Colombia. Raggiunto accordo tra Farc e governo colombiano
Scritto dainfosu 28 Settembre 2016
Dopo 52 anni di guerra, il 28 agosto è avvenuta la proclamazione di un cessate il fuoco permanente, approvato sia da Rodrigo Londoño conosciuto come Timochenko – comandante delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) – che del presidente colombiano, Juan Manuel Santos.
Un conflitto che perdura dal 1964 e i cui combattimenti avevano provocato la morte di 220mila persone e costretto sette milioni di colombiani ad abbandonare le loro case. E per negoziare l’accordo di pace definitivo sono serviti quattro anni. Per confermare questo accordo, però, sarà necessario aspettare il plebiscito previsto per il 2 ottobre 2016 a cui è chiamata a pronunciarsi la popolazione colombiana.
Su fronti opposti, i favorevoli e i contrari alimentano già un’infuocata disputa tra sostenitori e critici dell’accordo. I colombiani sono profondamente divisi su cosa concedere ai ribelli, sulle conseguenze giudiziarie che questi dovrebbero affrontare, sul fatto che i settemila combattenti delle Farc consegnino o meno le loro armi e sull’opportunità che i ribelli smobilitati possano o meno ricevere incarichi elettivi. Tanta è anche la disinformazione portata avanti da parte della campagna del “No” – capitanata dal principale partito d’opposizione, il Centro democratico, di destra, dell’ex presidente Álvaro Uribe – che riporta al popolo colombiano motivazioni slegate da quello che è effettivamente il contenuto dell’accordo.
Per approfondire la questione abbiamo sentito Cristina, colombiana e antropologa dell’Università degli Studi di Torino