Pride di Istanbul: cariche, gas e cannoni ad acqua
Scritto dainfosu 30 Giugno 2015
La polizia turca ha caricato violentemente il corteo del Gay Pride.
Gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e proiettili di gomma contro i manifestanti del Gay Pride ad Istanbul. La marcia, in programma per le 17 di sabato 28 febbraio, non ha fatto in tempo ad iniziare. La polizia in assetto antisommossa ha immediatamente bloccato le entrate di Istiklal, via icona della Istanbul turistica, aggredendo i manifestati dalle vie laterali. Le persone si sono rifugiate dentro negozi e bar, cercando di sfuggire alla repressione della polizia. Diverse ambulanze hanno portato via alcuni feriti. Quella di sabato doveva essere la tredicesima edizione della marcia dell’orgoglio Lgbtq in Turchia.
I manifestanti si erano dati appuntamento in piazza Taksim, storico luogo delle manifestazioni vietate e duramente represse in occasione del Primo Maggio e teatro dell’opposizione popolare al governo Erdogan ai tempi di Gezi Park. L’attacco poliziesco è stato giustificato con pretesti risibili, come la presenza nel corteo di “terroristi”, dai quali occorreva difendere i manifestanti a suon di gas e manganellate.
La Turchia non è un paese ufficialmente omofobo: non ci sono leggi che perseguitino le persone che eccedono la norma etrosessuale. Tuttavia la Turchia è al primo posto in Europa per attacchi anche mortali contro persone glibtq. Da quando al governo c’é il partito di Erdogan situazione è ulteriormente peggiorata.
La prima edizione del Pride è stata nel 2003: quell’anno la partecipazione fu molto bassa, ma pian piano il numero dei partecipanti è aumentato: nel 2011 10.000 persone hanno aderito all’iniziativa. Dopo Gezi Park, dove la presenza di attivisti lgbtq fu molto ampia, al Pride del 2013 partecipano 100.000 persone.
La festa si trasforma in guerriglia: molti manifestanti si rifugiano nei bar e nelle terrazze, da dove provocano la polizia gridando “scappa, scappa Erdogan, arrivano i gay!” oppure “basta, ne abbiamo abbastanza!” ma anche “noi siamo gay, noi esistiamo!” per finire con “Tutti insieme contro il fascismo!”
Gli attacchi contro il Gay Pride vanno messi nel conto di un governo che ha perso la maggioranza assoluta in parlamento dopo le ultime elezioni e si trova a dover dimostrare in primo luogo a se stesso di avere ancora in mano il bastone del comando.
Non solo.
La repressione di un corteo GLBTQ in pieno Ramadan è anche un messaggio rassicurante per l’elettorato islamista dell’AKP, la dimostrazione che il partito intende continuare a colpire duramente gli oppositori al progetto di una Turchia tradizionalista ed autoritaria.
Ne abbiamo parlato con Murat Cinar, giornalista indipendente e attento osservatore delle dinamiche che attraversano la società turca.
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