Nord/sud, è comunque schiavismo
Scritto dainfosu 13 Giugno 2013
Similitudini e diversità si fondono in una sola forma di razzismo schiavista nelle campagne italiane, siano esse dislocate a nord, come a sud, nel cuneese, come ci narra Walter del Comitato antirazzista di Saluzzo, come nela Puglia narrata da Irene in occasione dell’autoformazione di rete intitolata Sfruttamento del lavoro straniero, caporalato e tratta, che si tiene a foggia il 15 e 16 giugno.
Dapprima Walter ci ha fatto un quadro di ordinaria repressione gratuita da parte delle autorità che si sono accanite sui ripari che i braccianti pervenuti da Rosarno – dove si chiude la prima parte di stagione dela raccolta all’inizio di maggio – abitano in modo precario nel Foro Boario di Saluzzo, mentre cercano gli ingaggi che tardano perché i proprietari coldiretti cercano di ottenere il massimo profitto, allungando le trattative e ospitando in cascina solo i bianchi lavoratori dell’Est europeo (che comunque costano di più), ma non gli africani. E da lì si è data la stura ad analisi di flussi prevedibili ma non affrontati corettametne, a sogni di campeggi autorganizzati e autogestiti, negati proprio per questo probabilmente dall’intervento delle divise schierate subito a annientare il buon senso…
l’intervista prosegue nell’audio qui di seguito
Poi abbiamo anche ascoltato Irene, tra le organizzatrici dell’autoaddestramento di Foggia in materia di caporalato che si terrà il 15 e 16 giugno prossimi e da lei sono venuti altri stimoli, legati a salari da fame (il cottimo prevede meno di 5 € ogni 3 quintali di pomodori raccolti, che non bastano nemmeno per ottenere il passaggio dal capo nero per raggiungere il campo), baraccopoli fuori mano e fuori vista, caporalato infame che si tiene il 30% del guadagno… fino alla prostituzione in cui le giovani africane sono indotte dalle condizioni disperate di soggiorno e lavoro
anche in questo caso l’audio si compone di due parti, continuate a ascoltare l’intervista di Irene
In entrambi i casi si può parlare di agromafie schiaviste e razziste: si tratta solo di sfumature che si ripropongono ogni anno identiche perché così servono ai padroni: la “polpa” è sempre la stessa