Frontiera balcanica: i ragazzi dell’isola di Lesbo
Scritto dainfosu 19 Febbraio 2016
Di Lesbo i media hanno lungamente parlato mostrando frotte di troupe televisive intente a discriminare tra profughi e migranti economici, telecamere che indugiavano su campi affollati, ufficiali e autogestiti senza approfondire le enormi differenze tra hotspot ufficili e campi autogestiti da un esercito di volontari internazionali, che cercano di far funzionare al meglio l’accoglienza a terra e il salvataggio in mare tra le pieghe di ciò che è consentito e legale e ciò che non lo è per nulla, tanto che bomberos spagnoli sono stati arrestati per aver caricato naufraghi.
Stefano è un freelance che è capitato sull’isola nel momento in cui Frontex ha cominciato a intercettare i barconi al largo, dirottandoli altrove, verso Atene, e quindi gli sbarchi non hanno assunto alla sua telecamera l’aspetto dell’esodo biblico, mostrato dall’emergenza dei giorni precedenti alla scorsa settimana e quindi ha potuto documentare con maggior agio la presenza e l’efficienza dei campi sorti per iniziativa della rete di volontariato mondiale piovuta su questi 400 chilometri di costa rappresentati dall’isola prospiciente l’Anatolia, documentando in parte ciò che la sua telecamera ha visto in questo video http://youmedia.fanpage.it/video/aa/VsImi-SwOeqVxi_q
Lo abbiamo sentito ai nostri microfoni per avere qualche informazione in più e affidarci al suo sguardo impressionistico, che ha catturato situazioni, analizzato meccanismi, riportato iniziative geniali come quella delle Dirty Girls irlandesi che recuperano i vestiti bagnati, sdruciti dei migranti di passaggio, aggiustandoli in modo da avere un cambio da assegnare ai migranti che li seguono in una catena solidale dal basso che è emblematica della rete che è andata a fornire un aiuto a Lesbo.
Ecco cosa ci ha raccontato: