Marò. Evasione di Stato
Dopo mesi di tira e molla il governo ha deciso per lo strappo. Per i due militari italiani accusati dell’omicidio di due pescatori indiani il ministro – e ammiraglio – Di Paola ha organizzato un’evasione di Stato.
Il governo era ormai in scadenza e con ogni probabilità difficilmente si sarebbe ripresentata un’occasione altrettanto favorevole. Un mese di licenza per le elezioni si è trasformato in una fuga concertata ai piani alti del ministero della Difesa.
Un esito scontato sin da quando i due marò vennero in Italia per Natale accolti con tutti gli onori dalle massime autorità politiche e militari. Per la licenza natalizia di due uomini accusati di omicidio ci si sarebbe potuti attendere un atteggiamento più sobrio.
Il punto è che i due uomini hanno sparato e ucciso indossando una divisa dell’esercito italiano, mentre svolgevano servizio antipirateria a bordo della petroliera italiana “Enrica Lexie”. Una “missione” voluta dall’allora ministro della difesa La Russa, un (post)fascista che ha dato un’interpretazione decisamente muscolare al proprio ruolo, moltiplicando il numero degli uomini e dei mezzi per i vari teatri di guerra nei quali è impegnata l’Italia.
Sparare e uccidere, indossando una divisa, è sempre lecito. Il primo impegno di ogni governo è garantire l’impunità agli assassini in divisa. Salvo “indignarsi” quando da carnefici si diventa vittime. Il grado di “indignazione” dipende dalla potenza e dal volume di affari in corso tra i paesi coinvolti.
L’India, pur usando parole di fuoco all’indirizzo del governo italiano, ha di fatto consentito all’operazione, garantendo un soggiorno di lusso in albergo ai due assassini e concedendo licenze premio in cambio di una sostanziosa cauzione.
L’esito della vicenda era scontato sin da dicembre. Solo l’imminenza delle elezioni e la grande pubblicità sul “ritorno a casa” dei due marò ha posticipato una decisione sin troppo scontata.
Quando avieri statunitensi di servizio alla base di Aviano, volando ad una quota vietata dagli accordi, tranciarono il cavo della funivia del Cermis, uccidendo decine di persone, il governo itali9ano si indignò a parole ma, a parte la solita manciata di soldi di risarcimento, non ottenne nulla. Gli Stati Uniti garantirono l’impunità ai propri soldati.
D’altra parte quando l’Italia si è trovata a giudicare i parà della Folgore che maldestramente si erano fatti fotografare mentre applicavano elettrodi ai testicoli di un prigioniero somalo inerme, nudo a terra oppure si divertivano a stuprare con un razzo illuminante una ragazza legata sul retro di un camion, si è ben guardata dal condannarli.
Anarres ne ha discusso con Stefano del Comitato Unitario contro Aviano 2000.
Ascoltiamo la chiacchierata: 2013 03 14 marò raspa