","Mexico: dove i giornalisti scomodi muoiono, ammazzati dai narcos","post",1493455900,[62,63,64,65,66,67,68],"http://radioblackout.org/tag/cartelli-narcos/","http://radioblackout.org/tag/desaparecion-forzada/","http://radioblackout.org/tag/giornalisti-ammazzati/","http://radioblackout.org/tag/mexico/","http://radioblackout.org/tag/milizie-popolari/","http://radioblackout.org/tag/paramilitari/","http://radioblackout.org/tag/periodistas/",[70,71,72,73,74,75,29],"cartelli narcos","desaparecion forzada","giornalisti ammazzati","mexico","milizie popolari","paramilitari",{"post_content":77,"tags":83},{"matched_tokens":78,"snippet":81,"value":82},[79,80],"milizie","popolari","cartelli, ma anche nascita di \u003Cmark>milizie\u003C/mark> \u003Cmark>popolari\u003C/mark>, resistenze della società civile, arresti eccellenti...","In coda alla vicenda di Gabriele Del Grande siamo andati a vedere cosa capita ai giornalisti nel mondo, scoprendo che la metà di quelli assassinati nell'orbe terraqueo si trovano in Mexico a scoperchiare le soperchierie dei politici e amministratori intrallazzati con i narcos, e se si toccano gli interessi del narcotraffico, se si mette becco nell'idra dalle molte teste che si contendono il mercato della droga che transita in un senso della frontiera e le armi nell'altro senso, è molto probabile che il corpo martoriato verrà ritrovato nei pressi di un narco-mensaje a monito della cittadinanza. Abbiamo sentito di come venga manipolata la stampa, al di là dell'incredibile quantità di morti tra le fila di giornalisti impegnati (metà dei giornalisti uccisi al mondo nel 2016 erano messicani).\r\n\r\nDal 2006 Calderon aveva scatenato ufficialmente la Guerra messicana della Droga e il risultato sono stati massacri (quello di Ayotzinapa è solo uno dei più efferati e che hanno colpito l'opinione pubblica interna alla nazione e dove lo stato ha partecipato al massacro coprendo la desapareción forzada) di civili e pretesto per una ancora maggiore repressione; creazione di alleanze e divisioni all'interno dei cartelli, ma anche nascita di \u003Cmark>milizie\u003C/mark> \u003Cmark>popolari\u003C/mark>, resistenze della società civile, arresti eccellenti... Fino agli intrecci tra cartelli e istituzioni, tra politici e criminali e quanto le due figure si distinguono e quanto i paramilitari si spartiscono il territorio per agire la repressione.\r\n\r\nAbbiamo sentito una attivista del Nodo solidale chiapaneco per ottenere un quadro degli eventi e dell'attualità a proposito di periodistas asesinados e cartelli del narcotraffico nelle varie realtà della Unione di stati messicana, dal Michioacan al Guerrero, dal Chiapas al Sinaloa, da Veracruz a Chiuhahua.\r\n\r\nnarcos e giornalisti uccisi\r\n\r\nUn bell'aggiornamento di David Lifoti sul comune di Cheràn, di cui ci ha parlato la nostra corrispondente dal Chiapas al termine del podcast, può essere letto a questo indirizzo:\r\n\r\nhttp://www.labottegadelbarbieri.org/messico-lautogoverno-della-comune-di-cheran/",[84,86,88,90,92,95,97],{"matched_tokens":85,"snippet":70},[],{"matched_tokens":87,"snippet":71},[],{"matched_tokens":89,"snippet":72},[],{"matched_tokens":91,"snippet":73},[],{"matched_tokens":93,"snippet":94},[79,80],"\u003Cmark>milizie\u003C/mark> \u003Cmark>popolari\u003C/mark>",{"matched_tokens":96,"snippet":75},[],{"matched_tokens":98,"snippet":29},[],[100,106],{"field":36,"indices":101,"matched_tokens":103,"snippets":105},[102],4,[104],[79,80],[94],{"field":107,"matched_tokens":108,"snippet":81,"value":82},"post_content",[79,80],1157451471441625000,{"best_field_score":111,"best_field_weight":112,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":113,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},"2211897868544",13,"1157451471441625194",{"document":115,"highlight":140,"highlights":145,"text_match":148,"text_match_info":149},{"cat_link":116,"category":117,"comment_count":48,"id":118,"is_sticky":48,"permalink":119,"post_author":120,"post_content":121,"post_date":122,"post_excerpt":54,"post_id":118,"post_modified":123,"post_thumbnail":124,"post_thumbnail_html":125,"post_title":126,"post_type":59,"sort_by_date":127,"tag_links":128,"tags":134},[45],[47],"99926","http://radioblackout.org/2025/09/venezuela-accerchiamento-navale-usa-e-condizioni-del-progetto-bolivariano/","info2","Nelle ultime settimane sembra stringersi un accerchiamento sempre più stretto da parte degli USA verso le coste venezuelane. La presenza di navi \"narcos\" e lo schema del terrorismo ad esse applicate hanno fornito la giustificazione pubblica per tale presenza da parte del governo di Trump. Questa situazione ha visto la pronta risposta del governo di Maduro, che ha allertato le milizie popolari e rilanciato sulla minaccia portata in vista di possibili tentativi di destabilizzazione al paese latinoamericano. Con Giacomo Finzi, ricercatore politico specializzato sul quadrante, abbiamo provato a dipanare la questione partendo dalla cronaca per arrivare allo stato di salute del progetto bolivariano e più in generale del fronte progressista nel continente.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Finzi-venezuela.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNel secondo contributo abbiamo raccolto la testimonianza e l'analisi dello stessa congiuntura da parte di un compagno internazionalista colombiano.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/entrevistaJuanManuelVenezuela.mp3\"][/audio]","12 Settembre 2025","2025-09-19 17:04:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/ian-yates-hEunUN196d4-unsplash-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"222\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/ian-yates-hEunUN196d4-unsplash-300x222.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/ian-yates-hEunUN196d4-unsplash-300x222.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/ian-yates-hEunUN196d4-unsplash-1024x759.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/ian-yates-hEunUN196d4-unsplash-768x569.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/ian-yates-hEunUN196d4-unsplash-1536x1139.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/ian-yates-hEunUN196d4-unsplash-2048x1518.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","VENEZUELA: MANOVRE AMERICANE E MOBILITAZIONE BOLIVARIANA",1757694576,[129,130,131,132,133],"http://radioblackout.org/tag/bolivarismo/","http://radioblackout.org/tag/maduro/","http://radioblackout.org/tag/stati-uniti/","http://radioblackout.org/tag/venezuela/","http://radioblackout.org/tag/war-on-drugs/",[135,136,137,138,139],"Bolivarismo","Maduro","Stati Uniti","Venezuela","war on drugs",{"post_content":141},{"matched_tokens":142,"snippet":143,"value":144},[79,80],"Maduro, che ha allertato le \u003Cmark>milizie\u003C/mark> \u003Cmark>popolari\u003C/mark> e rilanciato sulla minaccia portata","Nelle ultime settimane sembra stringersi un accerchiamento sempre più stretto da parte degli USA verso le coste venezuelane. 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Nell'appello per la manifestazione, cui prenderanno parte anche esponenti della comunità curda a Torino, gli organizzatori scrivono \"Ovunque Kobane, ovunque resistenza! Da più di due anni il popolo del Rojava – regione a maggioranza curda nel nord della Siria – ha liberato il proprio territorio sperimentando una vera e propria rivoluzione sociale, fondata sulla partecipazione dal basso, l’uguaglianza tra uomini e donne e il rispetto dell’ambiente.\r\nProprio in queste ore, la “confederazione democratica” del Rojava è sotto attacco.\r\nLe sue milizie di difesa del popolo (YPG) e delle donne (YPJ), con l’aiuto dei guerriglieri del PKK, stanno combattendo – in particolare nel cantone di Kobane – un’eroica e disperata resistenza contro i tagliagole dello “Stato islamico”.\r\nL’autogoverno del Rojava sta dimostrando sul campo la possibilità di un’ alternativa alla balcanizzazione del Medio oriente, alla guerra fratricida, alla rapina delle risorse…\r\nProprio per questo si trova isolato, censurato, strangolato, dalla politica ipocrita di tutte le forze statali e capitaliste (Turchia in testa), che sostengono di fatto l’avanzata dell’I.S., mentre pubblicamente fingono di opporvisi.\r\nProprio per questo, in ogni dove c’è chi sta riconoscendo come propria la resistenza degli uomini e delle donne di Rojava!\r\nSpezziamo l’isolamento! Sosteniamo la resistenza popolare in Rojava!\"\r\n\r\nLe notizie che filtrano dai media e dalle agenzie curde riferiscono di una contr'offensiva delle milizie curde che ha posto un piccolo argine alla loro avanzata nella città. Le frontiere con la Turchia, aperte ai rifornimenti all'IS, restano chiuse per gli aiuti di cibo, armi e volontari diretti a Kobané.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Daniele Pepino, che conosce bene la situazione nel paese, spesso nostro interlocutore sulla situazione in quest'area.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ndaniele_curdi\r\n\r\nDi seguito l'articolo di David Graeber, uscito sul Guardian, e diffuso da vari siti di movimento, e proposto agli ascoltatori di Blackout durante l'info.\r\n\r\nNel 1937, mio padre si arruolò volontario per combattere nelle Brigate Internazionali in difesa della Repubblica Spagnola. Quello che sarebbe stato un colpo di Stato fascista era stato temporaneamente fermato da un sollevamento dei lavoratori, condotto da anarchici e socialisti, e nella maggior parte della Spagna ne seguì una genuina rivoluzione sociale che portò intere città sotto il controllo di sistemi di democrazia diretta, le fabbriche sotto la gestione operaia e le donne ad assumere sempre più potere.\r\n\r\nI rivoluzionari spagnoli speravano di creare la visione di una società libera cui il mondo intero avrebbe potuto ispirarsi. Invece, i poteri mondiali dichiararono una politica di “non intervento” e mantennero un rigoroso embargo nei confronti della repubblica, persino dopo che Hitler e Mussolini, apparenti sostenitori di tale politica di “non intervento”, iniziarono a fare affluire truppe e armi per rinforzare la fazione fascista. Ne risultarono anni di guerra civile terminati con la soppressione della rivoluzione e con uno dei più sanguinosi massacri del secolo.\r\n\r\nNon avrei mai pensato di vedere, nel corso della mia vita, la stessa cosa accadere nuovamente. Ovviamente, nessun evento storico accade realmente due volte. Ci sono infinite differenze fra quello che accadde in Spagna nel 1936 e quello che sta accadendo ora in Rojava, le tre province a larga maggioranza curda nel nord della Siria. Ma alcune delle somiglianze sono così stringenti e così preoccupanti che credo sia un dovere morale per me, cresciuto in una famiglia le cui idee politiche furono in molti modi definite dalla Rivoluzione spagnola, dire: non possiamo fare sì che tutto ciò finisca ancora una volta allo stesso modo.