","F35: il ministro ha mentito, ma paghiamo noi","post",1375411758,[64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/f35/","http://radioblackout.org/tag/interessi-militari/","http://radioblackout.org/tag/lockeed/",[68,69,70],"F35","interessi militari","lockeed",{"post_content":72,"tags":77},{"matched_tokens":73,"snippet":75,"value":76},[74],"interessi","complicità di Lockeed-Martin, ma anche \u003Cmark>interessi\u003C/mark> familiari degli eredi Macchi, Aer-Macchi...","Precisione e dati, conoscenza della tecnologia e dei progetti sciorinati nei \"ragionamenti\" dei sostenitori del folle progetto, contrapposizione allibita di fronte alla sfrontatezza della pervicace volontà di proseguire, nonostante l'evidenza. Tutto ciò è l'impegno di Domenico del Comitato novarese contro l'imposizione a Cameri della lavorazione di aerei da guerra malfunzionanti, carissimi, e talmente costosi da far preferire l'assunzione di maestranze per tenerle a casa a fare nulla: sarebbe molto più economico, che non andare a regime.\r\nE nonostante non fosse ancora stata resa nota la risposta del Tar che non ha contrapposto nessuno stop all'inutile esborso per l'acquisto di aerei di cui non può esserci bisogno in una comunità che ripudia la guerra, Domenico non credeva già al mattino possibile che potesse avvenire nulla di positivo da questa iniziativa del Codacons, che ha solo sollevato la questione senza poter ottenere nulla. Solo e semplicemente il parlamento può intervenire sulle situazioni tecniche e sugli stanziamenti: la legge di bilancio è l'unica sede in cui si può cancellare l'esborso.\r\nI contratti non ci sono ancora: non può il ministro parlare di nulla di definitivo ed era ovvio che dovesse ammettere che non potevano esserci le penali per contratti inesistenti… permane soltanto la sensazione di essere stati \"intercettati\" da una pattuglia di menzogne che parlavano di penali inesistenti, nugoli di miliardi (3,5) già spesi che non si capisce dove siano stati buttati di preciso… ci sono alcuni milioni che sono andati a costruire gli stabilimenti di Cameri, i 2,7 per l'avvio di investimenti e dei progetti con la complicità di Lockeed-Martin, ma anche \u003Cmark>interessi\u003C/mark> familiari degli eredi Macchi, Aer-Macchi... A questo punto è vero che si perdono comunque dei miliardi: da 2,7 a 3,5 sono quelli che vanno sicuramente persi, a cui si aggiungono quelli per lo stabilimento di Cameri, ma molti di più sarebbero quelli che si perdono per manutenzione, oltre all'acquisto, e per le spese di rifornimento di velivoli totalmente inutili: si può ridurre il danno a 2,7 miliardi, l'alternativa è spenderne almeno 10 volte tanto\r\n\r\nQuesto e molto altro (come il legame con la lotta No Muos di questo rifiuto antimilitarista contro gli F35) ci ha raccontato Domenico in questo podcast che alleghiamo\r\n\r\n2013-08-01_f35",[78,80,84],{"matched_tokens":79,"snippet":68},[],{"matched_tokens":81,"snippet":83},[74,82],"militari","\u003Cmark>interessi\u003C/mark> \u003Cmark>militari\u003C/mark>",{"matched_tokens":85,"snippet":70},[],[87,93],{"field":38,"indices":88,"matched_tokens":90,"snippets":92},[89],1,[91],[74,82],[83],{"field":94,"matched_tokens":95,"snippet":75,"value":76},"post_content",[74],1157451471441625000,{"best_field_score":98,"best_field_weight":99,"fields_matched":100,"num_tokens_dropped":50,"score":101,"tokens_matched":100,"typo_prefix_score":50},"2211897868544",13,2,"1157451471441625194",{"document":103,"highlight":123,"highlights":128,"text_match":131,"text_match_info":132},{"cat_link":104,"category":105,"comment_count":50,"id":106,"is_sticky":50,"permalink":107,"post_author":53,"post_content":108,"post_date":109,"post_excerpt":56,"post_id":106,"post_modified":110,"post_thumbnail":111,"post_thumbnail_html":112,"post_title":113,"post_type":61,"sort_by_date":114,"tag_links":115,"tags":119},[47],[49],"85440","http://radioblackout.org/2023/11/end-fossil-occupy/","Sono settimane di occupazioni per il clima nelle università italiane che hanno aderito alla campagna di End Fossil, rete internazionale per la mobilitazione di studenti e studentesse che, in Italia, hanno occupato l’Università di Pisa e la Sapienza di Roma. A Torino, lunedì scorso, è stata portata avanti l’occupazione del Campus Einaudi fino a venerdì. Occupato anche il chiostro dell’Università di Parma e mobilitazioni alla Statale di Milano. Anche a Ravenna, città del petrolchimico, tradizionalmente legata al fossile, gli universitari della sede distaccata dell’Alma Mater di Bologna, hanno organizzato un’assemblea aperta di End Fossil. Il collettivo studentesco di Torino spiega: “UniTo così come il Politecnico di Torino, stipula accordi con soggetti quali l’Eni, azienda tra le 100 più inquinanti che da sole si rendono responsabili del 71% delle emissioni di CO2 mondiali. Non solo: l’industria della guerra, anch’essa distruttrice di ecosistemi interi (oltre che di un numero incalcolabile di vite umane), ha legami ancora più stretti con i nostri atenei, tramite innumerevoli partnership con aziende quali Leonardo e Thales Alenia. Gli uffici di queste aziende sorgeranno fianco a fianco a quelli di UniTo e PoliTo nella nuova Cittadella dell’Aerospazio, contro la quale ci sono state in questi stessi giorni molte contestazioni, mentre il Ministro dell’Ambiente Fratin sarà impegnato a decantarne le lodi all’Oval di Lingotto insieme ai dirigenti dell’industria bellica e alla governance della nostra università. La fusione tra interessi militari ed energetici – continuano – si esplica perfettamente nella recente assegnazione a Eni, da parte del governo israeliano, di permessi di estrazione di gas naturale al largo delle coste palestinesi. Così Israele premia e mantiene il supporto strategico italiano alle proprie politiche criminali: ecocidio e genocidio, in Medio Oriente come nel resto del mondo, vanno di pari passo”.\r\n\r\nDomani si terrà l'ultimo tavolo dell'occupazione torinese, in cui incontreranno le NO TAV per rilanciare la giornata dell'8 dicembre in val di Susa. L'occupazione al campus Einaudi prosegue anche nelle prossime settimane, mantenendo un'area nella main hall in cui reperire materiale informativo sulla campagna di End Fossil, stabilire alleanze, continuare la lotta.\r\n\r\nNe abbiamo parlato ai microfoni di radio black out con Gaia, studentessa di unito che ha aderito alla campagna End Fossil\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/end_fossil.mp3\"][/audio]\r\n\r\npagina IG\r\n\r\nhttps://www.instagram.com/endfossiloccupy_cle/?utm_source=ig_web_button_share_sheet&igshid=OGQ5ZDc2ODk2ZA==\r\n\r\ncanale telegram\r\n\r\nhttps://t.me/+2ppI6GZeRfNjNGQ0\r\n\r\n ","30 Novembre 2023","2023-11-30 17:36:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/403862443_1787572795081934_247211975428491469_n-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/403862443_1787572795081934_247211975428491469_n-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/403862443_1787572795081934_247211975428491469_n-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/403862443_1787572795081934_247211975428491469_n-1024x768.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/403862443_1787572795081934_247211975428491469_n-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/403862443_1787572795081934_247211975428491469_n.jpg 1440w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","END FOSSIL - Occupy!",1701365746,[116,117,118],"http://radioblackout.org/tag/endfossil/","http://radioblackout.org/tag/occupazioni-universita/","http://radioblackout.org/tag/clima/",[120,121,122],"#endfossil","#occupazioni università","clima",{"post_content":124},{"matched_tokens":125,"snippet":126,"value":127},[74,82],"nostra università. 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Tra le quattro e le cinquemila persone hanno sfilato in corteo per far risuonare la propria ostilità alla costruzione delle antenne del MUOS, il “Mobile User Objective System” contro cui da anni il movimento esprime il proprio dissenso.\r\n\r\nL'elevata partecipazione arrivata da più parti della Sicilia ha voluto quindi rendere chiaro a yankee e media quanto rumore gli attivisti siano pronti a creare per prendere voce in capitolo.\r\n\r\nLa manifestazione si è svolta in una giornata che si è rivelata promettente sin dalle prime battute, con la notizia che la Procura di Caltagirone ha disposto il sequestro delle antenne della base della marina militare statunitense attraverso il Gip e l'intervento di polizia municipale, carabinieri e avieri del 41° stormo. Il provvedimento è stato preso per via del regime di assoluta inedificabilità cui è sottoposta la sughereta che circonda la base U.S.A..\r\n\r\nIl corteo ha mantenuto il percorso originario e, partendo da contrada Apa, ha raggiunto la base militare in contrada Ulmo continuando a urlare lo sdegno verso chi antepone gli interessi militari e di controllo globale a quelli della salute e della tutela del territorio. L'evento del sequestro ha sicuramente influito positivamente sugli umori di una piazza sempre più determinata e consapevole che da una parte si tratta di impedire un progetto velenoso e nefasto per la popolazione di Niscemi e dintorni, dall'altro si tratta di intralciare l'investimento importante di un'intelligenza militare che già disegna gli scenari dei futuri conflitti nell'area mediterranea.\r\n\r\n \r\nAscolta la diretta con Pippo Gurrieri attivista del movimento NO MUOS e di Sicilia Libertaria\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/10/Pippo-Gurrieri.mp3\"] scarica file","9 Ottobre 2012","2025-09-24 22:01:02","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/10/foto-25-e1349541519577-470x352-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/10/foto-25-e1349541519577-470x352-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/10/foto-25-e1349541519577-470x352-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/10/foto-25-e1349541519577-470x352.jpg 470w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","No Muos: 5.000 a Niscemi contro i radar",1349804553,[150,151],"http://radioblackout.org/tag/nomuos/","http://radioblackout.org/tag/sicilia/",[153,154],"nomuos","sicilia",{"post_content":156},{"matched_tokens":157,"snippet":158,"value":159},[74,82],"sdegno verso chi antepone gli \u003Cmark>interessi\u003C/mark> \u003Cmark>militari\u003C/mark> e di controllo globale a","Si è svolto sabato il corteo nazionale No Muos a Niscemi. 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Le minacce del governo, che ricorre al TAR contro la regione siciliana, ci dimostrano solo che il governo difende l’illegalità, gli interessi delle lobbies militari e delle industrie di armamenti.