Notte antinucleare in Val Susa
Scritto dainfosu 30 Settembre 2015
Da qualche settimana si moltiplicavano le voci su un nuovo trasporto di scorie nucleari da Saluggia allo stabilimento dell’Areva a La Hague in Francia.
Il tam tam antinucleare ha trovato conferma domenica pomeriggio.
Gli attivisti No Nuke si sono dati appuntamento alla stazione di Avigliana alle 21.
Ad attenderli hanno trovato un imponente schieramento di polizia di fronte all’ingresso della stazione, mentre i blindati impedivano l’accesso ai mezzi. Due attivisti giunti tra i primi sono stati allontanati con il consueto garbo dalla Digos. La polizia è arrivata a scortare sino ai binari un uomo che aspettava la compagna e il figlio neonato. Alcuni ragazzi, per poter prendere il treno hanno dovuto mostrare documenti e biglietto.
Dopo circa un’ora di fronteggiamento, la maggior parte dei No Nuke si sono allontanati, altri invece sono rimasti ad Avigliana. Le strade della valle erano militarizzate in uno sfarfallio di luci blu nelle stazioni e lungo le statali. Un folto gruppo di attivisti è comunque riuscito ad entrare nella stazione di Bussoleno. I rinforzi di carabinieri arrivati da Susa hanno poi sospinto fuori i No Nuke.
Ma la serata non era certo finita. Poco dopo sono comparsi alla stazione di Borgone. Qui la Questura ha deciso di bloccare tutti. Un gruppo più grosso è stato fermato dentro la stazione, un altro è stato circondato nei pressi del passaggio a livello in centro al paese.
Tutti gli attivisti hanno rifiutato di consegnare i documenti ed hanno aperto uno striscione. Al passaggio del Castor hanno salutato con slogan e sfottò.
Nel frattempo altri No Nuke alla stazione di Grugliasco hanno acceso fumogeni al passaggio del treno in una stazione sfuggita alla morsa poliziesca.
Il treno, dopo aver attraversato il basso Piemonte, Alessandria, Asti, la Val Susa prosegue il suo viaggio verso la Normandia.
Nonostante la pericolosità di questi trasporti, la popolazione locale viene tenuta all’oscuro. La Prefettura non informa nemmeno i sindaci dei territori interessati. In altre occasioni ha inviato un fax alle 23 del giorno stesso, quando gli uffici comunali erano chiusi.
Solo l’azione dei No Nuke riesce ad accendere i riflettori su questi trasporti inutili e pericolosi.
Quello di domenica 28 settembre potrebbe essere uno degli ultimi treni nucleari diretti in Francia, i prossimi faranno il percorso inverso, riportando le scorie in Piemonte, al deposito “provvisorio” di Saluggia.
Vale la pena ricordare che la Regione Piemonte ha una legge che prescrive che venga fatto un piano di emergenza in caso di incidente ad un treno nucleare.
Secondo questa legge – tutti quelli che abitano nel raggio di tre chilometri a lato dalla ferrovia dovrebbero fare le esercitazioni nel caso uno di questi treni deragliasse o saltasse per aria.
In realtà i trasporti nucleari sono tenuti segreti, le persone che abitano lungo la tratta non vengono informate.
I responsabili delle ferrovie, la maggioranza dei sindaci, la prefettura, la questura tengono la bocca chiusa.
A Viareggio l’incidente ad un treno di materiali chimici ha fatto decine di morti e feriti. E’ sin troppo facile immaginare cosa accadrebbe se capitasse un incidente ad un treno pieno di scorie altamente radioattive.
Non ci dicono niente perché temono che la gente – se sapesse – si ribellerebbe.
In questi ultimi anni qualcosa sta cambiando. In molte occasioni, quando i No Nuke sono riusciti ad avere notizia dei trasporti di scorie, hanno dato vita a manifestazioni e proteste nelle stazioni, che hanno rotto il silenzio su queste bombe su rotaia che corrono a pochi passi dalle nostre case.
L’85% delle scorie radioattive prodotte in Italia sono concentrate a Saluggia, Trino vercellese e Bosco Marengo. Dopo quasi trent’anni dalla chiusura delle centrali nucleari italiane la questione delle scorie non è stata risolta. E non lo sarà mai, perché le scorie restano pericolosissime per la salute umana e per l’ambiente per decine di migliaia di anni.
In primavera il governo aveva annunciato la pubblicazione delle località candidate al ruolo di deposito nazionale per le scorie, ma non lo ha fatto. Le elezioni imminenti hanno consigliato un prudente silenzio.
In nessun altro paese al mondo c’è un sito per lo stoccaggio. Costi altissimi e l’opposizione delle popolazioni coinvolte ha fatto sì che le scorie rimanessero nei pressi delle centrali.
I trasporti che stanno facendo a nostra insaputa sono diretti all’impianto di La Hague, dove le scorie vengono “riprocessate” e poi rimandate in Piemonte. Radioattive e pericolose come prima, perché a La Hague si limitano estrarre il Mox, un combustibile per le centrali, e il plutonio. Il plutonio serve ad una sola cosa: fare le bombe atomiche.
Il sito di Saluggia non è sicuro: nell’ultima alluvione le falde sono state contaminate. Solo l’incidente di Fukushima ha bloccato il governo dall’intraprendere una nuova avventura nucleare nel nostro paese.
Qualcuno racconta la favola che l’energia nucleare costa meno. Mentono. Non calcolano i costi di smaltimento delle scorie, la “messa in sicurezza” delle vecchie centrali, i militari e poliziotti che sorvegliano impianti che sono come bombe atomiche.
Se uno dei treni diretti in Francia deragliasse, se qualcuno lo scegliesse come obiettivo e lo facesse saltare, se ci fosse una scossa di terremoto – anche lieve – mentre attraversa il Piemonte e la Francia sino in Normandia, migliaia di persone dovrebbero essere evacuate e tutti rischieremmo la vita.
I No Nuke sono decisi a mettersi in mezzo. Per il futuro dei propri figli, per un mondo senza sfruttati né sfruttatori, per farla finita con la devastazione del territorio, per essere liberi di decidere.
Ne abbiamo parlato con Lorenzo, attivista No Nuke.
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