\r\n\r\nLa regione autonoma del Rojava, così come esiste oggi, è uno dei pochi raggi di luce – un raggio di luce molto luminoso, a dire il vero – a emergere dalla tragedia della Rivoluzione siriana. Dopo aver scacciato gli agenti del regime di Assad nel 2011, nonostante l’ostilità di quasi tutti i suoi vicini, il Rojava non solo ha mantenuto la sua indipendenza, ma si è configurato come un considerevole esperimento democratico. Sono state create assemblee popolari che costituiscono il supremo organo decisionale, consigli che rispettano un attento equilibrio etnico (in ogni municipalità, per esempio, le tre cariche più importanti devono essere ricoperte da un curdo, un arabo e un assiro o armeno cristiano, e almeno uno dei tre deve essere una donna), ci sono consigli delle donne e dei giovani, e, in un richiamo degno di nota alle Mujeres Libres della Spagna, c’è un’armata composta esclusivamente da donne, la milizia “YJA Star” (l’”Unione delle donne libere”, la cui stella nel nome si riferisce all’antica dea mesopotamica Ishtar), che ha condotto una larga parte delle operazioni di combattimento contro le forze dello Stato Islamico.\r\n\r\nCome può qualcosa come tutto questo accadere ed essere tuttavia perlopiù ignorato dalla comunità internazionale, persino, almeno in gran parte, dalla sinistra internazionale? Principalmente, sembra, perché il partito rivoluzionario del Rojava, il PYD, lavora in alleanza con il turco Partito Curdo dei Lavoratori (PKK), un movimento combattente marxista impegnato sin dagli anni Settanta in una lunga guerra contro lo Stato turco. La Nato, gli Stati Uniti e l’Unione Europea lo classificano ufficialmente come “organizzazione terroristica”. Nel frattempo, l’opinione di sinistra lo descrive spesso come Stalinista.\r\n\r\nMa, in realtà, il PKK non assomiglia neppure lontanamente al vecchio, organizzato verticalmente, partito Leninista che era una volta. La sua evoluzione interna, e la conversione intellettuale del suo fondatore, Abdullah Ocalan, detenuto in un’isola-prigione turca dal 1999, lo hanno condotto a cambiare radicalmente i propri scopi e le proprie tattiche.\r\n\r\nIl PKK ha dichiarato che esso non cerca nemmeno più di creare uno Stato curdo. Invece, ispirato in parte dalla visione dell’ecologista sociale e anarchico Murray Bookchin, ha adottato una visione di “municipalismo libertario”, invitando i curdi a formare libere comunità basate sull’autogoverno, basate sui principi della democrazia diretta, che si federeranno tra loro aldilà dei confini nazionali – che si spera che col tempo diventino sempre più privi di significato. In questo modo, suggeriscono i curdi, la loro lotta potrebbe diventare un modello per un movimento globale verso una radicale e genuina democrazia, un’economia cooperativa e la graduale dissoluzione dello stato-nazione burocratico.\r\n\r\nA partire dal 2005 il PKK, ispirato dalla strategia dei ribelli zapatisti in Chiapas, ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale nei confronti dello Stato turco e ha iniziato a concentrare i propri sforzi nello sviluppo di strutture democratiche nei territori di cui già ha il controllo. Alcuni si sono chiesti quanto realmente sinceri siano questi sforzi. Ovviamente, elementi autoritari rimangono. Ma quello che è successo in Rojava, dove la Rivoluzione siriana ha dato ai curdi radicali la possibilità di condurre tali esperimenti su territori ampi e confinanti fra loro, suggerisce che tutto ciò è tutt’altro che un’operazione di facciata. Sono stati formati consigli, assemblee e milizie popolari, le proprietà del regime sono state trasformate in cooperative condotte dai lavoratori – e tutto nonostante i continui attacchi dalle forze fasciste dell’ISIS. Il risultato combacia perfettamente con ogni definizione possibile di “rivoluzione sociale”. Nel Medio Oriente, almeno, tali sforzi sono stati notati: particolarmente dopo che il PKK e le forze del Rojava per combattere efficacemente e con successo nei territori dell’ISIS in Iraq per salvare migliaia di rifugiati Yezidi intrappolati sul Monte Sinjar dopo che le locali milizie peshmerga avevano abbandonato il campo di battaglia. Queste azioni sono state ampiamente celebrate nella regione, ma, significativamente, non fecero affatto notizia sulla stampa europea o nord-americana.\r\n\r\nOra, l’ISIS è tornato, con una gran quantità di carri armati americani e di artiglieria pesante sottratti alle forze irachene, per vendicarsi contro molte di quelle stesse milizie rivoluzionarie a Kobané, dichiarando la loro intenzione di massacrare e ridurre in schiavitù – si, letteralmente ridurre in schiavitù – l’intera popolazione civile. Nel frattempo, l’armata turca staziona sui confini, impedendo che rinforzi e munizioni raggiungano i difensori, e gli aeroplani americani ronzano sopra la testa compiendo occasionali, simbolici bombardamenti dall’effetto di una puntura di spillo, giusto per poter dire che non è vero che non fanno niente contro un gruppo in guerra con i difensori di uno dei più grandi esperimenti democratici mondiali.\r\n\r\nSe oggi c’è un analogo dei Falangisti assassini e superficialmente devoti di Franco, chi potrebbe essere se non l’ISIS? Se c’è un analogo delle Mujeres Libres di Spagna, chi potrebbero essere se non le coraggiose donne che difendono le barricate a Kobané? Davvero il mondo – e questa volta, cosa più scandalosa di tutte, la sinistra internazionale, si sta rendendo complice del lasciare che la storia ripeta se stessa?","14 Ottobre 2014","2014-10-31 11:56:00","14 ottobre - Presidio solidale con il Rojavà a Torino",1413290362,[165,166,167,168,169,170],"http://radioblackout.org/tag/david-graeber/","http://radioblackout.org/tag/isis/","http://radioblackout.org/tag/kobane/","http://radioblackout.org/tag/presidio-per-il-rojava/","http://radioblackout.org/tag/rojava/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[33,172,20,35,15,173],"isis","torino",{"post_content":175},{"matched_tokens":176,"snippet":177,"value":178},[79,80],"stati formati consigli, assemblee e \u003Cmark>milizie\u003C/mark> \u003Cmark>popolari\u003C/mark>, le proprietà del regime sono","Oggi pomeriggio alle 18 in piazza Castello si svolgerà un presidio solidale con le popolazioni del Rojava, assediate dai soldati del Califfato islamico. 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Ovviamente, elementi autoritari rimangono. Ma quello che è successo in Rojava, dove la Rivoluzione siriana ha dato ai curdi radicali la possibilità di condurre tali esperimenti su territori ampi e confinanti fra loro, suggerisce che tutto ciò è tutt’altro che un’operazione di facciata. Sono stati formati consigli, assemblee e \u003Cmark>milizie\u003C/mark> \u003Cmark>popolari\u003C/mark>, le proprietà del regime sono state trasformate in cooperative condotte dai lavoratori – e tutto nonostante i continui attacchi dalle forze fasciste dell’ISIS. Il risultato combacia perfettamente con ogni definizione possibile di “rivoluzione sociale”. 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Nel frattempo, l’armata turca staziona sui confini, impedendo che rinforzi e munizioni raggiungano i difensori, e gli aeroplani americani ronzano sopra la testa compiendo occasionali, simbolici bombardamenti dall’effetto di una puntura di spillo, giusto per poter dire che non è vero che non fanno niente contro un gruppo in guerra con i difensori di uno dei più grandi esperimenti democratici mondiali.\r\n\r\nSe oggi c’è un analogo dei Falangisti assassini e superficialmente devoti di Franco, chi potrebbe essere se non l’ISIS? Se c’è un analogo delle Mujeres Libres di Spagna, chi potrebbero essere se non le coraggiose donne che difendono le barricate a Kobané? Davvero il mondo – e questa volta, cosa più scandalosa di tutte, la sinistra internazionale, si sta rendendo complice del lasciare che la storia ripeta se stessa?",[180],{"field":107,"matched_tokens":181,"snippet":177,"value":178},[79,80],{"best_field_score":150,"best_field_weight":151,"fields_matched":22,"num_tokens_dropped":48,"score":152,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},{"document":184,"highlight":201,"highlights":206,"text_match":148,"text_match_info":209},{"cat_link":185,"category":186,"comment_count":48,"id":187,"is_sticky":48,"permalink":188,"post_author":51,"post_content":189,"post_date":190,"post_excerpt":54,"post_id":187,"post_modified":191,"post_thumbnail":54,"post_thumbnail_html":54,"post_title":192,"post_type":59,"sort_by_date":193,"tag_links":194,"tags":199},[45],[47],"25240","http://radioblackout.org/2014/10/rojava-la-resistenza-di-kawa-contro-dehak/","Kawa e Dehak sono figure della mitologia curda e persiana. Secondo la tradizione curda il fabbro Kawa guidò una sollevazione contro la lunga e sanguinaria tirannia di Dehak, uccidendo il tiranno e riportando in Kurdistan la primavera. Il mito del ritorno della primavera e della morte del tiranno è alla base del Newroz, la festività iranica che per i curdi è divenuta un simbolo di libertà.\r\n\r\nLe truppe dell'IS sono alle porte di Kobane. A Kobane, uno dei tre cantoni in cui è diviso il Rojava, la parte del Kurdistan che si trova in territorio siriano, si sono concentrati gli sforzi militari delle milizie di autodifesta popolare che si oppongono all'espansione dell'IS sin dal 2012.\r\nLe frontiere con la Turchia sono serrate dal governo turco, che impedisce ai miliziani del PKK di entrare in Siria, e ai profughi dal Rojava di trovare scampo alla guerra. Parimenti Erdogan impedisce il passaggio a chi vuole tornare in Rojava per riprendere la lotta.\r\nIn numerosi punti la frontiera è stata forzata, anche grazie alla solidarietà dell'opposizione sociale e politica turca come gli anarchici del DAF.\r\nKobane è uno dei tre cantoni del Rojava (Kurdistan occidentale e settentrionale). Nel novembre 2013 la regione ha dichiarato la propria autonomia varando una costituzione democratica che prevede la partecipazione di tutti i gruppi etnici e religiosi.\r\nI curdi siriani del KNK – un partito vicino alle posizioni del PKK turco – hanno provato a costruire un percorso di autonomia e autodifesa dei villaggi nel segno del federalismo transnazionale ed internazionalista. Il prezzo è stato durissimo, perché sono stati sotto l'attacco sia del regime baathista sia delle diverse componenti islamiste, foraggiate da Arabia Saudita, Quatar e Turchia.\r\nNel Kurdistan siriano la rivolta popolare contro il regime ha aperto la strada ad un rapido cambiamento della situazione. La guerra civile in la Siria è stata per buona parte delle popolazioni del Rojava occasione di una sperimentazione di autonomia, ispirata al municipalismo libertario, con assemblee che garantiscono la partecipazione popolare.\r\nLe “assemblee popolari” in varie città e le “case del popolo” in ogni distretto (in cui sono presenti anche minoranze armene, cecene, arabe, caldee, turcomanne) mirano a rinforzare percorsi di libertà femminile che spesso si scontrano con una cultura misogina. Nelle strutture di base e nelle milizie le donne hanno un ruolo che comincia ad emanciparle dal patriarcato.\r\nLe milizie del Rojava non difendono solo un territorio e le persone che ci vivono ma una sperimentazione politica e sociale.