Torino 22/04/24 – Agricoltura è guerra.
Scritto dainfosu 14 Maggio 2024
La colonizzazione israeliana è stata spesso declinata nei termini di apartheid, mettendo in evidenza le pratiche di esclusione, divisione e cancellazione della popolazione palestinese su diversi livelli, da quello fisico (l’espropriazione, la repressione, l’uccisione) a quelli culturale e discorsivo (il revisionismo storico, l’educazione). Vi è un aspetto dell’apartheid che passa spesso in secondo piano, pur rappresentando – letteralmente – la radice della violenza coloniale che israele esercita sistematicamente sulla popolazione palestinese, nei territori occupati così come in territorio israeliano, da oltre 70 anni. Si tratta dell’espulsione dalla terra coltivata, della cancellazione delle colture e della loro funzione di sussistenza, oltre che simbolica, per la preservazione dell’identità palestinese. L’idea alla base di questi processi di espropriazione e sostituzione colturale (sementi), arborea (eliminazione degli ulivi) e geografica (riforestazione dei pascoli coi pini) è la radicale trasformazione – e terraformazione – dell’ambiente e del paesaggio palestinesi e la parallela creazione di un mondo nuovo, animato da tendenze moderniste e hi-tech, espressione della superiorità e del dominio israeliani. All’ulivo si sostiuisce il pino, il pino rende impraticabili i pascoli e povero il terreno, i semi tradizionali spariscono in favore di sementi industriali, da acquistare ogni anno, prodotte dai grandi centri agricoli israeliani.
Eppure la popolazione palestinese (r)esiste, consapevole che per farlo è necessario preservare le relazioni con ciò che l’ha resa ciò che è, che l’ha radicata alla terra e messa in sinergia con essa. Le pratiche agricole palestinesi, che siano per aggirare l’aggressione geografica israeliana e le sue espulsioni, o per ribadire il proprio radicamento sulla terra, sono vere e proprie armi contro l’oppressore. Non può esservi resistenza senza legami da salvare, forme di organizzazione tra umani, non umani e territori, da contrapporre a quelle del nemico.
Se ne è parlato al Campus Einaudi il 22 aprile, in occasone dell’incontro “Ma quale terra promessa? Dietro la narrazione dell’agricoltura offensiva coloniale in Cisgiordania”, organizzato dai collettivi di Ecologia Politica e Progetto Palestina, che ringraziamo per la disponibilità alla diffusione: