventenni in quanto tali: cioè in quanto bambini e infermiere; arrivando addirittura a votare una legge alla Knesset che comminerebbe da 3 a 10 anni a chiunque fotografi Tzahal, l'esercito di occupazione, nell'adempimento delle sue funzioni assassine. Insomma bisogna evitare che si diffondano sui media i metodi criminali dell'esercito e si dà mandato e legittimità a operare assassini deliberati di civili in assenza di testimoni.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Chiara Cruciati, che vede la situazione attuale come l'oltrepassamento ormai del ciglio del precipizio in cui stanno per sprofondare nuovamente i gazawi, non riconosciuti come umani dalla società israeliana:\r\n\r\nPrecipizio gazawi","22 Giugno 2018","2018-09-07 17:44:57","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/06/gaza_preservativi-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"231\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/06/gaza_preservativi-300x231.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/06/gaza_preservativi-300x231.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/06/gaza_preservativi.png 598w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Pianificazione gazawi: il corretto uso dei preservativi",1529710814,[167,168,169,170,171],"http://radioblackout.org/tag/aquiloni-incendiari/","http://radioblackout.org/tag/cecchini/","http://radioblackout.org/tag/coloni/","http://radioblackout.org/tag/gaza/","http://radioblackout.org/tag/tzahal/",[173,174,175,176,177],"aquiloni incendiari","cecchini","coloni","Gaza","tzahal",{"post_content":179},{"matched_tokens":180,"snippet":181,"value":182},[73],"i militari israeliani, e i \u003Cmark>giornalisti\u003C/mark> italiani si chiedono da dove","La stampa italiana, seguendo i canoni dell'hasbarà, sottolinea pelosamente il lancio di preservativi incendiari nei campi dei coloni protagonisti del più colossale land grabbing della storia: i gazawi hanno come unica risorsa sfornare figli, che diventano bersagli per i militari israeliani, e i \u003Cmark>giornalisti\u003C/mark> italiani si chiedono da dove entrino queste pericolose armi di caucciù nel carcere a cielo aperto più ampio al mondo. 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Le banlieue ideate da un architetto famoso, e di sinistra, come Le Courboiser, sono diventate discariche sociali, ghetti, luoghi fisici e simbolici del nuovo apartheid neocoloniale.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Karim Metref, torinese di origine kabila.\r\nAscolta la diretta con Karim:\r\n\r\nkarim_lettera\r\n\r\nDi seguito la lettera.\r\n“Siamo professori del Dipartimento della Senna Saint Denis. Intellettuali, studiosi, adulti, libertari, abbiamo imparato a prescindere da Dio e a detestare il potere ed il suo godimento perverso. Non abbiamo altro padrone che il sapere. Questo discorso ci rassicura, grazie alla sua coerenza presunta razionale ed il nostro status sociale lo legittima. Quelli di Charlie Hebdo ci facevano ridere; condividevamo i loro valori. Pertanto, anche noi siamo stati oggetto di questo attentato. Anche se nessuno di noi ha mai avuto il coraggio di tanta insolenza, siamo feriti. Per questo, siamo Charlie.\r\n\r\nMa facciamo lo sforzo di cambiare punto di vista e cerchiamo di vederci come ci vedono i nostri alunni. Siamo ben vestiti, ben pettinati, comodamente calzati o, in ogni caso, chiaramente al di là di queste contingenze materiali, il che fa sì che non bramiamo quegli oggetti di consumo che fanno sognare i nostri alunni: se non li possediamo, forse è perché abbiamo i mezzi che ce lo consentirebbero.\r\nAndiamo in vacanza, viviamo in mezzo ai libri, frequentiamo persone educate e raffinate, eleganti e colte. Consideriamo come un fatto acquisito che “La Libertà che guida il popolo” (celebre quadro di Eugène Delacroix, 1830) e Candido di Voltaire siano parte del patrimonio dell’umanità. Ci diranno che l’universale è tale di diritto, non di fatto e che moltissimi abitanti del pianeta non conoscono Voltaire?\r\nChe banda di ignoranti… È tempo che entrino nella Storia: il discorso di Dakar glielo ha già spiegato (discorso del presidente francese Nicolas Sarkozy all’Università di Dakar, Senegal, luglio 2007, nel quale dichiarò che il dramma dell’Africa è che l’uomo africano non è entrato a sufficienza nella Storia).\r\nQuanto a coloro che vengono in Francia da altre parti e vivono fra noi, che tacciano e si adeguino. Se i crimini perpetrati da questi assassini sono abominevoli, ad essere terribile è che essi parlino francese e con l’accento dei giovani delle banlieue. Questi due assassini sono come i nostri alunni. Il trauma, per noi, è anche sentire queste voci, questo accento, queste parole. Ecco cosa ci ha fatti sentire responsabili. Ovviamente, non noi personalmente: ecco cosa diranno i nostri amici, che ammirano il nostro impegno quotidiano. Ma che nessuno venga a dirci che, con tutto quello che facciamo, noi siamo esenti da questa responsabilità.