\r\nLa creazione di strutture di autogoverno nel Rojava rappresenta un’alternativa per l’intero Medio Oriente, un modo per sorpassare le strutture nazionaliste, religiose, fondamentaliste, patriarcali e capitaliste.\r\nIl Rojava è una spina nel fianco non solo per gruppi come Al Qaeda, Jubaht al Nusra e lo Stato Islamico, ma anche altre forze regionali e internazionali. Numerose notizie confermano che la Turchia invia su rotaia equipaggiamenti militari all’ISIS attraverso il confine con la Siria.\r\nNon è la prima volta che la Turchia appoggia l’ISIS contro il Rojava. Il sostegno del governo turco guidato dall’AKP, che ha progressivamente aumentato la presenza militare sul confine con Kobane, è alla luce del sole.\r\nLa Turchia, che pure fa parte della NATO, nonostante la giravolta di Stati Uniti, Gran Bretagna e Arabia Saudita, continua a sostenere l'IS. Sui quotidiani main stream come La Stampa filtra la notizia che i bombardamenti statunitensi e britannici contro l'IS non abbiano toccato la regione di Kobane, dove le milizie popolari stanno combattendo una durissima battaglia per la sopravvivenza.\r\nPiù che legittimo è il dubbio, che per i miliziani del Rojava è più di una certezza, che Stati Uniti, Gran Bretagna e Turchia stiano lasciando fare l'IS, per togliere di mezzo l'unica alternativa laica, femminista, internazionalista, anticapitalista nella regione.\r\nIl mastino Al Baghdadi continua, nonostante tutto, a fare comodo.\r\nVogliamo provare a raccontarvi una storia che emerge solo a sprazzi sui principali media.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Daniele Pepino, un compagno che conosce bene il percorso di libertà del Rojava.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ndaniele_curdi\r\n\r\nAscolta l'intervista:","1 Ottobre 2014","2014-11-03 22:53:59","Rojava. La resistenza di Kawa contro Dehak",1412183806,[195,196,167,169,197,198],"http://radioblackout.org/tag/dehak/","http://radioblackout.org/tag/kawa/","http://radioblackout.org/tag/siria/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[25,23,20,15,18,200],"Turchia",{"post_content":202},{"matched_tokens":203,"snippet":204,"value":205},[79,80],"regione di Kobane, dove le \u003Cmark>milizie\u003C/mark> \u003Cmark>popolari\u003C/mark> stanno combattendo una durissima battaglia","Kawa e Dehak sono figure della mitologia curda e persiana. Secondo la tradizione curda il fabbro Kawa guidò una sollevazione contro la lunga e sanguinaria tirannia di Dehak, uccidendo il tiranno e riportando in Kurdistan la primavera. Il mito del ritorno della primavera e della morte del tiranno è alla base del Newroz, la festività iranica che per i curdi è divenuta un simbolo di libertà.\r\n\r\nLe truppe dell'IS sono alle porte di Kobane. 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Questi materiali medici possono costare 40 dollari l'uno e perciò è stata lanciata la campagna per comprarle e poi farle pervenire in modi rocamboleschi a chi può vedere salvata la vita da quella dotazione.\r\n\r\nParlandone con Andy, abbiamo allargato la discussione alla sua esperienza sul posto, riguardo a modalità di combattimento e motivazione degli arruolati nel Battaglione internazionale e risulta molto interessante l'analisi e la sintesi che la nostra interlocutrice ci ha riferito, desunta dalle interviste fatte ai compagni del Battaglione che rinverdiscono l'esperienza dele Brigate internazionali che andarono a combattere in Spagna durante la Guerra civile.\r\n\r\nAscoltate quanto ci ha raccontato Andy:\r\n\r\n \r\n\r\nlacciemostaticiperilrojava\r\n\r\n \r\n\r\nQuesto è il comunicato di solidarietà:\r\nNel cuore del Medio Oriente, le popolazioni del Rojava (Kurdistan siriano) si sono sollevate contro le forze reazionarie che opprimono la regione da decenni. Dopo aver liberato il Rojava dal Daesh ( Isis), gli abitanti del Rojava ed i numerosi rivoluzionari stranieri accorsi a sostenerli, ora preoccupano gli imperialisti Usa e la Nato, cosi come i regimi reazionari e fascisti del Medio Oriente : la Turchia, l' Arabia Saudita e l' Iran. Tutti questi stanno intervendo attualmente, tramite bombardamenti o ingerenze, continuando le stesse strategie che avevano portato alla creazione dei numerosi gruppi islamisti, come il Daesh, Al Qaida, Al Nusra. Dei mostri che sono poi sfuggiti al controllo dei paesi capitalisti che li hanno creati.\r\n Nonostante i massacri con attentati, i bombardamenti sui civili, gli arresti in massa di militanti rivoluzionari, gli attacchi permanenti contro le guerriglie popolari, o ancora i mercanteggiamenti capitalistici, i nemici del popolo non riescono a frenare la lotta di liberazione intrapresa dalle popolazioni del Rojava, del Kurdistan e di tutto il Medio Oriente. E, particolarmente le donne in armi del Rojava, che sono il peggior incubo per gli islamisti.\r\n Dopo essersi assicurata dell' appoggio dei suoi alleati abituali e storici : Usa, Nato, Unione Europea, Onu, socialdemocratici e reazionari, la Turchia ha intrapreso un' ampia campagna di repressione attraverso i territori kurdi in Turchia, Iraq e Siria. Nell' obiettivo prioritario di sabotare le aspirazioni rivoluzionarie dei popoli oppressi del Rojava.\r\n Aiutiamo il Battaglione Internazionale di Liberazione che raggruppa combattenti comunisti, anarchici e antifascisti, accorsi a difendere il Rojava con lo stesso spirito delle Brigate Internazionali nella Spagna del 1936.\r\nApportiamo loro un sostegno politico e materiale finanziando degli speciali bendaggi emostatici.\r\nIl 60% dei feriti in combattimento muoiono di emorragia, in attesa di essere curati.\r\nQuesti bendaggi speciali stoppano l' emorragia rapidamente. Costano 40 dollari l' uno.\r\n Sosteniamo la lotta rivoluzionaria dei popoli del Rojava e ovunque, contro gli islamisti, gli Usa, la Nato, e gli Stati reazionari !\r\n Parteciamo a questa raccolta, inviando le donazioni :\r\nIBAN : BE09 0016 1210 6957 – BIC : GEBA BE BB – Causale : “Rojava”\r\n Oppure offrite online su : rojava.xyz","14 Ottobre 2016","2016-10-21 11:44:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/rhi-sri-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"213\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/rhi-sri-213x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/rhi-sri-213x300.jpg 213w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/rhi-sri.jpg 338w\" sizes=\"auto, (max-width: 213px) 100vw, 213px\" />","Materiale emostatico per il Battaglione internazionale in Rojava",1476459760,[224,225,169,226],"http://radioblackout.org/tag/battaglione-internazionale/","http://radioblackout.org/tag/rhi-sri/","http://radioblackout.org/tag/soccorso-rosso-internazionale/",[228,229,15,230],"Battaglione internazionale","rhi-sri","Soccorso rosso internazionale",{"post_content":232},{"matched_tokens":233,"snippet":234,"value":235},[79],"la Confederazione elvetica vende alle \u003Cmark>milizie\u003C/mark> o ai Sauditi o all'esercito","Un'iniziativa si aggira per l'Europa, quella parte di Occidente che più decisamente sostiene la lotta del Rojava, vedendo la presenza di molti compagni che hanno abbracciato la lotta della comunità curda e delle Ypg/Ypj.\r\n\r\nDopo essersi attivati perché quelle armi, che in genere la Confederazione elvetica vende alle \u003Cmark>milizie\u003C/mark> o ai Sauditi o all'esercito turco, vengano procurate ai combattenti che sono andati a costituire i contingenti del Battaglione internazionale (e per far ciò era stata avviata una campagna per comprarle e farle pervenire ai combattenti), il Soccorso Rosso Internazionale di Basel (rhi-sri) ha lanciato una nuova campagna perché i combattenti possano dotarsi di dispositivi emostatici, poiché una delle cause di morte più frequenti tra loro è l'emorragia. 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In base ai dati economici diffusi martedì (9 febbraio) dal Ministero delle Finanze di Bujumbura l'economia burundese è entrata in recessione nel secondo trimestre dello scorso anno; le violenze, esplose in aprile, hanno poi innescato un crollo delle entrate fiscali del 24 per cento e la progressiva e fortissima militarizzazione del paese hanno letteralmente svuotato le casse dello Stato, già depredate dalla cleptocrazia al potere nel corso degli anni. Ma forse la situazione economica non è così disastrosa come viene dipinta, perché è utile al potere far credere alle difficoltà, visti gli aiuti piovuti dall'Angola di Dos Santos che fornisce finanziamenti e sostegno militare, dalla Guinea Equatoriale di Obiang con imponenti aiuti economici, la Repubblica Democratica del Congo di Kabila ha inviato truppe Mai Mai in sostegno dell'esercito burundese. Europa e Usa coprono il 35 per cento del budget annuale burundese.\r\n\r\nOgni giorno in Burundi circa un centinaio di giovani, soprattutto tutsi, viene ucciso e il numero di vittime aumenta continuamente (in febbraio almeno 25 morti a Bujumbura e 50 desaparecidos): poliziotti e Imbonerakure attaccano quotidianamente i quartieri popolari, stuprano le donne, arrestano i giovani e massacrano i tutsi senza tuttavia disdegnare colpi di machete e violenze sulla popolazione hutu considerata “traditore”. Un rapporto confidenziale dei primi di febbraio redatto da alcuni esperti delle Nazioni Unite accusa il Ruanda di avere reclutato e addestrato militarmente milizie tutsi burundesi con l'obiettivo di rovesciare il regime di Nkurunziza: secondo alcuni Kagame intenderebbe innescare violenze interetniche in Burundi per riportare al potere Buyoya, ma per altri, come la nostra interlocutrice, la chiave di lettura dell'odio etnico è riduttiva o forse un paravento; innalzare la tensione nella zona dei Grandi Laghi, in particolare attaccando il Ruanda, rientra nella strategia genocida del regime, e in particolare di chi realmente in questo momento controlla le decisioni politiche e militari in un Burundi (esploso la scorsa primavera quando Nkurunziza ha voluto cambiare la costituzione perché gli fosse consentito un terzo mandato da presidente): le milizie hutu ruandesi FDLR, fuggite dopo il genocidio dal Ruanda e rifugiatesi tra Congo, Burundi e Francia (dove ha sede il comando generale). Quella Francafrique che ha bloccato la missione Onu prevista nel paese giusto mercoledì scorso e che vede nella regione dei Grandi Laghi un palcoscenico per inscenare le molte tensioni che attraversano anche il nord Kivu. E ovviamente tutto per controllare le risorse del territorio... ma c'è molto altro ancora che entra nel calderone, a comincaire dall'appoggio del Sudafrica di Zuma e dei suoi predecessori filobantu, o il coinvolgimento della Tanzania e le manovre per impedire la creazione dell'Unione Africana... e per questo abbiamo sentito Marta, ricercatrice presso il dipartimiento di Antropologia dell'Università di Torino che ha soggiornato a lungo in Burundi e in Rwanda negli ultimi mesi:\r\n\r\nUnknown","12 Febbraio 2016","2016-02-18 11:56:06","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/2016-02-12_francafrique-160x110.jpg","\u003Cimg width=\"160\" height=\"160\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/2016-02-12_francafrique.