12 aprile: basta con le politiche migratorie razziste
Scritto dainfosu 11 Aprile 2021
Alleghiamo il documento di indizione del presidio di lunedì 12 per documentare degnamente questo podcast degli interventi registrati con Erasmo e Bishara:
Questo documento è frutto di una riflessione sull’impianto e gli effetti del sistema regolatorio dell’immigrazione europeo e italiano, ed ha lo scopo di portare all’attenzione delle istituzioni italiane le rivendicazioni delle persone immigrate a tale riguardo. Da mesi infatti realtà organizzate, comunità o singole persone immigrate hanno avviato un confronto che ha portato oggi alla richiesta urgente di un incontro con Prefetti e Questori in diverse città, che possano trasmettere le rivendicazioni anche al Ministero dell’Interno, per ottenere risposte su questioni non più rimandabili.
Da più parti, e con sempre più urgenza, si invoca una riforma del sistema di gestione dell’immigrazione. Vi sono proposte di legge di iniziativa popolare e richieste di riforma delle politiche migratorie italiane, come impostate a partire dall’approvazione del Testo Unico sull’immigrazione (D.Lgs. n.286/1998) e via via inasprite, fino ad arrivare ai cosiddetti decreti Salvini, ad oggi solo in minima parte modificati. Inoltre, molti soggetti, anche istituzionali, chiedono un mutamento globale a livello europeo, ad esempio per il superamento dei trattati di Dublino.
I dati sulle presenze di persone irregolari in Italia testimoniano chiaramente come gli ultimi decreti sicurezza abbiano prodotto un’impennata delle situazioni di irregolarità e di blocco nel rilascio dei permessi da parte delle questure, esacerbata dalla pandemia. Al contempo, le cifre riguardo la regolarizzazione promossa dal governo nell’estate 2020, sia rispetto alle istanze presentate che a quelle già processate, dimostrano in maniera lampante quanto questa iniziativa si sia rivelata del tutto inefficace, come ampiamente prevedibile e come denunciato da più parti sin dal suo annuncio. L’impianto della procedura di emersione, in continuità con quanto avvenuto in occasione delle precedenti sanatorie, ha prodotto meccanismi di compravendita illecita della documentazione richiesta che strozzano ancor di più i lavoratori immigrati, su cui i datori di lavoro hanno sistematicamente scaricato i costi della domanda di emersione – milioni di euro versati nelle casse dello stato a fronte di un numero irrisorio di pratiche istruite. Inoltre, nonostante le promesse del precedente governo, in autunno non vi è stata nessuna ulteriore e più generalizzata sanatoria, nonostante la situazione pandemica imponga misure di tutela della salute di tutti e quindi l’accesso ai documenti per l’iscrizione al servizio sanitario.
Inoltre, denunciamo il fatto che misure come la revoca del permesso di soggiorno, i mancati rinnovi, le espulsioni o la reclusione nei CPR vengano usati sempre più frequentemente per reprimere e punire chi sceglie di lottare per migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro, rendendo sempre più difficile qualsiasi forma di rivendicazione dei propri diritti e di lotta reale contro lo sfruttamento.
Di seguito, nel concreto, le problematiche principali e le rivendicazioni che le persone immigrate in tutta Italia pongono all’attenzione delle istituzioni:
- Regolarizzazione di chi è sprovvisto di permesso di soggiorno valido, indipendentemente dalla posizione lavorativa. La sanatoria del 2020 si è ottenuta grazie alle lotte degli ultimi anni dei lavoratori delle campagne, ma la sua efficacia è risultata quasi nulla soprattutto per questa categoria, oltre al fatto che ha escluso molti altri lavoratori e disoccupati. A maggior ragione, chiediamo anche che ai lavoratori irregolari che vengono sorpresi durante i controlli dell’Ispettorato del Lavoro e delle Forze dell’Ordine nelle aziende venga riconosciuto un permesso di soggiorno per grave sfruttamento, come previsto da una legge assai raramente applicata.
- Velocizzazione delle pratiche di rinnovo da parte delle questure, che attualmente subiscono ritardi ancora maggiori che in precedenza, attribuiti con troppa facilità all’emergenza pandemica – motivo per cui molti permessi restano bloccati anche per più di un anno e vengono quindi consegnati spesso già scaduti.
- Fine degli abusi e delle difformità di interpretazione della legge da parte delle questure e prefetture, che arbitrariamente impongono requisiti non previsti per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno (ad esempio l’iscrizione anagrafica o i contributi del datore di lavoro) e dove si perpetuano scorrettezze in grado di bloccare e lasciare in stallo le richieste di cittadinanza (ad esempio l’attribuzione di numeri indentificativi diversi sull’estratto di nascita e sul passaporto della stessa persona)
- Eliminazione del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro attualmente in vigore per i permessi legati ai motivi di lavoro subordinato (e in ogni caso revisione dei criteri di reddito del datore di lavoro, soprattutto per l’impiego di collaboratori domestici). Legata a questo è la richiesta di riconoscimento di un permesso di soggiorno unico europeo che garantisca anche ai cittadini non comunitari la libera circolazione all’interno dello spazio UE/Schengen e la possibilità di lavorare regolarmente in qualunque paese che vi appartiene.