\r\nNoi, vale a dire i funzionari di uno Stato che non assolve ai suoi obblighi; noi, i professori di una scuola che ha lasciato quei due e tanti altri al margine della via dei valori repubblicani; noi, cittadini francesi che ci lamentiamo costantemente per l’aumento delle tasse; noi, contribuenti che approfittiamo ogni volta che è possibile delle esenzioni fiscali; noi, che abbiamo permesso che l’individuo prevalga sul collettivo; noi, che non facciamo politica o deridiamo coloro che la fanno: noi siamo responsabili di questa situazione.\r\nQuelli di Charlie Hebdo erano nostri fratelli: noi li piangiamo come tali. I loro assassini erano orfani, cresciuti in orfanatrofi sotto tutela della nazione, figli di Francia. I nostri figli hanno dunque ucciso i nostri fratelli. Tragedia. In qualsiasi cultura, questo fatto provoca un sentimento mai citato in questi ultimi giorni: la vergogna.\r\nAllora, noi diciamo la nostra vergogna. Vergogna e collera: ecco una situazione psicologica molto più scomoda che dolore e collera. Se si provano dolore e collera è possibile accusare qualcun altro; ma che fare quando ci si vergogna e si è in collera con gli assassini, ma anche con sé stessi?\r\nNessuno, nei media, parla di questa vergogna. Nessuno pare volersene prendere la responsabilità.\r\nQuella di uno Stato che lascia che degli imbecilli e degli psicotici marciscano in carcere e si trasformino in giocattoli di perversi manipolatori, quella di una scuola alla quale si tolgono i mezzi di sostentamento, quella di una politica urbanistica che parcheggia gli schiavi (i senza documenti, coloro che non hanno il certificato elettorale, i senza nome, i senza denti) nelle cloache delle banlieue. La responsabilità di una classe politica che non ha mai compreso che la virtù s’insegna solo con l’esempio. Intellettuali, pensatori, universitari, artisti, giornalisti: abbiamo visto morire uomini che erano dei nostri.\r\nColoro che li hanno ammazzati sono figli di Francia. Apriamo, allora, gli occhi sulla situazione, per comprendere come ci siamo arrivati, per agire e costruire una società laica e colta, più giusta, più libera, più uguale, più fraterna.\r\n“Noi siamo Charlie”, lo possiamo portare su una spilla al bavero. Ma ribadire la solidarietà alle vittime non ci esenterà dalla responsabilità collettiva di questo assassinio. 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Intellettuali, pensatori, universitari, artisti, \u003Cmark>giornalisti\u003C/mark>: abbiamo visto morire uomini che","La lettera di alcuni insegnanti francesi sui fatti di Parigi è lo spunto per una riflessione sull’immaterialità della libertà repubblicana, una beffa per chi abita le banlieue e sente il fascino dell’ondata jihaidista che investe le periferie francesi. Le banlieue ideate da un architetto famoso, e di sinistra, come Le Courboiser, sono diventate discariche sociali, ghetti, luoghi fisici e simbolici del nuovo apartheid neocoloniale.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Karim Metref, torinese di origine kabila.\r\nAscolta la diretta con Karim:\r\n\r\nkarim_lettera\r\n\r\nDi seguito la lettera.\r\n“Siamo professori del Dipartimento della Senna Saint Denis. Intellettuali, studiosi, adulti, libertari, abbiamo imparato a prescindere da Dio e a detestare il potere ed il suo godimento perverso. Non abbiamo altro padrone che il sapere. Questo discorso ci rassicura, grazie alla sua coerenza presunta razionale ed il nostro status sociale lo legittima. Quelli di Charlie Hebdo ci facevano ridere; condividevamo i loro valori. Pertanto, anche noi siamo stati oggetto di questo attentato. Anche se nessuno di noi ha mai avuto il coraggio di tanta insolenza, siamo feriti. Per questo, siamo Charlie.\r\n\r\nMa facciamo lo sforzo di cambiare punto di vista e cerchiamo di vederci come ci vedono i nostri alunni. Siamo ben vestiti, ben pettinati, comodamente calzati o, in ogni caso, chiaramente al di là di queste contingenze materiali, il che fa sì che non bramiamo quegli oggetti di consumo che fanno sognare i nostri alunni: se non li possediamo, forse è perché abbiamo i mezzi che ce lo consentirebbero.\r\nAndiamo in vacanza, viviamo in mezzo ai libri, frequentiamo persone educate e raffinate, eleganti e colte. Consideriamo come un fatto acquisito che “La Libertà che guida il popolo” (celebre quadro di Eugène Delacroix, 1830) e Candido di Voltaire siano parte del patrimonio dell’umanità. Ci diranno che l’universale è tale di diritto, non di fatto e che moltissimi abitanti del pianeta non conoscono Voltaire?\r\nChe banda di ignoranti… È tempo che entrino nella Storia: il discorso di Dakar glielo ha già spiegato (discorso del presidente francese Nicolas Sarkozy all’Università di Dakar, Senegal, luglio 2007, nel quale dichiarò che il dramma dell’Africa è che l’uomo africano non è entrato a sufficienza nella Storia).\r\nQuanto a coloro che vengono in Francia da altre parti e vivono fra noi, che tacciano e si adeguino. Se i crimini perpetrati da questi assassini sono abominevoli, ad essere terribile è che essi parlino francese e con l’accento dei giovani delle banlieue. Questi due assassini sono come i nostri alunni. Il trauma, per noi, è anche sentire queste voci, questo accento, queste parole. Ecco cosa ci ha fatti sentire responsabili. Ovviamente, non noi personalmente: ecco cosa diranno i nostri amici, che ammirano il nostro impegno quotidiano. Ma che nessuno venga a dirci che, con tutto quello che facciamo, noi siamo esenti da questa responsabilità.