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/2016-02-12_francafrique.jpg 160w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/2016-02-12_francafrique-150x150.jpg 150w\" sizes=\"auto, (max-width: 160px) 100vw, 160px\" />","Burundi al centro di jeu au massacre continentali",1455279657,[257,258,259,260,261,262],"http://radioblackout.org/tag/burundi/","http://radioblackout.org/tag/francafrique/","http://radioblackout.org/tag/hutu-e-tutsi/","http://radioblackout.org/tag/kagame/","http://radioblackout.org/tag/nkurunziza/","http://radioblackout.org/tag/rwanda/",[264,265,31,27,266,267],"burundi","Francafrique","nkurunziza","Rwanda",{"post_content":269},{"matched_tokens":270,"snippet":271,"value":272},[80],"Imbonerakure attaccano quotidianamente i quartieri \u003Cmark>popolari\u003C/mark>, stuprano le donne, arrestano i","Mentre continua lo stallo internazionale attorno al Burundi nel paese la situazione è peggiore che mai: le violenze quotidiane che si registrano su tutto il territorio fanno il paio con una situazione economica generale che apparirebbe decisamente drammatica. In base ai dati economici diffusi martedì (9 febbraio) dal Ministero delle Finanze di Bujumbura l'economia burundese è entrata in recessione nel secondo trimestre dello scorso anno; le violenze, esplose in aprile, hanno poi innescato un crollo delle entrate fiscali del 24 per cento e la progressiva e fortissima militarizzazione del paese hanno letteralmente svuotato le casse dello Stato, già depredate dalla cleptocrazia al potere nel corso degli anni. Ma forse la situazione economica non è così disastrosa come viene dipinta, perché è utile al potere far credere alle difficoltà, visti gli aiuti piovuti dall'Angola di Dos Santos che fornisce finanziamenti e sostegno militare, dalla Guinea Equatoriale di Obiang con imponenti aiuti economici, la Repubblica Democratica del Congo di Kabila ha inviato truppe Mai Mai in sostegno dell'esercito burundese. Europa e Usa coprono il 35 per cento del budget annuale burundese.\r\n\r\nOgni giorno in Burundi circa un centinaio di giovani, soprattutto tutsi, viene ucciso e il numero di vittime aumenta continuamente (in febbraio almeno 25 morti a Bujumbura e 50 desaparecidos): poliziotti e Imbonerakure attaccano quotidianamente i quartieri \u003Cmark>popolari\u003C/mark>, stuprano le donne, arrestano i giovani e massacrano i tutsi senza tuttavia disdegnare colpi di machete e violenze sulla popolazione hutu considerata “traditore”. Un rapporto confidenziale dei primi di febbraio redatto da alcuni esperti delle Nazioni Unite accusa il Ruanda di avere reclutato e addestrato militarmente \u003Cmark>milizie\u003C/mark> tutsi burundesi con l'obiettivo di rovesciare il regime di Nkurunziza: secondo alcuni Kagame intenderebbe innescare violenze interetniche in Burundi per riportare al potere Buyoya, ma per altri, come la nostra interlocutrice, la chiave di lettura dell'odio etnico è riduttiva o forse un paravento; innalzare la tensione nella zona dei Grandi Laghi, in particolare attaccando il Ruanda, rientra nella strategia genocida del regime, e in particolare di chi realmente in questo momento controlla le decisioni politiche e militari in un Burundi (esploso la scorsa primavera quando Nkurunziza ha voluto cambiare la costituzione perché gli fosse consentito un terzo mandato da presidente): le \u003Cmark>milizie\u003C/mark> hutu ruandesi FDLR, fuggite dopo il genocidio dal Ruanda e rifugiatesi tra Congo, Burundi e Francia (dove ha sede il comando generale). Quella Francafrique che ha bloccato la missione Onu prevista nel paese giusto mercoledì scorso e che vede nella regione dei Grandi Laghi un palcoscenico per inscenare le molte tensioni che attraversano anche il nord Kivu. E ovviamente tutto per controllare le risorse del territorio... ma c'è molto altro ancora che entra nel calderone, a comincaire dall'appoggio del Sudafrica di Zuma e dei suoi predecessori filobantu, o il coinvolgimento della Tanzania e le manovre per impedire la creazione dell'Unione Africana... e per questo abbiamo sentito Marta, ricercatrice presso il dipartimiento di Antropologia dell'Università di Torino che ha soggiornato a lungo in Burundi e in Rwanda negli ultimi mesi:\r\n\r\nUnknown",[274],{"field":107,"matched_tokens":275,"snippet":271,"value":272},[80],{"best_field_score":241,"best_field_weight":151,"fields_matched":22,"num_tokens_dropped":48,"score":242,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},6646,{"collection_name":59,"first_q":74,"per_page":279,"q":74},6,{"facet_counts":281,"found":314,"hits":315,"out_of":473,"page":22,"request_params":474,"search_cutoff":37,"search_time_ms":102},[282,290],{"counts":283,"field_name":288,"sampled":37,"stats":289},[284,286],{"count":102,"highlighted":285,"value":285},"I Bastioni di Orione",{"count":22,"highlighted":287,"value":287},"La fine della Fine della storia","podcastfilter",{"total_values":17},{"counts":291,"field_name":36,"sampled":37,"stats":312},[292,294,296,298,300,302,304,306,308,310],{"count":17,"highlighted":293,"value":293},"Bastioni di Orione",{"count":22,"highlighted":295,"value":295},"chp",{"count":22,"highlighted":297,"value":297},"Sco",{"count":22,"highlighted":299,"value":299},"quito",{"count":22,"highlighted":301,"value":301},"noboa",{"count":22,"highlighted":303,"value":303},"curdi",{"count":22,"highlighted":305,"value":305},"cuenca",{"count":22,"highlighted":307,"value":307},"Conaie",{"count":22,"highlighted":309,"value":309},"netanyahu",{"count":22,"highlighted":311,"value":311},"azerbaijan",{"total_values":313},22,5,[316,340,392,416,440],{"document":317,"highlight":331,"highlights":336,"text_match":148,"text_match_info":339},{"comment_count":48,"id":318,"is_sticky":48,"permalink":319,"podcastfilter":320,"post_author":321,"post_content":322,"post_date":323,"post_excerpt":54,"post_id":318,"post_modified":324,"post_thumbnail":325,"post_title":326,"post_type":327,"sort_by_date":328,"tag_links":329,"tags":330},"87125","http://radioblackout.org/podcast/la-fine-della-fine-della-storia-s-2-17-fronti-interni-encore/",[287],"cattivipensieri","La puntata si apre tentando ancora qualche ragionamento sulle proteste degli agricoltori, che se da un lato non escono dall’alveo delle rivendicazioni corporative, dall’altro, per loro natura, investono molte criticità su cui vale la pena ritornare. Se è indubbio che la crisi dell’agricoltura sia iniziata decenni fa - e ne è l’aspetto più evidente il fatto che sia un comparto fondamentale che esiste solo in virtù dei sussidi - è altrettanto vero che gli agricoltori non controllano più il prezzo dei loro prodotti e rappresentano la prima linea produttiva a fronteggiare i disastri del cambiamento climatico, pagando in prima persona la tossicità dei pesticidi. Eppure, il risultato più eclatante della protesta sembrerebbe al momento proprio il blocco della legge sui pesticidi, che salva in parte le rese agricole ma si traduce anche in uno smacco per la salute di consumatori e agricoltori. Viene quasi da pensar male sulle intenzioni della Von Der Leyen. Da tempo i prezzi delle materie prime agricole sono completamente slegate dai costi di produzione, perché il comparto è largamente finanziarizzato e lo strapotere delle multinazionali della grande distribuzione ha l’ultima parola anche quando si trova davanti dei consorzi di produttori, dunque i nodi aperti sono tanti e le proteste continuano.\r\n\r\nDal mondo delle piccole aziende agricole e dell’agricoltura contadina abbiamo sentito Fabrizio Garbarino, presidente dell'ARI, e Luca Abbà, movimento No Tav\r\n\r\n-----------------------------------------------------------\r\nLa trattativa tra Hamas e Israele sembra esseri nuovamente arenata per l’indisponibilità di Israele a trattare sul rilascio dei detenuti palestinesi, mentre Netanyahu sembra delegittimare la mediazione del Qatar, allo stato attuale l’unico attore in grado di esercitare tale ruolo, accusandolo di aver finanziato gli attacchi del 7 ottobre. Gli Usa continuano il loro pressing senza successi visibili, e T’sahal ora punta su Rafah dove si sono rifugiati oltre un milione e mezzo di profughi palestinesi. Netanyahu va avanti senza remore, perché è in gioco la sua sopravvivenza, certo, ma anche perché dentro la società israeliana faticano a trovare forza opzioni che siano decisamente contro il genocidio in corso.\r\n\r\n-----------------------------------------------------------\r\n\r\nIntanto in Texas si sta profilando una crisi costituzionale che vede il più emblematico degli stati a stelle e strisce entrare in conflitto con governo centrale per la gestione dei flussi dei migranti al confine col Messico. Il governatore dello stato Greg Abbot ha esautorato la polizia federale schierando uomini ed erigendo una cortina di filo spinato per impedire l'afflusso in aumento di uomini e donne dal paese confinante. Per ora sono morte tre persone che tentavano di attraversare il fiume che funge da confine. A dar man forte al governatore texano c'è anche lo sfidante alla Casa Bianca Donald Trump che ha invitato i governatori degli stati repubblicani a correre in aiuto con propri uomini. A coronare il tutto qualche migliaio di aderente alle milizie popolari mobilitati dalle piattaforme trumpiane complottiste convinte di prendere parte a una battaglia da fine del mondo contro cinesi e iraniani \"terroristi\" che starebbero \"invadendo\" gli Stati Uniti. Biden, dal canto suo promotore di un inasprimento delle leggi sull'immigrazione, bloccata dai Repubblicani insieme al rifinanziamento dell'approvvigionamento militare ucraino, si trova in un impasse politica dove la posti gioco è nientemeno che la rielezione. Ne abbiamo parlato col nostro corrispondente dagli USA Felice Mometti.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/la-fine-08-02.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nLundi Matin - DÉCRYPTER LE MOUVEMENT DES AGRICULTEURS - Entretien avec Morgan Ody, paysanne\r\n\r\nLucia Annunziata - Israele, l'ufficiale della task force: \"Resteremo a Gaza per altri 50 anni, il nostro obiettivo è denazificare Hamas\"\r\n\r\nAluf Benn (FOREIGN AFFAIRS) - Israel’s Self-Destruction: Netanyahu, the Palestinians, and the Price of Neglect\r\n\r\n ","9 Febbraio 2024","2024-02-09 18:00:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/1707487628503-200x110.png","LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA S.2 #17 - FRONTI INTERNI (ENCORE)","podcast",1707499823,[],[],{"post_content":332},{"matched_tokens":333,"snippet":334,"value":335},[79,80],"qualche migliaio di aderente alle \u003Cmark>milizie\u003C/mark> \u003Cmark>popolari\u003C/mark> mobilitati dalle piattaforme trumpiane complottiste","La puntata si apre tentando ancora qualche ragionamento sulle proteste degli agricoltori, che se da un lato non escono dall’alveo delle rivendicazioni corporative, dall’altro, per loro natura, investono molte criticità su cui vale la pena ritornare. Se è indubbio che la crisi dell’agricoltura sia iniziata decenni fa - e ne è l’aspetto più evidente il fatto che sia un comparto fondamentale che esiste solo in virtù dei sussidi - è altrettanto vero che gli agricoltori non controllano più il prezzo dei loro prodotti e rappresentano la prima linea produttiva a fronteggiare i disastri del cambiamento climatico, pagando in prima persona la tossicità dei pesticidi. Eppure, il risultato più eclatante della protesta sembrerebbe al momento proprio il blocco della legge sui pesticidi, che salva in parte le rese agricole ma si traduce anche in uno smacco per la salute di consumatori e agricoltori. Viene quasi da pensar male sulle intenzioni della Von Der Leyen. Da tempo i prezzi delle materie prime agricole sono completamente slegate dai costi di produzione, perché il comparto è largamente finanziarizzato e lo strapotere delle multinazionali della grande distribuzione ha l’ultima parola anche quando si trova davanti dei consorzi di produttori, dunque i nodi aperti sono tanti e le proteste continuano.