Le espressioni del neocolonialismo europeo, riunite ad Abidjan

Scritto dasu 2 Dicembre 2017

Francesca Spinelli su “l’Internazionale” ha scritto oggi: «I leader europei sono ormai abituati a sfruttare questo tipo di vertici per rafforzare l’orientamento repressivo delle loro politiche di migrazione e asilo.Un aspetto chiave della loro strategia è appunto la scelta strumentale di dare la priorità alla lotta contro i trafficanti di migranti… i criminali non sono i migranti ma i trafficanti, che li derubano, li torturano e li mandano a morire nel loro tentativo di attraversare i confini europei.Uno slittamento consolidato dal vertice di Abidjan, al termine del quale il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha dichiarato: “Dobbiamo fare sì che le persone bloccate in Libia e altrove possano tornare a casa in modo sicuro”, sorvolando sul fatto che l’obiettivo di quelle persone non è tornare nel paese che hanno lasciato ma raggiungere in modo sicuro l’Europa, e che è l’assenza di vie legali di accesso al territorio dell’Unione ad aver creato la trappola libica e le traversate mortali. »

Gli europei sono scesi in massa ad Abidjan per il vertice tra Unione europea e Unione africana, una due giorni per promettere un nuovo Piano Marshall africano – utile ai satrapi locali per arricchire entourage, clan e famiglie –, spartirsi risorse africane, chiedere collaborazione per trattenere migranti, creare nuovi campi di concentramento, imporre rimpatri.

Per farlo i cortei di potenti primi ministri e capi di stato, costituiti da boiari e ceo di partecipate o multinazionali dell’energia (un nome tra gli altri, Descalzi che poi è rientrato a gestire il Med a Roma: il corrispondente del vertice politico-coloniale in terra d’Africa, ma sul Mediterraneo dal punto di vista energetico), hanno fatto tappe strategiche per avvicinarsi alla Costa d’Avorio, paese ospitante con il despota locale, molto amico dell’Occidente. Macron è passato dalla Libia (per miniare il controllo dell’Eni sul petrolio libico) e dal Burkina (dove la sua arroganza è stata contestata dagli studenti apostrofati con fastidio, anche dileggiando Kaboré, il presidente burkinabé), Gentiloni non a caso da Tunisia, Ghana, Angola.

Nel comunicato diffuso il 1° dicembre i leader africani ed europei ribadiscono di voler “assicurare il benessere di migranti e rifugiati”, un impegno formulato fin dal primo giorno del vertice, in cui è stata annunciata la creazione di una “task force congiunta” contro le reti di trafficanti, per “salvare e proteggere le vite di migranti e rifugiati lungo le rotte e in particolare in Libia”.

I risultati paiono essere stati: una task force militare in Africa per “salvare” i migranti, un campo di concentramento in Libia (che stavolta dovrebbe essere affidato a Unhcr e non a ex criminali scafisti), accordi per rimpatri; 40 miliardi di elargizioni, che dovrebbero trattenere i giovani africani nelle loro case, e soprattutto contenere la penetrazione della Cina nel continente nero.

Ne abbiamo parlato con Franco Nofori, collaboratore di Africa-Express:

Vertice UE/UA di Abidjan


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