\r\nNoi, vale a dire i funzionari di uno Stato che non assolve ai suoi obblighi; noi, i professori di una scuola che ha lasciato quei due e tanti altri al margine della via dei valori repubblicani; noi, cittadini francesi che ci lamentiamo costantemente per l’aumento delle tasse; noi, contribuenti che approfittiamo ogni volta che è possibile delle esenzioni fiscali; noi, che abbiamo permesso che l’individuo prevalga sul collettivo; noi, che non facciamo politica o deridiamo coloro che la fanno: noi siamo responsabili di questa situazione.\r\nQuelli di Charlie Hebdo erano nostri fratelli: noi li piangiamo come tali. I loro assassini erano orfani, cresciuti in orfanatrofi sotto tutela della nazione, figli di Francia. I nostri figli hanno dunque ucciso i nostri fratelli. Tragedia. In qualsiasi cultura, questo fatto provoca un sentimento mai citato in questi ultimi giorni: la vergogna.\r\nAllora, noi diciamo la nostra vergogna. Vergogna e collera: ecco una situazione psicologica molto più scomoda che dolore e collera. Se si provano dolore e collera è possibile accusare qualcun altro; ma che fare quando ci si vergogna e si è in collera con gli assassini, ma anche con sé stessi?\r\nNessuno, nei media, parla di questa vergogna. Nessuno pare volersene prendere la responsabilità.\r\nQuella di uno Stato che lascia che degli imbecilli e degli psicotici marciscano in carcere e si trasformino in giocattoli di perversi manipolatori, quella di una scuola alla quale si tolgono i mezzi di sostentamento, quella di una politica urbanistica che parcheggia gli schiavi (i senza documenti, coloro che non hanno il certificato elettorale, i senza nome, i senza denti) nelle cloache delle banlieue. La responsabilità di una classe politica che non ha mai compreso che la virtù s’insegna solo con l’esempio. Intellettuali, pensatori, universitari, artisti, \u003Cmark>giornalisti\u003C/mark>: abbiamo visto morire uomini che erano dei nostri.\r\nColoro che li hanno \u003Cmark>ammazzati\u003C/mark> sono figli di Francia. Apriamo, allora, gli occhi sulla situazione, per comprendere come ci siamo arrivati, per agire e costruire una società laica e colta, più giusta, più libera, più uguale, più fraterna.\r\n“Noi siamo Charlie”, lo possiamo portare su una spilla al bavero. Ma ribadire la solidarietà alle vittime non ci esenterà dalla responsabilità collettiva di questo assassinio. Siamo anche i padri dei tre assassini”.\r\n\r\nCatherine Robert, Isabelle Richer, Valérie Louys y Damien Boussard",[222],{"field":107,"matched_tokens":223,"snippet":219,"value":220},[73],{"best_field_score":188,"best_field_weight":151,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":189,"tokens_matched":99,"typo_prefix_score":46},6646,{"collection_name":57,"first_q":33,"per_page":227,"q":33},6,5,{"facet_counts":230,"found":113,"hits":244,"out_of":319,"page":14,"request_params":320,"search_cutoff":35,"search_time_ms":321},[231,241],{"counts":232,"field_name":239,"sampled":35,"stats":240},[233,235,237],{"count":14,"highlighted":234,"value":234},"anarres",{"count":14,"highlighted":236,"value":236},"frittura mista",{"count":14,"highlighted":238,"value":238},"Macerie su macerie","podcastfilter",{"total_values":113},{"counts":242,"field_name":34,"sampled":35,"stats":243},[],{"total_values":46},[245,272,295],{"document":246,"highlight":259,"highlights":265,"text_match":268,"text_match_info":269},{"comment_count":46,"id":247,"is_sticky":46,"permalink":248,"podcastfilter":249,"post_author":234,"post_content":250,"post_date":251,"post_excerpt":52,"post_id":247,"post_modified":252,"post_thumbnail":253,"post_title":254,"post_type":255,"sort_by_date":256,"tag_links":257,"tags":258},"85542","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-primo-dicembre-bloccati-i-mercanti-darmi-sudan-il-silenzio-sulla-strage-il-bavaglio-ad-haaretz-affari-di-morte-tra-italia-ed-egitto-analisi-e-prospettive-del-conflitto-in-me/",[234],"ll podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/2023-12-01-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nTorino. Bloccati i mercanti d’armi!\r\nIl 28 novembre era la giornata di apertura dell’Aerospace and defence meetings, mostra-mercato dell’industria bellica aerospaziale.\r\nUn evento a porte chiuse, riservato ai maggiori produttori a livello mondiale, ai rappresentanti di governi, forze armate e compagnie di contractor.\r\nL’appuntamento per gli antimilitaristi era di fronte all’ingresso dell’Oval, dove, protetti da un ingente schieramento di polizia, dovevano entrare i partecipanti a questa convention, fiore all’occhiello della lobby armiera subalpina.\r\nGli antimilitaristi armati di striscioni e cartelli sin dalle 12 hanno occupato la strada davanti al cancello del centro congressi.\r\nDopo pochi minuti le auto dirette all’Oval hanno fatto retro marcia. I partecipanti sono stati obbligati ad entrare all’Oval a piedi, alla spicciolata, da un passaggio interno al Lingotto.\r\nPer la prima volta dopo 18 anni gli antimilitarist* hanno bloccato l’ingresso ai mercanti d’armi.