Barriera antirazzista: l’ingovernabile gioia di un “blocco” di classe

Scritto dasu 1 Giugno 2015

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Il vocabolario di classe non emerge da una posizione, ma da una lotta. Da un punto di vista materialista e relazionale, parlare di classe significa confrontarsi con situazioni ed antagonismi in costante trasformazione, storicamente situati all’interno di estese e pervasive asimmetrie di potere e dinamiche di spossessamento legate ai processi globali di accumulazione del capitale; soggettività molto più aperte e creative di quelle ammesse in un linguaggio di posizioni predefinite (ad es. l’opposizione tra “classe operaia” e “lumpenproletariat”).

Sabato 30 maggio, in una “calda” Barriera di Milano, persone provenienti da percorsi e storie tra loro differenti sono entrate in relazione attraverso una lotta che hanno saputo vincere da protagoniste dirette, nonostante i ricatti degli sbirri e i tentativi di mediazione delle solite associazioni che pensano di rappresentare “i rom”. Abitanti ghettizzati nei diversi campi rom di via Germagnano, provenienti dalla Romania e dalla Bosnia, Sinti del campo di via Lega, antirazzist* di varie realtà torinesi, abitanti di Barriera incuriositi e solidali, adulti e bambini, moltissime donne, insieme ad una agguerrita Clown Army, hanno bloccato insieme, per oltre un’ora, il ponte di corso Vercelli, fermando a 200 metri dalla partenza l’ennesimo corteo anti-rom organizzato da “comitati” vicini a varie formazioni neo-fasciste, che si è dovuto sciogliere.

Questa volta nel mirino dei “comitati” c’erano i “fumi” provenienti dai campi rom, causati dai falò accesi per liberare dalle guaine i fili di rame. Questa attività nociva è il mezzo di sussistenza per centinaia di rottamatori in nero, che vengono sfruttati dai grossisti del business del riciclo del rame e che lavorano anche 12 ore al giorno per pochi euro. Sabato pomeriggio c’erano anche loro nel “blocco” di classe – sicuramente inedito e ingovernabile – che ha saputo fermare il corteo di fascisti e razzisti. Una composizione sociale eterogenea, reale, di diverse soggettività della periferia di Torino che hanno saputo esprimere conflittualità e gioia. Come ha detto una ragazzina: “oggi abbiamo scoperto che il ponte di corso Vercelli è molto comodo per poter correre e cantare in libertà. E’ molto bello e grande anche solo per poterci stare e basta. Per stare qui sopra e bloccare tutto“. In Barriera una sonora sconfitta per chi cerca di dividere gli sfruttati costruendo il “nemico etnico” intorno alla figura del “rom”.

Se sul ponte di corso Vercelli la battaglia è stata vinta, dietro l’angolo la guerra sociale è già ripresa. Comune targato PD, associazioni e cooperative oggi speculano sulla pelle di chi è costretto a vivere nei campi rom con un progetto da oltre 5 milioni di euro dal nome grottesco: “La città possibile”. Dopo aver già buttato in mezzo alla strada 200 persone dal campo di Lungo Stura nel mese di febbraio, la minaccia è quella di sgomberarne altre 500 entro fine giugno. Per questo è fondamentale rafforzare ed ampliare la nostra comune lotta per la casa.

L’invito a tutt* è di partecipare all’assemblea antirazzista con Gatto Nero Gatto Rosso che si terrà presso la Blackout House, in via Cecchi 21/a, questo mercoledì 3 giugno alle 18.30.

Ascolta la diretta con Manuela di Gatto Nero Gatto Rosso:

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