\r\n\r\nAscolta la diretta con Fabio dei comitati NO MUOS: sciopero niscemi","30 Maggio 2013","2013-06-10 14:43:08","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/05/r-NO-MUOS-large570-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"125\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/05/r-NO-MUOS-large570-300x125.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/05/r-NO-MUOS-large570-300x125.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/05/r-NO-MUOS-large570.jpg 480w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Tutta Niscemi in sciopero contro il Muos",1369914733,[178,179,180,181,182,183,184,185,186,187,151,188],"http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/info/","http://radioblackout.org/tag/linformazione-di-blackout/","http://radioblackout.org/tag/muos/","http://radioblackout.org/tag/news/","http://radioblackout.org/tag/niscemi/","http://radioblackout.org/tag/no-muos/","http://radioblackout.org/tag/notizie-2/","http://radioblackout.org/tag/resistenza/","http://radioblackout.org/tag/sciopero/","http://radioblackout.org/tag/usa/",[18,53,190,191,192,193,194,195,196,197,154,198],"linformazione-di-blackout","muos","news","niscemi","no Muos","notizie","resistenza","sciopero","USA",{"post_content":200},{"matched_tokens":201,"snippet":202,"value":203},[74,82],"il governo difende l’illegalità, gli \u003Cmark>interessi\u003C/mark> delle lobbies \u003Cmark>militari\u003C/mark> e delle industrie di armamenti.\r","Il Comitato No MUOS di Niscemi, il Comitato Mamme NO MUOS e il Coordinamento regionale dei Comitati NO MUOS proclamano una giornata di sciopero generale a Niscemi per il 31 maggio; una giornata in cui tutte le attività lavorative, economiche, commerciali si fermano per affermare che la popolazione niscemese non vuole il MUOS, non vuole le 46 antenne della base NRTF .Lo sciopero generale serve a dimostrare che la popolazione è unita nel rivendicare il diritto alla salute, a vivere in un ambiente sano, all’autodeterminazione.\r\n\r\nLe vicende delle ultime settimane dimostrano che la mobilitazione dal basso e l’azione diretta, con blocchi ai cancelli, con il presidio permanente a Niscemi, in tutta la Sicilia e fuori dell’Isola, possono realmente bloccare la costruzione del MUOS. 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Difficile orizzontarsi, perché il nemico di due mesi prima si trasforma in alleato con cui spartirsi il territorio e capita il caso che uno stesso protagonista appoggi, finanzi e collabori con una fazione che è sostenuta anche dal proprio fiero nemico.\r\n\r\nAbbiamo sentito Alberto Negri che con la consueta lucidità ha dipanato un orizzonte geopolitico intrigante:\r\n\r\nscacchiere mediorientale","7 Ottobre 2016","2016-10-11 16:15:02","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/carte03-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"180\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/carte03-300x180.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/carte03-300x180.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/carte03-768x461.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/carte03-1024x614.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Scacchiere internazionale mediorientale",1475877883,[225,226,227,228,229,178,230,231,232,233,234,235],"http://radioblackout.org/tag/alberto-negri/","http://radioblackout.org/tag/arabia-saudita/","http://radioblackout.org/tag/conflitto-siriano/","http://radioblackout.org/tag/curdi/","http://radioblackout.org/tag/geopolitica/","http://radioblackout.org/tag/iran/","http://radioblackout.org/tag/iraq/","http://radioblackout.org/tag/isis/","http://radioblackout.org/tag/medio-oriente/","http://radioblackout.org/tag/nato/","http://radioblackout.org/tag/turtchia-russia/",[237,238,239,240,241,18,242,243,244,245,246,247],"Alberto Negri","arabia saudita","conflitto siriano","curdi","geopolitica","Iran","iraq","isis","medio oriente","nato","Turtchia Russia",{"post_content":249},{"matched_tokens":250,"snippet":251,"value":252},[74,82],"molto fluide e dipendenti dagli \u003Cmark>interessi\u003C/mark> del momento, sia \u003Cmark>militari\u003C/mark> (schieramento di truppe e missili"," \r\n\r\nSono in corso le manovre per cacciare il Daesh dalla sua capitale irachena, Mosul: i prodromi ci sono tutti da alcune settimane e vedono impegnate le forze in campo in alleanze variabili, molto fluide e dipendenti dagli \u003Cmark>interessi\u003C/mark> del momento, sia \u003Cmark>militari\u003C/mark> (schieramento di truppe e missili e occupazione di territorio con basi), sia energetici (pipeline), o banalmente di contrapposizione di contendenti divisi da religioni e appartenenze. 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La manifestazione, partita da Porta Palazzo, ha percorso le strade del centro sino a Porta Nuova.\r\nIl restyling d’immagine delle forze armate e del sistema militare/industriale italiano si infrangono di fronte alla crescita di un movimento di opposizione alla guerra ed al militarismo che si sta rinforzando anno dopo anno.\r\nLa prossima apertura a Torino dell’ottava edizione della mostra mercato dell’industria bellica aerospaziale è il motivo forte intorno al quale si è sviluppato un percorso di lotta ben più ampio, che si è concretato nella partecipazione attiva al corteo di compagnә provenienti da molte località italiane, dove sono nate assemblee e coordinamenti di lotta.\r\nA Porta Palazzo si è parlato di militarizzazione delle periferie, guerra allә poverә, lotta ai CPR, gentrification di un quartiere dove la presenza militare è costante.\r\nSi sono susseguiti interventi sull’Aerospace and Defence Meetings, sulla lotta contro le antenne assassine di Niscemi e la base di Sigonella, sull’occupazione militare a Chiomonte e San Didero in difesa di una linea ad alta velocità destinata a divenire anche corridoio militare.\r\nA Porta Susa si fronte alla lapide dei martiri della camera del lavoro si è ricordata la lunga e durissima lotta della classe operaia torinese contro la guerra ed il militarismo a partire dal 1917, in piena guerra mondiale, quando uno sciopero generale con barricate e scontri durissimi paralizzò la città contro la fame e la guerra.\r\nAl mercato di corso Valdocco un intervento ha posto l’accento sul costante aumento delle spese militari, ben 70 milioni di euro al giorno, di fronte alla riduzione di servizi importanti come trasporti di prossimità, ospedali, scuole, assistenza ad anziani e disabili.\r\nDi fronte alla scuola di applicazioni militari e agli alti comandi si è parlato delle missioni militari all’estero in difesa degli interessi dell’ENI e per l’esternalizzazione della guerra allә migranti.\r\nA Porta Nuova, dove i militari attuano un controllo etnicamente mirato per bloccare lә migrantә diretti al confine in Val Susa, si è parlato di lotta alle frontiere ed al controllo militare del territorio.\r\n\r\nBloccare le missioni all’estero, boicottare l’ENI, cacciare lә militarә dalle nostre città, bloccare la produzione e il trasporto di armi, contrastare la mostra mercato dell’industria aerospaziale di guerra sono concreti orizzonti di lotta.\r\n\r\nIl 30 novembre parte l’ottava edizione dell’Aerospace and Defence Meetings.\r\nVia i mercanti d’armi da Torino!\r\nAppuntamento all’Oval alle 12,30 di martedì 30 novembre \r\n\r\nNe abbiamo parlato con Dario dell’Assemblea Antimilitarista\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/2921-11-23-antimili-dario.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","23 Novembre 2021","2021-11-23 15:42:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-11-22_11-08-15-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-11-22_11-08-15-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-11-22_11-08-15-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-11-22_11-08-15-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-11-22_11-08-15.jpg 992w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Antimilitarist per le strade di Torino",1637678003,[274,275,276,277,278,279,280,281,282,283,184,284,285],"http://radioblackout.org/tag/aerospace-and-defence-meetings/","http://radioblackout.org/tag/antimilitarismo/","http://radioblackout.org/tag/assemblea-antimilitarista/","http://radioblackout.org/tag/assemblea-antimilitarista-torinese/","http://radioblackout.org/tag/corteo-antimilitarista/","http://radioblackout.org/tag/mercato-delle-armi/","http://radioblackout.org/tag/missioni-militari-allestero/","http://radioblackout.org/tag/mo-tav/","http://radioblackout.org/tag/mostra-mercato-dellindustria-aerospaziale-di-guerra/","http://radioblackout.org/tag/no-f35/","http://radioblackout.org/tag/spese-militari/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[287,15,288,289,30,290,291,292,293,294,194,295,23],"aerospace and defence meetings","assemblea antimilitarista","assemblea antimilitarista torinese","mercato delle armi","missioni militari all'estero","mo tav","mostra-mercato dell'industria aerospaziale di guerra","no F35","spese militari",{"post_content":297,"tags":301},{"matched_tokens":298,"snippet":299,"value":300},[82,74],"si è parlato delle missioni \u003Cmark>militari\u003C/mark> all’estero in difesa degli \u003Cmark>interessi\u003C/mark> dell’ENI e per l’esternalizzazione della","Svariate centinaia di antimilitaristә hanno partecipato al corteo indetto dall’Assemblea Antimilitarista per il 20 novembre. 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conclusione. Nel registro degli indagati sono finiti in venti: gli ex comandanti del poligono sperimentale di Perdasdefogu e del distaccamento di Capo San Lorenzo, ma anche i responsabili sanitari del comando militare, alcuni professori universitari e i membri di un commissione nominata dal Ministero della Difesa che avrebbero dovuto studiare gli effetti della contaminazione dell’uranio.\r\nNell’elenco dei primi venti indagati è finito anche il sindaco di Perdasdefogu, uno dei paesi su cui ricade la gigantesca base militare sarda. Walter Mura, insieme al medico competente del poligono, è accusato di aver ostacolato l’inchiesta sul disastro.\r\nNelle ossa di dodici cadaveri riesumati per ordine del magistrato ci sono tracce del micidiale torio. Le persone stroncate dal nemico radioattivo potrebbero essere non meno di centosessanta.