\r\nIl blocco è stato tenuto per oltre due ore, in modo che nessuno passasse dalla porta principale.\r\n\r\nSudan. Il silenzio sulla strage\r\nLa guerra civile in Sudan è scomparsa dai media, nonostante continuino i massacri specie nel Darfur.\r\nSe a Khartoum e nelle zone limitrofe la situazione è molto grave, nel Darfur è catastrofica. Forte è il rischio di un genocidio simile a quello compiuto nella prima decade del Duemila dagli ex janjaweed (termine che più o meno significa “diavoli a cavallo”), che sono stati ribattezzati Rapid Support Forces. Hemetti ne era il leader: assaltavano i villaggi africani, bruciavano le capanne, ammazzavano senza pietà gli uomini, stupravano le donne e rapivano i bambini costringendoli a arruolarsi.\r\nPersone in fuga verso il Ciad hanno riferito di una nuova ondata di omicidi a sfondo etnico nel Darfur occidentale, dopo che le RSF hanno preso il controllo della principale base dell’esercito a El Geneina, capoluogo della regione. Anche in questo caso testimoni oculari hanno riferito ai reporter di Reuters di aver visto le milizie arabe in azione mentre perseguitavano i masalit a Ardamata, vicino a El Geneina, dove si trova anche un campo per sfollati.\r\nIn quell’area l’obbiettivo sono proprio le persone di etnia masalit, popolazione musulmana, ma non araba, che vive a cavallo tra Sudan e Ciad.\r\nDa Africa ExPress\r\n\r\nAffari di morte tra Italia ed Egitto\r\nIl 22 novembre il gruppo a capitale statale Fincantieri Spa ha firmato con la Armament Authority del Ministero della Difesa della Repubblica araba d’Egitto un contratto della durata decennale per la fornitura di servizi di manutenzione e studi logistici a favore delle due fregate multi-missione Fremm “ENS Al-Galala” ed “ENS Bernees” della Marina Militare egiziana.\r\n\r\nIl contratto del valore di 260 milioni di euro comprende la quota che sarà destinata a Orizzonte Sistemi Navali (la joint venture partecipata da Fincantieri e dalla holding del complesso militare-industriale italiano Leonardo Spa con quote, rispettivamente, del 51% e del 49%) in qualità di sub-fornitore.\r\n\r\nIl governo israeliano vuole chiudere Haaretz\r\nHaaretz in ebraico significa “terra”. Fondato nel 1918 è diventato un punto di riferimento, uno strumento per i giornalisti esteri, dà voce a tutti (dai palestinesi ai movimenti pacifisti), ha fatto da megafono alle recenti proteste contro la riforma della Corte suprema e lo sconvolgimento dei meccanismi di potere. Pubblica che cosa succede nella West Bank e nella Striscia di Gaza (non solo ora che c’è la guerra), fa inchieste, intervista coloni e palestinesi e nomadi del Negev. Dà voce a minoranze e maggioranze.\r\nCon la guerra di Gaza ha lasciato un discreto spazio alle critiche al governo e all’esercito per la mancata difesa dei Kibbutz attaccati violentemente da Hamas per ore nel drammatico 7 ottobre scorso, ha intervistato quotidianamente i parenti dei duecento e passa rapiti da Hamas che hanno esercitato una pressione politica per ottenere il rilascio degli ostaggi.\r\nLa scorsa settimana ha pubblicato un approfondimento sull’elicottero da combattimento che avrebbe sparato sui partecipanti al rave party israeliani facendo un certo numero di vittime. È molto critico su Netanyahu e la sua fuga dalle inchieste che lo accusano di corruzione.\r\nTutto questo certo ha dato fastidio (e dà fastidio) a quello che in Israele ora chiamano il triumvirato/gabinetto di guerra, formato dal premier Bibi Netanyahu, il ministro della difesa Yov Gallant e il ministro senza portafoglio Benny Ganz.\r\nFonte Senza Bavaglio\r\n\r\nAnalisi e prospettive del conflitto in medio oriente\r\nIl governo di Netanyahu è in profonda difficoltà da un anno. Per ottenere una coalizione governativa stabile in un paese che storicamente è caratterizzato da una certa instabilità parlamentare, il Likud si è dovuto alleare con gli elementi più oltranzisti del panorama politico, nello specifico con il variegato mondo del sionismo religioso e con raggruppamenti politici ultra-ortodossi. Nella storia politica israeliana tali gruppi non hanno mai goduto di peso politico come ora. Il sionismo, sia nella sua componente socialista che in quella revisionista, ovvero liberale, nasce come progetto politico laico nelle sue parti maggioritarie, e, sopratutto, trainanti, e tale rimane per decenni anche dopo la nascita dello stato di Israele. Le componenti religiose di estrema destra cominciano a guadagnare trazione a partire dalla seconda metà degli anni ’70. Elettoralmente avevano un peso relativo ma riescono a influenzare pesantemente lo scacchiere politico fornendo una base di voti per il Likud. Da quegli ambienti arriverà l’assassino di Rabin nel 1995. Facciamo un salto avanti di una decina di anni. A metà anni 2000 il governo – per ironia della sorte del Likud – nell’ambito del processo di pace decide il ritiro dalla striscia di Gaza e la demolizione degli insediamenti dei coloni sul territorio che viene restituito alle autorità palestinesi. Bisogna qua chiarire alcuni passaggi: quegli insediamenti erano roccaforti dell’estrema destra religiosa e nulla avevano a che fare con i Kibbuzim e Moshav dei pionieri e quel momento segna una frattura tra quei settori, dalla sinistra fino al centro-destra, della società israeliana che volevano un processo di pace con l’ANP e il movimento dei coloni che teorizza la necessità di stabilire l’autorità di uno stato con un’identità religiosa e politica – e non solo culturale – ebraica sull’intera area del così detto Grande Israele. Il processo di pace di quegli anni naufragò ma la frattura, logicamente, non venne mai sanata.