\r\n\r\nDal mondo delle piccole aziende agricole e dell’agricoltura contadina abbiamo sentito Fabrizio Garbarino, presidente dell'ARI, e Luca Abbà, movimento No Tav\r\n\r\n-----------------------------------------------------------\r\nLa trattativa tra Hamas e Israele sembra esseri nuovamente arenata per l’indisponibilità di Israele a trattare sul rilascio dei detenuti palestinesi, mentre Netanyahu sembra delegittimare la mediazione del Qatar, allo stato attuale l’unico attore in grado di esercitare tale ruolo, accusandolo di aver finanziato gli attacchi del 7 ottobre. 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Di questa situazione ingarbugliata abbiamo parlato prima con Antonella De Biasi a partire dalla condizione del popolo curdo e armeno; e successivamente ci è sembrato utile approfondire con Murat Cinar la situazione interna, di crisi economica e repressione di ogni opposizione, e il peso della strategia geopolitica di Ankara. Da ultimo uno sguardo alla Cina con Sabrina Moles dopo l’evento estivo dello Sco e la successiva esibizione muscolare a Pechino, ma anche il multilateralismo teorizzato da Xi e le dichiarazioni ambientaliste contrapposte a quelle del rivale americano nella stessa sede newyorkese del Palazzo di Vetro. \n\n\n\nNecropolitica e narcostato ecuadoriano\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/ecuador-en-paro-contra-noboa-y-fmi--67915787\n\n\n\n\nAbbiamo parlato della situazione in Ecuador con Eduardo Meneses ricercatore politico, attivista, reporter alternativo .\n\n\n\nNegli ultimi giorni l’Ecuador è scosso da un’ondata di proteste esplose dopo la decisione del presidente Daniel Noboa di abolire il sussidio sul diesel, in vigore dal 1974. La misura, che ha fatto impennare il prezzo del carburante da 1,80 a 2,80 dollari al gallone, ha innescato il conflitto sociale con manifestazioni che attraversano il Paese, dalle grandi città alle province rurali. Contadini, trasportatori, pescatori, studenti e comunità indigene denunciano un provvedimento che incide pesantemente sul costo della vita e lo considerano l’ennesima espressione di un modello neoliberista responsabile di profonde disuguaglianze. A guidare la risposta è la CONAIE, la storica Confederazione delle Nazionalità Indigene, che ha proclamato uno sciopero nazionale a oltranza.Il tema dei sussidi per il diesel è una problema storico ogni volta che si è tentato di cancellare i sussidi sul diesel c’è stata una risposta popolare .Non è una protesta isolata ma storica ci sono state proteste popolari ne 2019 e nel 2022 ,l’economia del paese è dollarizzata e non sostenibile ,al governo è costato trovare le risorse per pagare gli stipendi pubblici ,per questo sta ricorrendo al FMI che impone tagli ai sussidi e allo stato sociale. Di fronte a questa situazione economica la soluzione di Noboa è un regime autoritario per controllare il malcontento , una narco economia in cui il neoliberalismo si trasforma in una gestione della morte e questo nuovo modello si sta sviluppando ,e la gente si sta organizzando per dire no a questo processo che costituirebbe un arretramento dal punto vista sociale ed economico .\n\n\n\n\n\n\n\nTrump spariglia e la sfiducia serpeggia anche in Medio Oriente\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/la-sfiducia-negli-imperi-technomedievali-provocata-da-personaggi-distopici--67932142\n\n\n\n\nI curdi possono sperare di essere tra i pochi che traggono qualche vantaggio dalla feroce rimappatura violenta del Sudovest asiatico che sta andando in scena sul palcoscenico del Palazzo di Vetro newyorkese? \n\n\n\n Vigilanza curda: diversa per ciascun paese della loro frammentazioneA partire da questa domanda Antonella De Biasi, giornalista ed esperta della regione mediorientale, ha restituito un disegno del Sudovest asiatico a partire dal Federalismo democratico del Rojava come unica realtà di rispetto dei diritti e di un’amministrazione aperta a tutte le comunità che abitano il territorio; all’interno di Israele ci sono stati molteplici sostegni alla lotta curda (anche in funzione antiturca). Ma attualmente al-Jolani – come si faceva chiamare il tagliagole ora chiamato al-Shara, quando Antonella nel 2022 ne aveva tracciato la figura nel suo libro Astana e i 7 mari – è il padrone di quella che era buona parte della nazione governata fino a un anno fa dalla famiglia Assad, e probabilmente in questi giorni la volubilità di Trump sembra attribuire a Erdoğan il protettorato su una Siria governata da una sua creatura, in virtù delle promesse di stabilità profuse dal presidente turco, un’investitura conferita nonostante le milizie di modello ottomano: predoni che imperversano lungo le coste del Mediterraneo orientale. \n\n\n\nSpaesamento e impotenza armena: revisionismo entitàPoi si è affrontata la diversa strategia dei curdi siriani rispetto all’apertura di Ocalan, che ha invitato il Pkk a deporre le armi, come altra situazione è ancora quella dei curdi iraniani. Ma la problematicità insita nell’egemonia turca su quell’area travolge anche e maggiormente la comunità armena alla mercé dei fratelli azeri dei turchi; e furono le prime vittime di un genocidio del Secolo breve. Ora gli armeni hanno ancor meno alleati e sostenitori del solito, visto che il gas di Baku fa gola a tutti; e gli viene sottratta pezzo per pezzo identità, terra, riferimenti culturali. Oltre alla diaspora. La speranza di accoglienza europea è a metà con l’alleanza con i russi, disattesa da Putin, ma ancora valida. E Pashinyan non ha alcuna idea o autorevolezza per rappresentare gli armeni. \n\n\n\nRelazioni tra Israele e TurchiaUn’ipotesi di Al-Jazeera vede la Turchia nel mirino israeliano per assicurare l’impunità di Netanyahu che si fonda sul costante stato di guerra, ma anche perché è l’ultima potenza regionale non ancora ridimensionata dall’aggressività sionista. Peraltro la rivalità risale a decenni fa e in questo periodo di Global Sudum Flottilla si ricorda la Mavi Marmara assaltata dai pirati del Mossad uccidendo 10 persone a bordo, mentre cercava di forzare il blocco navale di Gaza. Fino a che punto può essere credibile una guerra scatenata da Israele contro la Turchia? Secondo Antonella De Biasi è difficile che possa avvenire, non solo perché Erdoğan è più abile di Netanyahu (al rientro da Tianjin ha chiesto a Trump gli F-35, dimenticando i sistemi antiaerei comprati da Mosca), ma perché gli affari anche di ordigni militari non si sono mai interrotti, inoltre a livello regionale l’alleanza con Al-Thani dovrebbe mettere al riparo la Turchia da attacchi sconsiderati e senza pretesti validi… certo, con il terrore di Netanyahu non si può mai sapere. \n\n\n\nCosa rimane del sistema di Astana?Facile interpretare la presenza a Tianjin dei leader che erano soliti incontrarsi sotto l’ombrello di Astana come confluenza di interessi, meno semplice capire fino a che punto ciascuno di loro e gli altri protagonisti del Shangai cooperation organization siano posizionati in più o meno consolidate alleanze. Sentiamo Antonella De Biasi e sugli stessi argomenti poi anche Murat Cinar in questo spreaker che abbiamo registrato subito dopo aver sentito Antonella: Trump incontra Erdoğan.\n\n\n\n\n\n\n\nL’Internazionale nera passa anche da Ankara\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-incontra-erdogan-lui-ha-bisogno-di-cose-io-di-altre-ci-mettiamo-d-accordo--67923007\n\n\n\n\nPiù la situazione risulta nebulosa, intricata e sul bordo del precipizio bellico e maggiore è il potere in mano a Erdoğan\n\n\n\nLo scollamento giovanile (da Gezi Park), la censura (Murat Cinar ci ha proposto l’ultima in ordine di tempo delle proibizioni musicali in Turchia), l’asservimento e la concentrazione dei poteri (gli interventi della magistratura a ingabbiare l’opposizione con pretesti), le centrali mediatiche ridotte a megafono del potere… tutti aspetti che caratterizzano il ventennio del Sultano al potere, ma se si guarda bene all’involuzione del paesaggio globale, si nota che la cancellazione dello Stato di diritto non è una prerogativa turca, ma riduce Ankara a una delle tappe dell’Internazionale nera che parte da Washington, passa per Roma, Tel Aviv, Budapest…L’economia in crisi, tranne la produzione bellica in mano alla famiglia che per il resto saccheggia la finanza statale da 20 anni a questa parte e ora la condiscendenza alle richieste di Trump dissangueranno ulteriormente il bilancio, già falcidiato dal 90% di inflazione, con svalutazione della Lira dal 2008 in poi e con una disoccupazione altissima. Ma anche a livello internazionale la diplomazia turca è agevolata dalla sua collocazione ambigua, dai suoi affari agevolati dagli errori europei, dal suo mantenersi all’interno della Nato ma sempre partecipe di ogni centro di potere: uditore della centralità multilaterale di Tianjin con il Sud del mondo e contemporaneamente presente alla riunione con paesi arabi sul piano di pace per Gaza alla corte di Trump, che vede in Erdoğan un potenziale risolutore a cui delegare la questione ucraina, perché «unico leader apprezzato da Zelensky e da Putin»; mentre il fantasma degli Accordi di Astana potrebbe sembrare confluire nello Sco, dove c’erano tutt’e tre i protagonisti, in realtà Murat ritiene chiuso il percorso degli Astana Files, perché la Turchia non fa effettivamente parte di Shangai Files. Piuttosto va approfondito il discorso di Astana sulla Siria e lo stallo attuale di tutte le potenze che ne controllavano il territorio prima della dirompente dissoluzione dello stato di Assad: alcune del tutto esautorate, come Iran e Russia, e altre che si contrappongono: Turchia, Qatar e Israele… e probabilmente per gli americani è più accettabile che sia controllato da Erdoğan. Ma questo non significa che la repubblica turca sia contraria a Tel Aviv: infatti Murat ci spiega come ci siano manifestazioni propal che vengono pesantemente caricate dalla polizia indette da forze conservatrici della destra islamista, perché gli interessi dell’industria bellica sono tutti a favore di Israele e gli affari vedono la famiglia del presidente tra i beneficiari degli scambi e dell’uso di armi a Gaza; anche il Chp organizza proteste","29 Settembre 2025","Abbiamo sentito Eduardo Meneses, dopo i primi