La crisi dei droni e l’accelerazione bellica nell’Europa dell’est

In questi anni di guerra abbiamo imparato che la propaganda bellica crea una cortina di disinformazione tale da rendere quasi impossibile comprendere non solo la dinamica e l’effettiva portata, ma a volte anche la stessa consistenza di alcuni fatti. Certo è che sia l’Ucraina che la Russia vogliono proseguire ed estendere la guerra, o comunque passare ad un più forte stato di allerta in Europa e ad un ulteriore livello di militarizzazione dei confini. Basti pensare allo schieramento, annunciato, di 40.000 soldati polacchi sul confine orientale del paese e alle esercitazioni militari congiunte russe e bielorusse in corso a distanza di relativamente pochi chilometri.
Quella che è stata chiamata “crisi dei droni” ha portato difatti ad un innalzamento della militarizzazione del confine orientale della Polonia e ad un aumento dell’impegno della NATO con la nuova operazione “Eastern Sentry”. Nelle settimane successive gli sconfinamenti sono aumentati, facendo crescere la tensione.
L’impegno militare dell’Italia, presente con mezzi e truppe in Estonia e Romania pare estinato ad aumentare.
Nel silenzio dei movimenti contro la guerra che pure riempiono le piazza contro il genocidio a Gaza.
Dario Antonelli, che ne ha scritto su Umanità Nova, ha messo in evidenza la graità dell’escalation in atto e la necessità di un più forte impegno contro le missioni militari dell’Italia.
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