SABATO 27 APRILE PRESIDIO AL CARCERE DELLE VALLETTE

Scritto dasu 23 Aprile 2024

Presentiamo l’appuntamento di Sabato 27 Aprile sotto le mura del Carcere “Lorusso e Cutugno” delle Vallette di Torino.

Un modo per legare le celebrazioni e il ricordo del 25 Aprile al carcere, che da luogo di morte e tortura, è anche spazio di coraggio, fratture, rivolta e resistenza. Un momento importante per non dimenticarsi della popolazione detenuta e delle rivolte che avvengono all’interno dei luoghi di detenzione, come modi per esistere e resistere alle costanti e continue prevaricazioni e violenze da parte di agenti penitenziari e dirigenze dei vari istituti detentivi che, a dispetto di quanto viene ripetuto sui giornali come un mantra, non sono “male marce” ma rappresentano il carattere distintivo e strutturale dell’istituzione carceraria.

Un appuntamento anche per entrare in contatto e comunicazione col quartiere Vallette che il carcere lo vive e lo conosce bene da tempo. Ne parliamo con un compagno della Cassa Antirepressione delle Alpi Occidentali:

SABATO 27 APRILE – MOBILITAZIONE REGIONALE

PRESIDIO AL CARCERE DELLE VALLETTE (TORINO)

h 16 ritrovo al capolinea del tram 3

h 18.30 musica materiale informativo e aperitivo in Piazza Montale

 

Qui di seguito il comunicato dell’iniziativa:

l carcere, fin dalle origini un luogo di morte, tortura e umiliazione, è anche spazio di fratture, azioni di coraggio, rivolta e resistenza. Nei giorni del 25 Aprile vogliamo tornare fuori le mura delle prigioni, innanzitutto per portare la nostra solidarietà a chi è recluso e per continuare a parlare di tutte le sfaccettature di questo dispositivo totale e di come si traduce nella società. La galera ha diverse funzioni: recludere chi non può o non vuole sottostare ai dogmi imposti dal potere e disciplinare il mondo attorno a sé incutendo terrore tramite le atrocità che accadono al suo interno. Dove il carcere non riesce a controllare, separa e divide tramite differenziazioni e premialità, che come in ogni sistema totalitario premiano e promuovono l’autodisciplinamento, condannando e reprimendo progressivamente qualsiasi germe di resistenza e ribellione.

Oggi più che mai – in un periodo post pandemico e di guerra – sembra evidente che si venda un’idea di libertà parziale, indotta al consumo e alla produzione, dove anche la dissidenza deve rientrare dentro le regole imposte. La celebrazione del 25 Aprile non fa eccezione. La liberazione dal fascismo fu una liberazione parziale, come è dimostrato – anche banalmente – dal fatto che molti fra magistrati, agenti del Potere e carcerieri di fatto mantennero le loro poltrone. Contro questa idea di falsa libertà, non possiamo che anelare ad una liberazione totale, che include l’abbattimento del sistema carcere, intesa come istituzione totale che rispecchia la società che la genera, la sostiene e se ne nutre.

Il carcere si fa società, la società si fa carcere. Se da un lato quest’ultimo si allarga progressivamente a fasce più ampie della popolazione, dall’altro la società viene permeata sempre più dalle dinamiche tipiche della detenzione carceraria: il controllo delle devianze sociali, caratteristica fondante dell’istituzione carceraria, diventa sempre più capillare; le forme di detenzione alternative tendono sempre di più all’auto carcerazione all’interno della quotidianità; le scuole esprimono sempre maggiormente il loro carattere coercitivo.

Portare quindi la critica al carcere anche nei giorni del 25 Aprile vuole sottolineare come, per chi non accetta il patto sociale imposto, di liberarsi è sempre l’ora e che anche nei luoghi dove si esercita il maggior livello di repressione e controllo continuano a generarsi momenti di resistenza.

Tra gli anni 60 e 80 sono state tante le rivolte all’interno delle Cayenne d’Italia, ma le azioni di ribellione continuano tuttora e vengono però silenziate nel migliore dei casi, represse nel sangue nel peggiore. Quotidianamente avvengono scioperi della fame, dell’aria e del carrello, ma quasi nulla trapela fuori delle mura di cinta. Nel Marzo del 2020 i prigionieri e le prigioniere per non morire come topi in gabbia hanno incendiato le carceri del Paese: la repressione è stata violentissima e sono state uccise quattordici persone. Crediamo sia importante ricordare anche il coraggio di chi ha deciso di alzare la testa e ribellarsi e di chi ha raccontato la verità sulla strage nel carcere di Modena.

Per rilanciare ancora una volta la presenza di chi lotta nelle strade a fianco di chi si ribella nei luoghi di reclusione, in Piemonte sono già previste due iniziative anticarcerarie a ridosso del 25 Aprile: un presidio al carcere di Ivrea sabato 20 Aprile pomeriggio e un saluto solidale al carcere di Quarto d’Asti per il 25 Aprile mattina.

 

 

 

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