\r\nLa diffusione dei tumori e delle leucemie tra gli abitanti della zona dimostrano come le sostanze tossiche e radioattive abbiano contaminato il suolo, le falde acquifere che alimentano diversi paesi e persino l'atmosfera. Gli effetti, oltre alla morte di militari e dei pastori che hanno allevato le loro greggi dentro il poligono, sono dimostrati dalla nascita di bambini e agnelli malformati. Ora c’è la prova, quella che non hanno mai riscontrato le commissioni nominate per far luce su una strage contro la quale si battevano da anni ambientalisti e antimilitaristi.\r\n\r\nSecondo Francesco, attivista antimilitarista di Villaputzu, l’inchiesta sarebbe stata aperta per bloccare una possibile insorgenza popolare, ridare fiducia nelle stesse istituzioni che per decenni hanno coperto la strage, perché gli affari potessero andare avanti.\r\nPurtroppo in molti casi le stesse vittime diventano complici. I pastori, che, quando non ci sono esercitazioni, pascolano le pecore nella vastissima area del poligono, non hanno purtroppo interesse a far rilevare che i loro animali vivono in un territorio pesantemente inquinato.\r\nLa stessa proposta di riconversione dal militare al civile del Poligono non modificherebbe la situazione, poiché le ditte private che già oggi sperimentano a Quirra, producono danni equivalenti se non superiori a quelli dei militari. Solo la chiusura definitiva del Poligono aprirebbe qualche prospettiva per la salute delle persone e per un diverso futuro del territorio ogliastrino.\r\n\r\nAscolta l’intervista a Francesco per Radio Blackout: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/2012-03-25-francesco-quirra2.mp3|titles=2012 03 25 francesco quirra2]\r\n\r\nscarica il file\r\n\r\nDi seguito una scheda sul poligono del Salto di Quirra.\r\nÈ la base militare sperimentale più grande d'Europa, costruita intorno al 1954 ed estesa su circa13.500 ettari a terra, con una ulteriore superficie che si estende a mare fino a superare l'intera superficie dell'isola di Sardegna (quasi 29 mila Kmq).\r\nIn quanto base militare viene utilizzata dall'esercito italiano e da eserciti stranieri (NATO, ma non solo) per esercitazioni e addestramento.\r\nIn quanto sito di sperimentazione, la base è attrezzata ed utilizzata per la prova di prototipi di armamenti e come mercato dimostrativo dove i produttori di armi possono esporre ai potenziali acquirenti il funzionamento e l’efficacia dei dispositivi proposti. Questa funzione rende il PISQ molto particolare: esistono al mondo solo altri tre poligoni che possono essere noleggiati da eserciti stranieri e industrie private. Il costo medio è di circa 50 mila euro l'ora.\r\nLe attrezzature del Poligono sono usate anche per il test di tecnologie militari applicate ad usi civili (se ha senso tale distinzione): si tratta di esperimenti pericolosi ed esplodenti, come quelli sulla tenuta degli oleodotti o sui motori dei razzi per satelliti, che richiedono le stesse strutture usate per la prova di armamenti. Attualmente sono questi gli usi con le ricadute più pesanti in termini di inquinamento.\r\n\r\nche cosa comporta il PISQ\r\nIl Sarrabus-Gerrei è una delle zone a minor densità abitativa in Europa, ma non per questo nel 1954 ci si sarebbe privati del territorio oggi occupato dal Poligono; quelle aree avevano una loro vocazione alla viticoltura ed all’allevamento e, verosimilmente, se oggi non ci fosse la base, si sarebbero sviluppati anche altri settori: turismo, pesca, agrumeti, serricoltura, ortalizie, apicoltura, ecc...\r\nLa base è nata da esigenze estranee a quelle delle popolazioni ed ha trasformato il rapporto con il territorio creando delle condizioni che oggi vengono percepite come uno stato di fatto immutabile:\r\n\r\n· sottrazione di sovranità: le popolazioni subiscono decisioni prese completamente al di fuori del proprio controllo, estranee ai propri interessi, senza avere alcuna voce in capitolo, anzi spesso volutamente disinformate dalle autorità;\r\n· cristallizzazione economica (se non arretramento): la popolazione complessiva attorno al PISQ, è diminuita tra il 1971 ed il 2009 di 4.580 unità ovvero del 12% (dati ISTAT). Una realtà demografica cui fa riscontro il reddito medio per abitante che per il 2008 è di appena 6.857,00 €, contro una media italiana di 18.900,00\r\n· distruzione del patrimonio archeologico e naturalistico: vale per tutti il caso del complesso carsico di S’Ingutidroxa, denunciato all’opinione pubblica da realtà autonome che operano nel territorio contro il poligono militare;\r\n· inquinamento dell'intera area tanto da causare modificazioni genetiche negli organismi vegetali ed animali e diffusione di alcune patologie (aumento dei malati di diabete fino al 300%, disturbi alla tiroide, ecc...), linfomi e cancri di vario genere, aborti e malformazioni negli animali e nell’uomo.\r\n\r\nIl territorio e le popolazioni che \"ospitano\" il PISQ appaiono essere le prime vittime del Poligono e ne subiscono le conseguenze immediate, ma deve essere ben presente che gli ordigni sviluppati all’interno della base trovano utilizzo nei teatri di guerra di tutto il mondo come nuovi e più efficaci sistemi di distruzione e morte.\r\nLa nocività del Poligono si estende ben oltre i confini dell’isola ed è difficile giustificare l’esistenza di una tale struttura nei termini dei posti di lavoro che sarebbe in grado di garantire, senza considerare che - oltre ai costi sanitari, sociali, economici e politici che pagano le popolazioni locali - i frutti del “lavoro” svolto nel Poligono ricadono sui morti e sui profughi nelle guerre dell’Africa e del Medioriente e sono un mezzo per il mantenimento di oppressione e sottosviluppo.\r\nTutto ciò è potuto accadere anche perché le stesse genti che subiscono la presenza della base militare hanno permesso questa situazione.\r\nI motivi di ciò sono, tutto sommato, spiegabili:\r\n· fiducia verso istituzioni statali, a cui si affida lo sviluppo del territorio, la creazione di opportunità economiche, la tutela della salute ed il rispetto delle leggi;\r\n· penetrazione dell’economia militare, per cui tutti hanno un parente, un amico, un vicino a qualche titolo coinvolto nell’attività bellica; pertanto una presa di posizione contraria al poligono comporta una frattura nella comunità e questo è forse il principale motivo per cui il territorio esprime una opposizione debole e disorganizzata, pronta a delegare a terzi (partiti, stampa, magistratura, ecc.) l’onere di una lotta di cui nessuno sembra volersi veramente fare carico;\r\n· sentimento di isolamento e di debolezza nei confronti di interessi che appaiono essere troppo più grandi rispetto a quelli delle popolazioni locali;\r\n· fondo di fatalismo e di cinismo, per cui si spera sempre che quanto succede agli altri non succeda a noi e si cerca di vivere la propria vita senza porsi troppi problemi.\r\n\r\nSe oggi va maturando la consapevolezza della necessità di riappropriarsi del territorio e chiudere la struttura del Poligono, è evidente che è necessario superare la passività ed intraprendere un percorso di lotta.\r\n\r\nsituazione attuale \r\nL’esistenza di una situazione sanitaria anomala è stata oggetto negli anni di molte denunce e ricerche. Oggi non è più necessario dimostrare l’esistenza o la consistenza della “sindrome di Quirra”, così come ci sono chiare evidenze di quelle che ne potrebbero essere le cause, tutte riconducibili alle attività del Poligono.\r\nFin dai primi anni ’80 tra le specie viventi (flora e fauna, inclusi gli umani) si son verificate molteplici anomalie che per gli abitanti della zona sono fatti noti: morìa ed aborti in bestie ed esseri umani, malformazioni nei feti e nei nati vivi, fino al caso di Escalaplano dove, a cavallo del 1988, su 25 nuovi nati, 14 risultarono affetti da malformazioni più o meno gravi.\r\nNel 2001 un oncologo ed un medico di base di Villaputzu denunciavano una anomala quantità di tumori emolinfatici.\r\nNel 2004 l’Istituto Superiore di Sanità raccomandava indagini epidemiologiche settoriali nell’intorno del Poligono.\r\nNel 2006 lo screening sullo stato di salute della Regione Sardegna riscontrava percentuali di malattie paragonabili a quelle delle zone industriali.\r\nNel 2008 il Comitato Scientifico di Base, organismo indipendente, agendo su incarico di associazioni locali attive nella lotta contro il PISQ, pubblicava uno studio in cui denunciava l’inquinamento elettromagnetico prodotto dalle apparecchiature in uso al Poligono.\r\nNel 2009 lo stesso Comitato Scientifico di Base denunciava una percentuale abnorme di leucemie tra i lavoratori ed i residenti nell’intorno della base e tra i lavoratori civili del Poligono.\r\nÈ di oggi, infine, la denuncia dei veterinari della zona, che riscontra, tra gli allevatori operanti nella zona del Poligono, una percentuale di malati di leucemie pari al 65% dei residenti, oltre a dati inquietanti relativi allo stato di salute del bestiame.\r\nNei primi anni del 2000 ci si è concentrati sull’uranio impoverito, che potrebbe essere una con-causa, ma è stato dimostrato non essere il principale responsabile della situazione. Nonostante ciò sia noto da allora, ancora si svolgono inutili e costose indagini per la ricerca di agenti radioattivi non significativi, e ciò non può che destare allarme.\r\nE’ poi appena il caso di ricordare il tentativo di depistaggio che attribuiva la diffusione di leucemie alle vecchie miniere di arsenico, che è pure un agente patogeno, ma per tutt’altro tipo di tumori, peraltro poco presenti nel territorio. Tuttavia ancora c’è chi sostiene questa tesi!\r\nGli studi indipendenti e quelli svolti dalle diverse commissioni hanno invece evidenziato la presenza di nanoparticelle di metalli pesanti, generate negli impatti, nelle esplosioni e nelle combustioni dei propellenti usati dai missili; la presenza di inquinanti chimici (idrazina, tungsteno, ecc.) utilizzati nei combustibili dei missili e in alcuni dispositivi militari; la presenza di intensissimi campi elettromagnetici dovuti ai radar di controllo, segnalazione ed inseguimento, oltre ai dispositivi di guerra elettronica utilizzati e sperimentati nelle esercitazioni\r\n\r\nresponsabili e responsabilità\r\nI responsabili diretti di quanto sta accadendo al territorio ed alle popolazioni attorno al Poligono Interforze del Salto di Quirra sono i governi, i militari e le industrie di armi e munizionamenti. Costoro hanno voluto il Poligono, lo hanno realizzato ed usato sulla base esclusiva dei propri interessi economici, politici, strategici, lucrando sulla vita e la salute delle popolazioni, senza metterle al corrente né dei rischi, né di eventuali misure protettive, negando, tacendo e falsificando anche di fronte all'evidenza. Le istituzioni politiche hanno agito in continuità con gli interessi militari ed industriali, senza mai ricredersi sulle scelte operate in passato e reiterando (ancora oggi) l'intoccabilità del Poligono e delle sue attività.