Expo: il Partito della Nazione si fa i complimenti da solo

Scritto dasu 4 Novembre 2015

A partire da sabato, giorno di chiusura dei sei mesi dell’evento-Expo, quotidiani, telegiornali e siti internet del media mainstream non smettono di inondarci con quotidiane valanghe di retorica inneggianti al grande successo dell’esposizione internazionale. Ci raccontano di 20 milioni di visitatori e del modello vincente che l’Expo ha rappresentato per un’Italia in cui, ci assicurano, la fiducia (in cosa?) è tornata ai livelli pre-crisi.

Raramente si era assistito a una tale mobilitazione totale dell’info-tainement, della Cultura e della Politica per legittimare un evento merceologico-spettacolare. Ma Expo, come abbiamo imparato in questi mesi, è molto di più: un paradigma delle prestazioni lavorative (non pagate) a venire; un’estensione sistematica del project financing all’italiana, dove il pubblico mette i soldi e i privati intascano i profitti; un trampolino di lancio per le carriere politiche; uno strumento emergenziale per applicare norme che lo spazio urbano eredita (a proposito di legacy); una vetrina mediale di governo.

Aspettando l’anno nuovo per sapere quanto ci sarà veramente costato il grande evento  – fino a dicem­bre non si avranno i conti definitivi: Expo nasce con un inter­vento ini­ziale del pub­blico a fondo per­duto di oltre 1 miliardo di euro, mentre il debito totale, tra spese dirette ed indi­rette, rischia di essere molto più alto – possiamo intanto misurare quanto la distanza tra una Milano “che torna capitale morale” e una Capitale che sprofonda nella corruzione, sia in realtà più breve di quanto ci viene raccontato.

Una chiacchierata con Abo di Attitudine No Expo

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