La salute? Un affare di classe
Scritto dainfosu 25 Giugno 2014
Gli italiani sono costretti a scegliere le prestazioni sanitarie da fare subito a pagamento e quelle da rinviare oppure non fare. Ormai il 41,3% dei cittadini paga di tasca propria per intero le visite specialistiche anche in conseguenza dell’aumento della spesa per i ticket che ha sfiorato i 3 miliardi di euro nel 2013, pari al +10% in termini reali nel periodo 2011-2013. Sono i principali risultati della ricerca di Rbm Salute-Censis sulle prospettive della sanità integrativa, presentata la scorsa settimana a Roma al IV Welfare Day.
Sono sempre di più gli italiani che pagano di tasca propria le prestazioni sanitarie che il pubblico non riesce più a garantire. Nel 2013 la spesa sanitaria privata dei cittadini è stata pari a 26,9 miliardi di euro ed è aumentata del 3%, in termini reali, rispetto al 2007. Nello stesso arco di tempo la spesa sanitaria pubblica è rimasta quasi ferma (+0,6%). In altri termini i cittadini sostengono ormai direttamente il 20% della propria spesa sanitaria con un costo annuo pro capite di quasi 445 euro.
Se si vogliono accorciare i tempi di accesso allo specialista bisogna pagare: con 70 euro in più rispetto a quanto costerebbe il ticket nel sistema pubblico si risparmiano 66 giorni di attesa per l’oculista, 45 giorni per il cardiologo, 28 per l’ortopedico, 22 per il ginecologo.
Ad ogni territorio poi corrisponde un suo ticket e i suoi tempi d’attesa. Per le visite specialistiche (oculistica, cardiologica, ortopedica e ginecologica) oscilla tra un valore medio minimo di 20 euro al Nord-Est e uno massimo di 45 euro (più del doppio) al Sud. Negli accertamenti diagnostici spiccano i casi della risonanza magnetica del ginocchio senza contrasto e della colonscopia, per i quali il ticket varia tra i 36 euro del Nord-Est e i 60 euro del Nord-Ovest. Una mammografia può avere un ticket minimo di 36 euro al Nord-Est e uno massimo di 48 euro al Nord-Ovest.
La Sanità integrativa copre 4 mld della spesa sanitaria privata. I fondi sanitari assisterebbero oggi 10,5 mln di italiani e il ruolo delle assicurazioni salute è cresciuto del 2% rispetto al 2010. Ma a fare ricorso alle forme di sanità integrativa sono quasi esclusivamente i dipendenti pubblici e i cittadini del Nord Ovest e Centro.
La salute è un affare di classe. I dati del Censis confermano quello che sappiamo tutti. Stare bene, avere cure adeguate per una patologia, poter fare gli esami necessari ad attuare la prevenzione sul territorio è un privilegio riservato a chi può pagare.
Ne abbiamo parlato con Bruno, infermiere del comitato di lotta delle Marche.
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