- Estensione della durata e abolizione dei costi dei permessi di soggiorno. In molti settori lavorativi i contratti sono tendenzialmente molto brevi, di conseguenza la durata dei permessi di soggiorno per motivi di lavoro è esigua, anche inferiore ad un anno. Lo stesso vale per la durata del permesso per ricerca lavoro, che deve essere estesa soprattutto in considerazione del momento di grave crisi occupazionale che coinvolge tutti i settori lavorativi. I costi di richieste e rinnovi, inoltre, sono estremamente alti, specialmente per i permessi legati ai motivi di lavoro, e devono essere abbattuti.
- Cancellazione della residenza anagrafica come requisito obbligatorio per la richiesta della cittadinanza, per il rinnovo del permesso di soggiorno e per la carta di soggiorno. Si richiede di sostituire la residenza con il domicilio, in modo da porre fine anche ai meccanismi di compravendita di contratti di locazione ormai diffusi.
- Accesso alla cittadinanzaper chi è nata/o in Italia da genitori stranieri, senza condizionalità, a prescindere dal reddito dei genitori o dal requisito della permanenza ininterrotta in Italia, impossibile da soddisfare per molti considerando la crisi economica aggravata anche dal Covid e la necessità di molte famiglie di tornare per un periodo nel paese di origine. Inoltre si richiede la diminuzione dei tempi necessari agli accertamenti per l’ottenimento della cittadinanza e l’abolizione del requisito del certificato di lingua Italiana livello B1, entrambi introdotti dall’ultimo decreto sicurezza; l’eliminazione dei requisiti dell’estratto di nascita del paese di origine e della fedina penale per l’ottenimento della cittadinanza, che richiedono un grande e non necessario dispendio di denaro, poiché le ambasciate in Italia potrebbero rilasciare documenti attestanti la nascita e in quanto le condanne ricevute nello stato d’origine non hanno valore ostativo all’ottenimento della cittadinanza italiana.
- Ricongiungimento familiare anche nel caso di bambini adottati e genitori adottivi, o anche nei casi di poligamia nei paesi di origine, al fine di evitare che genitori e figli vengano costretti a separarsi.
- Cambio di competenza istituzionale per le pratiche legate ai permessi di soggiorno. La gestione dell’intero apparato burocratico legato all’immigrazione è affidata al Ministero dell’Interno e quindi alle questure, con una evidente impronta securitaria e di criminalizzazione. In Italia, il movimento antirazzista fin dai suoi albori rivendica invece l’affidamento di queste pratiche ai Comuni.
- Abolizione di tutti i decreti sicurezza (2009, 2017, 2018) in quanto sostanzialmente strumenti repressivi, soprattutto per gli immigrati (una condanna penale può comportare la revoca del permesso di soggiorno o della cittadinanza) ma in generale per chi lotta o viene considerato fonte di ‘degrado’.
- Abolizione della detenzione amministrativa, dei respingimenti alle frontiere e del rimpatrio forzato, e apertura di canali regolari e sicuri di ingresso nell’UE.
- Abolizione di qualsiasi discriminazione nell’accesso alla casa e ai sistemi di welfare sulla base della cittadinanza.
- Sblocco delle richieste di sanatoria avviate nel 2020 e ad oggi ferme; fine dei rigetti delle richieste sulla base del requisito del reddito del datore di lavoro; rilascio del codice fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate anche solo con la ricevuta della domanda di regolarizzazione.
- Riconoscimento della proroga dei permessi di soggiorno scaduti a causa della situazione pandemica, sia da parte di enti pubblici che di privati (ad esempio datori di lavoro). Molti cittadini stranieri si vedono negata la possibilità di stipulare un contratto di lavoro o di accedere ai servizi per questo motivo.
- Abolizione del criterio di reddito minimo per i permessi di soggiorno per lavoro subordinato e autonomo, per i ricongiungimenti familiari e per le richieste di permesso per lungo-soggiornanti, anche in virtù dell’attuale situazione di grave crisi economica.
IN RIFERIMENTO ALLA CITTÀ DI TORINO
Per quanto riguarda il contesto torinese sottolineiamo di seguito quattro punti, rispetto ai quali esigiamo l’immediato impegno delle istituzioni competenti.
- Sblocco delle richieste di sanatoria avviate nel 2020 e ad oggi ferme.
Stante che nei primi giorni di marzo 2021 la Prefettura di Torino, tramite lo Sportello Unico per l’Immigrazione, ha comunicato che: “Non è possibile in alcun modo prevedere la data di convocazione visto l’elevato numero di istanze presentate, considerato altresì il fatto che le convocazioni devono avvenire nel rispetto delle restrizioni imposte dalla normativa in vigore all’accesso dell’utenza agli uffici pubblici”.
