10 maggio. Per la libertà di tutti

Scritto dasu 7 Maggio 2014

torino-10-maggiocorteoLunedì 5 maggio, la sala Rosaz a Susa, era stracolma di No Tav, per l’assemblea popolare No Tav.
Un’occasione per costruire insieme l’ultima tappa prima della manifestazione del 10 maggio per la libertà di Chiara, Claudio, Mattia, Nicolò.
Il processo a quattro No Tav rinviati a giudizio per “attentato con finalità di terrorismo” per un sabotaggio al cantiere/fortino di Chiomonte comincerà il 22 maggio in aula bunker. Sarà una rappresentazione in grande stile, con i 12 giudici popolari accompagnati dalla scorta: lo Stato intende far mostra della propria invincibile potenza.
Davide può giocare Golia una sola volta. Quando il gigante si rialza la sua vendetta deve essere terribile, esagerata, fuori dal normale.
In ballo non c’è solo la punizione per chi viene accusato di aver praticato l’azione diretta contro un cantiere imposto con la violenza ad un’intera popolazione: occorre che l’accusa di terrorismo e una condanna “esemplare”, ricaccino in casa le migliaia di persone contrarie alla realizzazione della Torino Lyon.
Per ottenere lo scopo stanno mettendo in pista una macchina schiacciasassi che procede senza badare a chi si trova sul cammino.
La democrazia celebra i suoi riti nel formale rispetto dei “diritti” sanciti dalla costituzione, ma, nei fatti, tutto collabora a trasformare in una farsa un processo che sembra avere la sentenza già scritta.
L’equazione tra No Tav e violenza viene alimentata ad arte per giustificare sia il regime carcerario duro cui sono sottoposti Chiara, Claudio, Mattia, Niccolò, sia per dare carburante alla macchina dell’informazione, che alimenta, giorno dopo giorno, un clima di paura.
La partita che si sta giocando intorno a questo processo è troppo importante perché lo Stato possa permettersi di perderla.
I governi cambiano ma la determinazione ad imporre, costi quel che costi, il Tav in Val di Susa, diventa sempre più forte.
La ragione è semplice.
Lo Stato, di questi tempi, non può permettersi di perdere questa sfida.
Perderla significherebbe aprire la porte alla speranza. La speranza che un altro mondo sia davvero possibile, che ciascuno di noi può costruirlo.
Basta farsi un giro per l’Italia, attraversare una qualsiasi manifestazione, per vedervi far capolino le bandiere con il treno crociato. Le si vede tra i lavoratori in sciopero per il salario e tra chi lotta contro un inceneritore. Da nord a sud queste bandiere sono diventate simbolo di chi non si arrende e continua a lottare nonostante la repressione sempre più dura, nonostante i mille No Tav processati per le lotte, nonostante accuse gravissime come quella di terrorismo.
Speravano di seminare la paura, di indurre i più al mugugno silente del bar sport, all’invettiva tra le mura di casa, ma hanno fallito
L’utilizzo di una fattispecie di reato che colpisce quattro attivisti per ammonirne cento, ha prodotto un effetto boomerang.
Di fronte alla criminalità di una classe politica che sistematicamente depreda le risorse pubbliche per fini del tutto privati, di fronte a chi non esita ad avvelenare la terra e chi ci vive, di fronte a chi saccheggia e devasta, a chi abbandona al degrado le scuole e i treni locali, a chi risparmia sulla nostra salute per arricchirsi, è chiaro chi sono i terroristi. Siedono nei consigli di amministrazione della CMC e della Rocksoil e delle tante ditte che lucrano sulle grandi opere inutili e dannose, siedono sui banchi del governo di turno, siedono sugli scranni dei giudici e sulle poltrone del Procuratori della Repubblica. Sempre più persone sanno che di fronte alla criminalità del potere, non basta la testimonianza, occorre mettersi in mezzo, agire concretamente per inceppare il dispositivo disciplinare nel quale stringono interi territori.

Il 10 maggio sarà una tappa importante in un cammino ancora lungo e difficile. Una manifestazione popolare per le vie di Torino.
I media già soffiano sul fuoco per suscitare un clima di paura intorno ad una marcia, che, nello stile delle manifestazioni di Valle sarà una manifestazione per tutti, una manifestazione che mostri alla città, alla Procura, ai giudici, ai signori nei palazzi di potere che quella notte, in Clarea, c’eravamo tutti.

Tutti abbiamo bruciato quel compressore, tutti sogniamo che la rabbia popolare, la rabbia di chi sta respirando le polveri venefiche di quel cantiere, possa spazzarlo via una volta per tutte.

Il governo ha paura che la ribellione della Val Susa possa continuare ad alimentare la speranza tenace che Davide possa abbattere Golia.
Per questa ragione è importante essere in tanti il 10 maggio. Ore 14 piazza Adriano, Torino.
Per la libertà di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò. Per la libertà di tutti.

Ne abbiamo parlato con Alberto Perino.

Ascolta il suo intervento:

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