\r\nPer non aver svolto il proprio ruolo di controllo e tutela sono responsabili: le istituzioni regionali e provinciali che si sono alternate dal 1954 fino ad oggi; i sindaci e le amministrazioni comunali, in particolare quelli di Perdasdefogu, Escalaplano e Villaputzu; le ASL competenti e l’ARPAS. Enti che avrebbero dovuto prevenire, controllare ed impedire lo scempio e che invece hanno sempre negato l'evidenza. Enti che insistono tutt'ora nel richiedere non solo il mantenimento della base militare ma finanche l'intensificazione delle sue attività. \r\nPer aver taciuto i rischi ed occultato informazioni allarmanti sono responsabili: tutte le imprese - pubbliche e private - che collaborano con il PISQ e che avrebbero potuto divulgare notizie relative alla pericolosità delle attività svolte nel Poligono; i sindacati, che - per tutelare pochi posti di lavoro (dai quali andrebbero sottratti quei pastori, agricoltori, pescatori, impiegati in attività civili, decimati dalla pandemia militarista) - difendono l'esproprio di un territorio vastissimo, accreditando il mestiere di militare come un “lavoro come gli altri”. Si trovano così vittime della contraddizione di tutelare la busta paga piuttosto che la persona. \r\nUna responsabilità nell'occultamento della verità e nel mantenimento della \"pace sociale\" deve essere attribuita anche alle istituzioni della chiesa cattolica che hanno mediato e diffuso l’ignoranza su quanto avveniva nella base. Vale su tutto la dichiarazione di mons. Mani, arcivescovo di Cagliari e generale di corpo d'armata, in quanto ex-capellano militare, che assicura personalmente «che nelle basi in Sardegna non viene utilizzato uranio impoverito».\r\n\r\nuna prima conclusione\r\nNessuno dei responsabili dell’accaduto vuole in realtà porre fine alle malattie, all’impoverimento economico, alla distruzione dell’ambiente che hanno imposto per oltre mezzo secolo alle comunità locali, ne' sarà disposto a permettere un controllo sulle attività belliche, che - in verità - non sarebbero neanche possibili se non fossero occultate dal segreto militare. E’ evidente, quindi, che non ci può essere incontro tra gli interessi di chi guadagna dalle attività del Poligono e di quanti vi perdono la vita, come singoli, come comunità e come vittime della guerra.\r\n\r\nAttendersi che l'intera popolazione si sollevi all'unisono e pretenda la chiusura del PISQ è una prospettiva irreale, sia perché parte della popolazione stessa è portatrice di interesse, sia perché l’atteggiamento prevalente è di indifferenza e cinismo. È’ necessario partire da questa realtà ed effettuare una scelta di campo: chi vuole mantenere il Poligono già lo manifesta; chi ne vorrebbe la chiusura deve prendere coscienza di questa divergenza di interessi. Non solo: l'esperienza di oltre mezzo secolo e le posizioni espresse quotidianamente dai responsabili mostrano che non si può fare affidamento su istituzioni che - a tutti i livelli - hanno dato copertura ai militari.\r\n\r\nDelegare e, dunque, affidare la vita, la salute, il territorio in cui viviamo in mani altrui, senza poter esercitare alcun controllo, è il meccanismo che ha portato alla condizione attuale. È necessaria, pertanto, una mobilitazione di base, in prima persona, in autonomia dalle organizzazioni istituzionali e tale da poter agire in modo diretto ed organizzato.","27 Marzo 2012","L’inchiesta sulla strage che da molti anni colpisce le popolazioni che vivono nella zona del Poligono di Quirra è giunta ad una prima conclusione. Nel registro degli indagati sono finiti in venti: gli ex comandanti del poligono sperimentale di Perdasdefogu e del distaccamento di Capo San Lorenzo, ma anche i responsabili sanitari del comando militare, alcuni professori universitari e i membri di un commissione nominata dal Ministero della Difesa che avrebbero dovuto studiare gli effetti della contaminazione dell’uranio.\r\nNell’elenco dei primi venti indagati è finito anche il sindaco di Perdasdefogu, uno dei paesi su cui ricade la gigantesca base militare sarda. Walter Mura, insieme al medico competente del poligono, è accusato dal procuratore Domenico Fiordalisi di aver ostacolato l’inchiesta sul disastro.\r\nNelle ossa di dodici cadaveri riesumati per ordine del magistrato ci sono tracce del micidiale torio. Le persone stroncate dal nemico radioattivo potrebbero essere non meno di centosessanta. E proprio per questo la Procura della Repubblica di Lanusei ha deciso di approfondire ulteriormente l’inchiesta sui veleni della base militare del Salto di Quirra.\r\nLa diffusione dei tumori e delle leucemie tra gli abitanti della zona, secondo la tesi della procura, dimostrano come le sostanze tossiche e radioattive abbiano contaminato il suolo, le falde acquifere che alimentano diversi paesi e persino l'atmosfera. Gli effetti, oltre alla morte di tanti militari e dei pastori che hanno allevato le loro greggi dentro il poligono, sono dimostrati dalla nascita di bambini e agnelli malformati. Ora c’è la prova, quella che non hanno mai riscontrato le commissioni nominate per far luce su uno strano fenomeno di cui si parlava da molti anni. E anche per questo, nell’elenco degli indagati, ci sono professori e altri specialisti che avrebbero volutamente negato gli effetti della contaminazione.\r\n\r\nSecondo Francesco, attivista antimilitarista di Villaputzu, l’inchiesta sarebbe stata aperta per bloccare una possibile insorgenza popolare, ridare fiducia nelle stesse istituzioni che per decenni hanno coperto la strage, perché gli affari potessero andare avanti.\r\nPurtroppo in molti casi le stesse vittime diventano complici. I pastori, che, quando non ci sono esercitazioni, pascolano le pecore nella vastissima area del poligono, non hanno purtroppo interesse a far rilevare che i loro animali vivono in un territorio pesantemente inquinato. \r\nLa stessa proposta di riconversione dal militare al civile del Poligono non modificherebbe la situazione, poiché le ditte private che già oggi sperimentano nel poligono, producono danni equivalenti se non superiori a quelli dei militari. Solo la chiusura definitiva del Poligono aprirebbe qualche prospettiva per la salute delle persone e per un diverso futuro del territorio ogliastrino. \r\n\r\nAscolta l’intervista a Francesco per Radio Blackout: \r\n\r\nscarica il file\r\n\r\nDi seguito una scheda sul poligono del Salto di Quirra.\r\nÈ la base militare sperimentale più grande d'Europa, costruita intorno al 1954 ed estesa su circa13.500 ettari a terra, con una ulteriore superficie che si estende a mare fino a superare l'intera superficie dell'isola di Sardegna (quasi 29 mila Kmq).\r\nIn quanto base militare viene utilizzata dall'esercito italiano e da eserciti stranieri (NATO, ma non solo) per esercitazioni e addestramento. \r\nIn quanto sito di sperimentazione, la base è attrezzata ed utilizzata per la prova di prototipi di armamenti e come mercato dimostrativo dove i produttori di armi possono esporre ai potenziali acquirenti il funzionamento e l’efficacia dei dispositivi proposti. Questa funzione rende il PISQ molto particolare: esistono al mondo solo altri tre poligoni che possono essere noleggiati da eserciti stranieri e industrie private. Il costo medio è di circa 50 mila euro l'ora.\r\nLe attrezzature del Poligono sono usate anche per il test di tecnologie militari applicate ad usi civili (se ha senso tale distinzione): si tratta di esperimenti pericolosi ed esplodenti, come quelli sulla tenuta degli oleodotti o sui motori dei razzi per satelliti, che richiedono le stesse strutture usate per la prova di armamenti. Attualmente sono questi gli usi con le ricadute più pesanti in termini di inquinamento.\r\n\r\nche cosa comporta il PISQ \r\nIl Sarrabus-Gerrei è una delle zone a minor densità abitativa in Europa, ma non per questo nel 1954 ci si sarebbe privati del territorio oggi occupato dal Poligono; quelle aree avevano una loro vocazione alla viticoltura ed all’allevamento e, verosimilmente, se oggi non ci fosse la base, si sarebbero sviluppati anche altri settori: turismo, pesca, agrumeti, serricoltura, ortalizie, apicoltura, ecc...\r\nLa base è nata da esigenze estranee a quelle delle popolazioni ed ha trasformato il rapporto con il territorio creando delle condizioni che oggi vengono percepite come uno stato di fatto immutabile:\r\n\r\n• sottrazione di sovranità: le popolazioni subiscono decisioni prese completamente al di fuori del proprio controllo, estranee ai propri interessi, senza avere alcuna voce in capitolo, anzi spesso volutamente disinformate dalle autorità;\r\n• cristallizzazione economica (se non arretramento): la popolazione complessiva attorno al PISQ, è diminuita tra il 1971 ed il 2009 di 4.580 unità ovvero del 12% (dati ISTAT). Una realtà demografica cui fa riscontro il reddito medio per abitante che per il 2008 è di appena 6.857,00 €, contro una media italiana di 18.900,00 \r\n• distruzione del patrimonio archeologico e naturalistico: vale per tutti il caso del complesso carsico di S’Ingutidroxa, denunciato all’opinione pubblica da realtà autonome che operano nel territorio contro il poligono militare;\r\n• inquinamento dell'intera area tanto da causare modificazioni genetiche negli organismi vegetali ed animali e diffusione di alcune patologie (aumento dei malati di diabete fino al 300%, disturbi alla tiroide, ecc...), linfomi e cancri di vario genere, aborti e malformazioni negli animali e nell’uomo.\r\n\r\nIl territorio e le popolazioni che \"ospitano\" il PISQ appaiono essere le prime vittime del Poligono e ne subiscono le conseguenze immediate, ma deve essere ben presente che gli ordigni sviluppati all’interno della base trovano utilizzo nei teatri di guerra di tutto il mondo come nuovi e più efficaci sistemi di distruzione e morte. \r\nLa nocività del Poligono si estende ben oltre i confini dell’isola ed è difficile giustificare l’esistenza di una tale struttura nei termini dei posti di lavoro che sarebbe in grado di garantire, senza considerare che - oltre ai costi sanitari, sociali, economici e politici che pagano le popolazioni locali - i frutti del “lavoro” svolto nel Poligono ricadono sui morti e sui profughi nelle guerre dell’Africa e del Medioriente e sono un mezzo per il mantenimento di oppressione e sottosviluppo.