\r\nNe abbiamo parlato con Gino\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nVenerdì 8 dicembre\r\nmarcia No Tav da Susa a Venaus\r\nore 12 dal piazzale dell’ex Assa\r\n\r\nVenerdì 15 dicembre\r\nCena antinatalizia \r\nbenefit lotte sociali\r\nore 20 alla FAT, in corso Palermo 46\r\nMenù eretico \r\nEsposizione spettacolare del Prese(m)pio autogestito: porta la tua statuetta per arricchirlo!\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! \r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 17,30 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","5 Dicembre 2023","2023-12-05 23:47:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/blu-200x110.jpg","Anarres del primo dicembre. 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I partecipanti sono stati obbligati ad entrare all’Oval a piedi, alla spicciolata, da un passaggio interno al Lingotto.\r\nPer la prima volta dopo 18 anni gli antimilitarist* hanno bloccato l’ingresso ai mercanti d’armi.\r\nIl blocco è stato tenuto per oltre due ore, in modo che nessuno passasse dalla porta principale.\r\n\r\nSudan. Il silenzio sulla strage\r\nLa guerra civile in Sudan è scomparsa dai media, nonostante continuino i massacri specie nel Darfur.\r\nSe a Khartoum e nelle zone limitrofe la situazione è molto grave, nel Darfur è catastrofica. Forte è il rischio di un genocidio simile a quello compiuto nella prima decade del Duemila dagli ex janjaweed (termine che più o meno significa “diavoli a cavallo”), che sono stati ribattezzati Rapid Support Forces. 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Ad aggiungere tragedia ad una situazione già pesante, oggi è anche deceduta una donna di 74 anni in un'incidente stradale mentre stava per recarsi al lavoro alle primi luci dell'alba, stavolta in provincia di Bari.\r\n\r\nDi seguito vi proponiamo la loro chiamata al corteo, che si svolgerà a Foggia l'11 giugno dalle 10 del mattino :\r\n\r\n\"Come già accaduto in anni passati, i braccianti africani tornano a denunciare molteplici aggressioni a evidente sfondo razzista, accadute lo scorso fine settimana, che hanno coinvolto almeno una decina di persone attaccate in diverse zone della città di Foggia, e altre a Borgo Mezzanone.\r\n\r\nLe aggressioni sono avvenute alle prime luci dell’alba: mentre i braccianti si recavano al lavoro a bordo delle loro biciclette sono stati avvicinati da auto o motorini, da cui sono partiti lanci di pietre, schiaffi e pugni. In altri casi chi si trovava sui veicoli ha deliberatamente cercato di fare cadere i lavoratori africani dalle loro biciclette per poi aggredirli una volta a terra.\r\nTre di questi lavoratori sono rimasti feriti ma non tutti si sono recati in ospedale, per paura e con la consapevolezza che difficilmente avrebbero ricevuto le cure necessarie.\r\n\r\n\r\nE’ ora di dire basta a queste violenze, figlie della stessa cultura che discrimina gli immigrati attraverso leggi fatte per dividere e sfruttare, attraverso ostacoli burocratici, ghettizzazione e personale razzista negli ospedali, nelle questure e in altri uffici pubblici.\r\nI lavoratori e le lavoratrici delle campagne della provincia di Foggia chiamano all’appello gli e le antirazziste in tutta Italia, affinché sostengano la loro battaglia contro tutte le forme di violenza razzista e per il riconoscimento di documenti, case e contratti che rendano loro la vita vivibile. Abbiamo sofferto abbastanza e siamo stanchi di parole al vento!\r\n\r\n\r\nCi troviamo sabato mattina, 11 giugno, alle h. 10 al piazzale della stazione di Foggia. Da qui partiremo in corteo per arrivare alla Prefettura, dove chiediamo di incontrare le autorità per avere risposte immediate. Basta razzismo, documenti case e contratti per tutt*\"\r\n\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/F_m_07_06_Lancio-manifestazione-11-a-Foggia-contro-violenza-razzista.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in con Pasquale rsa Fiom alle car Fiat /Stellatis mirafiori sullo sciopero del 31/05/22.\r\n\r\n\r\nQualcosa inizia a scricchiolare nella fragile pace sociale delle aziende Stellantis in Italia. Pomigliano, Melfi, Mirafiori, migliaia di operai costretti a lavorare a ritmi insostenibili, meno di un minuto ad operazione, con un caldo tale da svenire. E per queste ragioni che gli scioperi nelle fabbriche cominciano il 27/05/22 a Pomigliano, il giorno dello sciopero, proprio nello stabilimento\r\nin cui, era stato imposto, nel 2010, il nuovo contratto voluto guarda caso da Marchionne, con condizioni addirittura peggiori per i dipendenti con l’introduzione dei nuovi criteri organizzativi del World Class Manifacturing.