giorni di paro nacional in Ecuador che ci ha indicato priorità, lotte, situazioni diverse nel paese in lotta contro le ricette neoliberiste di Daniel Noboa e prima che gli scontri producessero i primi morti; il popolo è sceso in piazza nella Cuenca per i diritti dei contadini, ma […]","2025-09-29 14:27:35","https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 25/09/2025 – ECUADOR IN PIAZZA CONTRO NOBOA E IL TRUMPISMO IN SALSA LATINA; SUDOVEST ASIATICO IN SUBBUGLIO, RIPERCUSSIONI DELLE GUERRE SIONISTE; CINA DOPO SHANGAI COOPERATION ORGANIZATION E XI ALL’ONU CON LA CASACCA AMBIENTALISTA",1759108934,[353,354,355,356,357,358,359,360,361,362,363,364,365,366,367,368,369,370,371,372],"https://radioblackout.org/tag/armenia/","https://radioblackout.org/tag/azerbaijan/","https://radioblackout.org/tag/chp/","https://radioblackout.org/tag/conaie/","https://radioblackout.org/tag/cuenca/","https://radioblackout.org/tag/curdi/","https://radioblackout.org/tag/erdogan/","https://radioblackout.org/tag/israele/","https://radioblackout.org/tag/nato/","https://radioblackout.org/tag/netanyahu/","https://radioblackout.org/tag/noboa/","https://radioblackout.org/tag/ocalan/","https://radioblackout.org/tag/pkk/","https://radioblackout.org/tag/proteste/","https://radioblackout.org/tag/qatar/","https://radioblackout.org/tag/quito/","https://radioblackout.org/tag/sco/","https://radioblackout.org/tag/siria/","https://radioblackout.org/tag/trump/","https://radioblackout.org/tag/turchia/",[374,311,295,307,305,303,375,376,377,309,301,378,379,380,381,299,297,18,382,200],"armenia","Erdogan","Israele","nato","Ocalan","pkk","proteste","qatar","Trump",{"post_content":384},{"matched_tokens":385,"snippet":386,"value":387},[80],"storica ci sono state proteste \u003Cmark>popolari\u003C/mark> ne 2019 e nel 2022","Abbiamo sentito Eduardo Meneses, dopo i primi giorni di paro nacional in Ecuador che ci ha indicato priorità, lotte, situazioni diverse nel paese in lotta contro le ricette neoliberiste di Daniel Noboa e prima che gli scontri producessero i primi morti; il popolo è sceso in piazza nella Cuenca per i diritti dei contadini, ma allo stesso modo a Quito gli studenti si sono mobilitati, come gli autotrasportatori per la sospensione dell’articolo 126: cioè la cancellazione del sussidio sul diesel in vigore da decenni, ma sotto le ceneri ribolliva il fuoco della ribellione… Ci siamo poi mossi verso il Sudovest asiatico, rimescolato dall’aggressione sionista intenta a sfruttare l’occasione di creare Eretz Israel, ridimensionando con la forza impunita le potenze regionali; ma Erdoğan pare sia apprezzato e investito da Trump come Vicerè del Middle East. Di questa situazione ingarbugliata abbiamo parlato prima con Antonella De Biasi a partire dalla condizione del popolo curdo e armeno; e successivamente ci è sembrato utile approfondire con Murat Cinar la situazione interna, di crisi economica e repressione di ogni opposizione, e il peso della strategia geopolitica di Ankara. Da ultimo uno sguardo alla Cina con Sabrina Moles dopo l’evento estivo dello Sco e la successiva esibizione muscolare a Pechino, ma anche il multilateralismo teorizzato da Xi e le dichiarazioni ambientaliste contrapposte a quelle del rivale americano nella stessa sede newyorkese del Palazzo di Vetro. \n\n\n\nNecropolitica e narcostato ecuadoriano\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/ecuador-en-paro-contra-noboa-y-fmi--67915787\n\n\n\n\nAbbiamo parlato della situazione in Ecuador con Eduardo Meneses ricercatore politico, attivista, reporter alternativo .\n\n\n\nNegli ultimi giorni l’Ecuador è scosso da un’ondata di proteste esplose dopo la decisione del presidente Daniel Noboa di abolire il sussidio sul diesel, in vigore dal 1974. La misura, che ha fatto impennare il prezzo del carburante da 1,80 a 2,80 dollari al gallone, ha innescato il conflitto sociale con manifestazioni che attraversano il Paese, dalle grandi città alle province rurali. Contadini, trasportatori, pescatori, studenti e comunità indigene denunciano un provvedimento che incide pesantemente sul costo della vita e lo considerano l’ennesima espressione di un modello neoliberista responsabile di profonde disuguaglianze. A guidare la risposta è la CONAIE, la storica Confederazione delle Nazionalità Indigene, che ha proclamato uno sciopero nazionale a oltranza.Il tema dei sussidi per il diesel è una problema storico ogni volta che si è tentato di cancellare i sussidi sul diesel c’è stata una risposta popolare .Non è una protesta isolata ma storica ci sono state proteste \u003Cmark>popolari\u003C/mark> ne 2019 e nel 2022 ,l’economia del paese è dollarizzata e non sostenibile ,al governo è costato trovare le risorse per pagare gli stipendi pubblici ,per questo sta ricorrendo al FMI che impone tagli ai sussidi e allo stato sociale. Di fronte a questa situazione economica la soluzione di Noboa è un regime autoritario per controllare il malcontento , una narco economia in cui il neoliberalismo si trasforma in una gestione della morte e questo nuovo modello si sta sviluppando ,e la gente si sta organizzando per dire no a questo processo che costituirebbe un arretramento dal punto vista sociale ed economico .\n\n\n\n\n\n\n\nTrump spariglia e la sfiducia serpeggia anche in Medio Oriente\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/la-sfiducia-negli-imperi-technomedievali-provocata-da-personaggi-distopici--67932142\n\n\n\n\nI curdi possono sperare di essere tra i pochi che traggono qualche vantaggio dalla feroce rimappatura violenta del Sudovest asiatico che sta andando in scena sul palcoscenico del Palazzo di Vetro newyorkese? \n\n\n\n Vigilanza curda: diversa per ciascun paese della loro frammentazioneA partire da questa domanda Antonella De Biasi, giornalista ed esperta della regione mediorientale, ha restituito un disegno del Sudovest asiatico a partire dal Federalismo democratico del Rojava come unica realtà di rispetto dei diritti e di un’amministrazione aperta a tutte le comunità che abitano il territorio; all’interno di Israele ci sono stati molteplici sostegni alla lotta curda (anche in funzione antiturca). Ma attualmente al-Jolani – come si faceva chiamare il tagliagole ora chiamato al-Shara, quando Antonella nel 2022 ne aveva tracciato la figura nel suo libro Astana e i 7 mari – è il padrone di quella che era buona parte della nazione governata fino a un anno fa dalla famiglia Assad, e probabilmente in questi giorni la volubilità di Trump sembra attribuire a Erdoğan il protettorato su una Siria governata da una sua creatura, in virtù delle promesse di stabilità profuse dal presidente turco, un’investitura conferita nonostante le \u003Cmark>milizie\u003C/mark> di modello ottomano: predoni che imperversano lungo le coste del Mediterraneo orientale. \n\n\n\nSpaesamento e impotenza armena: revisionismo entitàPoi si è affrontata la diversa strategia dei curdi siriani rispetto all’apertura di Ocalan, che ha invitato il Pkk a deporre le armi, come altra situazione è ancora quella dei curdi iraniani. Ma la problematicità insita nell’egemonia turca su quell’area travolge anche e maggiormente la comunità armena alla mercé dei fratelli azeri dei turchi; e furono le prime vittime di un genocidio del Secolo breve. Ora gli armeni hanno ancor meno alleati e sostenitori del solito, visto che il gas di Baku fa gola a tutti; e gli viene sottratta pezzo per pezzo identità, terra, riferimenti culturali. Oltre alla diaspora. La speranza di accoglienza europea è a metà con l’alleanza con i russi, disattesa da Putin, ma ancora valida. E Pashinyan non ha alcuna idea o autorevolezza per rappresentare gli armeni. \n\n\n\nRelazioni tra Israele e TurchiaUn’ipotesi di Al-Jazeera vede la Turchia nel mirino israeliano per assicurare l’impunità di Netanyahu che si fonda sul costante stato di guerra, ma anche perché è l’ultima potenza regionale non ancora ridimensionata dall’aggressività sionista. Peraltro la rivalità risale a decenni fa e in questo periodo di Global Sudum Flottilla si ricorda la Mavi Marmara assaltata dai pirati del Mossad uccidendo 10 persone a bordo, mentre cercava di forzare il blocco navale di Gaza. Fino a che punto può essere credibile una guerra scatenata da Israele contro la Turchia? Secondo Antonella De Biasi è difficile che possa avvenire, non solo perché Erdoğan è più abile di Netanyahu (al rientro da Tianjin ha chiesto a Trump gli F-35, dimenticando i sistemi antiaerei comprati da Mosca), ma perché gli affari anche di ordigni militari non si sono mai interrotti, inoltre a livello regionale l’alleanza con Al-Thani dovrebbe mettere al riparo la Turchia da attacchi sconsiderati e senza pretesti validi… certo, con il terrore di Netanyahu non si può mai sapere. \n\n\n\nCosa rimane del sistema di Astana?Facile interpretare la presenza a Tianjin dei leader che erano soliti incontrarsi sotto l’ombrello di Astana come confluenza di interessi, meno semplice capire fino a che punto ciascuno di loro e gli altri protagonisti del Shangai cooperation organization siano posizionati in più o meno consolidate alleanze. Sentiamo Antonella De Biasi e sugli stessi argomenti poi anche Murat Cinar in questo spreaker che abbiamo registrato subito dopo aver sentito Antonella: Trump incontra Erdoğan.\n\n\n\n\n\n\n\nL’Internazionale nera passa anche da Ankara\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-incontra-erdogan-lui-ha-bisogno-di-cose-io-di-altre-ci-mettiamo-d-accordo--67923007\n\n\n\n\nPiù la situazione risulta nebulosa, intricata e sul bordo del precipizio bellico e maggiore è il potere in mano a Erdoğan\n\n\n\nLo scollamento giovanile (da Gezi Park), la censura (Murat Cinar ci ha proposto l’ultima in ordine di tempo delle proibizioni musicali in Turchia), l’asservimento e la concentrazione dei poteri (gli interventi della magistratura a ingabbiare l’opposizione con pretesti), le centrali mediatiche ridotte a megafono del potere… tutti aspetti che caratterizzano il ventennio del Sultano al potere, ma se si guarda bene all’involuzione del paesaggio globale, si nota che la cancellazione dello Stato di diritto non è una prerogativa turca, ma riduce Ankara a una delle tappe dell’Internazionale nera che parte da Washington, passa per Roma, Tel Aviv, Budapest…L’economia in crisi, tranne la produzione bellica in mano alla famiglia che per il resto saccheggia la finanza statale da 20 anni a questa parte e ora la condiscendenza alle richieste di Trump dissangueranno ulteriormente il bilancio, già falcidiato dal 90% di inflazione, con svalutazione della Lira dal 2008 in poi e con una disoccupazione altissima. Ma anche a livello internazionale la diplomazia turca è agevolata dalla sua collocazione ambigua, dai suoi affari agevolati dagli errori europei, dal suo mantenersi all’interno della Nato ma sempre partecipe di ogni centro di potere: uditore della centralità multilaterale di Tianjin con il Sud del mondo e contemporaneamente presente alla riunione con paesi arabi sul piano di pace per Gaza alla corte di Trump, che vede in Erdoğan un potenziale risolutore a cui delegare la questione