Alternanza scuola lavoro in caserma

Scritto dasu 11 Febbraio 2020

Da qualche anno, licei e istituti tecnici e professionali sono divenuti terra di caccia e propaganda delle forze armate. Comandi, generali e ammiragli offrono opportunità “formative” di ogni tipo: alcune sono mere duplicazioni di quanto potrebbe essere proposto dagli stessi insegnanti o da enti e associazioni no profit “civili”; altre hanno solo lo scopo di ottenere manodopera a costo zero che possa cucinare, servire a mensa e fare da giardiniere in caserma. Poi ce ne sono diverse invece che sono uniche e irripetibili: come quelle di poter lavorare fianco a fianco ai top gun e ai manovratori di sommergibili e carri armati o di poter mettere le mani ai misteriosi circuiti che consentono il funzionamento di sistemi missilistici, bombe e velivoli senza pilota.

Questi progetti di alternanza scuola-lavoro si svolgono anche in ambienti insalubri e altamente contaminati, come nei poligoni militari, ad esempio a Quirra, e in spregio alla tutela della salute degli studenti stessi.
Un processo oramai pluriennale che prevede una vera e propria militarizzazione della società e che vorrebbe indirizzare ogni energia disponibile verso il sostegno di quel “sistema paese” costituito dal blocco economico militare-industriale, a cui si aggiunge l’istituzione accademica, pensiamo ai progetti di collaborazione tra università e politecnici e ministero della difesa, e il potere finanziario.

Ma in più occasioni questa volontà di militarizzazione è stata messa in crisi: la mobilitazione ha bloccato alcuni progetti di alternanza in Sardegna, nel nord-est un nutrito gruppo di insegnanti ha messo in difficoltà i comandi militari che volevano andare nelle scuole a portare una narrazione patriottarda e pregna di retorica nazionalista sulla prima guerra mondiale, in occasione del quattro novembre.

Ascolta la diretta con Antonio Mazzeo


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