DALLA BALKAN ROUTE A TRIESTE, UN CONTRIBUTO DA LINEA D’OMBRA
Scritto dainfosu 9 Dicembre 2021
La situazione migratoria tra la Bosnia e la Croazia non si discosta molto dalla tendenza degli ultimi tempi, le persone che cercando una porta verso l’Europa rimangono bloccate in Turchia, per la maggior parte sono siriani che hanno intenzione di raggiungere l’UE mentre, il setaccio rappresentato dalla “rotta balcanica” aumenta le difficoltà di passaggio. L’aumento degli attraversamenti in questi paesi è conseguenza da un lato, della chiusura del confine tra Serbia e Ungheria nel settembre 2015 con il “muro di Orban” e, dall’altro, di quello serbo-croato nel marzo 2016, quando i flussi migratori si sono diffusi anche nelle valli bosniache.
I migranti, una volta giunti a Trieste, trovano sostegno materiale e logistico grazie all’associazione Linea D’Ombra che dal 2019 si trova come punto di riferimento in piazza Indipendenza. Linea d’Ombra, i cui fondatori furono Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi sottoposti a un’inchiesta per favoreggiamento all’immigrazione clandestina ad oggi fortunatamente archiviata, garantisce una presenza settimanale e il monitoraggio delle violazioni dei diritti delle persone che cercano di attraversare i confini. .
Uno dei maggiori responsabili dei respingimenti è l’agenzia Frontex, di recente implicata in un’inchiesta per violazione dei diritti umani, e che potrebbe stipulare un accordo con il Politecnico. A questo proposito a Torino moltissimi e moltissime studentesse si sono mobilitate per contrastare questa collaborazione inaccettabile: Frontex si occupa di sorvegliare le frontiere europee e di gestire il controllo dei confini, il politecnico si occuperebbe di fornire strumenti infografici e mappe.
La gestione dell’immigrazione si basa fondamentalmente su un ricatto che chi parte dal proprio paese d’origine sconta tutto sulla sua pelle: la pretesa di gratitudine da un lato e la mortificazione dall’altro fanno gioco ai governi che hanno come obiettivo quello di sfruttare manodopera a basso costo e di sviare l’attenzione del malcontento generalizzato nei confronti di un nemico altro. La solidarietà e le reti che nascono in sostegno ai migranti diventano quindi obiettivo di criminalizzazione e repressione, come per il caso di Emilio, estradato e incarcerato in Francia con la complicità di Italia e Francia.