\r\nTutto ciò è potuto accadere anche perché le stesse genti che subiscono la presenza della base militare hanno permesso questa situazione. \r\nI motivi di ciò sono, tutto sommato, spiegabili:\r\n• fiducia verso istituzioni statali, a cui si affida lo sviluppo del territorio, la creazione di opportunità economiche, la tutela della salute ed il rispetto delle leggi;\r\n• penetrazione dell’economia militare, per cui tutti hanno un parente, un amico, un vicino a qualche titolo coinvolto nell’attività bellica; pertanto una presa di posizione contraria al poligono comporta una frattura nella comunità e questo è forse il principale motivo per cui il territorio esprime una opposizione debole e disorganizzata, pronta a delegare a terzi (partiti, stampa, magistratura, ecc.) l’onere di una lotta di cui nessuno sembra volersi veramente fare carico;\r\n• sentimento di isolamento e di debolezza nei confronti di interessi che appaiono essere troppo più grandi rispetto a quelli delle popolazioni locali;\r\n• fondo di fatalismo e di cinismo, per cui si spera sempre che quanto succede agli altri non succeda a noi e si cerca di vivere la propria vita senza porsi troppi problemi.\r\n\r\nSe oggi va maturando la consapevolezza della necessità di riappropriarsi del territorio e chiudere la struttura del Poligono, è evidente che è necessario superare la passività ed intraprendere un percorso di lotta. \r\n\r\nsituazione attuale \r\nL’esistenza di una situazione sanitaria anomala è stata oggetto negli anni di molte denunce e ricerche. Oggi non è più necessario dimostrare l’esistenza o la consistenza della “sindrome di Quirra”, così come ci sono chiare evidenze di quelle che ne potrebbero essere le cause, tutte riconducibili alle attività del Poligono.\r\nFin dai primi anni ’80 tra le specie viventi (flora e fauna, inclusi gli umani) si son verificate molteplici anomalie che per gli abitanti della zona sono fatti noti: morìa ed aborti in bestie ed esseri umani, malformazioni nei feti e nei nati vivi, fino al caso di Escalaplano dove, a cavallo del 1988, su 25 nuovi nati, 14 risultarono affetti da malformazioni più o meno gravi. \r\nNel 2001 un oncologo ed un medico di base di Villaputzu denunciavano una anomala quantità di tumori emolinfatici. \r\nNel 2004 l’Istituto Superiore di Sanità raccomandava indagini epidemiologiche settoriali nell’intorno del Poligono. \r\nNel 2006 lo screening sullo stato di salute della Regione Sardegna riscontrava percentuali di malattie paragonabili a quelle delle zone industriali. \r\nNel 2008 il Comitato Scientifico di Base, organismo indipendente, agendo su incarico di associazioni locali attive nella lotta contro il PISQ, pubblicava uno studio in cui denunciava l’inquinamento elettromagnetico prodotto dalle apparecchiature in uso al Poligono. \r\nNel 2009 lo stesso Comitato Scientifico di Base denunciava una percentuale abnorme di leucemie tra i lavoratori ed i residenti nell’intorno della base e tra i lavoratori civili del Poligono. \r\nÈ di oggi, infine, la denuncia dei veterinari della zona, che riscontra, tra gli allevatori operanti nella zona del Poligono, una percentuale di malati di leucemie pari al 65% dei residenti, oltre a dati inquietanti relativi allo stato di salute del bestiame.\r\nNei primi anni del 2000 ci si è concentrati sull’uranio impoverito, che potrebbe essere una con-causa, ma è stato dimostrato non essere il principale responsabile della situazione. Nonostante ciò sia noto da allora, ancora si svolgono inutili e costose indagini per la ricerca di agenti radioattivi non significativi, e ciò non può che destare allarme. \r\nE’ poi appena il caso di ricordare il tentativo di depistaggio che attribuiva la diffusione di leucemie alle vecchie miniere di arsenico, che è pure un agente patogeno, ma per tutt’altro tipo di tumori, peraltro poco presenti nel territorio. Tuttavia ancora c’è chi sostiene questa tesi!\r\nGli studi indipendenti e quelli svolti dalle diverse commissioni hanno invece evidenziato la presenza di nanoparticelle di metalli pesanti, generate negli impatti, nelle esplosioni e nelle combustioni dei propellenti usati dai missili; la presenza di inquinanti chimici (idrazina, tungsteno, ecc.) utilizzati nei combustibili dei missili e in alcuni dispositivi militari; la presenza di intensissimi campi elettromagnetici dovuti ai radar di controllo, segnalazione ed inseguimento, oltre ai dispositivi di guerra elettronica utilizzati e sperimentati nelle esercitazioni\r\n\r\nresponsabili e responsabilità\r\nI responsabili diretti di quanto sta accadendo al territorio ed alle popolazioni attorno al Poligono Interforze del Salto di Quirra sono i governi, i militari e le industrie di armi e munizionamenti. Costoro hanno voluto il Poligono, lo hanno realizzato ed usato sulla base esclusiva dei propri interessi economici, politici, strategici, lucrando sulla vita e la salute delle popolazioni, senza metterle al corrente né dei rischi, né di eventuali misure protettive, negando, tacendo e falsificando anche di fronte all'evidenza. Le istituzioni politiche hanno agito in continuità con gli interessi militari ed industriali, senza mai ricredersi sulle scelte operate in passato e reiterando (ancora oggi) l'intoccabilità del Poligono e delle sue attività. \r\nPer non aver svolto il proprio ruolo di controllo e tutela sono responsabili: le istituzioni regionali e provinciali che si sono alternate dal 1954 fino ad oggi; i sindaci e le amministrazioni comunali, in particolare quelli di Perdasdefogu, Escalaplano e Villaputzu; le ASL competenti e l’ARPAS. Enti che avrebbero dovuto prevenire, controllare ed impedire lo scempio e che invece hanno sempre negato l'evidenza. Enti che insistono tutt'ora nel richiedere non solo il mantenimento della base militare ma finanche l'intensificazione delle sue attività. \r\nPer aver taciuto i rischi ed occultato informazioni allarmanti sono responsabili: tutte le imprese - pubbliche e private - che collaborano con il PISQ e che avrebbero potuto divulgare notizie relative alla pericolosità delle attività svolte nel Poligono; i sindacati, che - per tutelare pochi posti di lavoro (dai quali andrebbero sottratti quei pastori, agricoltori, pescatori, impiegati in attività civili, decimati dalla pandemia militarista) - difendono l'esproprio di un territorio vastissimo, accreditando il mestiere di militare come un “lavoro come gli altri”. Si trovano così vittime della contraddizione di tutelare la busta paga piuttosto che la persona. \r\nUna responsabilità nell'occultamento della verità e nel mantenimento della \"pace sociale\" deve essere attribuita anche alle istituzioni della chiesa cattolica che hanno mediato e diffuso l’ignoranza su quanto avveniva nella base. Vale su tutto la dichiarazione di mons. Mani, arcivescovo di Cagliari e generale di corpo d'armata, in quanto ex-capellano militare, che assicura personalmente «che nelle basi in Sardegna non viene utilizzato uranio impoverito». \r\n\r\nuna prima conclusione\r\nNessuno dei responsabili dell’accaduto vuole in realtà porre fine alle malattie, all’impoverimento economico, alla distruzione dell’ambiente che hanno imposto per oltre mezzo secolo alle comunità locali, ne' sarà disposto a permettere un controllo sulle attività belliche, che - in verità - non sarebbero neanche possibili se non fossero occultate dal segreto militare. E’ evidente, quindi, che non ci può essere incontro tra gli interessi di chi guadagna dalle attività del Poligono e di quanti vi perdono la vita, come singoli, come comunità e come vittime della guerra.\r\n\r\nAttendersi che l'intera popolazione si sollevi all'unisono e pretenda la chiusura del PISQ è una prospettiva irreale, sia perché parte della popolazione stessa è portatrice di interesse, sia perché l’atteggiamento prevalente è di indifferenza e cinismo. È’ necessario partire da questa realtà ed effettuare una scelta di campo: chi vuole mantenere il Poligono già lo manifesta; chi ne vorrebbe la chiusura deve prendere coscienza di questa divergenza di interessi. Non solo: l'esperienza di oltre mezzo secolo e le posizioni espresse quotidianamente dai responsabili mostrano che non si può fare affidamento su istituzioni che - a tutti i livelli - hanno dato copertura ai militari. \r\n\r\nDelegare e, dunque, affidare la vita, la salute, il territorio in cui viviamo in mani altrui, senza poter esercitare alcun controllo, è il meccanismo che ha portato alla condizione attuale. È necessaria, pertanto, una mobilitazione di base, in prima persona, in autonomia dalle organizzazioni istituzionali e tale da poter agire in modo diretto ed organizzato. \r\n","2018-10-17 22:11:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/1a_quirra_001-200x110.jpg","Poligono di Quirra. 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Nel registro degli indagati sono finiti in venti: gli ex comandanti del poligono sperimentale di Perdasdefogu e del distaccamento di Capo San Lorenzo, ma anche i responsabili sanitari del comando militare, alcuni professori universitari e i membri di un commissione nominata dal Ministero della Difesa che avrebbero dovuto studiare gli effetti della contaminazione dell’uranio.\r\nNell’elenco dei primi venti indagati è finito anche il sindaco di Perdasdefogu, uno dei paesi su cui ricade la gigantesca base militare sarda. Walter Mura, insieme al medico competente del poligono, è accusato di aver ostacolato l’inchiesta sul disastro.\r\nNelle ossa di dodici cadaveri riesumati per ordine del magistrato ci sono tracce del micidiale torio. Le persone stroncate dal nemico radioattivo potrebbero essere non meno di centosessanta.\r\nLa diffusione dei tumori e delle leucemie tra gli abitanti della zona dimostrano come le sostanze tossiche e radioattive abbiano contaminato il suolo, le falde acquifere che alimentano diversi paesi e persino l'atmosfera. Gli effetti, oltre alla morte di \u003Cmark>militari\u003C/mark> e dei pastori che hanno allevato le loro greggi dentro il poligono, sono dimostrati dalla nascita di bambini e agnelli malformati. Ora c’è la prova, quella che non hanno mai riscontrato le commissioni nominate per far luce su una strage contro la quale si battevano da anni ambientalisti e antimilitaristi.\r\n\r\nSecondo Francesco, attivista antimilitarista di Villaputzu, l’inchiesta sarebbe stata aperta per bloccare una possibile insorgenza popolare, ridare fiducia nelle stesse istituzioni che per decenni hanno coperto la strage, perché gli affari potessero andare avanti.