Caffè turco con Murat. Aprire canali, coprire buchi e costruire galere
Scritto dainfosu 17 Aprile 2021
La scelta iniziale di musica di Murat è volta a scoprire un mondo patriarcale racchiuso in quella pianura descritta dalla canzone e che è ispirazione per la politica del presidente. Una Turchia poco conosciuta, a dispetto di quella raccontata diffusamente da noi e dalla carta stampata più attenta e analitica, come è il caso dell’articolo di Alice Pistolesi da cui cominciamo per affrontare l’argomento del Kanal Istanbul sotto tutti i suoi risvolti (ambientale, speculativo, geopolitico, diplomatico…), rivelando poi chi è l’intervistato che fornisce i dati ad Alice per stilare l’elenco dei danni derivanti da questo sciagurato progetto.
Contro la politica di Erdoǧan – e contro anche queste storture derivanti dagli interessi personali del presidente autocrate – da 100 giorni si battono gli studenti di Boǧaziçi… e i ragazzi hanno fatto un consuntivo di ciò che ha rappresentato questa lotta che mette in evidenza la cultura di repressione.
Reazione che non è paragonabile a quell’“impertinente” sfoderato contro Draghi, ma forse non deve stupire la debolezza del commento giunto una settimana dopo l’accusa di essere un “dittatore”, perché Ankara non h più un centesimo in cassa e quindi non può permettersi di bruciarsi un partner commerciale come l’Italia, che investe e fornisce per miliardi di euro il paese anatolico. Un paese dove spariscono 128 miliardi di dollari e il Chp, partito d’opposizione chiede dai muri delle strade dove siano finiti. Murat ha cercato di spiegare quale percorso di corruzione fanno i denari dello stato, gli investimenti: lira turca svaluta e gli interessi bancari vengono tenuti bassi, così il risparmio si indirizza sull’acquisto di valuta straniera, venduta dalla banca centrale che si trova sguarnita di divise pregiate, un buco che si cerca di coprire con gli investimenti pubblici… ma i capitali sarebbero serviti per fronteggiare la pandemia e quindi il buco emerge sempre di più.
Almeno una buona notizia riusciamo a riportarla dal Bosforo: hanno di nuovo scarcerato il 70enne Ahmet Altan, che aveva scritto il volume Non rivedrò più il mondo. Era stato richiesto l’ergastolo per lui, avendo inviato messaggi subliminali in televisione per istigare al golpe: per poter valutare il delirio servile dei tirapiedi del presidente autocrate. Ma. proposito di carcere Murat deve anche registrare la grande quantità di carceri progettate per rimpinguare le tasche delle clientele di Erdoǧan: 928 milioni di euro, 300.000 nuovi posti in cella, 6 milioni di metri quadri di cemento; 250.000 sono già in carcere, 35 per cento dei quali in detenzione provvisoria… una nazione-galera.
Qui trovate l’approfondimento su questi temi che questa settimana ha proposto la rubrica di Murat Cinar:
E questa è la breve scelta musicale di primavera annunciata da Murat