LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA S.2 #24 – LA GUERRA LUNGA

La fine della Fine della Storia

Il massacro della popolazione di Gaza continua imperterrito, appena distillato dall’impasse di un governo israeliano che trova sempre più difficoltà a trovare sostenitori politici del proprio operato. L’incriminazione di Nethanyau e del suo stretto collaboratore come “criminali di guerra” alla pari dei dirigenti di Hamas, si pone sulla stessa linea “scandalosa” che da qualche mese mette a processo la politica di apartheid dello stato israeliano. Verità fino a qualche tempo fa indicibili e che oggi trovano altri piccoli tasselli di conferma nel riconoscimento dello stato palestinese da un pugno di stati europei.
Analizzando la (temporanea?) sconfitta politica di Israele, il realista politico John Mearsheimer analizza in un suo recente intervento le quattro alternative che rimangono allo stato ebraico: stato unico democratico, due popoli/due stati, apartheid, pulizia etnica, commentando amaro che l’ultima opzione sembra essere l’unica realistica stante l’attuale configurazione storico-politica dello stato israeliano.

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La faglia che polarizza in forme sempre più molari il campo dell‘Occidente collettivo ad una Russia girata ad Oriente viene analizzata da un recente contributo di Raffaele Sciortino che si concentra soprattutto sulle conseguenze politiche-economiche del conflitto scaricate sull’Europa. Con lui abbiamo ragionato della disunità europea, del destino della Germania e delle dinamiche politiche interne ai due top players del conflitto: Stati Uniti (variabile Trump?) e Russia (keynesismo di guerra?).

Proprio sulla Russia si concentra l’ultimo approfondimento della puntata realizzato da un nostro collaboratore, che partendo dallo storico ritardo russo nell’approdare a dinamiche pienamente capitalistiche e ripercorrendo il lungo interregno sovietico e la sconfitta economica prima ancora che politica subita nella “guerra fredda”, analizza la sostanziale tenuta dell’economia russa di fronte alle sanzioni internazionali. Chiude il contributo un commento sulle attuali scelte della dirigenza russa di mettere a capo delle operazioni belliche un economista di lunga data, e una riflessione-domanda sulla natura di questa scelta: si tratta di un’economia di guerra o di un’economia in guerra?

Ascolta il podcast:

 

MATERIALI

Raffaele SciortinoL’Europa morirà americana?

Pier Giorgio Ardeni e Francesco Sylos LabiniL’economia è reale: così vince la Cina

 




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