LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA S.2 #3 – Un salto nel conflitto israelo-palestinese

La Fine della Fine della Storia

L’“alluvione A-Aqsa”, l’operazione miliatre scatenata da Hamas e Jihad islamica su pezzi consistenti del territorio israeliano, segna uno scarto fondamentale con la storia recente del conflitto israelo-palestinese, per buona parte del mondo occidentale considerato archiviato  – in realtà rimosso – fino a sabato 7 ottobre, quando un inaspettato attacco su più fronti e con diverse metodologie ricordava al mondo tutto che la Striscia di Gaza è una realtà dura e tragica che non intende sparire in silenzio.

Il primo effetto politico, dopo l’immediato shock che ha fatto sentire per la prima volta (con questa profondità) la società israeliana vulnerabile e non-sicura è stato l’immediato abbandono del “Patto di Abramo”, accordo sottotraccia che tentava di “risolvere” la questione palestinese non passando per Ramallah (o Gaza) ma per Riyad, come Nethanyau ha candidamente affermato a più riprese. In forme che potranno fare orrore le organizzazioni palestinesi che hanno portato l’attacco dentro Israele hanno ricordato al mondo che nulla può essere deciso sopra di loro senza di loro affermando in modo esplicito che se non c’è un posto per loro al mondo, quella parte di mondo non sarà sicura.

Se si eccettuano pochi e isolatissimi casi le cancellerie occidentali e i media che ne sono gli altoparlanti pappagalleschi si sono stretti intorno all’aggredito rinunciando a qualsiasi tentativo di seria analisi e auto-critica del divenire storico che ha prodotto quella carneficina, enunciando un “noi” collettivo  (“società democratiche occidentali coi nostri valori”) che continua a pensarsi e pretendere superiore e ingiudicabile, non scorgendo il declino evidente del “nostro” mondo e il fossato sempre più largo che ci divide dagli “altri”. Avvallando di fatto la carneficina (ennesima e sicuramente più massiccia) che Israele si accinge a compiere nella scritta, sintomo di una sete di vendetta accecata che appare però priva di strategie politiche sul medio termine (a meno di portare fino in fondo una nuova Nakhba nella Striscia, che sembra però tecnicamente infattibile).

Non è forse un caso che in alcuni media israeliani scorgiamo alcune voci perlomeno lucide e capaci di interrogare la propria società e il mondo che la sostiene. Prima delle stragi di sabato, Israele usciva da mesi di manifestazioni e contestazioni che avevano diviso come non mai una società che si rappresenta unita e coesa e che è invece quanto mai divisa e tribalizzata. Passato il momento dell’unità nazionale e dei nuovi crimini di stato contro i palestinesi che la vendetta si porterà dietro, non è detto che queste crepe non riemergeranno.

Ascolta il podcast:

 

 

MATERIALI

Ramzy Baroud – A Day to Remember: How ‘Al-Quds Flood’ Altered the Relationship between Palestine and Israel Forever

+972Magazine – The end of the Netanyahu doctrine

Fabrizio Maronta – L’esercito di popolo non crede più nel popolo

LeGrandContinent –  La guerra degli ostaggi: 10 punti sulla tattica di Hamas in Israele




Radio Blackout 105.25

One station against the nation

Current track
TITLE
ARTIST