La scuola prescinde dal ministro in carica
Scritto dainfosu 2 Settembre 2015
Forse perché è un’istituzione pure la scuola… e c’è da sempre, mentre la Giannini – a parte la sua inconsistenza di persona – passa (oggi poi passa proprio da Torino e alla Festa dell’Unità alle 20,30 alcuni insegnanti Cub cercheranno di scambiare qualche idea con lei, servizio d’ordine permettendo); comunque quello del titolo è il criterio che consente ai dirigenti scolastici di poter continuare a svolgere il loro compito in mezzo all’eccesso di burocrazia, alla fuffa prodotta dal politico di turno a palazzo Chigi e al linguaggio assurdo con cui si trovano a scontrarsi quotidianamente. Il problema piuttosto forse è proprio quello che Cosimo Scarinzi della Cub ha avanzato ponendo indirettamente la domanda alla nostra altra interlocutrice al proposito dell’inizio dell’anno scolastico: Maria Luisa Mattiuzzo, presidente dell’Andis, attuale dirigente scolastico del famigerato Darwin di Rivoli: ma come si fa a ottenere risultati quando la collegialità su cui si è fondata la scuola finora diventa concorrenza e competizione tra colleghi? La risposta a questo dubbio sull’indebolimento della qualità e funzionalità della scuola non poteva che andare nella direzione di provare a coinvolgere “il personale” soggettivamente: in pratica al di là delle formulette del Mostro di Firenze, bisogna affidarsi al buon senso delle persone… e forse è proprio questo il pericolo, perché se il dirigente scolastico lamenta le competenze dei prof e i criteri per la loro scelta, che per prima l’utenza stigmatizza, certi dirigenti scolastici carichi di potere riusciranno probabilmente a rendere reali i timori che si tratti in realtà di un attacco radicale alla libertà di insegnamento perché se potrà licenziare il proprio “personale”, che diventa tale, quando è semplicemente un sottoposto e non più elemento di collegialità, allora l’aziendalizzazione della scuola è completa, come si evince dalle parole del sindacalista.
La Cub dunque comincia con oggi il momento più militante del contrasto alla riforma in particolare puntando il dito contro i poteri discrezionali straordinari dei dirigenti e l’assurdità di imporre la scelta della catedra su tutte le 100 province d’Italia esponendo al rischio di trasferimenti insensati a mille chilometri di distanza da casa per persone ultraquarantenni con una famiglia alle spalle, ma il sindacato non dimentica nemmeno la rivendicazione salariale, poiché sono 7 anni che il contratto è bloccato
Sulle questioni tecniche tutti concordano comunque che all’interno della riforma ci sono errori e questioni imbarazzanti (a cominciare dai modi in cui sono imposte le immissioni in ruolo, che è imposta dall’Europa e non un’elargizione del governo) e che la riforma è infarcita di burocrazia che nasconde ipocritamente i reali rapporti che dovrebbero regolare gli equilibri della scuola.
Aggiornamento dalla Festa dell’Unità:
La scuola prescinde dal ministro in carica, ma comunque il ministro si fa difendere o dal servizio d’ordine o dalla polizia di stato che in questo caso diventa polizia di partito e impedisce agli insegnanti identificati come legati ai sindacati di base di avvicinarsi: evidentemente la protervia di Giannini copre soltanto una coda di paglia, immaginando che la sua condotta può aver fatto arrabbiare molte persone