Flessibili, precari, licenziabili

Scritto dasu 28 Giugno 2012

La riforma del mercato del lavoro del governo Monti è stata definitivamente approvata dal parlamento ieri 27 maggio 2012.
La norma più colpita è l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori (l. 300/70) che prevedeva la reintegra del lavoratore illegittimamente licenziato nelle aziende che impiegano più di 15 lavoratori. Da oggi ciò non accadrà sempre, ma solo in alcuni casi: licenziamenti discriminatori o effettuati a causa della maternità o del matrimonio; licenziamenti disciplinari insussistenti o sproporzionati (ma in questo caso non spetteranno tutte le mensilità dal licenziamento fino all’effettiva reintegra: il tetto è di 12 mensilità). In caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo (gmo), cioè dettato da motivi economici o comunque legati all’organizzazione del lavoro e della produzione, la reintegra potrà (e non necessariamente dovrà) essere applicata dal giudice cui è data totale discrezionalità al riguardo (anche qui con un limite del risarcimento a 12 mensilità) in caso di accertata “manifesta insussistenza” del motivo economico; negli altri casi spetterà un risarcimento da 12 a 24 mensilità. In ogni caso dal risarcimento andrà dedotto non solo quanto percepito dal lavoratore attraverso un altro lavoro dopo il licenziamento, ma anche “quanto avrebbe dovuto percepire dedicandosi con diligenza alla ricerca di una nuova occupazione”: è evidente il moralismo che sta dietro un inciso del genere. Prima però di licenziare per gmo dovrà essere stata esperita una procedura conciliativa avanti alla Direzione Provinciale del lavoro al fine di monetizzare il licenziamento: il verbale di questo tentativo di conciliazione finiranno nel fascicolo dell’eventuale causa ed il giudice dovrà tener conto anche del rifiuto di proposte conciliative in quella sede nella determinazione dell’eventuale indennità risarcitoria. Altra spia del moralismo sotteso a tutta la modifica del mercato del lavoro: bisogna essere flessibili, in entrata ed in uscita, sbattersi sul lavoro (se c’è) e sbattersi a cercar lavoro (quando non c’è).
Insomma: tutta la vita al lavoro.

Ne abbiamo parlato con Simone Bisacca, avvocato del lavoro.

Ascolta l’intervista: 2012 06 28 simone lavoro

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