Profughi afgani nell’UE: verso la deportazione?

La sorte di decine di migliaia di richiedenti asilo afgani che si trovano in Europa, è ormai appesa ad un filo. Nei mesi scorsi ci sono state deportazioni di massa dall’Iran e dal Pakistan.
I richiedenti asilo in Europa sono circa 100.000. In una lettera indirizzata al commissario per gli affari interni e la migrazione Magnus Brunner, venti paesi europei hanno chiesto alla commissione di facilitare i rimpatri dei richiedenti asilo afgani.
L’iniziativa, guidata dalla ministra belga per l’asilo e la migrazione, Anneleen Van Bossuyt, è appoggiata da altri 19 paesi europei: l’Italia, l’Austria, la Bulgaria, Cipro, la Repubblica Ceca, l’Estonia, la Finlandia, la Germania, la Grecia, l’Ungheria, l’Irlanda, la Lituania, il Lussemburgo, Malta, i Paesi Bassi, la Norvegia, la Polonia, la Slovacchia e la Svezia. I firmatari chiedono alla commissione europea di considerare la questione dei rimpatri come una priorità.
Sebbene nessun paese europeo riconosca il governo afgano, la Germania ha già trattato il rimpatrio di 81 persone.
In Afganistan la situazione politica e sociale è disastrosa: la carestia miete quotidianamente vittime, i programmi di aiuto sono stati sospesi dal 2021, quando i talebani, con l’appoggio degli statunitensi, sono tornati al potere. La condizione femminile è di schiavitù. Le minoranze etniche e religiose sono sotto costante attacco.
Buona parte dei 17.000 rifugiati afgani in Italia sono azarà, ossia mongoli di religione sciita. Rischiano la vita se rimpatriati.
In Italia, Salvini e la sua banda, premono per una modifica del decreto flussi che riduca le possibilità di ricongiungimento familiare.
I “diritti umani” non valgono per profughi e migranti.
Ne abbiamo parlato con l’avvocato Eugenio Losco
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