Rilevato inoltre che le pratiche di regolarizzazione risultano praticamente ferme in tutta Italia, al punto che a livello nazionale, al termine del 2020, secondo i dati ottenuti dal ministero dell’interno tramite accesso agli atti, delle 207.000 istanze solo lo 0,7% delle istanze è concretamente giunto a conclusione.[1]
Rilevato infine che anche nel contesto torinese sono poche decine le persone ad avere avuto finora risposta chiediamo
- l’immediata velocizzazione delle pratiche di regolarizzazione;
- la comunicazione tempestiva delle cifre esatte sull’andamento delle pratiche di regolarizzazione e delle ragioni del ritardo degli uffici addetti;
- l’impegno a ripetere tale comunicazione a cadenza settimanale fino alla conclusione delle stesse pratiche.
- Velocizzazione delle pratiche di rinnovoda parte della Questura.
Il problema del rinnovo dei permessi di soggiorno è particolarmente grave nel caso della Questura di Torino, dove il tempo medio impiegato dagli uffici per processare una semplice domanda di rinnovo può variare, senza apparente ragione, tra i 6 e i 18 mesi, con casi che si spingono oltre i 2 anni e 7 mesi. Tale pratica mantiene migliaia di persone in una condizione di limbo giuridico nel quale la possibilità di ottenere un lavoro regolare, prendere in affitto un’abitazione (a queste possono essere aggiunte infinite altre situazioni) risulta concretamente preclusa. Inoltre, a causa dei suddetti ritardi, il permesso viene spesso consegnato in prossimità della sua data di scadenza o perfino già scaduto, facendo della suddetta condizione di limbo la norma per una percentuale altissima degli stranieri residenti a Torino. Si tratta di una palese violazione della normativa vigente. Sottolineiamo infatti che secondo quanto stabilito dal d. lgs. 286/98 – Testo Unico sull’immigrazione i tempi per il rilascio, il rinnovo, la conversione del permesso dalla data di presentazione della domanda non possono essere superiori ai 20 giorni.
Chiediamo quindi
- l’immediata velocizzazione delle pratiche di rinnovo da parte della Questura di Torino e il rispetto dei tempi previsti;
- la comunicazione tempestiva delle cifre esatte sull’andamento delle pratiche di regolarizzazione e delle ragioni del ritardo degli uffici addetti;
- che i responsabili di tale violazione rispondano delle proprie responsabilità.
- Rispetto del diritto alla salute e accesso alle cure per chi ha il permesso di soggiorno in proroga.
L’accesso alle cure mediche ed al diritto alla salute per le persone straniere residenti a Torino è, paradossalmente, gravemente inficiato a causa delle misure adottate per contenere la pandemia in corso. Ci si riferisce in particolare alla situazione dell’ASL di Lungo Dora Savona nr° 24 (sebbene non si escluda che ciò possa accadere altrove) dove numerose persone straniere, il cui permesso è in proroga a causa della parziale chiusura al pubblico degli uffici della Questura, sono state allontanate senza che potessero accedere ai servizi.
E ciò nonostante il Ministero, con propria circolare del 21 marzo 2020, abbia comunicato che, in ottemperanza del Decreto legge 17 marzo 2020 n. 18 “Sospensione dei termini dei procedimenti amministrativi”, tutti i certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni e atti abilitativi comunque denominati, in scadenza tra il 31 gennaio e il 15 aprile 2020, conservano la loro validità fino al 15 giugno 2020.
Risulta infatti che il personale del CUP di Lungo Dora Savona, fino al capo responsabile del settore amministrativo, non era informato della suddetta proroga dei permesso di soggiorno.
Di fatto l’ASL di Torino nega il rinnovo della tessera sanitaria agli stranieri di Torino e numerosi altri e fondamentali servizi.
Alla luce di tale abuso chiediamo:
- il rispetto del diritto alla salute e l’accesso ai servizi e alle cure per chi ha il permesso di soggiorno in proroga;
- l’immediata verifica della situazione nelle altre ASL presenti sul territorio;
- che i responsabili di tale violazione rispondano delle proprie responsabilità.
- L’apertura di un tavolo permanente sul permesso di soggiorno.
Alla luce delle numerose problematiche già evidenziate relative ai permessi di soggiorno chiediamo l’apertura di un tavolo istituzionale al quale evidenziare i casi di ritardo, abuso etc. Riteniamo infatti che tale situazione debba essere affrontata rapidamente e possa essere affrontata grazie al coinvolgimento dei diretti interessati.
Coordinamento documenti per tutte e tutti, Patto d’Azione Anticapitalista, Dobbiamo Vivere- Lavoratori disoccupati e precari.
[1] Le cifre riportate sono presentate nel documento “Regolarizzazione 2020 a rischio fallimento: tempi lunghissimi e ostacoli burocratici. Alcune proposte per “salvare” una misura necessaria”, pubblicata nell’ambito della campagna “Ero straniero – L’umanità che fa ben”, promossa da: Radicali Italiani, Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, ARCI, ASGI, Centro Astalli, CNCA, A Buon Diritto, Oxfam Italia, ActionAid Italia, Fcei – Federazione Chiese Evangeliche in Italia, CILD, ACLI, Legambiente Onlus, ASCS – Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo, AOI, con il sostegno di numerosi sindaci e decine di organizzazioni.