Stop violence at the borders!
Scritto dainfosu 7 Novembre 2013
L’ultimo a morire di cui si è saputo è stato un ragazzo caduto nella notte tra lunedì e martedì scorso dai nuovi reticolati approntati dalla Fortezza Europa a Melilla, enclave spagnola in terra d’Africa che ha adottato quegli ordigni in uso anche in valle di Susa e in Palestina, dove le lame inserite (già presenti dal 2006 e poi ritirate sul lato spagnolo) impediscono ogni approccio ai ragazzi provenienti dal Sahel e dal centrafrica.
Il racconto di Sara Creta, film-maker che aveva documentato un passaggio di migranti a marzo e anche in quell’occasione era morto un ragazzo camerunense, la cui salma attende ancora di essere rimpatriata (number 9 Stop violence at the borders! è visibile a questo indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=w67k5MkUEWQ e fa parte di una campagna di sensibilizzazione uscito per la prima volta in Marocco il 28 ottobre 2013) restituisce quasi le immagini di quella corsa di gruppo verso il miraggio di entrare in Europa, la concitazione e la pulsione quasi mistica di questi disperati, l’amarezza di chi non ce la fa e nel film ci sono anche le echimosi, i traumi fisici e la rassegnazione di chi viene respinto. Alcuni sono già al quindicesimo tenativo e ogni volta sono botte e rischi di vita. Sara con il suo lavoro di documentazione cerca di mantenere desta l’attenzione su questa tragedia che si consuma nella foresta a ridosso della frontiera dove i ragazzi cercano rifugio tra un tentativo e l’altro di superare le barriere, tra le botte dei poliziotti marocchini e quelle riservate come accoglienza dagli spagnoli.