Aggiornamenti su Adriana, dal Cie di Brindisi a quello di Caltanissetta

Scritto dasu 19 Aprile 2017

La vicenda di Adriana, migrante trans rinchiusa nella sezione maschile del Cie di Brindisi, era salita agli “onori” di mezzi di informazione mainstream per la peculiare brutalità a cui era stata sottoposta la donna. Esposta a violenze della polizia e dello stato che l’ha rinchiusa in quanto senza documenti, si sommavano poi le difficoltà di ritrovarsi in una sezione non femminile in quanto persona trans. Probabilmente a causa dell’attenzione mediatica a riguardo, alcune settimane fa le autorità sembrano aver messo in scena un agghiacciante teatrino di liberazione: annunciando ad agenzie di stampa ed avvocati che la liberazione della donna fosse imminente, hanno cercato di togliersi di dosso l’attenzione di media ed attivist*.

 

Ma la libertà per Adriana era tutt’altro che in arrivo, al contrario si è trattato di un trasferimento al CPR di Caltanissetta; questo a causa dei suoi precedenti penali. Adriana ha deciso di fare richiesta di asilo, ma essendo con precedenti penali, è costretta ad attendere il responso delle Commissioni Territoriali rinchiusa in un CPR, anche questa volta in cui c’è solo la sezione maschile: sempre per “tutelarne l’incolumità” è stata isolata dagli altri prigionieri e alloggiata in un container.

 

La farsa del trasferimento e della violenza a cui viene sottoposta nella reclusione emerge dalle sue stesse parole, raggiunta al telefono ai microfoni di Radio Blackout:

adriana_cie


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