“Unmask” Anonymous: perquisito anche un DJ di Blackout
Scritto dainfosu 20 Maggio 2015
Perquisizioni, denunce e due arresti domiciliari durante un’operazione coordinata questa mattina dalla Polizia Postale contro presunti membri della crew di hacktivisti digitali Anonymous. Ad essere colpite dall’operazione repressiva denominata “UNMASK” (“smascherare”) almeno 5 persone nelle città di Torino, Sondrio, Livorno e Pisa accusate, secondo gli inquirenti, di avere “portato a termine ripetuti attacchi informatici ai sistemi di numerose amministrazioni pubbliche ed aziende private, dalle quali venivano illecitamente carpite credenziali di autenticazione (userid e password) ed altre informazioni sensibili”.
Nel mirino delle forze dell’ordine alcune delle più eclatanti azioni del collettivo, tutte volte a fornire un supporto “esterno” (ma non per questo meno fondamentale) alle lotte e ai movimenti sociali articolatisi negli ultimi anni in Italia: tra le operazioni contestate figurano infatti i numerosi attacchi contro il sito del Tribunale di Torino in sostegno alla lotta No Tav e contro gli infami sindacati di Polizia (Coisp, Siulp, Sappe) sempre pronti a difendere l’operato dei propri uomini, come nel caso degli omicidi di Aldrovani e Cucchi. Nelle indagini risultano finanche i recenti hackeraggi contro la biglietteria online di Expo 2015 nella giornata del primo maggio scorso e contro il Ministero della Difesa, operazione quest’ultima rivelata dagli account ufficiali di Anonymous Italia nella giornata di ieri.
Ad essere presi di mira in maniera particolare dal Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (C.N.A.I.P.I.C., già oggetto di attacchi da parte degli hacktivisti negli anni scorsi) due cittadini dietro i quali, secondo le forze dell’ordine, si nasconderebbero i volti degli account conosciuti come aken e otherwise, tra i più attivi e generosi nelle operazioni di attacco informatico e di diffusione dei dati trafugati. Le indagini, secondo quanto scritto nel comunicato della polizia, avrebbero “necessitato un particolare dispositivo operativo che ha permesso grazie al diretto coinvolgimento del personale impiegato in attività sotto copertura ed al coordinamento delle operazioni sul territorio, di sorprendere gli esperti hacker con i computer accesi, evitando quindi la cifratura dei contenuti”; una modalità di azione nuova per quanto riguarda questo tipo di operazioni repressive, che ben dimostra come la centralità dell’operato di Anonymous abbia messo in estremo imbarazzo istituzioni e forze politiche, da sempre costrette a minimizzare i successi degli hacktivisti salvo poi dovere fare i conti i pesanti danni (di immagine e di contenuto) che le diverse #op hanno causato nel corso degli anni.
Tra le persone indagate risulta anche un redattore dell’emittente torinese indipendente Radio Black Out, che questa mattina ha subito una perquisizione nella propria abitazione durante la quale è stato sequestrato un computer portatile (di proprietà della sua compagna…). Diego, questo il nome del compagno, ha raccontato l’episodio questa mattina ai microfoni di Radio Black Out, spiegando come il suo rapporto di estrema diffidenza nei confronti degli apparecchi informatici – per di più nota e risaputa da chiunque abbia confidenza con lui – lo renda una delle persone meno indicate ad essere oggetto di un indagine sul collettivo Anonymous.
Una dichiarazione che rende evidente come la rocambolesca ricostruzione delle indagini fornita delle forze dell’ordine, al limite di una spy story, sia poi smentita dai fatti e dall’approssimazione che mostra come determinate operazioni di polizia puntino più che altro a colpire nel mucchio per reprimere una forma di militanza e di attivazione politica del tutto sfuggevole alle consuetudinarie forme di controllo e, per questo, considerata più pericolosa di altre.
In ogni caso, solidarietà agli anons (veri o presunti) colpiti dalla repressione questa mattina!
Ascolta il commento di Diego dopo la perquisizione