\r\nPurtroppo in molti casi le stesse vittime diventano complici. I pastori, che, quando non ci sono esercitazioni, pascolano le pecore nella vastissima area del poligono, non hanno purtroppo interesse a far rilevare che i loro animali vivono in un territorio pesantemente inquinato.\r\nLa stessa proposta di riconversione dal militare al civile del Poligono non modificherebbe la situazione, poiché le ditte private che già oggi sperimentano a Quirra, producono danni equivalenti se non superiori a quelli dei \u003Cmark>militari\u003C/mark>. Solo la chiusura definitiva del Poligono aprirebbe qualche prospettiva per la salute delle persone e per un diverso futuro del territorio ogliastrino.\r\n\r\nAscolta l’intervista a Francesco per Radio Blackout: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/2012-03-25-francesco-quirra2.mp3|titles=2012 03 25 francesco quirra2]\r\n\r\nscarica il file\r\n\r\nDi seguito una scheda sul poligono del Salto di Quirra.\r\nÈ la base militare sperimentale più grande d'Europa, costruita intorno al 1954 ed estesa su circa13.500 ettari a terra, con una ulteriore superficie che si estende a mare fino a superare l'intera superficie dell'isola di Sardegna (quasi 29 mila Kmq).\r\nIn quanto base militare viene utilizzata dall'esercito italiano e da eserciti stranieri (NATO, ma non solo) per esercitazioni e addestramento.\r\nIn quanto sito di sperimentazione, la base è attrezzata ed utilizzata per la prova di prototipi di armamenti e come mercato dimostrativo dove i produttori di armi possono esporre ai potenziali acquirenti il funzionamento e l’efficacia dei dispositivi proposti. Questa funzione rende il PISQ molto particolare: esistono al mondo solo altri tre poligoni che possono essere noleggiati da eserciti stranieri e industrie private. Il costo medio è di circa 50 mila euro l'ora.\r\nLe attrezzature del Poligono sono usate anche per il test di tecnologie \u003Cmark>militari\u003C/mark> applicate ad usi civili (se ha senso tale distinzione): si tratta di esperimenti pericolosi ed esplodenti, come quelli sulla tenuta degli oleodotti o sui motori dei razzi per satelliti, che richiedono le stesse strutture usate per la prova di armamenti. Attualmente sono questi gli usi con le ricadute più pesanti in termini di inquinamento.\r\n\r\nche cosa comporta il PISQ\r\nIl Sarrabus-Gerrei è una delle zone a minor densità abitativa in Europa, ma non per questo nel 1954 ci si sarebbe privati del territorio oggi occupato dal Poligono; quelle aree avevano una loro vocazione alla viticoltura ed all’allevamento e, verosimilmente, se oggi non ci fosse la base, si sarebbero sviluppati anche altri settori: turismo, pesca, agrumeti, serricoltura, ortalizie, apicoltura, ecc...\r\nLa base è nata da esigenze estranee a quelle delle popolazioni ed ha trasformato il rapporto con il territorio creando delle condizioni che oggi vengono percepite come uno stato di fatto immutabile:\r\n\r\n· sottrazione di sovranità: le popolazioni subiscono decisioni prese completamente al di fuori del proprio controllo, estranee ai propri \u003Cmark>interessi\u003C/mark>, senza avere alcuna voce in capitolo, anzi spesso volutamente disinformate dalle autorità;\r\n· cristallizzazione economica (se non arretramento): la popolazione complessiva attorno al PISQ, è diminuita tra il 1971 ed il 2009 di 4.580 unità ovvero del 12% (dati ISTAT). Una realtà demografica cui fa riscontro il reddito medio per abitante che per il 2008 è di appena 6.857,00 €, contro una media italiana di 18.900,00\r\n· distruzione del patrimonio archeologico e naturalistico: vale per tutti il caso del complesso carsico di S’Ingutidroxa, denunciato all’opinione pubblica da realtà autonome che operano nel territorio contro il poligono militare;\r\n· inquinamento dell'intera area tanto da causare modificazioni genetiche negli organismi vegetali ed animali e diffusione di alcune patologie (aumento dei malati di diabete fino al 300%, disturbi alla tiroide, ecc...), linfomi e cancri di vario genere, aborti e malformazioni negli animali e nell’uomo.\r\n\r\nIl territorio e le popolazioni che \"ospitano\" il PISQ appaiono essere le prime vittime del Poligono e ne subiscono le conseguenze immediate, ma deve essere ben presente che gli ordigni sviluppati all’interno della base trovano utilizzo nei teatri di guerra di tutto il mondo come nuovi e più efficaci sistemi di distruzione e morte.\r\nLa nocività del Poligono si estende ben oltre i confini dell’isola ed è difficile giustificare l’esistenza di una tale struttura nei termini dei posti di lavoro che sarebbe in grado di garantire, senza considerare che - oltre ai costi sanitari, sociali, economici e politici che pagano le popolazioni locali - i frutti del “lavoro” svolto nel Poligono ricadono sui morti e sui profughi nelle guerre dell’Africa e del Medioriente e sono un mezzo per il mantenimento di oppressione e sottosviluppo.\r\nTutto ciò è potuto accadere anche perché le stesse genti che subiscono la presenza della base militare hanno permesso questa situazione.\r\nI motivi di ciò sono, tutto sommato, spiegabili:\r\n· fiducia verso istituzioni statali, a cui si affida lo sviluppo del territorio, la creazione di opportunità economiche, la tutela della salute ed il rispetto delle leggi;\r\n· penetrazione dell’economia militare, per cui tutti hanno un parente, un amico, un vicino a qualche titolo coinvolto nell’attività bellica; pertanto una presa di posizione contraria al poligono comporta una frattura nella comunità e questo è forse il principale motivo per cui il territorio esprime una opposizione debole e disorganizzata, pronta a delegare a terzi (partiti, stampa, magistratura, ecc.) l’onere di una lotta di cui nessuno sembra volersi veramente fare carico;\r\n· sentimento di isolamento e di debolezza nei confronti di \u003Cmark>interessi\u003C/mark> che appaiono essere troppo più grandi rispetto a quelli delle popolazioni locali;\r\n· fondo di fatalismo e di cinismo, per cui si spera sempre che quanto succede agli altri non succeda a noi e si cerca di vivere la propria vita senza porsi troppi problemi.\r\n\r\nSe oggi va maturando la consapevolezza della necessità di riappropriarsi del territorio e chiudere la struttura del Poligono, è evidente che è necessario superare la passività ed intraprendere un percorso di lotta.\r\n\r\nsituazione attuale \r\nL’esistenza di una situazione sanitaria anomala è stata oggetto negli anni di molte denunce e ricerche. Oggi non è più necessario dimostrare l’esistenza o la consistenza della “sindrome di Quirra”, così come ci sono chiare evidenze di quelle che ne potrebbero essere le cause, tutte riconducibili alle attività del Poligono.\r\nFin dai primi anni ’80 tra le specie viventi (flora e fauna, inclusi gli umani) si son verificate molteplici anomalie che per gli abitanti della zona sono fatti noti: morìa ed aborti in bestie ed esseri umani, malformazioni nei feti e nei nati vivi, fino al caso di Escalaplano dove, a cavallo del 1988, su 25 nuovi nati, 14 risultarono affetti da malformazioni più o meno gravi.\r\nNel 2001 un oncologo ed un medico di base di Villaputzu denunciavano una anomala quantità di tumori emolinfatici.\r\nNel 2004 l’Istituto Superiore di Sanità raccomandava indagini epidemiologiche settoriali nell’intorno del Poligono.\r\nNel 2006 lo screening sullo stato di salute della Regione Sardegna riscontrava percentuali di malattie paragonabili a quelle delle zone industriali.\r\nNel 2008 il Comitato Scientifico di Base, organismo indipendente, agendo su incarico di associazioni locali attive nella lotta contro il PISQ, pubblicava uno studio in cui denunciava l’inquinamento elettromagnetico prodotto dalle apparecchiature in uso al Poligono.\r\nNel 2009 lo stesso Comitato Scientifico di Base denunciava una percentuale abnorme di leucemie tra i lavoratori ed i residenti nell’intorno della base e tra i lavoratori civili del Poligono.\r\nÈ di oggi, infine, la denuncia dei veterinari della zona, che riscontra, tra gli allevatori operanti nella zona del Poligono, una percentuale di malati di leucemie pari al 65% dei residenti, oltre a dati inquietanti relativi allo stato di salute del bestiame.\r\nNei primi anni del 2000 ci si è concentrati sull’uranio impoverito, che potrebbe essere una con-causa, ma è stato dimostrato non essere il principale responsabile della situazione. Nonostante ciò sia noto da allora, ancora si svolgono inutili e costose indagini per la ricerca di agenti radioattivi non significativi, e ciò non può che destare allarme.\r\nE’ poi appena il caso di ricordare il tentativo di depistaggio che attribuiva la diffusione di leucemie alle vecchie miniere di arsenico, che è pure un agente patogeno, ma per tutt’altro tipo di tumori, peraltro poco presenti nel territorio. Tuttavia ancora c’è chi sostiene questa tesi!\r\nGli studi indipendenti e quelli svolti dalle diverse commissioni hanno invece evidenziato la presenza di nanoparticelle di metalli pesanti, generate negli impatti, nelle esplosioni e nelle combustioni dei propellenti usati dai missili; la presenza di inquinanti chimici (idrazina, tungsteno, ecc.) utilizzati nei combustibili dei missili e in alcuni dispositivi \u003Cmark>militari\u003C/mark>; la presenza di intensissimi campi elettromagnetici dovuti ai radar di controllo, segnalazione ed inseguimento, oltre ai dispositivi di guerra elettronica utilizzati e sperimentati nelle esercitazioni\r\n\r\nresponsabili e responsabilità\r\nI responsabili diretti di quanto sta accadendo al territorio ed alle popolazioni attorno al Poligono Interforze del Salto di Quirra sono i governi, i \u003Cmark>militari\u003C/mark> e le industrie di armi e munizionamenti. Costoro hanno voluto il Poligono, lo hanno realizzato ed usato sulla base esclusiva dei propri \u003Cmark>interessi\u003C/mark> economici, politici, strategici, lucrando sulla vita e la salute delle popolazioni, senza metterle al corrente né dei rischi, né di eventuali misure protettive, negando, tacendo e falsificando anche di fronte all'evidenza. Le istituzioni politiche hanno agito in continuità con gli \u003Cmark>interessi\u003C/mark> \u003Cmark>militari\u003C/mark> ed industriali, senza mai ricredersi sulle scelte operate in passato e reiterando (ancora oggi) l'intoccabilità del Poligono e delle sue attività.