
Sudan. Il genocidio continua tra massacri, stupri, fame e pulizia etnica. Le complicità dell’Italia
giovedì 6 novembre 2025
La prevedibile caduta di Al Fasher, l’ultimo grande centro del Darfur non ancora sotto il controllo delle Rapid Support Forces di Mohamed Dagalo, una dei due capi delle forze armate che sino alla primavera del 2023 si erano spartiti il governo del Sudan, è l’ultimo tra i tanti orrori della guerra civile.
Nel 2023 Abdel Fattah al-Burhan era il presidente del Consiglio sovrano e Mohamed Hamdan Dagalo il suo vice: i due, dopo aver sino all’ultimo appoggiato la dittatura di Omar Hassan al-Bashir, nel 2019 si erano alleati per spodestarlo per evitare di essere travolti dalla rivolta popolare che stava per travolgere il regime sudanese.
Era un’alleanza di interessi destinata a non durare.
Dallo scoppio della guerra civile, ampiamente sostenuta da varie potenze straniere, ci sono stati 400.000 mila morti 12milioni 500 mila tra sfollati e profughi, innescando la più grande crisi umanitaria del pianeta.
Nel silenzio tombale della maggior parte dei movimenti.
Enormi le responsabilità dirette dell’Italia, che ha finanziato, armato ed addestrato le RSF in funzione antimigranti.
Per capirne di più ne abbiamo parlato con Massimo Alberizzi di Africa ExPress
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