\r\nSi arriva al giorno 31/05 con lo sciopero a mirafiori i motivi gli stessi: l’insostenibilità del caldo e dei ritmi, l’organico ridotto, si produce di più con meno operai. Lo sciopero è parecchio partecipato.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/F_m_07_06_Pasquale-RSU-Fiom-su-sciopero-a-Mirafiori.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n[download]\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl terzo argomento lo abbiamo approfondito grazie al collegamento telefonico con Stefano del Coordinamento Lavoratori No Green Pass. Abbiamo voluto farci raccontare come è andata la contestazione durante un evento del festival dell'economia e come continua a procedere il cammino di questo coordinamento che dalla singola questione del certificato verde, và estendenendo il suo campo di interesse a sempre più ambiti nei quali si evidenziani discriminazioni ed ingiustizie sociali. Dal comunicato di lancio dell'iniziativa svoltasi il 2 Giugno:\r\n\r\n\"Dal 31 maggio al 4 giugno si svolge a Torino il Festival Internazionale dell’Economia, dal titolo: “Merito, diversità e giustizia sociale”. Tra promotori e ospiti, molto spesso coincidenti, ci sono Fondazione e Compagnia di San Paolo, Confindustria, il Comune, l'Università di Torino, i sindacati, numerosi esponenti del governo e sedicenti intellettuali. A mediare sono i media, principalmente giornalisti e scrittori. Le parole chiave sono “uguaglianza”, “inclusione”, “resilienza”, “sostenibilità” e “responsabilità sociale”. Secondo Tito Boeri, direttore del festival, l’obiettivo comune è ridurre “il senso di ingiustizia che molti perdenti nutrono” nei confronti della società. Noi stiamo dalla parte dei “perdenti”!\r\nVogliamo riportare alla memoria alcuni episodi recenti che questo festival ha evidentemente rimosso. Troviamo la Compagnia di San Paolo tra gli attori protagonisti, tre anni fa, del cosiddetto \"sgombero dolce\" delle palazzine dell'Ex-Moi dove vivevano centinaia di rifugiati esclusi dall'accoglienza. I progetti sociali offerti dalla fondazione filantropica hanno coinvolto solo una minoranza di abitanti. Da allora, gli esclusi dai progetti dormono in strada o ammassati in case fatiscenti. L’intervento del terzo settore ha solo contribuito a rompere i legami fra gli occupanti, facilitando così il lavoro della polizia. Nel 2021 il presidente della Circoscrizione 7 (PD) ordina di rimuovere le panchine sul Lungo Dora per impedirne l’uso a cittadini sgraditi. Nei giorni più freddi dell'inverno, il Comune ordina lo sgombero dei senza tetto dai portici del centro storico privandoli delle coperte che vengono gettate nei camion dell'immondizia davanti ai loro occhi. Questa è la prassi della “lotta all’emarginazione” in questa città.\"\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/F_m_07_06_Contestazione-festival-economia-e-percorso-coord.lav_.-no-gp.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","9 Giugno 2022","2022-06-09 23:28:02","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/286440408_5505106886222058_6006858531246434206_eviii-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 07/06/2022",1654815950,[],[],{"post_content":287},{"matched_tokens":288,"snippet":289,"value":290},[73],"mediare sono i media, principalmente \u003Cmark>giornalisti\u003C/mark> e scrittori. Le parole chiave"," \r\n\r\nIl primo argomento lo abbiamo trattato in compagnia di un bracciante agricolo attivo nel foggiano, che ci ha testimoniato l'insostenibile situazione che coinvolge lui e i suoi colleghi.\r\n\r\nEsasperati dalle continue aggressioni subite nelle isolate strade di campagna, tardi di notte o presto al mattino nel tragitto dal lavoro alle loro abitazioni, hanno voluto lanciare un corteo per chiedere delle risposte a questa violenza gratuita, sistemica e totalmente ignorata dalle autorità locali. Ad aggiungere tragedia ad una situazione già pesante, oggi è anche deceduta una donna di 74 anni in un'incidente stradale mentre stava per recarsi al lavoro alle primi luci dell'alba, stavolta in provincia di Bari.\r\n\r\nDi seguito vi proponiamo la loro chiamata al corteo, che si svolgerà a Foggia l'11 giugno dalle 10 del mattino :\r\n\r\n\"Come già accaduto in anni passati, i braccianti africani tornano a denunciare molteplici aggressioni a evidente sfondo razzista, accadute lo scorso fine settimana, che hanno coinvolto almeno una decina di persone attaccate in diverse zone della città di Foggia, e altre a Borgo Mezzanone.\r\n\r\nLe aggressioni sono avvenute alle prime luci dell’alba: mentre i braccianti si recavano al lavoro a bordo delle loro biciclette sono stati avvicinati da auto o motorini, da cui sono partiti lanci di pietre, schiaffi e pugni. In altri casi chi si trovava sui veicoli ha deliberatamente cercato di fare cadere i lavoratori africani dalle loro biciclette per poi aggredirli una volta a terra.\r\nTre di questi lavoratori sono rimasti feriti ma non tutti si sono recati in ospedale, per paura e con la consapevolezza che difficilmente avrebbero ricevuto le cure necessarie.\r\n\r\n\r\nE’ ora di dire basta a queste violenze, figlie della stessa cultura che discrimina gli immigrati attraverso leggi fatte per dividere e sfruttare, attraverso ostacoli burocratici, ghettizzazione e personale razzista negli ospedali, nelle questure e in altri uffici pubblici.