\r\nPer non aver svolto il proprio ruolo di controllo e tutela sono responsabili: le istituzioni regionali e provinciali che si sono alternate dal 1954 fino ad oggi; i sindaci e le amministrazioni comunali, in particolare quelli di Perdasdefogu, Escalaplano e Villaputzu; le ASL competenti e l’ARPAS. Enti che avrebbero dovuto prevenire, controllare ed impedire lo scempio e che invece hanno sempre negato l'evidenza. Enti che insistono tutt'ora nel richiedere non solo il mantenimento della base militare ma finanche l'intensificazione delle sue attività. \r\nPer aver taciuto i rischi ed occultato informazioni allarmanti sono responsabili: tutte le imprese - pubbliche e private - che collaborano con il PISQ e che avrebbero potuto divulgare notizie relative alla pericolosità delle attività svolte nel Poligono; i sindacati, che - per tutelare pochi posti di lavoro (dai quali andrebbero sottratti quei pastori, agricoltori, pescatori, impiegati in attività civili, decimati dalla pandemia \u003Cmark>militari\u003C/mark>sta) - difendono l'esproprio di un territorio vastissimo, accreditando il mestiere di militare come un “lavoro come gli altri”. Si trovano così vittime della contraddizione di tutelare la busta paga piuttosto che la persona. \r\nUna responsabilità nell'occultamento della verità e nel mantenimento della \"pace sociale\" deve essere attribuita anche alle istituzioni della chiesa cattolica che hanno mediato e diffuso l’ignoranza su quanto avveniva nella base. Vale su tutto la dichiarazione di mons. Mani, arcivescovo di Cagliari e generale di corpo d'armata, in quanto ex-capellano militare, che assicura personalmente «che nelle basi in Sardegna non viene utilizzato uranio impoverito».\r\n\r\nuna prima conclusione\r\nNessuno dei responsabili dell’accaduto vuole in realtà porre fine alle malattie, all’impoverimento economico, alla distruzione dell’ambiente che hanno imposto per oltre mezzo secolo alle comunità locali, ne' sarà disposto a permettere un controllo sulle attività belliche, che - in verità - non sarebbero neanche possibili se non fossero occultate dal segreto militare. E’ evidente, quindi, che non ci può essere incontro tra gli \u003Cmark>interessi\u003C/mark> di chi guadagna dalle attività del Poligono e di quanti vi perdono la vita, come singoli, come comunità e come vittime della guerra.\r\n\r\nAttendersi che l'intera popolazione si sollevi all'unisono e pretenda la chiusura del PISQ è una prospettiva irreale, sia perché parte della popolazione stessa è portatrice di interesse, sia perché l’atteggiamento prevalente è di indifferenza e cinismo. È’ necessario partire da questa realtà ed effettuare una scelta di campo: chi vuole mantenere il Poligono già lo manifesta; chi ne vorrebbe la chiusura deve prendere coscienza di questa divergenza di \u003Cmark>interessi\u003C/mark>. Non solo: l'esperienza di oltre mezzo secolo e le posizioni espresse quotidianamente dai responsabili mostrano che non si può fare affidamento su istituzioni che - a tutti i livelli - hanno dato copertura ai \u003Cmark>militari\u003C/mark>.\r\n\r\nDelegare e, dunque, affidare la vita, la salute, il territorio in cui viviamo in mani altrui, senza poter esercitare alcun controllo, è il meccanismo che ha portato alla condizione attuale. 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Ma in realtà non finisce mai, perché gli israeliani restano soldati sino a 56 anni, perché sono tenuti a partecipare periodicamente ad esercitazioni ed azioni di guerra in qualità di riservisti.\r\nDa decenni c’è chi rifiuta il servizio militare e non si arruola, pagandone le conseguenze.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo\r\n\r\nArmenia tra Turchia ed Azerbaijan\r\nLa scorsa settimana abbiamo approfondito gli interessi italiani, militari ed energetici, che legano Baku a Roma, oggi facciamo il punto sul risiko di quest’area, dove gli interessi azeri e turchi si incontrano a danno dell’Armenia.\r\n\r\nTra Cutro e Lampedusa\r\nTorniamo ad occuparci di CPR o, meglio, dei “nuovi” CPR che il governo intende aprire per rinchiudere una parte dei richiedenti asilo. Tra il decreto Cutro, emanato nel quadro di una strage di Stato, e quello annunciato a Lampedusa, sullo sfondo di “un’emergenza” programmata a tavolino, il governo sta affinando gli strumenti per reprimere chi decide di entrare in Italia senza i documenti prescritti dalla legge.\r\nSe a Cutro si era dato un colpo durissimo alla protezione speciale, limitandola a pochissimi casi, riducendone la durata, impedendone il rinnovo e la convertibilità in permessi di soggiorno per motivi di lavoro, a Lampedusa sono stati messi in campo altri strumenti. Oltre al prolungamento a 18 mesi della detenzione nei CPR, anche l’istituzione di CPR per quei richiedenti asilo che non avessero il passaporto, provenissero da paesi “sicuri” o non potessero versare il pizzo di cinquemila euro al governo. I nuovi CPR saranno responsabilità del ministero della difesa, perché parte del dispositivo di sicurezza nazionale. Nulla di cui stupirsi: la guerra ai migranti è affidata al ministero della guerra.\r\nIn Piemonte è stata annunciata dai media la costruzione di una mega galera nell’area dell’ex poligono militare di Lombardore.\r\nNe abbiamo parlato con l’avvocato Gianluca Vitale\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nMartedì 24 ottobre\r\nore 17,30/20\r\nalla FAT in corso Palermo 46\r\nInaugurazione di:\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\n\r\nVenerdì 27 ottobre\r\nore 21\r\nradio Blackout\r\nvia Cecchi 21A\r\nTorino città delle armi?\r\nLa nascita del nuovo Polo bellico, la mostra-mercato di caccia e droni da guerra, lo sbarco della Nato sotto la Mole.\r\nAnalisi e prospettive di lotta verso le giornate di informazione e lotta del 4 e del 18 novembre\r\n\r\nSabato 4 novembre\r\nNessuna festa per un massacro\r\nManifestazione antimilitarista \r\nore 15,30 in via Roma 100 di fronte alla galleria San Federico, sede del distretto aerospaziale del Piemonte, tra i promotori dell'Aerospace and defence meetings, mostra-mercato dell'industria aerospaziale di guerra e del nuovo Polo bellico a Torino. \r\nContestiamo la città delle armi! \r\nContestiamo la cerimonia militarista del 4 novembre!\r\n\r\nSabato 18 novembre\r\nDisertiamo la guerra!\r\nOre 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis\r\nCorteo Antimilitarista\r\nDisertiamo la guerra!\r\n- No all'aerospace and defence meetings!\r\n- No all’industria bellica\r\n- No alla Città dell’aerospazio!\r\n- No alla Nato a Torino! \r\n- No alla guerra e all'economia di guerra\r\n- Siamo e saremo ovunque a fianco delle popolazioni vittime delle guerra\r\n- Contro tutti gli imperialismi: né con la Russia né con la NATO. \r\n- Sosteniamo chi si oppone alla guerra in Russia e in Ucraina! Apriamo le frontiere ad obiettori e disertori\r\n- No all’invio di armi!\r\n- Contro la guerra a profughi e migranti in mare e in montagna. \r\n- Distruggiamo le frontiere!\r\n- No alle missioni militari all’estero\r\n- No alle spese militari e alla militarizzazione delle nostre città\r\n- Contestiamo la propaganda militarista, la retorica patriottica, la guerra e chi la a(r)ma\r\n- Contro tutti gli eserciti per un mondo senza frontiere. \r\nAssemblea Antimilitarista\r\n\r\nMartedì 28 novembre\r\nore 12\r\nPresidio all'Oval in via Matté Trucco 70\r\nNo ai mercanti d’armi! No al Polo Bellico\r\n\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","15 Ottobre 2023","2023-10-15 09:11:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/016-200x110.jpg","Anarres del 6 ottobre. Refusenik: oppositori alla guerra in Israele. Armenia. 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Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/2023-10-06-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nRefusenik: obiettori alla guerra in Israele (questa intervista è stata realizzata il giorno precedente all’attacco di Hamas)\r\nIn Israele la leva è obbligatoria ed è di due anni per gli uomini e di un anno per le donne. Ma in realtà non finisce mai, perché gli israeliani restano soldati sino a 56 anni, perché sono tenuti a partecipare periodicamente ad esercitazioni ed azioni di guerra in qualità di riservisti.\r\nDa decenni c’è chi rifiuta il servizio militare e non si arruola, pagandone le conseguenze.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo\r\n\r\nArmenia tra Turchia ed Azerbaijan\r\nLa scorsa settimana abbiamo approfondito gli \u003Cmark>interessi\u003C/mark> italiani, \u003Cmark>militari\u003C/mark> ed energetici, che legano Baku a Roma, oggi facciamo il punto sul risiko di quest’area, dove gli \u003Cmark>interessi\u003C/mark> azeri e turchi si incontrano a danno dell’Armenia.\r\n\r\nTra Cutro e Lampedusa\r\nTorniamo ad occuparci di CPR o, meglio, dei “nuovi” CPR che il governo intende aprire per rinchiudere una parte dei richiedenti asilo. Tra il decreto Cutro, emanato nel quadro di una strage di Stato, e quello annunciato a Lampedusa, sullo sfondo di “un’emergenza” programmata a tavolino, il governo sta affinando gli strumenti per reprimere chi decide di entrare in Italia senza i documenti prescritti dalla legge.\r\nSe a Cutro si era dato un colpo durissimo alla protezione speciale, limitandola a pochissimi casi, riducendone la durata, impedendone il rinnovo e la convertibilità in permessi di soggiorno per motivi di lavoro, a Lampedusa sono stati messi in campo altri strumenti. Oltre al prolungamento a 18 mesi della detenzione nei CPR, anche l’istituzione di CPR per quei richiedenti asilo che non avessero il passaporto, provenissero da paesi “sicuri” o non potessero versare il pizzo di cinquemila euro al governo. I nuovi CPR saranno responsabilità del ministero della difesa, perché parte del dispositivo di sicurezza nazionale. Nulla di cui stupirsi: la guerra ai migranti è affidata al ministero della guerra.\r\nIn Piemonte è stata annunciata dai media la costruzione di una mega galera nell’area dell’ex poligono militare di Lombardore.\r\nNe abbiamo parlato con l’avvocato Gianluca Vitale\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nMartedì 24 ottobre\r\nore 17,30/20\r\nalla FAT in corso Palermo 46\r\nInaugurazione di:\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\n\r\nVenerdì 27 ottobre\r\nore 21\r\nradio Blackout\r\nvia Cecchi 21A\r\nTorino città delle armi?\r\nLa nascita del nuovo Polo bellico, la mostra-mercato di caccia e droni da guerra, lo sbarco della Nato sotto la Mole.\r\nAnalisi e prospettive di lotta verso le giornate di informazione e lotta del 4 e del 18 novembre\r\n\r\nSabato 4 novembre\r\nNessuna festa per un massacro\r\nManifestazione antimilitarista \r\nore 15,30 in via Roma 100 di fronte alla galleria San Federico, sede del distretto aerospaziale del Piemonte, tra i promotori dell'Aerospace and defence meetings, mostra-mercato dell'industria aerospaziale di guerra e del nuovo Polo bellico a Torino. \r\nContestiamo la città delle armi! \r\nContestiamo la cerimonia \u003Cmark>militari\u003C/mark>sta del 4 novembre!