L’idra talebana non si decapita con un semplice drone
Scritto dainfosu 27 Maggio 2016
Era solo luglio 2015 quando il mullah Mansur veniva eletto capo dei talebani, forse l’uomo giusto per i pakistani e probabilmente quello sbagliato per il movimento talebano, perché non in grado di unire tutte le molte anime degli islamisti e anche un po’ inadatto a rappresentare una valida alternativa al Daesch per quelli ormai un po’ stanchi da decenni di riproposta della formula un po’ vetusta e che si limita a conquistare una città o un piccolo spazio per perderlo il mattino successivo, mentre il Califfato ha dimostrato di poter amministrare un territorio.
Ma forse non è la mossa giusta da parte degli americani che hanno ucciso proprio ora il capo dei talebani, sia perché probabilmente allontaneranno il processo di pace mai realmente avviato, sia perché può darsi che il successore possa riuscire nell’intento di riunire le varie anime integraliste afghane, per quanto, come ci sottolinea Emanuele Giordana in questo intervento molto preciso e chiarificante, si tratti di un chierico molto rispettato in materia religiosa, ma per l’ala militare dovrà rivolgersi alla famiglia Haqqani, spietata e strutturata rete di potere.
Bisogna poi contare il contesto e il luogo in cui è accaduto il raid aereo americano fatale per Mansur e ordito con Ghani, il presidente afghano che improvvisamente ha cambiato idea sul negoziato; non secondario è il fatto che il chierico ora a capo dei talebani sia emanazione della fazione khandaharì, matrice dei fasti degli anni Novanta.
Cosa accadrà adesso è la grande domanda che si mischia a un’altra: cosa rappresentava davvero Mansur e cosa e chi rappresenta adesso Haibatullah? Abbiamo posto la questione a Emanuele Giordana, considerandolo uno dei pochi in lingua italiana in grado di immaginare evoluzioni plausibili nella difficile area a ridosso del confine tra Pakistan e Afghanistan, dove la tensione sta ricominciando a salire e spesso si avvicendano attentati.