DA TORINO A GAZA: SU DETENZIONE AMMINISTRATIVA E RESISTENZE PALESTINESI

HARRAGA

In vista della riapertura del CPR di Corso Brunelleschi e inserito in continuità con alcune riflessioni sul paradigma coloniale d’insediamento sionista, discusso durante la puntata in piazza Montanaro con la radio-mobile di Radio Blackout, in questa puntata di Harraga, con una compagna che già ci aveva aiutato a scandagliare alcuni aspetti del modello-Israele, siamo entrati nel vivo della storia e della genealogia dell’utilizzo della detenzione amministrativa sui palestinesi.

La detenzione amministrativa israeliana nasce sotto l’insegna della regola dell’eccezione. Fu la legge di emergenza, che il mandato britannico impose nel ‘45, a porla in essere, per poi traslarla nel contesto legislativo coloniale e utilizzarla in maniera esponenziale dal ‘47 ad oggi, momento in cui, dopo il 7 ottobre, sono detenute oltre 3300 persone palestinesi a fronte di oltre 10.000 prigionieri politici richiusi fra galere amministrative e penali.

La regola dell’eccezione si affianca ad un altro elemento fondamentale di questa forma di dominazione sui corpi, quello dell’evidenza segreta. Attraverso la categorizzazione che, in questo caso, la colonialità sionista impone, i sequestri di persona in vista di detenzione amministrativa, proprio in quanto fondati sull’assenza totale di qualsivoglia “evidenza” di reato, vengono messi in campo dal governo per il solo ,e palese, fatto di essere palestinesi e quindi intrinsecamente ostili e potenzialmente combattivi contro un regime di oppressione totale sul proprio popolo. L’impossibilità di interazione e conoscenza, anche legale, delle motivazioni dell’imprigionamento evidenziano il tentativo, sebbene malcelato, di secretare una realtà manifesta. Una realtà che si applica attraverso la categorizzazione dell’individuo – con possibilità di ampliare lo spettro a seconda delle esigenze e dei definiti nemici pubblici delle nazioni -, la sperimentazione di forme brutali di controllo e restrizione totale e l’esportazione dei dispositivi, una volta testati e resi modello, al di fuori dei confini territoriali palestinesi definiti come prigione a cielo aperto.

Ma se parlare di detenzione nel contesto palestinese è parlare di un’esperienza totalizzante e permeate nella materialità del quotidiano, anche le resistenze messe in campo dai detenuti e dalle detenute è centrale nella lotta per la libertà dell’intero popolo. Sono tantissime le pratiche politiche di condivisione, di autodeterminazione che chi è reclusx porta avanti.

Ascolta qui la diretta:




Radio Blackout 105.25

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