\r\nI lavoratori e le lavoratrici delle campagne della provincia di Foggia chiamano all’appello gli e le antirazziste in tutta Italia, affinché sostengano la loro battaglia contro tutte le forme di violenza razzista e per il riconoscimento di documenti, case e contratti che rendano loro la vita vivibile. Abbiamo sofferto abbastanza e siamo stanchi di parole al vento!\r\n\r\n\r\nCi troviamo sabato mattina, 11 giugno, alle h. 10 al piazzale della stazione di Foggia. Da qui partiremo in corteo per arrivare alla Prefettura, dove chiediamo di incontrare le autorità per avere risposte immediate. Basta razzismo, documenti case e contratti per tutt*\"\r\n\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/F_m_07_06_Lancio-manifestazione-11-a-Foggia-contro-violenza-razzista.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in con Pasquale rsa Fiom alle car Fiat /Stellatis mirafiori sullo sciopero del 31/05/22.\r\n\r\n\r\nQualcosa inizia a scricchiolare nella fragile pace sociale delle aziende Stellantis in Italia. Pomigliano, Melfi, Mirafiori, migliaia di operai costretti a lavorare a ritmi insostenibili, meno di un minuto ad operazione, con un caldo tale da svenire. E per queste ragioni che gli scioperi nelle fabbriche cominciano il 27/05/22 a Pomigliano, il giorno dello sciopero, proprio nello stabilimento\r\nin cui, era stato imposto, nel 2010, il nuovo contratto voluto guarda caso da Marchionne, con condizioni addirittura peggiori per i dipendenti con l’introduzione dei nuovi criteri organizzativi del World Class Manifacturing.\r\nSi arriva al giorno 31/05 con lo sciopero a mirafiori i motivi gli stessi: l’insostenibilità del caldo e dei ritmi, l’organico ridotto, si produce di più con meno operai. 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Tra promotori e ospiti, molto spesso coincidenti, ci sono Fondazione e Compagnia di San Paolo, Confindustria, il Comune, l'Università di Torino, i sindacati, numerosi esponenti del governo e sedicenti intellettuali. A mediare sono i media, principalmente \u003Cmark>giornalisti\u003C/mark> e scrittori. Le parole chiave sono “uguaglianza”, “inclusione”, “resilienza”, “sostenibilità” e “responsabilità sociale”. Secondo Tito Boeri, direttore del festival, l’obiettivo comune è ridurre “il senso di ingiustizia che molti perdenti nutrono” nei confronti della società. Noi stiamo dalla parte dei “perdenti”!\r\nVogliamo riportare alla memoria alcuni episodi recenti che questo festival ha evidentemente rimosso. Troviamo la Compagnia di San Paolo tra gli attori protagonisti, tre anni fa, del cosiddetto \"sgombero dolce\" delle palazzine dell'Ex-Moi dove vivevano centinaia di rifugiati esclusi dall'accoglienza. 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In prima battuta è ridicolo investigare le intenzioni che dettano una parte di popolazione la cui bandiera del bene comune è indistinguibile nei fatti dalle esigenze di consumo estivo benedette da un lasciapassare di Stato; secondariamente, come si scriveva sopra, è impossibile che una società basata interamente nelle sue strutture portanti sull'interesse individuale, arrivato all'apogeo con la devastazione apportata dal capitalismo digitalizzato e dall'isolamento che porta seco, possa sviluppare come una pentecoste uno spirito di coesione ed altruismo. Un tempo sarebbe stata questa una constatazione facile non solo per ogni marxista attento al rapporto tra strutture e sovrastrutture, ma anche per ogni anarchico conscio del fatto che non c'è nessuna consapevolezza collettiva reale senza un atto di rottura compartecipato.\r\n\r\nMalizie e sofisticherie politiche a parte, una delle poche cose degne di nota che stanno accadendo è la crescita un movimento di opposizione all'inaccettabile misura del Green Pass che sta riempiendo anche le piazze italiane, che sembra essere solo all'inizio e che potrebbe caratterizzarsi ulteriormente in chiave anti-istituzionale. Un movimento con capacità e furbizie organizzative che hanno persino portato a un corteo non autorizzato di diecimila persone che ha bloccato il centro di Torino, presentato fantasiosamente dai giornalisti come un presidio di neppure mille \"no-vax\".\r\n\r\nPer chi sabato vi ha partecipato è stato lampante che fossero persone dalle provenzienze sociali, culturali e motivazionali più disparate, non più scrutabili attraverso le consolatorie eredità categoriali della società industriale (proletari o sottoproletari, borghesi, di destra o di sinistra), ma neppure con le lenti della nuova scuola sociologica delle intersezioni plurime. Ciò che si può dire con certezza invece è che uno dei fil rouge della protesta è quello della 'libertà di scelta'. Che piaccia o no, che si condivida o meno un approccio individualistico a una problematica generale, vi è qualcosa che si può leggere in filigrana e che è coerentemente conseguente alla disgregazione sociale che si diceva: chi scende in piazza contro l'obbligo al vaccino del Covid-19 e al suo pass, non è tanto chi non ha strumenti conoscitivi sufficienti a prendere decisioni in proposito per sé e per gli altri, ma chi non ha fiducia nelle informazioni che gli vengono date e non ha altro da opporre (per ora) che il proprio diniego personale.