CARCERE: SUICIDI, BOIA E PRIVATIZZAZIONI – SARDEGNA: LA RIVOLTA DEGLI ULIVI – HELSING AI e ARMI AUTONOME IN UCRAINA

Estratti dalla puntata del 29 luglio 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia

 

IN CARCERE IL 46,5% DELLE MORTI SONO SUICIDI

Ad oggi, 29 luglio 2024, nelle galere italiane 60 persone si sono date le morte e 69 sono state lasciate morire (principalmente per abbandono sanitario); numeri depersonalizzanti, ma utili per rappresentare la nitidezza della letalità del carcere.

/ / Mentre pubblichiamo il podcast viene diffusa la notizia di un altro ragazzo suicidato dal carcere a Regina Coeli.

Il governo, evidentemente comodo nella sua uniforme da boia, continua ad appiattire le cause di questa mattanza al sovraffollamento e cerca di capitalizzare il fenomeno per promuovere politiche xenofobe (deportiamo tutte le persone detenute straniere) e neoliberiste (esternalizziamo a comunità private significativi segmenti di apparato detentivo).

Come ci ricorda un’affermazione del feticista del carcere afflittivo Nicola Gratteri, probabile ispiratore di alcune di queste proposte: “un detenuto in carcere costa 180 euro al giorno, in una comunità 60 euro al giorno”. Lo stesso modello di pensiero che ha generato la carcerazione privata di massa, a partire dagli USA.

Cerchiamo di riflettere sull’ipertrofia del programma sociale carcerario, sui fenomeni che la alimentano, su clandestinizzazione, criminalità ed economia della repressione:

 

LA RIVOLTA DEGLI ULIVI

La Sardegna è un territorio predato da pratiche coloniali intra-nazionali e inter-nazionali.

Una delle ultime traiettorie intraprese da queste politiche di sfruttamento riguarda l’estrattivismo “green”: le mega centrali eoliche e l’infrastrutturazione che le accompagna.

Ci colleghiamo con un compagno per approfondire queste dinamiche: come la repressione stia intervenendo con espropri e intimidazioni, come si organizzi la resistenza e quali interessi economici, geopolitici e militari incarnino questi mega-progetti.

 

UCRAINA E SISTEMI D’ARMA AUTONOMI

La dimensione vetrina, da subito sovrapposta dalle industrie belliche mondiali e dalle politiche ministeriali ucraine al conflitto in corso, sta coagulando enormi investimenti attorno alle tecnologie considerate essenziali per gli arsenali contemporanei e futuri: l’intelligenza artificiale e i sistemi d’arma autonomi.

Brave1 è il programma governativo ucraino per facilitare l’integrazione di tecnologie civili in ambito militare, la sua direttrice operativa – Nataliia Kushnerska – ha recentemente dichiarato: “Se le aziende vogliono fare qualcosa nel campo delle innovazioni della difesa, devono essere in Ucraina”.

Droni civili a basso costo convertibili per scopi letali, sistemi di riconoscimento autonomo dei bersagli realizzabili a partire da codici open-source: la potenzialità di proliferazione fuori controllo di killer robots inizia a preoccupare anche alcuni funzionari statunitensi che di colpo diventano “preoccupati che le stesse capacità possano presto essere utilizzate per compiere attacchi terroristici”.

Ma la spinta competitiva e la corsa al primato militare in questo settore stanno producendo altri mostri come Anduril Systems e la tedesca Helsing AI (il cui motto è “L’intelligenza artificiale a servizio delle nostre democrazie”).




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