Bielorussia/Polonia. Vite sospese
Scritto dainfosu 16 Novembre 2021
Ai confini d’Europa, tra Polonia e Bielorussia, il dittatore Lukashenko utilizza i migranti attirati nel paese con un visto turistico e il miraggio dell’Europa come strumento di pressione nei confronti dell’Unione Europea.
Ieri Lukashenko ha incassato il primo risultato: la telefonata di 55 minuti della cancelliera tedesca Merkel, lo rimette in pista dopo mesi di chiusura ed isolamento.
In Polonia, dal mese di agosto, quando sono cominciati ad arrivare i primi richiedenti asilo, il governo ha blindato e militarizzato le frontiere, respingendo oltreconfine chi riesce, attraverso una riserva naturale integrale, ad attraversare il confine.
In questo gioco si sta moltiplicando il numero dei morti. Le cifre ufficiali sono basse, non più di dieci, ma gli attivisti no border ritengono siano decisamente più alte.
Tre settimane fa, poco prima che il governo bielorusso accelerasse la crisi, portando al confine migliaia di persone, è stata trovata un’auto senza targa con a bordo quattro cadaveri. In un fiume, che molti provano ad attraversare, sono affiorati diversi corpi.
Siamo alle porte dell’inverno. I profughi sono giovani ed anziani, tanti sono i bambini e le persone fragili, che hanno intrapreso il viaggio, convinte dalla propaganda che prometteva un passaggio “morbido” all’Europa. Tra questi c’é Taman. Iracheno, nove anni e due protesi al posto delle gambe.
Questa mattina alla frontiera ci sono stati scontri: la polizia polacca ha usato idranti e lacrimogeni.
Un accampamento improvvisato è sorto in un’area di sosta dei tir in territorio bielorusso.
I compagni attivi nella zona, che hanno aperto un rifugio autogestito, consegnano abiti, scarpe, telefoni, sim card, power banks, nonostante il confine sia pesantemente militarizzato ed il governo polacco abbia interdetto un’area di circa tre chilometri intorno al confine.
Ne abbiamo parlato con Cosimo Caridi, giornalista free-lance che è appena tornato dal confine
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