ucraina, perché «unico leader apprezzato da Zelensky e da Putin»; mentre il fantasma degli Accordi di Astana potrebbe sembrare confluire nello Sco, dove c’erano tutt’e tre i protagonisti, in realtà Murat ritiene chiuso il percorso degli Astana Files, perché la Turchia non fa effettivamente parte di Shangai Files. Piuttosto va approfondito il discorso di Astana sulla Siria e lo stallo attuale di tutte le potenze che ne controllavano il territorio prima della dirompente dissoluzione dello stato di Assad: alcune del tutto esautorate, come Iran e Russia, e altre che si contrappongono: Turchia, Qatar e Israele… e probabilmente per gli americani è più accettabile che sia controllato da Erdoğan. Ma questo non significa che la repubblica turca sia contraria a Tel Aviv: infatti Murat ci spiega come ci siano manifestazioni propal che vengono pesantemente caricate dalla polizia indette da forze conservatrici della destra islamista, perché gli interessi dell’industria bellica sono tutti a favore di Israele e gli affari vedono la famiglia del presidente tra i beneficiari degli scambi e dell’uso di armi a Gaza; anche il Chp organizza proteste",[389],{"field":107,"matched_tokens":390,"snippet":386,"value":387},[80],{"best_field_score":241,"best_field_weight":151,"fields_matched":22,"num_tokens_dropped":48,"score":242,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},{"document":393,"highlight":407,"highlights":412,"text_match":239,"text_match_info":415},{"comment_count":48,"id":394,"is_sticky":48,"permalink":395,"podcastfilter":396,"post_author":397,"post_content":398,"post_date":399,"post_excerpt":54,"post_id":394,"post_modified":400,"post_thumbnail":401,"post_title":402,"post_type":327,"sort_by_date":403,"tag_links":404,"tags":406},"83803","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-14-09-2023-cile-a-50-anni-dal-golpe-incombe-ancora-sul-latinoamerica-la-pesante-eredita-del-neoliberismo-autoritario-corno-dafrica-strage-senza-fine-in-sudan-e-guerra-civile-et/",[285],"radiokalakuta","Bastioni di Orione riflette con Alfredo Somoza e Diego Battistessa sulla pesante eredità del colpo di stato in Cile di cui ricorre il cinquantenario,la sua ingombrante ombra ancora condiziona la politica cilena ,le difficoltà del presidente Boric che si va sempre di piu' spostando verso posizioni moderate ,la nuova legge \"anti tomas\" contro le occupazioni di terreni ed edifici che segue quella definita \"gatillo facil \" che concede l'impunità alle forze di polizia, la condizione dei Mapuche che affrontano una repressione sempre piu' pesante nel difendere le loro terre dalle espropriazioni ,le cariche contro i manifestanti cui è stato impedito di accedere alle celebrazioni ufficiali davanti alla Moneda in occasione dell'11 settembre, l'esito incerto del processo costituzionale che potrebbe portare ad una riforma peggiorativa della costituzione pinochettista del 1980 .\r\n\r\nCi soffermiamo anche sull'insegnamento dell'esperienza di Unidad Popular per i movimenti rivoluzionari latinoamericani e non solo , relativamente alla possibilità di operare cambiamenti radicali in un contesto di rispetto delle istituzioni democratiche borghesi.La vicenda cilena dimostra che quando le organizzazioni popolari arrivano a contendere il potere reale a borghesia e oligarchia ,queste non esitano a usare la violenza per mantenere i loro privilegi rendendo vano il ricorso ad un percorso di mutamento istituzionale .\r\n\r\nCon Alfredo Somoza parliamo anche delle prossime elezioni in Argentina con la preoccupante ascesa di Javier Milei ,personaggio televisivo dalle proposte radicali neoliberiste e autoritarie che sembra godere dei favori degli elettori e della crisi da fine regime del peronismo.\r\n\r\nGuardiamo anche alla seconda tornata delle elezioni in Ecuador ,divenuto centro delle attività del narcotraffico con una forte presenza dei cartelli messicani e un incremento parossistico della violenza con decine di morti al giorno. La candidata del correismo potrebbe prevalere ma i sondaggi la danno testa a testa con il rampollo della famiglia di AlvaroNoboa ,uno degli uomini piu' ricchi dell'Ecuador.\r\n\r\nPesa la rottura fra il correismo e le organizzazioni indigene che frattura il fronte di sinistra e non garantisce l'unità di azione delle forze di opposizione al governo Lasso.\r\n\r\nInfine ci occupiamo anche delle vicende del Guatemala dove la vittoria elettorale nelle scorse presidenziali del partito Semilla guidato dal neo presidente progressista Bernardo Arevalo è messo in discussione dalla mobilitazione dei \"poderes facticos\" che garantiscono l'oligarchia corrotta e l'ineguale distribuzione delle risorse . Vari magistrati cercano di invalidare l'esito elettorale con accuse strumentali tanto da costringere Arevalo a sospendere il processo di transizione presidenziale che dovrebbe concretizzarsi a gennaio con il passaggio delle consegne .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/Bastioni-di-orione-14-settembre-latinoamerica.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Palamidesse parliamo della notizia dell'avvenuto completamento del riempimento della diga della \"Rinascita\" ,che acuisce le tensioni con i paesi limitrofi in particolare l'Egitto ,e facciamo il punto sulla situazione interna dell'Etiopia dove continuano i combattimenti con le milizie ahmara Fano nonostante il cessate il fuoco firmato a Pretoria nel novembre 2022, continua l'abominevole pratica degli stupri etnici da parte delle forze armate eritree ancora sul campo, si mette in discussione la presenza degli organismi di verifica del rispetto dei iritti umani da parte del governo di Ahmed che continua con la sua politica di accentramento e repressione.\r\n\r\nParliamo anche della guerra in Sudan che non si ferma ,bombardamenti indiscriminati su obiettivi civili come è accaduto su un mercato di Karthoum ,centinaia di migliaia di profughi in fuga alla ricerca di protezione ,la guerra sembra impantanarsi con una supremazia aerea dell'esercito di Al Bhuran ,mentre sul terreno si muovono agevolmente le RSF di Hemmetti.\r\n\r\nGuardiamo anche alle prospettive dell'allargamento dei Brics all'Etiopia e la possibilità di consolidamento di un polo economico alternativo alle istituzioni globali dominate dall'Occidente.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/BASTIONI-140923-PALAMIDESSE.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Raffaele Crocco di Atlante delle guerre ,parliamo di WARS una mostra fotografica dedicata alle foto di guerra visibile anche sul sito della rivista .Sono stati premiati i lavori dei fotoreporter e l'occasione ci consente anche delle riflessioni sulle narrazione asimmetriche dei conflitti e la pulsione censoria che caratterizza il sistema informativo quando si parla di guerra.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/BASTIONI-140923-WARS.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","19 Settembre 2023","2023-09-19 12:42:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 14/09/2023- CILE A 50 ANNI DAL GOLPE INCOMBE ANCORA SUL LATINOAMERICA LA PESANTE EREDITA' DEL NEOLIBERISMO AUTORITARIO-CORNO D'AFRICA STRAGE SENZA FINE IN SUDAN E GUERRA CIVILE ETIOPE-L'OCCHIO DEI FOTOREPORTER SULLA GUERRA .",1695127349,[405],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[293],{"post_content":408},{"matched_tokens":409,"snippet":410,"value":411},[80],"dimostra che quando le organizzazioni \u003Cmark>popolari\u003C/mark> arrivano a contendere il potere","Bastioni di Orione riflette con Alfredo Somoza e Diego Battistessa sulla pesante eredità del colpo di stato in Cile di cui ricorre il cinquantenario,la sua ingombrante ombra ancora condiziona la politica cilena ,le difficoltà del presidente Boric che si va sempre di piu' spostando verso posizioni moderate ,la nuova legge \"anti tomas\" contro le occupazioni di terreni ed edifici che segue quella definita \"gatillo facil \" che concede l'impunità alle forze di polizia, la condizione dei Mapuche che affrontano una repressione sempre piu' pesante nel difendere le loro terre dalle espropriazioni ,le cariche contro i manifestanti cui è stato impedito di accedere alle celebrazioni ufficiali davanti alla Moneda in occasione dell'11 settembre, l'esito incerto del processo costituzionale che potrebbe portare ad una riforma peggiorativa della costituzione pinochettista del 1980 .\r\n\r\nCi soffermiamo anche sull'insegnamento dell'esperienza di Unidad Popular per i movimenti rivoluzionari latinoamericani e non solo , relativamente alla possibilità di operare cambiamenti radicali in un contesto di rispetto delle istituzioni democratiche borghesi.La vicenda cilena dimostra che quando le organizzazioni \u003Cmark>popolari\u003C/mark> arrivano a contendere il potere reale a borghesia e oligarchia ,queste non esitano a usare la violenza per mantenere i loro privilegi rendendo vano il ricorso ad un percorso di mutamento istituzionale .\r\n\r\nCon Alfredo Somoza parliamo anche delle prossime elezioni in Argentina con la preoccupante ascesa di Javier Milei ,personaggio televisivo dalle proposte radicali neoliberiste e autoritarie che sembra godere dei favori degli elettori e della crisi da fine regime del peronismo.\r\n\r\nGuardiamo anche alla seconda tornata delle elezioni in Ecuador ,divenuto centro delle attività del narcotraffico con una forte presenza dei cartelli messicani e un incremento parossistico della violenza con decine di morti al giorno. La candidata del correismo potrebbe prevalere ma i sondaggi la danno testa a testa con il rampollo della famiglia di AlvaroNoboa ,uno degli uomini piu' ricchi dell'Ecuador.\r\n\r\nPesa la rottura fra il correismo e le organizzazioni indigene che frattura il fronte di sinistra e non garantisce l'unità di azione delle forze di opposizione al governo Lasso.\r\n\r\nInfine ci occupiamo anche delle vicende del Guatemala dove la vittoria elettorale nelle scorse presidenziali del partito Semilla guidato dal neo presidente progressista Bernardo Arevalo è messo in discussione dalla mobilitazione dei \"poderes facticos\" che garantiscono l'oligarchia corrotta e l'ineguale distribuzione delle risorse . Vari magistrati cercano di invalidare l'esito elettorale con accuse strumentali tanto da costringere Arevalo a sospendere il processo di transizione presidenziale che dovrebbe concretizzarsi a gennaio con il passaggio delle consegne .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/Bastioni-di-orione-14-settembre-latinoamerica.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Palamidesse parliamo della notizia dell'avvenuto completamento del riempimento della diga della \"Rinascita\" ,che acuisce le tensioni con i paesi limitrofi in particolare l'Egitto ,e facciamo il punto sulla situazione interna dell'Etiopia dove continuano i combattimenti con le \u003Cmark>milizie \u003C/mark> ahmara Fano nonostante il cessate il fuoco firmato a Pretoria nel novembre 2022, continua l'abominevole pratica degli stupri etnici da parte delle forze armate eritree ancora sul campo, si mette in discussione la presenza degli organismi di verifica del rispetto dei iritti umani da parte del governo di Ahmed che continua con la sua politica di accentramento e repressione.