\r\n\r\nSabato 18 novembre\r\nDisertiamo la guerra!\r\nOre 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis\r\nCorteo Antimilitarista\r\nDisertiamo la guerra!\r\n- No all'aerospace and defence meetings!\r\n- No all’industria bellica\r\n- No alla Città dell’aerospazio!\r\n- No alla Nato a Torino! \r\n- No alla guerra e all'economia di guerra\r\n- Siamo e saremo ovunque a fianco delle popolazioni vittime delle guerra\r\n- Contro tutti gli imperialismi: né con la Russia né con la NATO. \r\n- Sosteniamo chi si oppone alla guerra in Russia e in Ucraina! 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Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi l’escopost:\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020-11-13-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2020 11 13 anarres\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nCupio dissolvi. La pandemia sta rendendo più crudamente tangibile la complicità di tanta parte delle vittime della macchina capitalista con chi ne muove le leve.\r\nL’idea che la vita-merce sia desiderabile tanto da rischiare la vita biologica non è una novità emersa in questi mesi, ma il sostrato che regge il consenso verso scelte che stanno precipitando il pianeta e chi ci vive in un baratro.\r\nLa vita-merce è il bene da difendere. Costi quel che costi.\r\nLa pandemia sposta la linea di demarcazione tra chi è sacrificabile e chi no. Lo fanno i governi, ma lo assumono in tanti, troppi. \r\nL’indifferenza verso i miliardi di esseri umani che vivono con due euro al giorno, per chi annega nel Mediterraneo o resta intrappolato tra i ghiacci delle Alpi si allarga agli anziani, ai deboli, ai lavoratori cui si decide di non garantire tutele reali. \r\nNe abbiamo parlato con Francesco Codello, anarchico, tra i fondatori delle Rete per l’educazione libertaria.\r\n\r\nElena, una vita usa e getta\r\n\r\nLibro e moschetto. Il 4 novembre a scuola \r\n\r\nUna mega base statunitense in Niger, uno snodo strategico in cui si intersecano militari ed interessi statunitensi, oltre che francesi e italiani. \r\n\r\nFemminicidio a Carignano. Il paravento della malattia\r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 20 novembre ore 16,30 saremo in piazza Castello per il Tdor, - Trans day of remembrance\r\n\r\nMercoledì 25 novembre\r\nSenza dio, senza stato, senza famiglia. Liber*\r\nPresidio informativo contro la violenza patriarcale\r\nore 10,30 Porta Palazzo – zona mercato centrale\r\nLe donne sfidano il patriarcato. In ogni dove.\r\nNegare questa sfida, considerare la lotta delle donne contro il patriarcato un retaggio residuale di un passato che non torna, è una falsificazione, che nasconde la caratteristica reattiva di tanta parte della violenza maschile sulle donne. A tutte le latitudini.\r\n\r\nSabato 28 novembre – punto info su pandemia e crisi sociale\r\nDalle 10,30 al mercato di piazza Foroni\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle 21 – durante il lockdown giorni ed orari variano: scrivici per info\r\n\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nScrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","19 Novembre 2020","2020-11-19 23:29:52","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/mascherine-graffito-200x110.jpg","Anarres del 13 novembre. La vita-merce. Storia di Elena. Libro e moschetto. Femminicidio negato…",1605828592,[],[],{"post_content":528},{"matched_tokens":529,"snippet":530,"value":531},[82,74],"strategico in cui si intersecano \u003Cmark>militari\u003C/mark> ed \u003Cmark>interessi\u003C/mark> statunitensi, oltre che francesi e","Il nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nScrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[533],{"field":94,"matched_tokens":534,"snippet":530,"value":531},[82,74],{"best_field_score":489,"best_field_weight":134,"fields_matched":89,"num_tokens_dropped":50,"score":513,"tokens_matched":100,"typo_prefix_score":50},{"document":537,"highlight":570,"highlights":575,"text_match":256,"text_match_info":578},{"comment_count":50,"id":538,"is_sticky":50,"permalink":539,"podcastfilter":540,"post_author":541,"post_content":542,"post_date":543,"post_excerpt":56,"post_id":538,"post_modified":544,"post_thumbnail":545,"post_title":546,"post_type":412,"sort_by_date":547,"tag_links":548,"tags":559},"91253","http://radioblackout.org/podcast/carcere-suicidi-boia-e-privatizzazioni-sardegna-la-rivolta-degli-ulivi-helsing-ai-e-armi-autonome-in-ucraina/",[365],"bellocome","Estratti dalla puntata del 29 luglio 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nIN CARCERE IL 46,5% DELLE MORTI SONO SUICIDI\r\n\r\nAd oggi, 29 luglio 2024, nelle galere italiane 60 persone si sono date le morte e 69 sono state lasciate morire (principalmente per abbandono sanitario); numeri depersonalizzanti, ma utili per rappresentare la nitidezza della letalità del carcere.\r\n\r\n/ / Mentre pubblichiamo il podcast viene diffusa la notizia di un altro ragazzo suicidato dal carcere a Regina Coeli.\r\n\r\nIl governo, evidentemente comodo nella sua uniforme da boia, continua ad appiattire le cause di questa mattanza al sovraffollamento e cerca di capitalizzare il fenomeno per promuovere politiche xenofobe (deportiamo tutte le persone detenute straniere) e neoliberiste (esternalizziamo a comunità private significativi segmenti di apparato detentivo).\r\n\r\nCome ci ricorda un’affermazione del feticista del carcere afflittivo Nicola Gratteri, probabile ispiratore di alcune di queste proposte: “un detenuto in carcere costa 180 euro al giorno, in una comunità 60 euro al giorno”. Lo stesso modello di pensiero che ha generato la carcerazione privata di massa, a partire dagli USA.\r\n\r\nCerchiamo di riflettere sull’ipertrofia del programma sociale carcerario, sui fenomeni che la alimentano, su clandestinizzazione, criminalità ed economia della repressione:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/BCUPCB_60suicidi-neolib.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLA RIVOLTA DEGLI ULIVI\r\n\r\nLa Sardegna è un territorio predato da pratiche coloniali intra-nazionali e inter-nazionali.\r\n\r\nUna delle ultime traiettorie intraprese da queste politiche di sfruttamento riguarda l’estrattivismo “green”: le mega centrali eoliche e l’infrastrutturazione che le accompagna.\r\n\r\nCi colleghiamo con un compagno per approfondire queste dinamiche: come la repressione stia intervenendo con espropri e intimidazioni, come si organizzi la resistenza e quali interessi economici, geopolitici e militari incarnino questi mega-progetti.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/BCUPCB_rivolta-ulivi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nUCRAINA E SISTEMI D’ARMA AUTONOMI\r\n\r\nLa dimensione vetrina, da subito sovrapposta dalle industrie belliche mondiali e dalle politiche ministeriali ucraine al conflitto in corso, sta coagulando enormi investimenti attorno alle tecnologie considerate essenziali per gli arsenali contemporanei e futuri: l’intelligenza artificiale e i sistemi d’arma autonomi.\r\n\r\nBrave1 è il programma governativo ucraino per facilitare l’integrazione di tecnologie civili in ambito militare, la sua direttrice operativa - Nataliia Kushnerska – ha recentemente dichiarato: “Se le aziende vogliono fare qualcosa nel campo delle innovazioni della difesa, devono essere in Ucraina”.\r\n\r\nDroni civili a basso costo convertibili per scopi letali, sistemi di riconoscimento autonomo dei bersagli realizzabili a partire da codici open-source: la potenzialità di proliferazione fuori controllo di killer robots inizia a preoccupare anche alcuni funzionari statunitensi che di colpo diventano \"preoccupati che le stesse capacità possano presto essere utilizzate per compiere attacchi terroristici\".\r\n\r\nMa la spinta competitiva e la corsa al primato militare in questo settore stanno producendo altri mostri come Anduril Systems e la tedesca Helsing AI (il cui motto è \"L’intelligenza artificiale a servizio delle nostre democrazie\").\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/BCUPCB_helsingAI.mp3\"][/audio]","30 Luglio 2024","2024-07-30 15:06:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/bcupcb-ulivi-200x110.jpg","CARCERE: SUICIDI, BOIA E PRIVATIZZAZIONI - SARDEGNA: LA RIVOLTA DEGLI ULIVI - HELSING AI e ARMI AUTONOME IN UCRAINA",1722351976,[549,550,551,552,553,178,554,555,556,557,558],"http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/carceri-private/","http://radioblackout.org/tag/energia/","http://radioblackout.org/tag/eolico/","http://radioblackout.org/tag/estrattivismo/","http://radioblackout.org/tag/intelligenza-artificiale/","http://radioblackout.org/tag/killer-robots/","http://radioblackout.org/tag/sardegna/","http://radioblackout.org/tag/suicidi-in-carcere/","http://radioblackout.org/tag/ucraina/",[560,561,562,563,564,18,565,566,567,568,569],"carcere","carceri private","energia","eolico","estrattivismo","intelligenza artificiale","killer robots","sardegna","suicidi in carcere","Ucraina",{"post_content":571},{"matched_tokens":572,"snippet":573,"value":574},[74,82],"organizzi la resistenza e quali \u003Cmark>interessi\u003C/mark> economici, geopolitici e \u003Cmark>militari\u003C/mark> incarnino questi mega-progetti.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/BCUPCB_rivolta-ulivi.mp3\"][/audio]\r","Estratti dalla puntata del 29 luglio 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nIN CARCERE IL 46,5% DELLE MORTI SONO SUICIDI\r\n\r\nAd oggi, 29 luglio 2024, nelle galere italiane 60 persone si sono date le morte e 69 sono state lasciate morire (principalmente per abbandono sanitario); numeri depersonalizzanti, ma utili per rappresentare la nitidezza della letalità del carcere.\r\n\r\n/ / Mentre pubblichiamo il podcast viene diffusa la notizia di un altro ragazzo suicidato dal carcere a Regina Coeli.\r\n\r\nIl governo, evidentemente comodo nella sua uniforme da boia, continua ad appiattire le cause di questa mattanza al sovraffollamento e cerca di capitalizzare il fenomeno per promuovere politiche xenofobe (deportiamo tutte le persone detenute straniere) e neoliberiste (esternalizziamo a comunità private significativi segmenti di apparato detentivo).\r\n\r\nCome ci ricorda un’affermazione del feticista del carcere afflittivo Nicola Gratteri, probabile ispiratore di alcune di queste proposte: “un detenuto in carcere costa 180 euro al giorno, in una comunità 60 euro al giorno”. 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