\r\n\r\nChe questo possa rappresentare un problema negli obiettivi di salute e di una possibile lotta, non c'è dubbio, ma che lo sia sul piano etico non solo è fazioso e grossolano da sostenere, ma irricevibile. Più che parlarci di spinte etiche o di afflati sociali espletati o disattesi da una parte o dall'altra, sarebbe necessario porsi qualche vecchia questione di origine epistemologica, interrogativo quanto meno doveroso se si parla di sanità e capitalismo.\r\n\r\nCosa accade quando neppure nelle élites del sapere si ha contezza della complessità dell'apparato tecno-scientifico attuale? Perché si deve accettare il precipitato politico sulla vita di tutti che decisori insondabili prendono? La fantomatica democrazia non era basata sull'idea illuministica che ognuno avrebbe potuto capire le dinamiche della gestione della cosa pubblica? Come si è finiti a imporla addirittura per fede?\r\n\r\nE ancora: com'è possibile in un mondo governato attraverso il rapporto personale con le informazioni e la conoscenza riconoscere le convergenze di pensiero che emergono inedite nella popolazione e creano nuove visioni del mondo?\r\n\r\nSono domande complesse, ma che è necessario iniziare a porsi perché il capitalismo attuale propone un'ideologia delle cause di forza maggiore (transizione ecologica e pandemia in primis) per giustificare la sua gestione umana, i suoi protocolli e le sue procedure che saranno sempre più complessi e meno intelligibili. Le opposizioni future, di conseguenza, saranno conflitti intorno a quanto quelle che oggi vengono tacciate dagli scientisti di essere credenze riusciranno a prendere forza.\r\n\r\nLa storia del vaccino è un antipasto.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nA Macerie su Macerie alcuni spunti sulla situazione in corso con le letture di estratti dai testi che seguono: https://acta.zone/pandemie-vaccin-pass-sanitaire-pour-une-position-revolutionnaire/\r\n\r\nhttps://www.edizionianarchismo.net/library/alfredo-m-bonanno-anarchismo-insurrezionalista\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/macerie26luglio21.mp3\"][/audio]","27 Luglio 2021","2021-07-27 23:27:17","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/a-guide-to-qr-codes-and-how-to-scan-qr-codes-2-200x110.png","Macerie su Macerie - 26 luglio 2021 - No Green Pass: grammatiche sociali e nuove discriminazioni",1627395872,[],[],{"post_content":310},{"matched_tokens":311,"snippet":313,"value":314},[312],"ammassati","e tutti gli altri, velocemente \u003Cmark>ammassati\u003C/mark> nel cassetto capiente dei \"negazionisti\",","Che la pandemia di Covid-19 avrebbe segnato inesorabilmente gli sguardi della società su di sé era ben facilmente prevedibile, il come stia accadendo è ancora difficile da decifrare.\r\n\r\nQuello a cui si è assistito nelle ultime settimane è stata una celere escalation di misure, decreti, direttive, annunci e sproloqui urbi et orbi sul sostegno all'obbligo vaccinale e alla sua certificazione; una convergenza su un discorso netto e senza sfumature, di cui è difficile trovare dei precedenti, che va dal premier in carica, il boia europero della crisi economica post 2008, fino agli ultimi militanti dell'estrema sinistra del Bel Paese, tutti votati senza soluzione di continuità a costruire l'immagine di una divisione antropologica tra la solidarietà civile di coloro che hanno scelto di vaccinarsi e tutti gli altri, velocemente \u003Cmark>ammassati\u003C/mark> nel cassetto capiente dei \"negazionisti\", complottisti, egoisti sociali o naturopati dell'ultima ora.\r\n\r\nUna certa balzaneria accompagna ogni argomentazione tesa a portare avanti questa polarizzazione inesistente, non solo nei fatti e nelle intenzioni, ma proprio impossibilitata dalle condizioni storiche e sociali in cui versa questa parte del mondo negli ultimi decenni. In prima battuta è ridicolo investigare le intenzioni che dettano una parte di popolazione la cui bandiera del bene comune è indistinguibile nei fatti dalle esigenze di consumo estivo benedette da un lasciapassare di Stato; secondariamente, come si scriveva sopra, è impossibile che una società basata interamente nelle sue strutture portanti sull'interesse individuale, arrivato all'apogeo con la devastazione apportata dal capitalismo digitalizzato e dall'isolamento che porta seco, possa sviluppare come una pentecoste uno spirito di coesione ed altruismo. Un tempo sarebbe stata questa una constatazione facile non solo per ogni marxista attento al rapporto tra strutture e sovrastrutture, ma anche per ogni anarchico conscio del fatto che non c'è nessuna consapevolezza collettiva reale senza un atto di rottura compartecipato.\r\n\r\nMalizie e sofisticherie politiche a parte, una delle poche cose degne di nota che stanno accadendo è la crescita un movimento di opposizione all'inaccettabile misura del Green Pass che sta riempiendo anche le piazze italiane, che sembra essere solo all'inizio e che potrebbe caratterizzarsi ulteriormente in chiave anti-istituzionale. 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