Origgio. Le lotte alla sbarra
Scritto dainfosu 2 Ottobre 2013
Il prossimo 7 ottobre avrà inizio al tribunale di Busto Arsizio il dibattimento del processo contro 20 attivisti, che appoggiarono le lotte dei lavoratori delle cooperative in appalto ai magazzini Bennet di Origgio. La lotta, iniziata nel luglio del 2008, durò diversi mesi e fu molto dura, ma alla fine ci furono significativi miglioramenti delle condizioni di lavoro, del salario, dell’accesso alle libertà sindacali
Venne rotta la condizione di sfruttamento e schiavitù tipica degli appalti della logistica, costringendo la cooperativa a reintegrare un operaio licenziato per l’adesione al sindacalismo di base.
I 20 solidali sono stati rinviati a giudizio per violenza privata, un reato molto inflazionato negli ultimi anni da parte delle Procure del Bel Paese. Secondo quanto stabilito dall’articolo 610 del codice penale la violenza privata si configura quando “chiunque, con violenza o minaccia costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa”. Senza le eventuali aggravanti questo reato comporta una pena sino a quattro anni di reclusione.
Si tratta, è evidente sin dalla formulazione, di una fattispecie molto vischiosa, poiché la determinazione della sussistenza stessa del reato dipende in modo significativo da una valutazione del tutto soggettiva. Applicarla a chi effettua un picchetto, un blocco di strade o merci significa entrare in diretta collisione con un diritto costituzionalemnte garantito, quello di sciopero.
Se a ciò si aggiunge la costituzione di parte civile di Bennet, dell’Italtrans e delle cooperative appaltatrici con richieste di risarcimento del mancato guadagno durante gli scioperi, diviene chiaro che quella che viene messa in discussione davanti al giudice è la libertà stessa di scioperare, poiché è nella natura dello sciopero procurare danni ai padroni per obbligarli a cedere alle richieste dei lavoratori.
Lunedì 7 ottobre ci sarà un presidio solidale davanti al tribunale di Busto Arsizio.
Per capirne di più ne abbiamo parlato con Mauro Straini, uno degli avvocati che difendono i 20 attivisti sotto processo.
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