\r\n\r\nParliamo anche della guerra in Sudan che non si ferma ,bombardamenti indiscriminati su obiettivi civili come è accaduto su un mercato di Karthoum ,centinaia di migliaia di profughi in fuga alla ricerca di protezione ,la guerra sembra impantanarsi con una supremazia aerea dell'esercito di Al Bhuran ,mentre sul terreno si muovono agevolmente le RSF di Hemmetti.\r\n\r\nGuardiamo anche alle prospettive dell'allargamento dei Brics all'Etiopia e la possibilità di consolidamento di un polo economico alternativo alle istituzioni globali dominate dall'Occidente.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/BASTIONI-140923-PALAMIDESSE.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Raffaele Crocco di Atlante delle guerre ,parliamo di WARS una mostra fotografica dedicata alle foto di guerra visibile anche sul sito della rivista .Sono stati premiati i lavori dei fotoreporter e l'occasione ci consente anche delle riflessioni sulle narrazione asimmetriche dei conflitti e la pulsione censoria che caratterizza il sistema informativo quando si parla di guerra.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/BASTIONI-140923-WARS.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ",[413],{"field":107,"matched_tokens":414,"snippet":410,"value":411},[80],{"best_field_score":241,"best_field_weight":151,"fields_matched":22,"num_tokens_dropped":48,"score":242,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},{"document":417,"highlight":431,"highlights":436,"text_match":239,"text_match_info":439},{"comment_count":48,"id":418,"is_sticky":48,"permalink":419,"podcastfilter":420,"post_author":397,"post_content":421,"post_date":422,"post_excerpt":54,"post_id":418,"post_modified":423,"post_thumbnail":424,"post_title":425,"post_type":327,"sort_by_date":426,"tag_links":427,"tags":429},"75886","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-26-05-2022-etiopia-fra-guerra-infinita-e-carestia-devastante-la-crisi-invisibile-libano-elezioni-in-un-paese-devastato-e-in-fallimento-piccoli-segnali-di-cambiamento-ma-il-pop/",[285]," \r\n\r\nBastioni di Orione racconta della guerra in Tigray che coinvolge ormai quasi tutto il territorio etiope con Matteo Palamidesse ,che ci parla degli arresti nella comunita ahmara ,dello scioglimento delle milizie Fano, della crisi incombente che minaccia l'unità dell'Etiopia ,delle elezioni in Somalia ,altro punto di crisi nell'area del corno d'Africa e infine del silenzio assordante verso la crisi alimentare e umanitaria che sta falcidiando il popolo etiope nell'indifferenza generale .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/matteo-palamidesse-etiopia-26052022.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nParliamo con Rosita Diperi storica e profonda conoscitrice del paese dei cedri della situazione in Libano dopo le elezioni che hanno portato all'erosione della rappresentanza degli hezbollah , l'emergere di candidati indipendenti espressione delle rivolte popolari di piazza che si susseguono nel paese in seguito alla catastrofica crisi economica , la scarsa affluenza e anche le scarse probabilità di un cambiamento attraverso la via elettorale ,il potere dei clan sancito dgli accordi di Thaif rimane solido ,il default del paese è conclamato ,l'inflazione galoppa e chi non riesce ad andarsene e' sempre più in difficoltà .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/bastioni-libano-26052022.mp3\"][/audio]","29 Maggio 2022","2022-05-29 12:11:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/blade-1-3-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 26/05/2022 - ETIOPIA FRA GUERRA INFINITA E CARESTIA DEVASTANTE ,LA CRISI INVISIBILE - LIBANO ELEZIONI IN UN PAESE DEVASTATO E IN FALLIMENTO ,PICCOLI SEGNALI DI CAMBIAMENTO MA IL POPOLO LIBANESE SI DOVRA' SALVARE DA SOLO.",1653826283,[428],"http://radioblackout.org/tag/bastioniorione/",[430],"BastioniOrione",{"post_content":432},{"matched_tokens":433,"snippet":434,"value":435},[79],"comunita ahmara ,dello scioglimento delle \u003Cmark>milizie\u003C/mark> Fano, della crisi incombente che"," \r\n\r\nBastioni di Orione racconta della guerra in Tigray che coinvolge ormai quasi tutto il territorio etiope con Matteo Palamidesse ,che ci parla degli arresti nella comunita ahmara ,dello scioglimento delle \u003Cmark>milizie\u003C/mark> Fano, della crisi incombente che minaccia l'unità dell'Etiopia ,delle elezioni in Somalia ,altro punto di crisi nell'area del corno d'Africa e infine del silenzio assordante verso la crisi alimentare e umanitaria che sta falcidiando il popolo etiope nell'indifferenza generale .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/matteo-palamidesse-etiopia-26052022.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nParliamo con Rosita Diperi storica e profonda conoscitrice del paese dei cedri della situazione in Libano dopo le elezioni che hanno portato all'erosione della rappresentanza degli hezbollah , l'emergere di candidati indipendenti espressione delle rivolte \u003Cmark>popolari\u003C/mark> di piazza che si susseguono nel paese in seguito alla catastrofica crisi economica , la scarsa affluenza e anche le scarse probabilità di un cambiamento attraverso la via elettorale ,il potere dei clan sancito dgli accordi di Thaif rimane solido ,il default del paese è conclamato ,l'inflazione galoppa e chi non riesce ad andarsene e' sempre più in difficoltà .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/bastioni-libano-26052022.mp3\"][/audio]",[437],{"field":107,"matched_tokens":438,"snippet":434,"value":435},[79],{"best_field_score":241,"best_field_weight":151,"fields_matched":22,"num_tokens_dropped":48,"score":242,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},{"document":441,"highlight":453,"highlights":462,"text_match":468,"text_match_info":469},{"comment_count":48,"id":442,"is_sticky":48,"permalink":443,"podcastfilter":444,"post_author":397,"post_content":445,"post_date":446,"post_excerpt":54,"post_id":442,"post_modified":447,"post_thumbnail":448,"post_title":449,"post_type":327,"sort_by_date":450,"tag_links":451,"tags":452},"86624","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-25-01-2024-birmania-la-giunta-traballa-e-le-scum-city-si-espandono-ecuador-la-guerra-interna-delle-oligarchie-contro-le-classi-popolari/",[285],"Con Massimo Morello ed Emanuele Giordana torniamo a fare il punto sulla situazione in Myanmar dove l'esercito si trova in seria difficoltà e giungono voci insistenti di imminenti cambiamenti al vertice della giunta militare considerato il fallimentare corso della guerra.\r\n\r\nL'alleanza fra le diverse milizie etniche ha consentito ai guerriglieri la conquista di ampi territori anche al confine della Cina che comincia a guardare con preoccupazione il corridoio che le consente l'agevole sbocco al golfo di Bengala .Le prospettive future del Myanmar in caso di sconfitta dei militari , per il momento estremamente remoto in quanto l'esercito ha il controllo dello spazio aereo ,sono incerte in considerazione dei diversi interessi legati al controllo dei traffici illeciti che perseguono i diversi eserciti etnici. La prospettiva di una eventuale frammentazione del paese è vista con preoccupazione anche se il potente vicino cinese è interessato solo al corridoio che gli consente lo sbocco al mare. Approfondiamo anche il sistema delle cosiddette \"scam city\" ,le città del vizio ,agglomerati urbani che sopratutto al confine con il Laos si materializzano grazie agli ingenti flussi di denaro proveniente dagli affari illeciti che variano dal traffico di oppiacei al gioco d'azzardo .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/BASTIONI-MYANMAR-SCAN-CITY.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Francesco Martone profondo conoscitore dell'Ecuador che frequenta da piu' di un ventennio ,parliamo della situazione del paese andino dopo la proclamazione dello stato di guerra interno da parte del neo presidente Noboa ,rampollo di una delle famiglie piu' potenti del paese.\r\n\r\nL'individuazione da parte dei cartelli del narcotraffico dell'Ecuador come un hub ideale per il passaggio della merce verso i mercati europei ha fatto innalzare il livello di violenza diffusa ,anche perchè le politiche neoliberali e di privatizzazione selvaggia perseguiti dai governi successivi a quello di Correa hanno contribuito a demolire l'apparato statale ,anche quello della sicurezza e prevenzione, e impoverito la gran massa di popolazione che è divenuta manodopera a basso costo per i narcos locali,Choleros e Lobos alleati con i messicani di Jalisco e nueva generaciòn.\r\n\r\nLa dichiarazione di guerra è nei fatti un colpo mediatico ad effetto per creare le condizioni per un governo “di unità nazionale” e di “guerra”, nel quale si sta delineando una chiara distribuzione dei compiti. Da una parte i militari, che da ora in poi prendono il comando delle operazioni di ordine pubblico, con la polizia a loro servizio (cosa che crea non poche frizioni) e che così possono riaffermare il loro ruolo, e la loro credibilità di fronte al popolo.\r\n\r\nIn gioco ci sono anche gli interessi legati alle politiche estrattiviste nei territori nativi ,la repressione che si giustifica con la lotta al narcotraffico della popolazione razzializata ,la polarizzazione delle oligarchie che hanno compiuto un operazione di passaggio generazionale del potere ,la ripresa del protagonismo americano nel controllo dell'area ,dopo che Correa aveva chiuso la base statunitense di Manta.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/BASTIONI-250124-MARTONE-ECUADOR.mp3\"][/audio]","26 Gennaio 2024","2024-01-26 11:25:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 25/01/2024- BIRMANIA : LA GIUNTA TRABALLA E LE SCUM CITY SI ESPANDONO -ECUADOR : LA GUERRA INTERNA DELLE OLIGARCHIE CONTRO LE CLASSI POPOLARI .",1706268328,[405],[293],{"post_content":454,"post_title":458},{"matched_tokens":455,"snippet":456,"value":457},[79],"guerra.\r\n\r\nL'alleanza fra le diverse \u003Cmark>milizie\u003C/mark> etniche ha consentito ai guerriglieri","Con Massimo Morello ed Emanuele Giordana torniamo a fare il punto sulla situazione in Myanmar dove l'esercito si trova in seria difficoltà e giungono voci insistenti di imminenti cambiamenti al vertice della giunta militare considerato il fallimentare corso della guerra.\r\n\r\nL'alleanza fra le diverse \u003Cmark>milizie\u003C/mark> etniche ha consentito ai guerriglieri la conquista di ampi territori anche al confine della Cina che comincia a guardare con preoccupazione il corridoio che le consente l'agevole sbocco al golfo di Bengala .Le prospettive future del Myanmar in caso di sconfitta dei militari , per il momento estremamente remoto in quanto l'esercito ha il controllo dello spazio aereo ,sono incerte in considerazione dei diversi interessi legati al controllo dei traffici illeciti che perseguono i diversi eserciti etnici. 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