LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA #16 – GUERRA CAPITALISTA
La fine della Fine della Storia
“La guerra moderna non può mai scaturire dalle smanie individuali di qualche pazzo al potere. Essa, piuttosto, è il tragico sbocco di un grande meccanismo impersonale: una “legge” di tendenza verso la centralizzazione imperialista del capitale”
In questa puntata torniamo ancora una volta a riflettere sul nodo della guerra, sugli scenari globali aperti o esplicitati dal conflitto ucraino, cercando di risalirne alle cause sistemiche. Lo facciamo presentando il volume La guerra capitalista – Competizione, centralizzazione, nuovo conflitto imperialista (Mimesis, 2022) insieme a uno degli autori, il professor Stefano Lucarelli.
Il libro ha il merito di riattualizzare e provare a verificare empiricamente una delle “leggi” del movimento del capitale individuate da Marx, quella della tendenza alla “centralizzazione del capitale”. Una legge che “trae origine dalla feroce competizione tra capitali, che ogni giorno sui mercati determina vincitori e vinti, con i primi che “uccidono e mangiano” i secondi. Una tendenza che non riguarda solo la sfera economica, ma la cui forza dirompente agisce a tutti i livelli e contribuisce a delineare i tratti distintivi di questo tempo carico di minacce: dal declino delle democrazie liberali alle recrudescenze imperialiste, fino ai nuovi venti di guerra globale”.
Come si inserisce la recente visita del presidente brasiliano Lulla a Pechino in questa tendenza alla formazione di un blocco dei cosiddetti Paesi non allineati sotto il cappello cinese? E nel campo delle alleanze Nato, cosa ci dicono le recenti tensioni attorno alle importazioni di grano ucraino in Polonia e Ungheria?
Nella seconda parte affrontiamo il tema degli armamenti e dell’industria bellica, a partire da un recente articolo di Rossana De Simone. Insieme all’autrice ricostruiamo i mutamenti che hanno attraversato il comparto industriale-militare statunitense negli ultimi decenni, fra spinte all’accorpamento e alla centralizzazione , dislocamento a livello internazionale di parti della catena produttiva (con relativo rischio di interruzioni negli approvvigionamenti), difficoltà ad aumentare i tassi di produzione in un contesto di conflitto “caldo” come quello in corso in Ucraina. Come si sta muovendo l’amministrazione Biden di fronte a tali criticità? Quali foschi segnali suggerisce la generale corsa agli armamenti a livello globale, ininterrotta ormai dal 2015? Come si muovono i vari attori europei in questo scenario?
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Materiali
Raffaele Sciortino – La guerra capitalista. Alcune note di lettura
Crisi, catastrofe, rivoluzione – Una conversazione con Emiliano Brancaccio
Lula a Pechino: “Cambiare la governance globale”
Polonia e Ungheria annunciano la stretta sul grano ucraino
Rossella De Simone – Industria bellica S.p.A.: come fabbricare la guerra infinita